Kirsti

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Renzo lo guardò, sornione.

"Papà, voglio sperare che sia solo un apprezzamento artistico il tuo..."

"Soprattutto, figlio mio."

Kirsti era rivolta verso Rodolfo, un po' rossa in viso, e questo colorito ne esaltava lo splendore.

"Grazie, professore. Il suo giudizio è particolarmente generoso. Non credo di meritare tanto."

"Molto di più, molto di più. E poiché io sono anche abituato a ravvisare il carattere delle persone attraverso la propria espressione, la propria felicità, non posso che compiacermi con mio figlio per aver avuto la fortuna, più che la abilità, di incontrare una donna come te. Benvenuta tra noi. E adesso, a casa. Ci vuole qualcosa di fresco."

Entrarono tutti, mentre Mariella si accingeva a trasportare nella dependance le valige dei due giovani.

Brindarono con una deliziosa spuma frizzante, invenzione di Renata, a base di succo di arance e di spumante.

Dopo qualche cordiale scambio di battute, Rodolfo osservò che, sicuramente, i ragazzi volevano rinfrescarsi un po', dopo il viaggio. Ricordava che, come al solito, la cena sarebbe stata servita alle otto. Lui sarebbe tornato dall'altra parte dell'edificio, nel suo studio, a cercare di finire alcuni cartoni, con gli occhi pieni della nuova bellezza che aveva incontrato.

Nella fresca e accogliente camera da letto della dependance, Kirsti abbracciò Renzo, gli poggiò la testa sul petto.

"Lo sai, tesoro, che questa nordica che viene dalla terra dei ghiacci è commossa per l'accoglienza dei tuoi?"

"A parte che tu sei tutt'altro che di ghiaccio, e ne sono felice, non c'è ghiaccio che resista al calore e non c'è maggior calore di quello che si sprigiona dall'affetto, e tu lo meriti, amore mio."

La baciò a lungo, teneramente.

"Quanto conti di andare dai miei, prof?"

"Tra una decina di giorni. Domani mi informo sui voli."

"So tutto, in proposito. Con la Finnair, da Roma alle 12,10, si arriva a Helsinki alle 16,40; un rapido girò in città, per fartela conoscere e ripartiamo alle 20,10 per giungere a Rovaniemi alle 21,30."

"Sei un orario perfetto, la Finnair potrà utilizzarti."

"Già lo fa, sono la sua consigliera per il turismo dall'Italia."

Kirsti, intanto, s'era denudata, e andava aprendo le valige e sistemando tutto nell'armadio, nel comò, sulla toletta, nel bagno.

Renzo s'era seduto, sulla vecchia e comoda poltrona, e ne ammirava le eleganti movenze, il sussultare del seno e, quando si chinava, la seducente visione, ora non offuscata da inutili stoffe, di quello che l'aveva attratto, quel giorno, mentre lei, china, ammirava le sculture della fontana.

"Vieni qui."

Le tese la mano, l'attirò sulle sue ginocchia, cominciò a baciarla, a carezzarla, dappertutto. Si fermò tra i morbidi riccioli del pube, sussurrandole all'orecchio che andava mordicchiando delicatamente.

"Il mio scrigno dorato."

"Per un prezioso diamante."

"Sorgente deliziosa."

"Per dissetarti."

"Coppa invitante."

"Per la tua inebriante ambrosia."

"Guaina seducente."

Gladio balsamico."

La fece alzare e voltare verso di lui.

"Amazzone voluttuosa."

"Corsiero focoso."

Teneri avvii verso la conclusione appassionata che solo l'ora della cena interruppe loro malgrado.

La conversazione durante la cena fu un incrociarsi di domande e risposte per conoscersi meglio, ma sembrava più un approfondimento che un sapere cose nuove. Del resto, Renzo aveva tanto parlato a Kirsti della sua famiglia e di Kirsti alla famiglia.

Rodolfo seguiva tutto con attenzione.

"Renzo, hai saputo più nulla di come sia stata accolta la conclusione della tua ricerca sugli antiparassitari che hai brevettato?"

Kirsti intervenne, interessata.

"Hai scoperto nuovi antiparassitari?"

"Si, non te ne ho accennato perché non so come sia stato accettato il mio lavoro dal gruppo multinazionale al quale ho inviato il mio lavoro. Attendo una risposta da un momento all'altro?"

La ragazza lo guardava ammirata.

"Professore, sapevo che eri bravo ma non delle tue brillanti ricerche."

Alla parola 'professore', anche Rodolfo aveva alzato la testa.

Kristi sorrise.

Mi scusi, professor Rodolfo, avevo dimenticato che ero circondata da tanti docenti, sa io sono ancora discente...

Rodolfo scosse allegramente la testa. Si rivolse a Kristi.

"Renzo ha messo a punto un preparato che ha una percentuale trascurabile di tossicità per le piante, mentre distrugge totalmente i parassiti che le danneggiano. I vantaggi economici sono immensi. E' qualcosa che farà epoca."

Kristi fissava adorante Renzo che aveva assunto un'aria alquanto impacciata.

"Non esageriamo, è un prodotto di grande interesse, certo, ma finora non so come sia stato accolto da chi dovrebbe essere interessato all'utilizzo. Attendo fiducioso."

L'attesa non fu lunga. Due giorni dopo, ricevette una e-mail in cui lo si invitava ad incontrare, allo Sheraton Golf di Roma, il chairman dello scientific committee della International Agrarian Co., IACO, Mr. Perry sarebbe stato accompagnato dal suo assistente con full powers conferitigli dal Board of directors. L'appuntamento era per il venerdì successivo.

Kirsti gli disse che lo avrebbe aspettato, ansiosa, nella villa. Avrebbe letto uno dei tanti importanti libri che erano nella biblioteca dell'old professor.

Mr Perry, simpatico e cordiale, entrò subito in argomento. La IACO era interessata al prodotto messo a punto da Renzo, chiedeva l'esclusiva per il mondo intero, per dieci anni, con opzione per il rinnovo, ed offriva a Renzo di entrare a far parte del Comitato Scientifico, senza che ciò potesse interferire con le attività del professor Riccardi, e un fee annuo di trecentomila dollari iniziali, aumentabili del dieci per cento ogni dodici mesi. La IACO era disposta a corrispondere un 'golden hello', premio d'ingresso, di trecentomila dollari. Rstava inteso che spese di viaggio e soggiorno per partecipare ai lavori del Comitato Scientifico, sarebbero state a carico della IACO. Perry aveva il contratto, pronto per la firma, sia in italiano che in inglese, entrambi i testi avrebbero avuto lo stesso valore e, per qualsiasi ragione, il foro competente sarebbe stato quello della parte attrice.

Mr Perry chiedeva a Renzo se avesse domande od obiezioni.

Renzo disse che conosceva bene la IACO, e ne seguiva con interesse l' attività. Lui avrebbe firmato d'impeto, ma ritenne opportuno chiedere di poter leggere attentamente i contratti, anche con l'assistenza della sua assistente, Kirsti, che tra l'altro era la sua fidanzata. Sarebbe tornato nel tardo pomeriggio, se Mr Perry era d'accordo.

"OK Mr.Riccardi, sarei lieti di avere a cena lei e la sua assistente. Se giungerà un po' prima, potrà parlarmi della nostra offerta. Diciamo alle 6 p.m.?"

"D'accordo, a più tardi."

Renzo prese la cartellina che gli veniva tesa e s'avviò al parcheggio. Si fermò vicino l'auto, telefonò a Kirsti, le disse che era sulla via del ritorno, le avrebbe raccontato tutto, presto, e che le notizie erano abbastanza buone. La pregava di avvertire di ciò i genitori, e si raccomandava per un pranzo molto leggero.

Guidò senza fretta, l'autostrada che da Fiumicino andava in città, il raccordo anulare, la solita Appia, la via dei laghi. Kirsti era sulla veranda, all'ombra, con un libro sulle ginocchia, senza staccare gli occhi dal cancello. Sul dondolo, Rosa leggeva una rivista. Non appena vide la macchina di Renzo, si alzò di scatto e scese i due gradini, aspettando che l'auto si fermasse accanto a lei. Lo baciò con trasporto, gli si mise sottobraccio.

"Allora?"

"Sediamoci, ti dirò tutto."

Poggiò giacca e cravatta su una sedia.

"Dov'è papà?"

"E' andato all'Accademia, sta per tornare."

"Renata?"

"Con l'old professor."

"Devo andare un momento in camera, torno subito."

Si alzò, si voltò alla ragazza.

"Kirsti, mi accompagni, per favore?"

Entrarono nella dependance, non appena in camera Renzo le prese le mani e la guardò negli occhi.

"Prima di qualsiasi cosa, di dire nulla, desidero farti una domanda e avere una risposta, possibilmente immediata."

Lo guardava sorridente, dolcemente.

"Kirsti, vuoi sposarmi?"

"E me lo domandi? Io non desidero che essere la tua donna, la tua compagna, per tutta la vita."

La baciò con dolcezza.

"Andiamo."

Tornarono sulla veranda. Sedettero ai posti di prima, dove Renzo aveva lasciato borsa, giacca e cravatta.

"Mamma, vuoi venire?"

"Non disturbo?"

Renzo la guardò ironicamente.

"Non fare l'ingenua. Vieni qua. Ci sono novità."

Rosa li raggiunse, trascinando il dondolo. Sedette a fianco a Kirsti.

Renzo le guardava, prendendo tempo, stimolandone la curiosità

Le donne, però, stavano al giuoco.

"Ho incontrato una specie di plenipotenziario, e capo del comitato scientifico, della IACO, che sarebbe..."

E si dilungò a parlare della società, dell'importanza, della solidità finanziaria...

"Sembra che il mio lavoro sia stato apprezzato, mi hanno fatto delle proposte, io mi sono riservato di dare una risposta dopo averle attentamente esaminate."

Prese la borsa che aveva messo sulla sedia, aprì, tirò fuori la copia in inglese.

"Le proposte sono in questo contratto. Se le accetto dovrei firmarlo."

Si fermò, osservando la reazione delle due donne.

Kirsti lo guardava, divertita, Rosa cominciava ad averne abbastanza di quella manfrina.

Con lentezza esasperante, Renzo espose i termini del contratto.

Kirsti aveva sbarrato gli occhi. A Rosa sembrava non aver compreso bene il tutto.

"Scusa, Renzo, seguiteresti la carriera universitaria, se non ho capito male."

"Certo mamma. E questo mi assicura la cattedra a Roma."

"E ti corrisponderebbero trecentomila dollari ogni anno... che sarebbero?"

"Un po' più di trecentomila euro."

"Cioè molte volte il tuo stipendio di docente."

"Esatto."

"E, una cifra analoga te la darebbero solo perché accetti. come mai?"

"E' una specie di premio d'ingaggio, è l'abitudine di alcune società USA per assicurarsi un management qualificato."

Rosa guardava ora Kristi ora il figlio. I due giovani si tenevano per mano.

"Quando lo saprà tuo padre ne resterà impressionato."

Rodolfo, invece, ascoltò con la massima calma. Si voltò verso il figlio.

"Lo sapevo che avresti fatto grandi cose, Renzo. E questo non è che l'inizio."

Renata non stava in sé dalla gioia.

Rodolfo disse che la sera avrebbero dovuto brindare in modo solenne.

Renzò si scusò. Dovevano rimandare i festeggiamenti all'indomani, e con un pranzo principesco, nel miglior locale di Roma. Lui doveva tornare da Mr Perry, per la firma. Era stato invitato a cena. Anche Kirsti sarebbe andata con lui.

Kirsti lo guardò, sorpresa.

"Io?"

"Sei la mia assistente, e, come ho detto agli americani, anche la mia fiancée."

***

4

Mr Perry li attendeva nella saletta riservata, quella che dava sul 'green', dalla quale si scorgeva il ponticello di legno che abbelliva il parco.

Li accolse con cordialità, si dichiarò incantato da Kirsti.

La firma li impegnò per pochi minuti, ognuno conservò una copia del contratto bilingue. Mr Perry, trasse dalla cartella un assegno di seicentomila dollari.

"E' il 'golden hello' e il primo anno di fee, dear Renzo. Benvenuto a bordo, e non dimenticare che mi chiamo Don. Adesso dobbiamo fare qualche foto, ripeteremo la cerimonia della firma."

Entrarono due fotografi, vari scatti: cerimonia della firma, i protagonisti insieme, singolarmente, la coppia Renzo-Kirsti.

Don era sempre sorridente.

"Ti prego di non sottovalutare, dear Renzo, la clausola che si riferisce a tue conferenze, articoli, pubblicazioni, od altro, che riguardino l'oggetto del nostro accordo. E' logico che ogni eventuale provento sia di tua sola competenza, ma dovremo sempre intenderci preliminarmente sul contenuto di tuoi interventi in proposito. Del resto, saremo soprattutto noi a curare incontri, un po' in tutto il mondo, e pubblicazioni."

Si volse alla ragazza.

"Andiamo a cena, Kirsti. Brinderemo con lo champagne."

Era il punto di svolta nella vita di Renzo, e di Kirsti.

Mentre tornavano a casa, Kirsti, che aveva appena assaggiato lo champagne, era molto seria, silenziosa. Renzo la osservava attentamente.

"Qualcosa non va?"

"Niente, amore. Pensavo che sarà bene versare subito in banca l'assegno, possibilmente una banca multinazionale, e investire una parte della somma in azioni della

IACO."

Le mise una mano sulla gamba.

"Sei una preziosa assistente, evidenzi sempre un ammirevole e ponderato equilibrio, anche quanto l'entusiasmo potrebbe distrarre. Brava, grazie. Domattina andremo insieme alla DB."

***

Il Direttore della DB fu molto gentile. Approvò l'acquisto di azioni IACO, un ottimo titolo, quotato nelle maggiori borse di tutto il mondo. C'erano sussurri (unconfirmed reports) che avrebbe potuto lievitare. Accettò l'idea di Kirsti, metà in azioni e l'altra, almeno per il momento, su un conto da aprire all'estero, preferibilmente su Frankfurt, ma operabile anche da altri Paesi.

Renzo chiese che del conto e del deposito titoli fosse rappresentante Kirsti. La cosa era possibilissima, ma per dovere d'ufficio doveva informare che il potere di rappresentanza cessa al momento di decesso del titolare.

"Non è il suo caso, professor Riccardi, devo sempre dirlo."

Renzo sorrise. Kirsti era serissima.

"Potresti farti rappresentare da Renata, tua sorella."

"Non è la mia assistente e tanto meno sarà mia moglie."

Finì in allegria. Il Direttore chiamò sull'intercomunicante un collaboratore per incaricarlo di predisporre i documenti necessari per le operazioni.

"Se non sono indiscreto, professor Riccardi, lei cosa insegna?"

"Chimica agraria ed entomologia con particolare riferimento a tutto ciò che è dannoso per le piante. L'assegno che le ho consegnato deriva dalla mia collaborazione con la IACO."

"Ritengo che sia un contributo molto importante il suo. Ha anche altre consulenze?"

"Qualcuna, sempre in materia."

"Le sa già, ritengo, che la nostra banca opera anche in USA, e su di essa può contare. Le sarà fornita una ICC, international company card, valevole in tutto il mondo e che funge anche come carta di credito."

Era tornato l'impiegato con le carte da firmare.

Piccoli adempimenti che richiesero anche la trascrizione di documenti di riconoscimento. Kirsti aveva il suo passaporto.

Il direttore li accompagnò all'uscita, li salutò cordialmente.

Per muoversi liberamente, avevano lasciato l'auto in una rimessa nei pressi di San Giovanni, e avevano preso il taxi.

Erano nel centro della città, in Via del Tritone.

"Che ne diresti di fare due passi, fino a piazza Barberini, e prendere qualcosa all'Olimpo, il roof garden del Bernini Bristol? Credo proprio che ci voglia."

"Lo credo anche io. Andiamo."

Si avviarono lentamente, tra i molti turisti che affollavano la via. Le vetrine non richiamavano l'attenzione di Kristi. Erano sereni, in volto, tuttavia assorti in chissà quali pensieri. Superarono via Quattro Fontane, all'angolo opposto attraversarono la strada ed entrarono nel fresco del Bernini. L'ascensore li portò all'Olimpo, il bar da quale si godeva un'ottima vista.

Sedettero ad un tavolo dal quale si dominava la piazza con la Fontana e la via, fino al Palazzo Chigi.

"Siamo nell'Olimpo, Kirsti. Ce lo meritiamo. E' il luogo degli dei, e noi possiamo certo considerarcene all'altezza."

Chiesero due 'mimose', al cameriere che era andato a riceverli.

"Perché hai voluto che fosse la tua rappresentante?"

Lo guardava, con aria turbata.

Le prese la mano.

"Sorridi, piccola. E' una cosa transitoria, tra qualche mese non servirà più."

"Cioè?"

"Non sei del paese di Babbo Natale?"

"Scusa, Renzo, sono seria. Cosa penseranno i tuoi?"

"Io sono più serio di te, ma si da il caso che confidi nei doni di Santa Claus."

"Per favore..."

"Prima di dirti l'esito dell'incontro con Perry, ti ho chiesto se volevi sposarmi. Ricordi cosa mi hai risposto?"

"Che ne sono entusiasta, non avresti dovuto neanche domandarmelo."

"Appunto. Il regalo che attendo è quello che, prima di Natale, tu accetti di andare in una chiesa, al Campidoglio, dovunque tu voglia, e diventare mia moglie a tutti gli effetti. Quindi, niente rappresentanza in banca, ma piena comunione, in tutto e per tutto, anche nei beni, oltre che nel bene."

Lo guardò con una strana espressione, tenera e amorosa.

"Sei sempre imprevedibile. Ma certo che desidero diventare tua moglie, con qualsiasi rito, in qualunque modo."

"I miei, malgrado assumano atteggiamenti da liberi pensatori, gradirebbero certamente, specie mia madre, il matrimonio cattolico, ma tu sei luterana..."

"Io so che il Codice di Diritto Canonico regola i cosiddetti 'matrimoni misti'. Sono pronta ad osservare tutte le condizioni che mi saranno richieste. Non considerarmi un apostata. E' che per te farei qualsiasi cosa, ... specie ora che stai per affermarti così brillantemente."

Queste ultime parole furono pronunciate furbescamente, mentre gli stringeva la mano.

Lui rispose sullo stesso tono.

"Lo sapevo che sei una bassa calcolatrice, sin dalla prima pizza margherita, quella prima volta. Ricordi?"

"Ricordo tutte le nostre 'prime volte', sono incancellabili in me, nella mente e nel cuore."

"Piuttosto, come accoglieranno, i tuoi, il tuo matrimonio con uno straniero?"

"A parte che, sono certa, saranno felici della mia felicità, da noi la interferenza delle famiglie, in proposito, è quasi inesistente. Ma quando ci andremo?"

"Tra pochi giorni. Adesso dobbiamo darci da fare per una casetta tutta nostra. Che ne diresti se ne trovassimo una, anche noi, sulla via dei laghi?"

"Incantevole posizione. Vicini ai tuoi ma divisi. L'ideale."

"Vicini al nido e all'asilo che curano le suore."

Kirsti scosse teneramente il capo.

"Ma non sono care le case, dove dici tu?"

"Con le prospettive per almeno i prossimi dieci anni, possiamo dare un congruo anticipo e assumere l'impegno di saldare il tutto in breve tempo. Avremo molto da fare. Anche per i mobili, l'arredamento..."

"Ci aiuteranno i tuoi, per scegliere?"

"Vorrei che tutto fosse di nostro gusto. Saremo noi a viverci."

"Sei contento, pensi alla grande, come un vero ricco."

"Kirsti, ho il mio stipendio, le consulenze, e cinque volte tanto dalla IACO!"

"Tesoro, com'è bello il tuo entusiasmo."

"Ma questa è solo una piccola parte."

"Piccola parte?"

"Si, bambina. Ho te, la vera ricchezza, il vero bene prezioso... il mio scrigno d'oro...! Sai che facciamo? Pranziamo qui e poi torniamo a casa, a... riposare."

Mancava qualche centinaio di metri per giungere a casa. Sul verde cancello d'un grazioso e moderno edificio seminascosto tra gli alberi, c'era un cartello. 'In vendita'. E un numero telefonico. Il destino seguitava ad essere favorevole.

Prenotarono il volo per Rovaniemi. Kirsti avvertì i suoi. Renzo voleva andare allo Scandic Hotel, per essere liberi. Kirsti disse che almeno la prima sera dovevano accettare l'ospitalità della sua famiglia. Ma certo, avrebbero dormito insieme, nessun problema. Lo abbracciò, felice, e pensò a qualcosa da portare in dono.

Il proprietario della villa in vendita disse che prima di parlare di prezzo od altro, sarebbe stato bene che loro la visitassero. L'indomani, sabato, si sarebbe fatto trovare sul luogo alle dieci. Certo, conosceva bene, di nome, i Riccardi, quelli della villa 'ERRE', e sarebbe stato lietissimo di vendere a uno della famiglia.

L'ingegner Rosi li attendeva in giardino. Non giovanissimo, ma d'aspetto sportivo. Li accolse cortesemente. Lui aveva progettato e costruito quella villa, ma l'aveva abitata molto poco, dato che la sua attività professionale lo tratteneva a Milano per la maggior parte del tempo. Tra l'altro, era scapolo, e gli spiaceva veder inutilizzata quella residenza che aveva realizzato con tanto entusiasmo. La visita fu accurata e lunga. Ottime condizioni murarie e degli impianti. Aria condizionata in ogni ambiente, fresca d'estate e calda d'inverno. Acqua, elettricità e metano a norma. Giardino ben tenuto, comoda e ampia rimessa. Grazioso locale seminterrato per hobbies od altro. Per il prezzo, era sicuro che si sarebbero messi d'accordo. Ci teneva, sentimentalmente, che quella costruzione non finisse a chi non avrebbe saputo apprezzarla. Aveva rifiutato molte offerte. Avrebbe fatto una piccola riduzione sul valore di mercato, e le modalità sarebbero state stabilite di comune accordo. Concordarono su 775.000 euro, di cui 175.000 alla stipula e quattro rate annuali di 150.000. L'appuntamento dal notaio per il martedì successivo.