Kirsti

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ULISSE
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Kirsti era allegra, come una bimba che scopre qualcosa di piacevolmente nuovo per la prima volta.

Parlarono dei cibi caratteristici, dei vari tipi di birra, a seconda delle tradizioni dei paesi produttori. Kirsti gli disse che era felicissima, le aveva fatto trascorrere un pomeriggio indimenticabile, peccato che le cose belle finiscano presto, gli dette il numero di telefono della pensione, gli chiese quello del cellulare e gli domandò se e quando lo potesse chiamare.

"Sempre, puoi chiamarmi, io sarò sempre in attesa."

Renzo si fece promettere che l'indomani sarebbero tornati in quel ristorante, per il pranzo. Lui aveva una sessione d'esami, ma alle tredici sarebbe stato libero.

"Vengo a prenderti alla pensione?"

"Ti aspetto, grazie."

Sul portone della pensione lo baciò sulla guancia, con un grazie che faceva tenerezza.

***

2

La bellissima e slanciata Kirsti era di buon appetito, faceva onore alla tavola. Assaggiava tutto, gustava, le si leggeva negli occhi il giudizio, quasi sempre entusiasta.

Il bianco vinello dei colli jesini era stato di suo particolare gradimento.

"Kirsti, purtroppo tra poco devo tornare in Facoltà. Ancora allievi che mi attendono per gli esami. Questa sera, però, mi piacerebbe cenare con te."

Esitò un po', prima di continuare, per tema di guastare tutto. Le prese la mano e la guardò negli occhi.

"Volevo anche dirti..."

"Si..."

"Da venerdì a mezzogiorno a lunedì sera non ho alcun impegno. Pensavo di proporti di trascorrere insieme il week end."

La ragazza lo ascoltava attentamente.

Con prudenza, quasi esitante, seguitò.

"Potremmo andare al mare."

Si fermò guardandola, incerto se proseguire. Kirsti assentì con la testa.

"Ti piace il mare?"

"Moltissimo."

"Verresti?"

Kirsti annuì di nuovo.

"Io preferisco la calda accoglienza di Cesenatico al caos di altre spiagge. Sei mai stata a Cesenatico?"

La ragazza scosse il capo negativamente.

"Allora, prenoto?"

"Ancora un sì, con la testa.

"Bambina, hai perduto la lingua?"

Kirsti deglutì a fatica.

"Non riesco a parlare, ho un nodo alla gola."

"Allora parlo io."

Le prese l'altra mano. Gli sembrava che in inglese fosse più facile.

"Single rooms?"

Kirsti scosse decisamente la testa.

"Twin bedded?"

Ancora un energico diniego.

"Double?"

Un sorriso smagliante e un festoso cenno di assenso.

Renzo le baciò entrambe le mani. Toccava il cielo con un dito.

Kirsti lo attendeva dinanzi al cancello della pensione.

Non era 'spray dressed' , come diceva Renzo, non aveva un abito spruzzatole addosso. Vestiva una ricca gonna di cotone fiorato, a tinte vivaci, e una comoda blusa, anche di cotone, rossa, annodata in vita, con la scollatura che s'apriva ad ogni movimento, lasciando vedere quanto la ragazza non avesse bisogno di alcun sostegno per il suo rigoglioso seno.

Renzo fece un fischio d'ammirazione. Kirski girò, civettuola, su sé stessa. Portava una sacca da viaggio, non voluminosa, e la mise nel piccolo portabagagli dell'auto.

Renzo aprì lo sportello, lei salì, disinvoltamente, mostrando abbondantemente le lunghe splendide gambe, osservando di sottecchi lo sguardo ammirato dell'uomo.

Una breve soste da Bruno, per un leggero desinare e poi verso il mare, senza correre troppo, contemplando i luoghi, la campagna, le alture appenniniche, come vecchi amici che fanno una dello solite gite. La gonna di Kirsti era molto più sopra il ginocchio, la blusa si gonfiava, ogni tanto, al vento tiepido che entrava dal finestrino socchiuso. Renzo mise la mano sulla coscia della ragazza, era deliziosamente calda. Lei vi pose sopra la sua.

Avevano oltrepassato la periferia di Cesena, erano vicini alla destinazione. Ecco le prime case, la strada alberata che conduce al piazzale sul mare dove svetta il piccolo grattacielo, a destra il viale Carducci, poco oltre, il grande albergo che affaccia direttamente sulla spiaggia. Renzo entrò attraverso il grande cancello, salì la breve rampa, si fermò dinanzi l'ingresso. Un premuroso addetto aprì lo sportello di Kirsti. Pue essendo abituato alle belle clienti, era evidente l'ammirazione che esprimevano i suoi occhi. Renzo dischiuse il portabagagli, fece prendere al ragazzo le due sacche, gli dette le chiavi dell'auto, si avviò alla reception, con Kirsti. Consegnarono i documenti, furono accompagnati all'ampia e luminosa camera, al secondo piano, posta al centro dell'edificio, con un grande balcone di fronte al mare. Sulla spiaggia dell'albergo c'erano parecchie persone, sotto gli ombrelloni, o sui comodi lettini a prendere il sole. Renzo ringraziò il cameriere, gli dette la mancia, e quando la porta fu richiusa andò ad aprire la finestra del balcone, dietro la quale era Kirsti in muta contemplazione. La prese per mano, la condusse fuori. Un tavolino, due poltrone, il cordone che serviva ad abbassare la tenda, quando il sole batteva, al mattino.

Kirsti andò al parapetto, si affacciò, radiosa. Renzo le fu vicino, le vinse la vita e lei gli carezzò la mano. Rimasero in silenzio. All'orizzonte, il profilo delle piattaforme della Snam, più vicino, qualche pedalò, una barca a vela, dei piccoli motoscafi, e la motonave con i soliti gitanti del pomeriggio che tornavano da chissà dove.

"Ti piace?"

"Infinitely... moltissimo, è meraviglioso. Uno spettacolo incantevole."

Guardò Renzo.

"Mi ci potrò tuffare?"

"Certo, andremo al largo, dove l'acqua è limpida. Quando vorrai."

Si strinse a lui, teneramente.

"Desidero sentire l'acqua sulla mia pelle. Vorrei fare la doccia."

"OK, rientriamo."

Lasciarono aperto il balcone.

Kirsti prese la sua sacca, ne estrasse alcuni capi, semplici. Ancora due gonne, di cui una scura, lunga, delle bluse, due paia di pantaloni, di quelli aderentissimi, come portava lei, ancora magliette, sandali, scarpine col tacco alto, qualcosa che Renzo sembrò fosse una cortissima camiciola da notte, un baby doll, la borsa col necessario per pettinarsi, truccarsi... Mise tutto in ordine, rapidamente, con metodo. Renzo, seduto in poltrona, la contemplava con ammirazione. Gesti risoluti, precisi. La sua sacca era ancora sulla piccola panca per i bagagli. Forse avrebbe dovuto far stirare l'abito che aveva portato. Forse anche gli altri pantaloni. Ci avrebbe pensato dopo.

Kirsti lo guardò sorridendo.

"Vuoi che disfaccia il tuo bagaglio?"

Senza attendere risposta si mise al lavoro, con la stessa prontezza e razionalità di prima, come avesse sempre curato i vestiti di un uomo. Mise tutto a posto, nell'armadio, nel comò, il pigiama sulla sedia ai piedi del letto, portò il necessaire nel bagno, lo sistemò sulla mensola. Si rivolse a Renzo, che non cessava di guardarla, sorpreso, estasiato.

"Forse è opportuno di far stirare l'abito e i pantaloni. Chiamo il service?"

"Grazie, ci penseremo prima di uscire, adesso?"

"La doccia, poi quello che vuoi tu."

"Un giretto a piedi?"

"Splendido."

Andò verso il letto.

"Da quale parti preferisci dormire?"

"A sinistra."

"Perfetto, a me piace stare a destra."

Senza alcun disagio, slacciò la blusa, restando col seno scoperto, aprì la zip della gonna, ripiegò il tutto e lo depose sulla sedia, tolse agilmente il minuscolo slip. Una bellezza indescrivibile, al di là di quanto poteva comprendersi attraverso gli abiti spray che indossava. Renzo s'impose di non lasciarsi trasportare dai sensi, dall'attrazione che esercitava su di lui, di essere obiettivo al massimo, ma concluse che non aveva mai visto una simile perfezione, tale armonia. Sicuramente un corpo eccezionale, una bellezza inimmaginabile. E poi, quella naturalezza, quella semplicità, quella disinvoltura, quella spontaneità, quella grazia, quel tutto che scacciava ogni sospetto di impudicizia. Una sublime nudità vereconda, casta, innocente.

Kirsti gli sorrise e si avviò nel bagno, lasciando la porta aperta. I capelli lunghi le giungevano ai fianchi, sul pube un folto cespuglio dorato, poco più scuro dei capelli.

Dopo poco sentì lo scroscio dell'acqua. S'impose di non andare a curiosare. Avrebbe rotto il clima di semplicità nel quale credeva. Forse era questa la condotta naturalistica alla quale aveva accennato la ragazza. Era difficile, però, trattenersi dall'abbracciarla, dal carezzarla, dal sentirne il palpitare.

Kirsti tornò, avvolta nel lenzuolino a spugna, sorridente e felice.

"Vuoi che ti aiuti ad asciugarti?"

"No, grazie, va pure se desideri il refrigerio d'una bella doccia."

Renzo si avviò nel bagno, così, vestito, e solo quando fu dentro cominciò a spogliarsi. Già gli costava parecchio a non chiudere la porta.

Il viaggio, una breve fermata lungo la strada, l'arrivo in albergo, la sosta sul balcone, la doccia. Piccole cose, ripensava Renzo, che s'erano susseguite in un'atmosfera che gli sembrava surreale. Gli eventi s'erano susseguiti come in un sogno. Troppo bello, per essere vero. Temeva il risveglio, da un momento all'altro. S'era asciugato, di fronte al grande specchio, e quasi chiedeva risposte a sé stesso, mentre si pettinava. Vuoi vedere che ciò che credevo dovesse essere una breve avventura con una delle solite studentesse straniere sta, invece, trasformandosi in qualcosa di ben diverso? Attento, professor Riccardi. Riflettici. Era sorpreso del suo stesso comportamento. In analoga situazione... Ma quale? Non gli era mai capitato di essere solo, in una camera accogliente, accanto a un letto invitante, con una splendida donna nuda... Ma che stava rimuginando. Un essere così bello e affascinante non gli era mai capitato di incontrarlo. Comunque, riprendendo il filo delle considerazioni... Non aveva sentito l'imperioso desiderio di dimostrarsi l'ardente maschio latino... di... ma sì, lasciamo da parte il linguaggio ricercato, di... iniziare con una bella scopata! Un lungo respiro. Indossò il boxer e tornò nella camera.

Kirsti, vestita con altra gonna e blusa, era tornata ad affacciarsi dal balcone. Meglio così, sarebbe stato più libero nel rivestirsi. Pantaloni leggeri e Lacoste celestina. Fu pronto in un attimo. Andò verso la ragazza. Gonna di tinta unita, fucsia, e camicetta dello stesso colore. Anche nei capelli aveva posto un nastrino in armonia. Così, affacciata, era squisitamente evidenziata la rotondità dei fianchi.

Kirsti lo sentì avvicinare, anche se Renzo non aveva fatto alcun rumore. Si voltò, gli sorrise. Gli andò incontro, e lui l'attirò dolcemente a sé. La prese tra le braccia e, per la prima volta, ne cercò le labbra, con dolcezza, con tenerezza, senza avidità, desideroso di goderne a lungo la delizia.

Quando si ricomposero, le prese le mani e l'allontano un po' da sé, ammirandola. Aveva qualcosa di adolescenziale, Kirsti, malgrado la piena floridezza del suo corpo. Una splendida collegiale in gita.

"Grazie, Renzo, sei eccezionale. Mi tratti in maniera veramente fantastica. Mi fai sentire perfettamente a mio agio. Sei l'uomo ideale. Premuroso, cortese, tenero, brillante, paziente, equilibrato, controllato, comprensivo. Sto veramente bene con te. Non mi sono sbagliata, fin da quando ti ho incontrato. Sei l'ideale per qualsiasi ragazza, specie per me. Se questo è sentimentalismo, significa essere romantica... lo sono, e sono felice di esserlo."

La riprese tra le braccia, baciandola ancora, a lungo, corrisposto con appassionato e promettente abbandono.

"Vuoi conoscere un po' di Cesenatico?"

"Si, grazie."

Renzo telefonò al portiere.

"Per favore, desidero far stirare un mio vestito, e riaverlo al più presto possibile. Inoltre, vorrei un taxi. Grazie. Stiamo scendendo."

Quando giunsero all'ingresso, il taxi era già ad attenderli. Salirono. Kirsti gli si accostò il più possibile, si spostò un po' in avanti per fargli comprendere che desiderava sentirsi abbracciata. L'autista era in attesa di conoscere dove portarli.

"Per favore, facciamo conoscere la città alla signorina, giri a caso, senza fretta, e poi ci lasci al canale."

L'auto inizio a camminare. Non è grande, Cesenatico, ma l'autista sapeva bene come prolungare la visita. Dapprima verso Valverde, poi, girando dinanzi all'ospedale, giunse alla ferrovia e andò al di là del canale, tornò indietro rifece Viale Carducci, imboccò una laterale e li condusse vicino al cine, presso il traghetto. Renzo gli disse che ci aveva ripensato, meglio scendere in piazza, al grattacielo. Non era molto lontano.

Kirsti aveva guardato intorno, interessata. Gente, si, ma non moltissima. Era l'ora che i villeggianti s'avviavano per consumare la cena. C'erano dei negozi d'abbigliamento che esponevano delle cose veramente carine.

"Guarda quello chemisier, Kirsti, è veramente elegante, non trovi?"

"Si, è molto bello. E' un capo per occasioni speciali."

"E quel vestitino?"

"Ah, si, è fresco, vivace. Espressione raffinata della moda italiana."

"Vieni, desidero fartelo provare."

"Ma non è il caso, non intendo acquistarlo."

"Non ti piace?"

"E' bellissimo, mi piace molto, ma..."

"Invece di seguitare a dire ma, entriamo e provalo. Poi lo lasci, non sei obbligata ad acquistare quello che non vuoi."

"OK, professor, as you like..."

La commessa fu gentilissima. Le disse che con un personale come il suo Kirsti avrebbe valorizzato qualsiasi abito, figuriamoci uno come quello che avrebbe provato. Le indicò il camerino per la prova.

"Vieni, Renzo, per favore."

Renzo la seguì. Lei restò presto col solo slip, indossò il vestito. Le stava a meraviglia, meglio che qualsiasi topo model. Renzo glielo disse, Kirsti lo ringraziò sorridendo e si pavoneggiò guardandosi negli specchi che la riflettevano, sia di fronte che di profilo.

"Non toglierlo, Kirsti. Voglio vederti così, a cena."

"Avevamo detto che era solo una prova."

"Questo lo avevi detto tu."

"Ma non desidero comprarlo."

"Non lo devi comprare, solo indossare. Lo compro io, è un ricordo di Cesenatico, perché non me lo consenti?"

Un lampo di freddezza attraversò lo sguardo di Kirsti, Pensò qualcosa, poi le tornò lo splendore di sempre negli occhi.

"Come vuoi."

Ma non lo ringraziò.

Renzo pregò la commessa di far recapitare l'altro vestito in albergo, pagò col bancomat.

"Grazie, signore, l'albergo è vicino, appena rientra il ragazzo glielo mando. Complimenti signorina, ha fatto un ottimo acquisto. Buona serata."

Molti si giravano a guardarla.

"E' per l'abito."

Si schernì lei. Ma era visibilmente felice.

Camminarono verso il canale, gli si mise sottobraccio. Si strinse a lui.

"E' bellissimo, grazie."

Presero il piccolo traghetto, sbarcarono sulla riva opposta, voltarono a sinistra. Un ristorante aveva allestito un angolo delizioso sul barcone legato alle bitte. Delle lampade violacee assicuravano che non vi sarebbe stata la molestia di zanzare o pappataci, del resto efficacemente combattuti dalle irrorazioni fatte dal personale comunale. Una musica soffusa rendeva ancor più accogliente l'ambiente. Trovarono posto in un tavolino centrale, lato acqua.

Kirsti non nascondeva il suo entusiasmo. Non erano cose che una studentessa potesse permettersi. Quell'albergo, l'abito elegante, il ristorante alla moda.

"Io lascerei fare a loro, che ne dici?"

Il cameriere era in attesa di ordini.

"Ci affidiamo alla sua iniziativa, sicuri di non sbagliare. Non desideriamo cibi pesanti e preferiamo vini locali, che si intonino alle portate."

"Grazie, signore, e sono certo che resterete soddisfatti.

Tornò prestissimo con due coppe di frizzante aperitivo, poco alcolico, accolto con gridolini di gioia da Kirsti. Apparvero ben presto delle invoglianti ostriche, accompagnate da un delizioso vinello freddo. E così fu tutto il resto, fino alle fragole allo spumante di Romagna. Era uno spettacolo incantevole, leggere le espressioni del volto e degli occhi di Kirsti. Si, era la collegiale un po' cresciuta nel mondo delle meraviglie. In effetti andava scoprendo un mondo sconosciuto.

Renzo le parlò del suo lavoro, del come aspirasse a sostenere la prova per l'ordinariato, per la cattedra della sua materia presso la facoltà di Scienze naturali, a Roma.

"Così, tu all'ambasciata e io all'università, a Roma."

"Che sogno, Renzo. Come sarà il risveglio?"

La zona andò affollandosi, giungeva gente, per una passeggiata, per il gelato in uno dei tanti caffè, lungo il canale. Alcune orchestrine suonavano musiche caratteristiche, italiane, romagnole, paesane.

Kirsti lo guardò coi suoi occhi color dei laghi sami, adorandolo.

"Taxi?"

Annuì, con quel suo fare ingenuo, ma con una luce particolare nello sguardo.

Il cameriere informò che il taxi li avrebbe aspettati dall'altra parte, al traghetto.

Le cinse la vita, e sentì che gli si abbandonava dolcemente, serena.

Pochi minuti e furono in albergo. Il vestito di Renzo era già tornato nell'armadio, stirato alla perfezione.

Kirsti si lasciò cadere nell'accogliente poltrona.

"Ti dispiace usare il bagno prima tu?"

"Nessun problema."

Non ci mise molto, apparve nel suo pigiama estivo, con calzoncini corti.

Kirsti era in piedi, dietro il balcone. Si voltò.

"Aspettami a letto."

Si sentì qualche rumore, dal bagno. Renzo era supino, guardando verso la porta dalla quale sarebbe apparsa la ragazza. Eccola, con una vaporosa e cortissima camicia da notte. Meno di un velo. Controluce. Radiosa. Chiuse la porta del bagno e si avvicinò al letto. Lentamente. Si girò, come a cercare qualcosa, certo per farsi ammirare, per accendere ancor più il desiderio di Renzo. Tolse la camicia, si inginocchiò, sdraiò. Gli sussurrò nell'orecchio.

"Spegni la luce, amore."

Il sole, non ancora molto alto sull'orizzonte, penetrava attraverso gli interstizi degli avvolgibili non completamente abbassati, andando a formare delle righe luminose sul letto dove stava la coppia.

Renzo era sul fianco, con la testa sollevata, poggiata sulla mano aperta, e carezzava con lo sguardo la incantevole perfezione della ragazza. Dormiva supina, con le labbra socchiuse, il volto sereno, rilassato, le braccia e le gambe appena allargate. L'oro dei capelli, il rosa della pelle, gli eccitanti riccioli color del grano che ornavano il pube, erano impreziositi da strisce di sole. Allungò la mano, con le dita sfiorò quel corpo seducente, del quale aveva conosciuto tepore, palpiti, abbandoni. Sentì la turgidità dei piccoli capezzoli, ciliegine rosa su colline dorate, scese all'ombelico, s'avventurò nella foresta incantata... Sentì travolgente il desiderio di adagiare il capo su quella soave morbidezza, e con la massima cautela, per non svegliare la ragazza, vi posò la guancia.

Kirsti pareva dormire. Forse sognava. Gli mise la mano sulla testa, e accolse voluttuosamente i piccoli baci che la lambivano sempre più insistentemente.

Renzo prese a baciarla dappertutto, sul ventre, il seno, la gola, gli occhi. Fu sopra lei, in lei. Deliziosa armonia di dolcezza e passione, tenerezza e voluttà, delicatezza e ardore, confluenti nell'unisono d'un appagante supremo godimento.

Ancora ansante, Kirsti volle rifugiarsi tra le sue braccia, per sentirsi abbracciata, posseduta e protetta.

Con rammarico dovette, un certo momento, rinunciare a quell'incantevole contatto che le faceva sentire quanto Renzo la desiderasse, ancora. Gli lanciò un bacio con la mano, corse nel bagno, chiuse la porta.

Renzo si stiracchiò, andò ad alzare la serranda, sbirciò la spiaggia. V'erano già bagnanti, sulla riva, sulle sdraie, in mare, e qualche barchetta al largo.

Andò dietro la porta.

"Kirsti, faccio portare la colazione?"

"Si, abbondante, e con molta frutta."

Andò al telefono e chiese di portare quello che Kirsti desiderava.

Si aprì la porta del bagno, s'udì lo scrosciare della doccia. Lui vagava per la camera. Accese il televisore.

Apparve la ragazza, radiosa, avvolta nel lenzuolino.

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