Kirsti

BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui

Il direttore della DB telefonò il lunedì mattino.

"Professor Riccardi, complimenti. I giornali di tutto il mondo parlano di lei. Non sapevo che lei fosse una autorità nel campo scientifico. Le azioni IACO sono raddoppiate. La rivista Scientific Monitor pubblica la sua foto in copertina e quelle della firma dell'accordo nelle pagine interne. C'è anche la foto con la signorina Kirsti. Si parla del rivoluzionario 'Riccardi Treatment' che distrugge i parassiti senza contaminare le piante. La IACO lo ha testato in tutti i suoi laboratori sparsi nei vari continenti. Si dà per certo l'azzeramento dei danni causati da certi parassiti, l'aumento delle rese. Le mando copia dei giornali e della rivista con un mio corriere. Auguri e complimenti. E congratulazioni per le azioni così oculatamente indicate dalla sua assistente."

Renzo informò immediatamente Kirsti di quanto aveva saputo.

"Sembra, preziosa assistente, che l'odierno valore delle azioni copra il debito residuo per la villa, dopo l'anticipo. Farò subito porre una targa, in travertino, sul pilastro. 'Villa Kirsti'."

"Meglio chiamarla 'Eden Resti', ma solo quando l'abiteremo. Il nostro Eden. Voglio essere la tua Eva, per sempre."

Renzo mostrò ai genitori, alla sorella, i giornali e la rivista. Non erano in loro dalla gioia. Fu deciso che ne sarebbero state fatte delle copie e inviate all'Università, per l'ordinariato, a Roma.

L'aereo era decollato da poco.

Kirsti si era stretta a lui, rammaricata per il bracciolo che non le consentiva di sentirlo vicino come avrebbe voluto.

"Breve giro di Helsinki, ancora poco più di un'ora di volo e poi a casa."

"A casa tua."

"No, a casa dei miei. Casa mia è dove sei tu. Ubi Gaius ibi Gaia."

Assunse un tono scolastico.

"La casa dei miei è a Rovaniemi, la città quasi sul Napapiiri, il circolo polare artico, alla confluenza tra il Kemijoki e l'Ounasjoki. Moderna, alla cui ricostruzione, dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, ha contribuito anche il grande Alvar Aalto. Vedrai la Lappia Talo, Casa di Lapponia, il Kjriasto, la biblioteca, e la sede comunale. Sai, il libro più antico della biblioteca è in italiano, la Storia dei popoli settentrionali, di Olaus Magnus, del 1581. Ti farò vedere l'Artikum, la lunga galleria con la volta di vetro che in questa stagione è illuminata dal sole. Ti fa sentire a diretto contatto con l'esterno, con la natura. D'inverno, puoi ammirare le aurore boreali, la volta del cielo, o sentirti nel mezzo d'una bufera, godendo il tepore dell'ambiente riscaldato. Ammirerai il panorama da Ounasvuarra, la collina che domina la città, attraverserai il Ponte dei Taglialegna che nel periodo in cui tutto è ghiaccio, indica che li c'è il fiume. Vedrai, è bella la mia città."

Rivedeva quei luoghi con la mente, le passavano negli occhi, come in un film.

"Hai nostalgia della tua terra?"

"Malinconia, rimpianti? No, ma la ricordo con tanta tenerezza."

"Ci torneremo ogni volta che vorrai, la faremo conoscere ai nostri figli, porteremo i nipotini dai nonni."

"Inviteremo anche i nonni a Roma?"

"Si, e molto presto. Devono conoscere dove vivrai. Sarà piccola cosa, per loro, il nostro lago, ma non è male, vero?"

"E' incantevole, specie quando sono con te."

Atterravano a Helsinki.

Sollecite operazioni di sbarco, di ritiro dei bagagli e deposito nelle apposite cassette. Poi fuori. Kirsti parlò al tassista in suomi, poi lo ripeté in inglese. Un giro per la città, lentamente, mostrando il centro, i luoghi di maggior interesse, il porto, e poi di nuovo, alle 7,30 p.m., all'aeroporto.

Velocemente fino all'ingresso della città, poi senza fretta, come aveva raccomandato Kirsti che andava indicando i luoghi, le particolarità. Tutto molto ordinato, pulito. Le auto con le luci accese, anche in pieno giorno, il tram che scivola silenzioso, come se sciasse. Verso la periferia, la distesa dei laghi, la villa dell'ex presidente. La cattedrale luterana, ancora il piazzale del porto dove si tiene un simpatico mercato. L'elegante caffè del Grande albergo, di fronte agli impianti per le Olimpiadi. Di nuovo all'aeroporto, l'aereo, il decollo per Rovaniemi. Sono già passate le otto di sera, è pieno giorno, ed è anche giorno all'atterraggio. La famiglia di Kirsti è ad attenderci, al gran completo. Un incontro che smentisce la immaginata freddezza della gente che vive intorno al circolo polare. Cordiali abbracci, affettuosi. Veri baci sulle guance, da parte delle donne.

Annika, la madre, spiegava perché Kirsti fosse così perfetta, così bella. Sembrava la sorella maggiore, una figura eccezionale, messa in risalto dagli attillati pantaloni neri e dalla blusa di lana. Renzo si rese conto da chi avesse ereditato, Kirsti, la predilezione per quel genere di sprayed wool shirt. Quanti anni aveva? Pensando che il primo figlio, Erik, il bel giovanottone accompagnato dalla moglie Leena, anche lei un notevole pezzo di figliola, doveva essere sui trenta, Annika era sui cinquanta. Senza esagerare, ne mostrava venti di meno. Imponente la figura di Eino, il barbuto genitore, solido e massiccio come una roccia, bianco e rosso, personificazione della salute e dell'allegria. Perfino Anja, la tuttofare della casa da quando Annika e Eino avevano messo su famiglia, era andate incontro alla coppia che veniva dalla lontana Italia. L'abbraccio delle tre donne informò Renzo di quanto sodo si conservasse il seno delle donne lappo-finniche, a tutte le età. La stretta di Eino era poderosa, anche se certamente molto controllata. Al pari di quella di Erik.

Annika prese Renzo sottobraccio.

"Kirsti described you so well that I could almost see you. She's perfectly right, you're an alluring man. She should be very jealous of you... also towards me..."

E rise cordialmente, deliziosamente.

"Can I call you Renzo?"

"Of course, mistress Pallto..."

"I'm Annika, Renzo. Welcome."

E ancora un caloroso bacione.

Erik e Anja avevano provveduto a ritirare il bagaglio, si avviarono all'uscita. Decisero che in un'auto sarebbero andati i genitori e in nuovo arrivati, col bagaglio, nell'altra Erik, la moglie, Anja.

Luce chiara, quasi lattescente. Le piccole luci dei veicoli accese.

Una bella casetta, quella dei Pallto, ospitale, confortevole, arredata con gusto. Kirsti disse che il giorno dopo sarebbero andati allo Scandic Hotel, ma la madre non volle sentire storie. La sua figliola e il bell'Italiano erano venuti per la famiglia, non per l'albergo. La camera di Kirsti li avrebbe comodamente ospitati. Erik e Leena occupavano quella degli ospiti. Ci avrebbe pensato lei a disdire la prenotazione.

Renzo sorrise, pensando che le mamme sono uguali a tutte le latitudini

Annika informò Renzo che Anja aveva preparato una cena 'sami', di quelle che si servono agli ospiti più graditi. Volle sapere della famiglia di Renzo, del suo lavoro, dei rapporti con la IACO. Interessata, non superficialmente curiosa. Si augurava di poter conoscere presto l'Italia. Parlava e agiva con grazia, con naturale armonia nel gesto, nella parola, nell'espressione del bellissimo volto. C'era del fascino che l'età non aveva diminuito, qualcosa di spontaneamente e innocentemente civettuolo.

Quando furono nella loro camera, teneramente avvinti nel morbido letto, sotto il leggero piumone, Renzo disse a Kirsti quanto fosse lieto per l'affettuosa accoglienza, e quanto ammirasse quella bella famiglia che lo faceva sentire a suo perfetto agio.

Kirsti gli poggiava la testa sul petto.

"Devo dirti che le docce sono nel vano che si trova di fronte alla nostra porta. Se vuoi, puoi fare la sauna, possiamo farla insieme, vi si accede dalla sala docce, è la porta di legno chiaro sulla destra. Vi sono più docce, separate da divisori che non giungono né al soffitto né al pavimento, e chiusi solo da battenti di legno, della stessa altezza, che s'aprono e chiudono spingendoli. L'accappatoio, od altro, lo lasciamo ai beccatelli di legno, di fronte ad ogni box."

"E' una doccia comune."

"No, ti ho detto che ci sono i divisori."

"Si, ma se sono piccoli si vede tutto..."

"Per noi è naturale, siamo fatti tutti allo stesso modo....

"O quasi!"

Fu meraviglioso far l'amore nel letto di Kirsti, un'emozione non prevista.

Non era molto presto, l'indomani mattina, quando si destarono. Il viaggio, il tour ad Helsinki, la cena, e l'amore, congiurarono per un risveglio improntato ad una certa pigrizia. Ancora tenerezze.

"Andiamo insieme a fare la doccia, Kirsti?"

"Certo, caro."

Si avvolsero nei teli spugnati che erano sulle sedie, calzarono dei comodi zoccoli, attraversarono il corridoio, aprirono la porta, entrarono nel locale illuminato da lampade fluorescenti e con silenziosi aeratori sulla parete. Nello stall di fronte, qualcuno, con le braccia in alto, si lasciava carezzare dal tiepido getto d'acqua. Testa alta, occhi chiusi. Il seno eretto, roseo, pieno, svettante, sussultante allo sfioramento del liquido. Lo sguardo di Renzo fu subito affascinato dallo spettacolo di quel corpo offerto alla sua ammirazione. Doveva essere Leena, la bella e giovane moglie di Erik.

Ad un tratto sentì la voce armoniosa e allegra di Annika.

"Hello, Renzo, have a nice shower, with Kirsti I guess."

E rise gaiamente.

Lasciarono i teli ai ganci e si diressero al box più vicino.

L'acqua tiepida, il contatto del corpo caldo della splendida ragazza, la visione di Annika sotto la doccia che gli era ancora impressa nella mente, provocarono l'impetuoso eccitamento di Renzo che non riusciva a controllarsi, tanto da turbare perfino la naturale libertà di modi e noncuranza delle convenzioni di Kirsti, che temeva di non saper trattenere i sospiri che testimoniavano la sua passione, il suo godimento. Il suo liberatorio 'tullen' sarebbe stato udito e compreso da eventuali occasionali e improvvisi ascoltatori. Tullen, 'vengo'!

Troppo tardi, non sapeva resistergli, lo sentì in lei, le mani sotto le natiche, gli si aggrappò con le braccia al collo, le gambe incrociate dietro la schiena, le labbra sulle labbra per soffocare ogni gemito.

Annika aveva chiuso l'acqua, occhieggiando quello che si svolgeva poco lontano da lei, ma non immaginando che Renzo, ad occhi chiusi, sentiva lei tra le braccia.

Quando i loro corpi di disgiunsero, ansanti e soddisfatti, l'acqua continuò a carezzarli, languidamente. Poi, avvolti nei loro teli spugnosi, tornarono in camera, a prepararsi per la colazione.

Renzo prese solo una piccola parte di quanto era riccamente preparato sul grande tavolo. Annika avrebbe voluto che assaggiasse tutto, premurosa e espansiva. Kirsti fece onore, vivendo nuovamente le abitudini di quando era in quella casa. Anja era affaccendata in cucina. Gli altri erano usciti.

Annika disse a Kirsti che avrebbe dovuto far ammirare, a Renzo, il panorama che si godeva dal balcone del sottotetto.

"Devo mettere in ordine la camera e gli oggetti che abbiamo lasciato in giro. Pensaci tu, mamma."

Annika si alzò, magnifica nel suo consueto completo conturbante che ne esaltava il corpo statuario. Tese la mano a Renzo.

"Come-on, boy, I would like to show you something shocking."

Lo prese per mano s'avviò verso la scala di legno.

"Follow me, Renzo, and you'll have a charming view."

Renzo la seguì, mentre saliva lentamente I gradini ancheggiando negli aderentissimi pantaloni.

"OK, I see."

Era davvero uno spettacolo affascinante, altro che il panorama che avrebbe goduto dalla finestra sul tetto.

Annika s'affacciò al parapetto, lui le fu alle spalle, appiccicato. Con le labbra all'altezza del piccolo orecchio della donna.

"Here I feel on the top of the wordl, Annika."

Lei si mosse un po'.

"Me too, Renzo. It's really delightful."

Si, era delizioso. Per entrambi. La rivide nel vano della doccia.

Lei si voltò lentamente, sempre attaccata a lui, gli occhi splendenti, il volto liscio e roseo d'una adolescente. Nel suo inglese semplice, un po' scolastico, bisbigliò.

"Non avevo mai compreso, e tantomeno immaginato, il fascino latino. Kirsti è certamente fortunata."

Renzo era quasi su lei che spingeva lievemente il bacino in avanti, con le spalle un po' fuori della finestra. Dal basso, forse, ci si sarebbe chiesti la ragione di quella strana positura della donna. Ma non c'era nessuno.

"Mi domando, Annika, come tu faccia a conservare un fisico così perfetto, magnifico, eccitante."

"Eccitante?"

"Non lo senti?"

"Chiaramente. Non allontanarti. Ti spiego. Ogni giorno vado in palestra, tapis roulant, quadro, ginnastica. Movimenti del bacino... così..."

Si agitava con studiata esperienza, traendone evidente piacere.

"Fortunato chi ti ha avuto."

"Non mi crederai, ma, in quel senso, conosco solo Eino."

"Impensabile, una donna così affascinante. Avrai avuto infiniti pretendenti, spasimanti desiderosi."

"Moltissimi."

"E sei stata sempre fedele a Eino."

"Non è questione di fedeltà. Non attribuisco alcun valore materiale a questo termine. Si possono avere innumerevoli rapporti fisici con altri uomini, o donne, senza coinvolgere quella che comunemente si definisce fedeltà. Solo che non ho mai creduto che ne valesse la pena."

"Pur essendo così provocante?"

"Mai stata prima di questo momento."

"Devi essere una amante fantastica."

"Accertalo. Check it!"

La guardò sbalordito.

"Troppo vecchia, vero?"

Renzo assunse una espressione risoluta.

"Quando, dove?"

"Nessun ostacolo. Dirò a Kirsti che voglio farti visitare la mia scuola. Negli impianti sportivi c'è la guest house, molto accogliente. Oggi è vacanza, non c'è nessuno. Ma la cosa non dovrà avere alcun seguito. Intesi?"

"Un capriccio?"

"Chiamalo come meglio credi."

"Curiosità d'una nuova esperienza?"

"Solo il fascino travolgente d'un uomo che non pensavo potesse esistere. L'unica esaltante follia della mia vita, ... al tramonto. Il canto del cigno prossimo alla fine."

"Il palpito voluttuoso d'una femmina."

"Adulatore seducente. Scendiamo."

Kirsti riconobbe che era una veramente interessante, per un insegnante, anche se universitario, conoscere l'organizzazione e le attrezzature d'una scuola lappone. Lei sarebbe andata a trovare la sua amica del cuore. Sarebbero stati tutti di ritorno prima di cena.

Annika guidava con calma. Avevano percorso la Koskikatu, poi la Kajaaninte, proseguendo dopo l'incrocio con la Ounasvaarantie e, poco oltre, voltando a sinistra, fino al moderno edificio, prima dei nuovi e attrezzati impianti sportivi. La guest house, era molto accogliente, oltre a piccole camere, c'era anche, in fondo al corridoio, una camera molto più ampia, con un basso letto, spazioso e comodo, ricoperto con una bianca pelliccia di pelo raso sulla quale era un soffice e leggera trapunta celeste.

Annika andò alla grossa vetrata semicircolare, panoramica, dalla quale si dominava il campo sportivo, la pista rossa, le piccole tribune laterale.

"Vedi, quando è bel tempo è là che corro."

"E' tutto molto bello, ma, da fuori, non si vede quello che si svolge in questa camera, attraverso la grande vetrata dal pavimento al soffitto?"

"No, dal di fuori i vetri, che sono tripli, si presentano come tanti specchi. Inoltre, volendo, basta far scendere delle leggere tende che scorrono tra gli strati dei vetri."

Annika andò verso uno sportello scorrevole che era sulla parete. Lo aprì. Conteneva un armadio con delle grucce alle quali erano appesi una specie di kimono. C'era anche un tavolino in legno chiaro, sormontato da un grosso specchio contornato dalle luci. A lato dello scorrevole una delle avveniristiche poltroncine che arredavano la camera. Abbastanza basse, senza braccioli.

Annika si spogliò con naturalezza. Nuda, si guardò nello specchio, di fronte, di profilo. Sembrava la gemella di Kirsti, d'un biondo più scuro, un poco più rotonda, ma non appesantita. Visione d'una trentenne nel culmine del suo splendore. Indossò un kimono, senza allacciarlo, andò verso il letto, spostò un lato della trapunta, si sdraiò, appoggiandosi su un gomito, guardando Renzo.

Renzo non tardò a imitarla, ma non mise alcun abbigliamento. Maliziosamente.

Si avvicinò ad Annika, s'inginocchiò sul letto. Cominciò a baciarla, con esasperante lentezza, lambendole la fronte, gli occhi, l'incavo delle orecchie, le labbra frementi, la gola, scendendo, sempre piano piano, sul seno, soffermandosi, eccitante ed eccitato, sui piccoli capezzoli che si irrigidivano, ancora più giù, titillando l'ombelico, inoltrandosi insistente nel folto dorato del pube, tra le gambe che andavano bramosamente schiudendosi.

Non s'aspettava la inesauribile foga voluttuosa di quella adolescente matura. Come l'aveva definita in cuor suo. Spontanea e raffinata, impulsiva e calcolatrice. Abbandonata e controllata. Bramosa e paziente. Possessiva e generosa. Ardente e mite. Ricordò il titolo d'una vecchia canzone, 'ghiaccio bollente'. Glielo disse, mentre lei lo sovrastava, travolgente.

"You're my ardent ice. Sei il mio ghiaccio bollente."

Gli sorrise, incantata, senza arrestarsi, sussurrando, tra un gemito e l'altro.

"The right definition, sweetheart. Very right... darling, I'm getting the paradise, the ecstasy.... Your ardent ice is in the heaven... for the first time...in my life... ohooooo..."

E fu il paradiso per entrambi.

Quando si ritrovarono intorno alla tavola, per la cena, si parlò delle impressioni di Renzo sulla città, sugli impianti scolastici. Eino chiese in che modo si fosse comportata la moglie come accompagnatrice, come guidatrice, come maestra.

Renzo non contenne le lodi. Annika era andata al di là di ogni aspettativa, dimostrandosi una maestra, in tutto, piena di iniziative, tecnicamente sorprendente, pronta a soddisfare ogni curiosità. Non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio.

Annika lo guardava, sorridente, comprendendo il significato di quelle espressioni.

Eino, annuiva, con aria sorniona.

"Annika è inesauribile, mi auguro che non ti abbia affaticato troppo."

"Resisto bene anche io, credo che me la sia cavata. Cosa ne pensa Annika?"

"Renzo é insuperabile. Kirsti deve ritenersi una donna fortunata. Congratulazioni!"

A letto, Kirsti si strinse a lui, gli si rannicchiò tra le braccia, e gli raccontò del pomeriggio trascorso con le sue compagne di scuola. Delle belle ragazze, gliele avrebbe fatte conoscere, avevano parlato a lungo, di tante cose. Poi si assopì dolcemente, col suo particolare respiro, come le fusa di una gattina. Renzo provò un profondo senso di sollievo. Anche la sua vigoria giovanile era stata messa a dura prova.

Prima di ripartire per Roma, Renzo volle parlare delle nozze.

Sembrava quasi che Kirsti non ne avesse fatto cenno coi suoi.

Accolsero con entusiasmo la notizia. Se Kirsti era contenta non potevano che augurarle di essere felice per sempre, col suo uomo. L'Italia era lontana, ma erano certi che avrebbero inventato le occasioni per riabbracciarsi. Avevano compreso l'importanza del lavoro di Renzo, e se ne rallegravano. Certo che sarebbero andati alle nozze della figlia. Tutti. Nessun problema per la religione. Loro avevano atteggiamenti alquanto tolleranti, in materia. Non bisognava dimenticare che in Finlandia erano state ordinate sacerdote ben cento donne, nel 1988. La vera religione era nel modo di vivere, nel rispetto, nell'onestà. Soprattutto nel volersi bene.

Quando, separandosi, Renzo ringraziò tutti, e in modo particolare Annika, lei lo abbracciò con calore, sussurrandogli nell'orecchio.

"Sono io che ringrazio te, darling, e ti sognerò sempre. Perché solo in sogno ti sentirò ancora come ti desidero."

Gli altri guardavano commossi. Lieti che Annika avesse accolto Renzo come un figlio. Lo si comprendeva dagli occhi lucidi, nel volto radioso.

Le ricerche di Renzo, coadiuvato da ottimi collaboratori, procedevano senza interruzioni, favorite dalla discreta struttura messa a disposizione dalla facoltà di scienze, dove aveva, ormai da tempo, ottenuto la cattedra.