Kirsti

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"Ciao, Adamo."

Renzo pensò che doveva almeno indossare i calzoncini del pigiama. Se fosse entrato in quel momento il cameriere si sarebbe sentito a disagio.

Kirsti lo guardò sorniona.

"Per me eri più interessante prima."

Bussarono alla porta. Renzo le fece cenno di andare nel bagno. Lei vi si avviò, alzando le spalle.

Entrò il cameriere.

"Prepari pure."

"L'uomo fece tutto rapidamente, con precisi gesti professionali."

"Desidera altro, signore?"

"No, grazie."

Gli allungò una discreta mancia, prendendola dal danaro che aveva sul comodino.

"Grazie a lei, buona giornata."

Uscì.

"Kirsti..."

"Yes, sir.. here is Eve..."

La voce argentina lo fece sobbalzare, Kirsti era alle sue spalle, nuda.

Renzo la guardava, sorpreso.

"Poiché sono nel paradiso terrestre, mi comporto di conseguenza. Nell'Eden, Adamo... in the garden of Eden, Adam, so... slip off your pants and sit down... I want to lie on your knees! Come on! .. sfila i pantaloncini e siedi voglio stare suule tue ginocchia!"

Gli era di fronte, con le braccia conserte, una burlesca espressione severa sul volto e un tono scherzosamente di comando.

Renzo balzò sull'attenti, e...obbedì. Kirsti gli si andò a sedere, seducente, sulle ginocchia.

"Keep still, boy, let me have my breakfast... Buono, ragazzo, fammi fare colazione."

Ma era lei a muoversi, per percepirlo meglio, sentirne la crescente eccitazione.

Una colazione scombinata, inframmezzata di baci e carezze. Ma fu consumato quasi tutto, con frequenti scambi di piccole parti di frutta, di biscotti, da labbra a labbra, di sorsi di bevanda da bocca a bocca.

Kirsti ne avvertiva il desiderio sempre più manifesto, insistente, invitante. Si alzò, si voltò verso di lui, si pose a cavalcioni, guidandolo a farsi penetrare con inebriante voluttà.

Dopo deliziosi momenti di piacere, restò così, col capo sulla spalla di lui, le braccia al collo, illanguidita. Gi sussurrò nell'orecchio.

"Andiamo in barca?"

"Certo."

Non fu piacevole districarsi, ma il mare li attendeva.

Cominciarono a prepararsi, un po' svogliatamente, come non volessero staccarsi da quella camera, dal letto, da tutto quello che aveva testimoniato le loro ore di incantevole abbandono.

"Lasciamo l'Eden, Renzo..."

"Ma, a differenza di Eva e Adamo, è ancora qui, ad accoglierci di nuovo. Hai indossato il costume?"

"No, è nella borsa, preferisco metterlo prima di tuffarmi."

"Andiamo."

Al portiere chiesero dove poter noleggiare un motoscafo. Senza conducente. Si, Renzo aveva l'abilitazione alla guida, e la patente nautica. Si fecero chiamare un taxi, e condurre al porto.

Non volevano un grosso motoscafo, era per una breve gita, per fare, comodamente, il bagno al largo. Fu loro consegnato il natante, corredato di collegamento telefonico e ricevitore radio, di remi ausiliari, ancora, boa di segnalazione, razzi, e ogni altro corredo richiesto dalle norme portuali. Era pieno di carburante.

Si staccarono lentamente dall'attracco, a bassa velocità si allontanarono verso la sagoma delle piattaforme metanifere. Il mare era calmo, neanche una nuvola nel cielo, solo una lieve e carezzevole brezza. Aumentarono la velocità. Il motoscafo rispondeva brillantemente ai comandi. Kirsti sembrava volersi ubriacare del vento che le scompigliava i capelli, era con la bocca socchiusa, attraverso le scure lenti degli occhiali si intravedeva lo sguardo incantato, felice. Ogni tanto guardava Renzo, sorridendogli, gli tendeva la mano, gli si avvicinava per baciarlo sulla guancia. Ancora più veloci, lasciando una spumeggiante scia dietro di loro. Lasciarono, sulla destra, la piattaforma della Snam, e procedettero ancora per un po'. Renzo diminuì i giri del motore, disinserì l'albero dell'elica, si muovevano sull'abbrivio, fino quasi a fermarsi. L'acqua, limpida, era azzurrissima, come il cielo. Intorno silenzio, a tratti il vento portava il vocio della gente sulla spiaggia, ovattato, vellutato.

"Vuoi tuffarti Kirsti?"

"Si, ma tu non fai il bagno con me?"

"Provo a calare l'ancora, ma se non raggiunge il fondale, per la lunghezza della fune, non credo sia prudente lasciare il motoscafo alla deriva.

La fune era lunghissima, l'ancora strisciò per un breve tratto, si fermò. Il motoscafo era assicurato.

Renzo tolse camiciola e pantaloni, sciolse i sandali, rimase in costume.

"E tu?"

"Io, di solito, uso il costume olimpionico, è il più adatto per nuotare, ma credo che qui potrò farne a meno, che dici?"

Renzo si guardò intorno, non c'era nessuno, a perdita d'occhio.

"OK"

Kirsti si denudò rapidamente, mise tutto in un angolo dell'ampio sedile posteriore, che serviva anche per prendere il sole, e salì sul bordo del motoscafo, alzò le braccia, pronta a tuffarsi. Renzo ne seguiva affascinato i gesti, nessuna sirena poteva essere più seducente, nessuna figlia di Nereo poteva essere più affascinante. Sorrise pensando alle ninfe, e che in anatomia tale termine indicava anche le piccole labbra della vulva. Inutile, l pensiero andava sempre li...

Kirsti si tuffò, felice, e Renzo la seguì.

L'abbraccio ristoratore dell'acqua era gradevole, si provava un senso di ricarica, tonificante e nello stesso tempo rilassante. Nuotavano con ampie bracciate, allontanandosi dall'imbarcazione e tornando indietro. Così, fin quando Renzo non decise di risalire a bordo. Attese Kirsti, l'aiutò a montare. Si scrollò l'acqua di dosso, come fanno i cuccioli bagnati, sorrise ammaliante a Renzo, andò a sdraiarsi per prendere il sole, invitandolo, con la mano a starle vicino.

La brezza carezzava i loro corpi, il sole li scaldava, mentre erano perdutamente insaziabili l'uno dell'altro.

Si avvicinava l'ora del pranzo. Kirsti indossò il costume, ripartirono verso il porto.

***

Autore:Paty

1357) Kirsti (2° parte)

Erano nella penombra della camera da letto, dove il condizionatore rendeva gradevole la temperatura, stesi sul letto, guardando il soffitto dove si rincorrevano le ombre proiettate dall'esterno.

"Kirsti, sto troppo bene con te."

"Ed io con te."

"Mi sembra di conoscerti da sempre, di vivere con te da sempre."

"Lo provo anche io, e penso quando ci lasceremo."

"Se ci lasceremo... Perché non vieni ad abitare con me?"

Lei balzò a sedere, lo guardò sorpresa.

"Scherzi?"

"Mai così serio. Ed è la prima volta che desidero vivere con una donna. Non è esatto, desidero stare sempre con te."

"Fino a quando?"

"Fin quando lo vorrai."

"E se non mi stancherò di te?"

"Finché vivremo."

Si poggiò sul suo petto, col seno che lo sfiorava.

"Ti rendi conto di quello che dici?"

"Perfettamente."

"Non credi di essere impulsivo, precipitoso?"

"Mai stato così riflessivo e ponderato. Ho trovato la mia 'altra metà del cielo'. Tra non molto la mia sede di lavoro sarà Roma, tu potresti essere assegnata all'ambasciata del tuo paese, e se ciò non avvenisse, ci sono altre infinite soluzioni, prima tra le quali vivere con me, e basta."

"Ti rendi conto di quello che dici?"

"Perfettamente, e tu cosa pensi della mia proposta?"

"Potrebbero arrivare dei bambini."

"Magari. I figli di Kirsti e Renzo, italo-lapponi, i nostri figli, dei coniugi Riccardi..."

Kirsti sbarrò gli occhi. Lui l'attirò a sé. Kirsti gli sussurrò che c'era troppa luce.

"Meglio,mi piace contemplarti, sempre, soprattutto quando ti sento mia. Eri bella come non mai, sul motoscafo, in pieno sole."

Ripartirono per il ritorno, qualche ora prima di quanto Renzo avesse pensato all'inizio della gita. Kirsti non fece alcuna obiezione.

Appena imboccata la superstrada, Renzo le mise una mano sulla coscia, teneramente.

"Non mi hai chiesto perché partiamo così presto."

"L'essenziale è essere con te, non devi darmi alcuna spiegazione sulle tue scelte, Per me vanno sempre benissimo."

Le sorrise con aria provocante.

"Cosa nasconde questa tua arrendevolezza?"

"Non sono arrendevole, ma comprendo che ognuno ha il proprio modo di vedere e di agire. Su certe mie convinzioni sono molto ferma. Ma deve trattarsi di elementi essenziali. Comunque, visto che siamo in tema, perché abbiamo anticipato il ritorno? E' perché non vedi l'ora di... scaricarmi?"

Senza cambiare espressione, e stringendole la coscia, Renzo seguitava a guardare la strada.

"Hai fatto quasi centro. Appena giunti, ti porto alla tua pensione..."

S'interruppe osservandola attentamente, la sentì contrarsi.

Proseguì, serio.

"E' li che hai tutta la tua roba, vero?"

Kirsti annuì.

"E dividi l'alloggio con la tua amica svedese?"

Nuovo cenno di assenso, col capo.

"Beh, allora saluti la tua compagna, prendi tutto e vieni subito a stare con me. O... abuso della tua docilità?"

Kirsti fece un profondo sospiro, e assunse un'aria di superiorità.

"E' quello che ti ho suggerito io, mentalmente. Come vedi, sono la 'dominante'"

Renzo l'attirò a sé, la baciò.

"OK, padrona, è bello essere in tuo potere. Seguita a soggiogarmi come negli magici giorni trascorsi al mare."

"Non dubitare, farò del mio meglio. I'll do my best"

"You're the best."

Quasi sempre, e malgrado l'entusiasmo iniziale, il passaggio dallo stare soli al dividere il proprio alloggio con un'altra persona, sia pure di diverso sesso e straordinariamente attraente e desiderabile, sconvolge le abitudini, causa un certo disagio avvertendo come violata la propria privacy, invasa la propria area di libertà, modificato quello che è sempre stato il nostro 'ordine', la disposizione delle nostre cose. Renzo lo aveva valutato, concludendo che avrebbe accettato l'immancabile e inevitabile limitazione della propria indipendenza, il condizionamento della propria autonomia decisionale. Kirsti ben valeva qualche piccola rinuncia del genere.

Quando giunse nell'appartamento di Renzo, pur dichiarandosi entusiasta, felice, grata, Kristi appariva un po' esitante, incerta sul da farsi. Aiutata da Renzo aveva lasciato le sue cose nell'ingresso, e s'era fermata.

"Benvenuta in casa tua, tesoro, e grazie per esserci. Vieni, ti faccio vedere la casa. Il maggior vantaggio, credo, è l'autonomia. Il piccolo giardino è nostro, e noi siamo gli unici inquilini."

Le mostrò il vasto salone-soggiorno, diviso dalla cucina da un locale di disimpegno. Più in là, un bagno completo, con doccia. Dall'altra parte dell'ingresso lo studio di Renzo con annesso un piccolo laboratorio. La comoda scala conduceva al piano superiore. Una vasta camera con un gran letto e capienti armadi, un mobile per la toletta, un piccolo divano e due poltroncine. Con accesso diretto, si andava in due bagni, uno con una comoda vasca, corredata di doccia, l'altro con una moderna doccia, oltre, logicamente, i sanitari, in entrambi. Sul lato opposto del corridoio, due camere da letto, singole, ognuna con piccolo bagno.

"Cosa ci fai con tutto questo spazio?"

Le mise una mano sulla spalla.

"Attendevo te."

"Sono qui."

"Torniamo nella camera da letto. Vado a prendere il bagaglio. O... preferisci una cameretta per single?"

Lo guardò provocatoriamente.

"Come tu gradisci."

"Ho capito, ti piace la vasca bagno. Aspettami la."

Tornò poco dopo carico delle cose di Kirsti, e fece un secondo viaggio per portare su tutto.

"C'è ampio spazio negli armadi, la toletta, come vedi, è del tutto disadorna. Vado a prepararti un caffè freddo, vuoi? Tu, intanto, se credi, comincia a sistemare qualcosa."

Quando tornò, Kirsti, canticchiava in una lingua a lui sconosciuta, forse Lappi, e andava mettendo a posto il suo vestiario, la biancheria nella cassettiera, e aveva scoperto che nel bagno c'erano delle razionali scarpiere. Sulla toletta spazzola, pettine, qualche piccolo vasetto di cosmetico. Gironzolava canticchiando, con lo stesso abbigliamento di Eva.

Renzo si bloccò sulla porta, con in mano i bicchieri pieni di caffè gelato. Incredibile, quella camera era divenuta splendida e sfolgorante, illuminata dalla bellezza di Kristi.

Il caffè fu graditissimo, e ricompensato con un bacio appassionato e promettente.

La verifica della convivenza si sarebbe avuta nei giorni successivi, quando le esigenze della vita avrebbero fatto conoscere l'uniformità quotidiana imposta dalla professione, dallo studio, dagli ultimi esami di Kirsti, che in autunno avrebbe concluso il suo corso.

Esperienza brillantemente superata. Kirsti non era affatto invadente. Sembrava voler vivere per Renzo, nell'ombra di Renzo, precedendolo nelle preferenze, nelle scelte, rispondendo con entusiasmo alle sue proposte. Compagna deliziosa e discreta, premurosa, amante appassionata e tenera, desiderosa di coccole, prodiga di carezze, di gesti affettuosi. Partner straordinaria, desiderosa di conoscere, di apprendere, di sempre nuove, eccitanti esperienze. Sussurrava a Renzo che il suo motto, con lui e per lui, era 'always, all times, anywhere, anyway', sempre, in ogni momento, dovunque, comunque.

Si avvicinava il periodo della chiusura dell'Università.

Renzo, tenendola sul suo cuore, le chiese:

"Che ne pensi di Cesenatico?"

"Che ne pensi di Rovaniemi?"

"Vuoi andare in Lapponia?"

"Mi piacerebbe che noi andassimo in Lapponia.

"Parlami della tua terra."

"Un po' di geografia?"

"Si, e resta così, stretta a me, mi sembrerà già di esserci. Ma, dimmi, potremmo stare così anche a Rovaniemi?"

"Potremo amarci su pelli di renna, e scaldarci col nostro desiderio."

"Allora, credo che ci andremo. Parlamene."

"Lappònia, in svedese Lappland, in norvegese Lapland, in finnico Lappi, si estende su tre contee della Norvegia (Troms, Finnmark e parte del Nordland), sulla Svezia settentrionale (Norrbotten e Västerbotten), sulla Finlandia (prov. Lapin) e su un lembo della Russia (provincia di Murmansk). La regione, modellata dal glacialismo, presenta numerose conche occupate da laghi. Il clima è ovunque rigido con brevi estati e scarse precipitazioni. Generalmente magra la vegetazione (tundra), con boschi di conifere nella parte finlandese e di betulle più a oriente. Degli abitanti, solo una minima parte è rappresentata da Lapponi. Il sottosuolo racchiude ricchi giacimenti minerari (ferro, soprattutto).

Nel xvi sec., Gustavo I Vasa unì alla corona di Svezia tutta la Lapponia e vi incoraggiò l'insediamento di contadini finnici e svedesi. I trattati di Täyssinä (1595) e di Knäred (1613) sancirono la spartizione politica della Lapponia tra Svezia, Russia e Danimarca, ma le frontiere attuali furono fissate solo più tardi: nel 1751 tra Finlandia e Norvegia, nel 1809 tra Finlandia e Russia, nel 1826 tra Norvegia e Russia. Nell'inverno 1939-1940 la Lapponia finnica fu invano attaccata dalle truppe sovietiche e venne difesa da reparti di sciatori finlandesi fra i quali primeggiarono famosi campioni di fondo come Kurikkala e Karpinen. Controllata dai Tedeschi del generale Dietl dal 1941 al 1944, la Lapponia finlandese e norvegese fu riconquistata dalle truppe sovietiche nell'ottobre 1944.

Rovaniemi, capoluogo della provincia di Lapin, è alla confluenza dell'Ounasjoki e del Kemijoki, vicino al circolo polare artico. Mercato di pellicce. Stazione agricola sperimentale in zona artica. Fondata nel 1929, durante la seconda guerra mondiale fu al centro del conflitto russo-tedesco-finlandese; rimase distrutta nel 1944. Oggi è una frequentata stazione turistica e di sport invernali.

Attende la visita del professor Renzo Riccardi."

"Sei bravissima, trenta e lode e ...bacio del professore... anzi molto più di un semplice bacio. In attesa di conoscere Rovaniemi, Renzo vuole conoscere te, ancora, sempre."

L'intesa italo-lappone fu perfetta, incantevole, sempre nuova e sempre entusiasmante, voluttuosa, inebriante.

Mentre andavano a Roma, dove avevano prenotato un piccolo residence, in periferia, Renzo parlò della sua famiglia. Il padre, Rodolfo, insegnava all'Accademia di Belle Arti, era scultore, un po' sognatore, come ogni buon artista, e amante dell'estetica. La madre, Rosa, insegnava chimica, in una scuola per periti, la sorella, Renata, molto più giovane di lui, anche chimica, era in un centro di ricerche industriali. Una famiglia molto legata, che abitava in una graziosa villa sulla via dei laghi, da dove si godeva un riposante panorama.

"Ho notato che tutti i nomi, oltre il cognome, hanno per iniziale la lettera 'R'."

"Non solo. Sul cancello della villa campeggia una scritta: 'ERRE', che secondo mio padre dovrebbe voler dire 'Egregie Regere Rectius Esse'.

"Il mio modesto latino non si estende all'epigrafia."

"Sempre nella versione di mio padre, dice che è meglio governare egregiamente. Ora dimmi qualcosa dei tuoi."

"Anche io ho un'insegnate in famiglia, mia madre Annika, maestra nelle scuole di Rovaniemi, mio padre, Eino, commercia in prodotti locali, con particolare riferimento all'esportazione, mio fratello Erik è sposato e abita a Turku. E' ingegnere di processo in una cartiera. Anche noi viviamo in periferia, in riva a un piccolo lago. Vedrai."

Avevano percorso il raccordo anulare, un breve tratto della via Appia, e salivano verso Marino. Sulla destra, in basso, il lago di Albano. Renzo voltò a sinistra, si fermò di fronte a un grande cancello, su un pilastro del quale era inciso, in rosso scuro, 'ERRE'. Pigiò sul telecomando che custodiva nel cassetto dell'auto. Il cancello si aprì lentamente. Un breve vialetto asfaltato, uno slargo e, di fronte, una bella villa, non moderna ma ben tenuta. Su un lato del piazzale una costruzione più bassa.

Il primo a balzare incontro all'auto fu uno splendido pastore tedesco che, riconosciuto Renzo, cominciò a festeggiarlo a modo suo. S'aprì la porta a vetro della veranda e comparve quella che Kirsti capì subito essere mamma Rosa, seguita da una giovane donna e da un simpatico signore dalla barbetta bianca, volto abbronzato, occhi profondamente azzurri.

Rosa, dal limitare del balcone, volgendosi nell'interno della casa, chiamò Mariella, perché andasse a prendere il bagaglio.

Renzo scese dalla macchina, aiuto Kirsti a scendere, andò incontro alla madre, abbracciandola. Prese per mano Kirsti, la presentò alla donna.

"Mamma, questa è Kirsti."

Kirsti attese, sorridendo, che le fossetesa la mano. Rosa, invece, spalancò le braccia.

"Posso abbracciarti?"

"Con immenso piacere, signora."

E fu come un affettuoso incontrarsi di vecchie e care amici.

Renata, a sua volta, abbracciò prima Renzo poi Kirsti. Il padre osservava, sorridente, la scenetta che, pur nuova, sembrava già vissuta. Una riunione di famiglia alla quale partecipava festosamente Rock, il cane. Un altro abbraccio, tra Renzo e il padre.

"Allora, Kirsti, non saluti anche il vecchio? Non c'è un abbraccio anche per lui?"

Poi fu la volta di Mariella.

"Mariella" –disse Rosa- "prendi il bagaglio..."

"Mamma, non vi disturbate, abbiamo prenotato al residence."

"Neanche per sogno, Renzo, abbiamo preparato la dependance per voi. Ci mancherebbe altro che nostro figlio non stesse a casa sua. Forza, Mariella."

Renzo guardò Kirsti che, con uno dei suoi più affascinanti sorrisi manifestò tutto il suo sorpreso e grato entusiasmo. Si voltò verso Rosa.

"Grazie, signora, non immaginavo di essere accolta così cordialmente."

"Con affetto, cara mia, con affetto. Non poteva essere diversamente per Renzo e la sua... come dire... ragazza. Noi già ti conosciamo attraverso l' ammirazione di nostro figlio, ti ha descritta magnificando la tua bellezza, ma la realtà è ben superiore ad ogni immaginazione. Vero Riccardo?"

Lo scultore osservava Kirsti con evidente compiacimento, con occhio di artista uso a valutare il bello, l'armonia delle forme, la grazia.

"Nessuna modella, di Prassitele, di Canova, di Rodin, Raffaello, Carracci, Correggio, Tiziano, o di chiunque altro, ha mai potuto offrire una simile perfezione, tale bellezza. Afrodite non è che una brutta copia, di fronte a questa incomparabile bellezza."