Kirsti

Informazioni sulla Storia
The most important woman he loved.
15.9k parole
3.4
10.2k
00
Storia non ha tag
Condividi questa Storia

Dimensione del Font

Dimensione Carattere Predefinita

Font Spaziatura

Predefinito Font Spaziatura

Font Face

Carattere Predefinito

Tema di Lettura

Tema Predefinito (Bianco)
Devi Login o Registrati per salvare la tua personalizzazione nel tuo profilo Literotica.
BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui
ULISSE
ULISSE
18 Seguaci

La Fontana Maggiore è al centro della Piazza IV Novembre, tra la Cattedrale e il Palazzo Comunale. La vedi subito, venendo da Corso Vannucci. Intorno c'è sempre gente. Anche perché è un punto di incontro. E c'è sempre qualcuno che ammira, interessato o semplicemente curioso, i rilievi delle ventiquattro facce della vasca inferiore, dove sono rappresentazioni bibliche e simboliche, attribuite a Nicola Pisano, architetto e scultore di origine pugliese.

Quello che attrasse Renzo fu un ben diverso rilievo, la protuberante rotondità armonica che una ragazza, curva a guardare i rilievi, offriva generosamente ai suoi occhi. Il tessuto elastico e aderente ne evidenziava ogni particolare, la fantasia completava il tutto, ma c'era ben poco da immaginare. Era evidente cosa non si nascondeva in quei sottilissimi stretchy pants. La fortunata detentrice di quelle grazie si alzò. Il resto era addirittura migliore. La generosità della maglietta non era da meno. Sembrava che gliela avessero applicata con lo spray. Il volto perfetto, incorniciato da capelli lunghi, biondissimi, della lucentezza del platino. Si girò, incontrò lo sguardo di Renzo, gli sorrise. Renzo non si lasciò sfuggire il momento.

"Do you speak english?"

Il sorriso della ragazza si allargò, mettendo in mostra piccoli candidi denti tra due deliziose labbra naturalmente rosse.

"Si, ma parlo italiano. Sono qui proprio per perfezionarlo."

Renzo tirò un sospiro di sollievo.

"Ti interessa la fontana?"

"Certo, è molto bella, devo tornare col necessario per fare qualche schizzo."

"Disegni?"

"Un po', ma solo per hobby."

"Altrimenti?"

"Storia dell'arte, una delle materie che hanno importanza per il mio futuro."

"Che sarebbe?"

"Troppo lungo. Devo andare, mi aspettano alla pensione. Se ci incontreremo ancora te lo dirò."

"Incontriamoci, allora, dipende da noi. Mi chiamo Renzo. Che me diresti di un gelato al caffè Centrale?"

"Si può fare."

"Più tardi? Alle tre? Come ti chiami."

"Kirsti, va bene alle tre."

"Kirsti?"

"E' un nome Sami."

Prese a volo l'autobus che stava ripartendo dalla fermata.

***

Fu puntualissima.

Scese dal bus e s'avviò al caffè. Renzo la guardava dalla vetrina. Camminava con un leggero ondeggiare, come fluttuando sulle onde, c'era qualcosa di sportivo nell'incedere, ma nel contempo era elegantissima. Senza dire del sex appeal di quelle forme mozzafiato. Era cambiato solo il colore di quello che indossava. Scorse subito Renzo, gli sorrise, lo salutò con la mano, entrò e andò a sedere al tavolo dov'era il giovane.

"Sei in perfetto orario."

"Sempre, è una forma elementare di educazione."

"Cosa gradisci?"

"Un bel gelato, d'accordo, ma ognuno paga la propria consumazione. OK?"

"Ottima scelta il gelato, ma non è nelle mie abitudini far pagare la consumazione quando ho invitato io. OK?"

Il sorriso era incantevole.

"OK, italiano prepotente, OK."

"A proposito, mi hai detto che sei Sami, cioè?"

"Sami o Sabme. Cioè Lappone."

"Non si dice Suomi?"

"Suomi è la Finlandia. Io mi chiamo Kirsti Pallto, come la scrittrice, lappone anche lei, che ha scritto 'Lega la mia renna' dove racconta le solitudini e disagi della mia terra."

C'era un lieve velo di tristezza nel volto, che la rendeva ancora più bella.

Si avvicinò il cameriere.

Kirsti ordinò un gelato di frutta, a condizione che non contenesse sostanze sintetiche o artificiali. Il cameriere le assicurò che erano prodotti artigianali, fatti solo con frutta e sciroppi naturali.

Kirsti spiegò a Renzo, che la guardava interrogativamente.

"Noi siamo gente semplice, che vive a diretto contatto della natura. Siamo, come dire, dei naturisti. Preferiamo alimenti non manipolati, abbigliamento non elaborato, complicato, fino ad abolirlo del tutto, quando è possibile. Riconosciamo alla natura la capacità di sanare le malattie, la vis medicatrix naturae, come diceva Ippocrate. Le nostre divinità primitive erano la fantastica personificazione della realtà e dei processi naturali."

Renzo la fissava, ammirato.

"Sono veramente sorpreso della tua perfetta conoscenza della mia lingua ed anche del latino."

Kirsti assunse un'aria furbesca.

"Il fratello di mia madre ha sposato una donna italiana, toscana, studiosa di lettere antiche. Vivevamo nella stessa casa. Dato che erano una coppia senza figli, sono stata educata anche da loro, soprattutto da loro, da zia Flora. Con lei parlavo solo in italiano, ho studiato anche sui suoi libri, leggevo autori italiani e testi classici. Sono ancora fortemente legata a lei, e ogni volta che ho potuto sono corsa in Italia."

"Hai detto che sei portata al naturismo, anche al nudismo?"

"E una delle massime espressione di vita essenziale. Sentire il proprio corpo a diretto contatto della natura, carezzato dal sole, cullato dalle onde, ristorato dal fresco del prato... Peccato che nel mio paese ciò sia possibile solo poche volte. Vengo in Italia anche per questo."

"Scusa, ma non ti senti a disagio a girare nuda?"

"Perché, si sentono a disagio i fiori che sono vestiti solo di petali, o gli alberi di foglie, o gli altri esseri viventi che mostrano solo la loro pelle? E' la malizia che fa pensare al vergogna. Fu dopo aver peccato che gli abitanti dell'Eden si accorsero d'essere nudi e si vergognarono."

"Sei cattolica?"

"No, Luterana, ma non molto praticante. Te l'ho detto, sono per la natura, per il sole, per le stelle, la luna, il vento, la pioggia, la neve, i monti, i fiumi, i laghi, il mare..."

"Romantica?"

"Dobbiamo Intenderci sul cosa intendiamo per romantica. Che si ispira al romanticismo?

Si se lo si intende caratterizzato prevalentemente dal ripudio delle regole e degli schemi in nome della spontaneità e della libera creatività dell'individuo, dall'esaltazione del sentimento e dell'istinto, dalla rivalutazione delle religioni positive, dal culto della tradizione e delle peculiarità nazionali.

Vi sono, comunque, differenze nel romanticismo, non credo che possano considerarsi uguali il romanticismo del Leopardi, con quello di Carlo Alberto, o di Schelling, o definire romanticismo ogni inclinazione al sentimentalismo languido e all'evasione fantastica.

In filosofia, Romanticismo filosofico è l'espressione usata per designare nel suo complesso l'idealismo classico tedesco, e in particolare il pensiero di Fichte, di Schelling e di Hegel, caratterizzato dalla pretesa di svolgere il "vero" significato della rivoluzione kantiana, dalla consacrazione filosofica della tradizione e della storia e dalla concezione almeno tendenzialmente monistica della realtà.

Per la sua stessa complessità e per la vastità dell'area che investe, non è possibile stringere nel giro di una definizione il significato del termine Romanticismo e connotare tutte le implicazioni di gusto, di sensibilità, di orientamento intellettuale che ne arricchiscono la risonanza.

Renzo la guardava sbalordito. Lei se ne accorse.

"Ti annoio?"

"Tutt'altro, è la più bella e sintetica dissertazione sul Romanticismo che abbia mai udito, e che mi interessi tanto."

"Non prendermi in giro."

Davvero, sono sorpreso e ammirato. Sei imprevedibile. M'ero scioccamente limitato ad ammirare la tua armonica bellezza, il tuo fascino, la tua avvenenza. Ti prego, parla ancora, è bello ascoltarti."

"Sincero?"

"Sincerissimo."

"L'hai voluto tu."

Il cameriere li interruppe, servendo due straordinari gelati, con tanto di cialde.

Renzo disse che, in ogni caso, desiderava ancora conoscere i pensiero di Kirsti sul Romanticismo.

Il gelato era ottimo, la ragazza lo assaporava golosamente, lasciandolo sciogliere lentamente in bocca.

"Tu, piuttosto, non mi hai ancora detto che cosa fai."

"Insegno agrochimica ed entomologia."

"Sei un prof!"

"Ebbene si, sono associato, presso la facoltà di Agraria, e mi interesso di ricerche sugli insetti nocivi all'agricoltura."

"Non immaginavo che tu fossi prof, sei così giovane. Sembri più uno studente."

"Grazie per il complimento, ma tra qualche giorno compio i miei trentatrè."

"Comunque sei un docente giovanissimo. E non è un complimento, sono incapace di farne, è solo una constatazione. Mi sento un po' in imbarazzo, ora che so chi sei."

"Motivo?"

"Non so. Li vedo sempre così distaccati i professori, tu, invece..."

"Invece?"

"... mia fai sentire perfettamente a mio agio."

"Non vedo perché non dovrebbe essere così. Perché sono troppo vecchio?"

"Ma che vecchio!"

"Tu sei una bambina, però."

"Se consideri bambina una di vent'anni..."

"In un certo senso si, anche se sei così brava, così matura nel pensiero, così dotata di brillante intelligenza analitica, valutativa, espositiva."

"Giudizio lusinghiero, non meritato, e detto con terminologia chiaramente accademica. Professionalità sempre presente, vero?"

"Adesso sei tu che mi prendi in giro. Vuoi dirmi ancora qualcosa sul Romanticismo?"

"Alla prossima sessione, professore. Se ci sarà."

"Perché dubitativa?"

Fece un profondo sospiro, con espressione non più allegra come prima. Alzò le spalle.

"Mah!"

"Tu che programmi hai per il tuo avvenire?"

"Tanti, ma uno in particolare. Approfondire storia dell'arte, italiano, e operare nel campo del turismo, o cose del genere. Ho una piccola collaborazione con Finnair e SAS, per programmi di viaggi in Scandinavia, soprattutto in Lapponia. Tornare per qualche tempo nella mia Rovaniemi, nel Lapin, alla confluenza dell'Ounasjoki e del Kemijoki. E' un importante mercato di pellicce. Sai, in inverno la temperatura scende a molti gradi sotto lo zero. Ma io voglio bene alla mia città che durante la seconda guerra mondiale fu al centro del conflitto russo-tedesco-finlandese; rimase distrutta nel 1944. Oggi è una frequentata stazione turistica e di sport invernali. Andrò spesso a Oulu, a circa duecento chilometri, per l'Università.

Quello che considero un po' un sogno, è poter lavorare presso la nostra Ambasciata di Roma, nel campo degli scambi culturali italo-finnici."

"Sono certo che ci riuscirai."

"Grazie per l'augurio."

"Non è un semplice voto ed è più che un presagio: una certezza."

"Grazie."

"Volevo, poi, tornare sul tuo 'mah', scettico. Proprio perché insegno all'università, ti seguo nel tuo campo. Non c'è mai una sola sessione, e tu non hai terminato la tua esposizione, quindi devi tornare!"

"Quando, professore?"

"Quanto prima."

"Sempre qui?"

"Dove vuoi. Hai detto che sei a pensione, quindi non credo sia quello il posto più adatto. Io vivo in un piccolo appartamento in una villetta nei pressi della facoltà."

"Solo?"

"Solissimo, da buon 'single'."

"Ah!"

"Altra considerazione espressa con una esclamazione. E' correlata al 'mah'?"

Kirsti rise di cuore.

"E' il mio modo di esprimere incredulità, dubbi, indecisioni."

"Che ne diresti di andare al cinema? C' un film in prima visione."

"Ho visto le locandine, deve essere interessante."

"A che ora devi essere in pensione?"

"Sono liberissima. Non ho orario. Ho la chiave. Se non torno per la cena la mia amica Inge mi porta qualcosa nella camera che divide con me. E' una svedese con la quale vado molto d'accordo. Frequenta l'università per stranieri, l'ultimo anno."

"Cosa dici per il cinema, 'ah' o 'mah'?"

"Piantala, professore, se mi provochi sono portata a risponderti a tono."

"Rispondi."

"Andiamo al cine. Mi sembra che sia un po' lontano da qui. Prendiamo il bus?"

"Se vuoi che lasciamo qui la mia auto, prendiamo il bus."

"Mi stai canzonando, vedo che ti piace farlo."

"Sei molto lontana da quello che penso. Sto scherzando un po', cosa che non mi accade spesso, perché mi piace la tua compagnia. Ti conosco solo da qualche ora ma mi sembra di conoscerti da sempre. Ho tredici anni più di te, ma ti avverto particolarmente vicina, non sono studente da tempo immemorabile, ma mi sento preso da una gioia goliardica."

"Sai che è bello quello che dici? Sono lieta di provocare in te simili sensazioni. Anche io, devo riconoscerlo, non mi accorgo della diversa età, della differenza del nostro vivere quotidiano."

Tese la mano, attraverso il tavolino, guardandolo con profonda dolcezza. Occhi incantevoli, come i laghi della Lapponia.

Renzo chiamò il cameriere, pagò, rivolse lo sguardo alla ragazza. Kirsti si alzò, si avviò alla porta. L'auto era dall'altra parte della strada. Una decappottabile amaranto, con hard top. Vi si avvicinarono.

"E' questa?"

"Si."

La ragazza vi girò intorno, esaminandone i minimi particolari.

"Ti piace?"

"Per me è un dream car. Non sono mai salita su una Alfa. E' bellissima. Tenuta benissimo. E' nuova?"

"Alcuni mesi."

Renzo fece scattare l'apertura degli sportelli, aprì quello dalla parte del marciapiede, fece salire Kirsti, richiuse lo sportello, andò dal lato opposto, sedette al volante.

Kirsti guardava intorno, visibilmente ammirata, compiaciuta.

Peccato che il cine non sia, poi, tanto distante. Arriveremo subito.

"Se vuoi, facciamo prima un giretto. Andiamo allo spettacolo successivo."

"Puoi?"

"Certo. Allaccia la cintura di sicurezza."

Si avviò lentamente, scendendo verso Ponte San Giovanni, poi prese la strada per Santa Maria degli Angeli. I limiti di velocità e il traffico non consentivano di mostrare le brillanti doti dell'auto, ma Kirsti contemplava il panorama, osservava le auto che incrociavano, che sorpassavano, con un espressione di felicità fanciullesca nel volto. Sembrava volesse battere le mani. Ogni tanto guardava Renzo, sorridendogli.

Renzo tratteneva a difficoltà il forte desiderio di abbracciarla, di carezzarla, di metterle la mano sulla gamba. Temeva di guastare tutto, di compromettere la breve gita, di non poterla avere accanto a sé, al cine.

Erano a Santa Maria degli Angeli. Si fermarono vicino a un bar.

"Possiamo entrare?"

Kirsti non sapeva come chiamarlo. Professore? Le sembrava allontanarlo. Renzo? Lo considerava troppo intimo. Perché intimo? Lui si chiamava Renzo. Non conosceva neppure il cognome!

"Certo, andiamo. Hai mai visitato la chiesa, la Porziuncola?"

"Si, una volta."

Vicino al bar, un negozio di souvenir esponeva alcune guide del luogo. Una era molto nota agli studiosi, era una pubblicazione che poteva considerarsi professionale. Renzo l'acquistò, la consegnò a Kirst.

"Grazie. E' questa premura che distingue gli Italiani. Qualche Italiano. Devi firmarla, però."

"Quando usciremo andremo al bar e ti farò ... la dedica. Ti piacciono gli Italiani?"

"Non la metterei così. Una persona non mi piace per nazionalità o razza, per quello che è, per come si comporta, per le sue qualità."

"Per il suo sex appeal."

"Certo non guasta, ma non è al primo posto. Il comportamento e l'intelligenza sono essenziali. Non deve essere una persona bruttissima, però."

Non si capiva se era sincera o scherzava. Il volto e il tono della voce erano seri.

La visita fu abbastanza lunga e minuziosa. Ogni tanto Kirsti sussurrava qualche commento nell'orecchio di Renzo. Per essergli vicino gli si mise sotto braccio, trasmettendogli il tepore del suo giovane e incantevole corpo.

Al bar scelse un frullato di frutta. Anche Renzo.

Kirsti gli porse il libro che le aveva regalato.

Lui lo aprì, scrisse qualcosa, lo restituì alla ragazza.

Se vedendo un angelo significa essere in paradiso, oggi, vedendo te, Kirsti, ho conosciuto il paradiso. Renzo Seguiva la data

Kirsti lesse, si porse verso lui, lo baciò sulla guancia.

Renzo la guardò, senza parlare.

"Se vogliamo andare al cine è ora di muoverci."

"OK."

Ripercorsero la strada verso la città. Kirsti aveva perduto l'aria sbarazzina, era pensosa, assorta. Renzo la guardava di sfuggita, di tanto in tanto.

"Un penny per i tuoi pensieri, bambina."

Lei assentì col capo, sempre guardando la strada. Gli occhi le brillavano, i lunghi capelli biondi-platino avevano riflessi metallici al sole che andava tramontando.

"Sei preoccupata per quello che dovrai dirmi ancora sul Romanticismo?"

Alzò le spalle, strinse le labbra.

"Scherzo, bambina. Ma voglio che tu sia allegra. C'è qualcosa che non va? Desideri tornare alla pensione?"

Lei scosse prontamente il capo, con decisione. Allungò la sua piccola mano e la mise su quella di lui, sul volante.

Forse stava sbagliando, pensava, ma Renzo le sembrava il suo complemento e completamento naturale. Lei era sempre controllata e cauta in ogni scelta e decisione, e fino a quel momento non se ne era mai pentita. Perché avrebbe sbagliato proprio adesso? Anche Renzo aveva riconosciuto che sapeva condurre una analisi obiettiva e serena e trarne conclusioni equilibrate. Non era alla ricerca d'una avventura con un latin lover di turno. Del resto Renzo non dava l'impressione di essere uno che ci prova. Si comportava da persona seria e prudente. Era la prima volta che si sentiva protetta, difesa, sostenuta. Non era la falena attratta dalla fiamma che l'avrebbe bruciata. Renzo era il tepore di un riparo sicuro, la carezzevole e soffice coltre che l'avvolgeva deliziosamente.

Erano giunti al cinema.

La sala non era molto piena. I posti assegnati erano ottimi. Si dominava tutto intorno, e si aveva la piena visione del grande schermo. Le poltrone comode, confortevoli. Si spense la luce. Kirsti prese la mano di Renzo e la accompagnò in modo che l'uomo la cingesse, gli posò il capo sulla spalla, quasi rannicchiandosi. Apprezzò che non le avesse subito esplorato il petto. Le carezzava teneramente il braccio. Era piacevole sentirlo così. Se ne sentiva teneramente attratta. Gli prese ancora la mano e la portò sul suo capezzolo turgido. Gradì il lieve muoversi che le dava i brividi. Sensazioni mai provate.

All'uscita, ormai, era sera.

"Ti è piaciuto il film, bambina?"

Sorrise deliziosamente.

"Non lo so. M'è venuta fame, credo che devo andare alla pensione. Dov'è che posso prendere il bus?"

"Che ne diresti d'una cenetta in un localino caratteristico?"

"Fanno la pizza?"

"Ti piace?"

"Ne vado matta."

"La fanno benissimo, espressa e cotta a legna."

"Splendido. Hanno anche della buona birra?"

"Alla spina."

Tornò la ragazza allegra di prima.

"Andiamo."

"E' giù, non lontano dalla mia Facoltà. Forza, in auto."

In pochi minuti raggiunsero il ristorante indicato da Renzo. Sembrava l'ingresso dove un tempo si fermavano le diligenze per il cambio dei cavalli e per il ristoro dei passeggeri. L'interno era arredato in armonia con l'entrata, senza gli eccessi che spesso, falsano la sobria realtà del tempo al quale vogliono richiamarsi. Un uomo in tenuta da cameriere li accolse con amabile cordialità.

"Buona sera professor Riccardi."

Kirsti conobbe, finalmente, il cognome di Renzo.

"Buona sera Bruno. Kirsti, lui è il proprietario del locale, che qualche volta si degna anche di servire a tavola. Se ti affidi a lui, però, gusti cose delicate e deliziose."

Kirsti gli sorrise tendendogli la mano.

"Non dia retta al professore, signorina, io sono sempre al suo servizio. Come adesso, del resto. Un tavolino tranquillo?"

"Certo, Bruno. Kirsti vuole assaggiare la pizza che prepara il suo pizzaiolo che, a quanto sostiene, è proprio di Napoli, e per di più di porta Alba, dove, specie anni fa, si facevano le migliori pizze d'Italia."

"Voi, invece, professore, potrete gustare quella che 'oggi' è l'unica vera pizza napoletana, con prodotti di quella terra, lavorati come si faceva un tempo. Prego, accomodatevi. Mando subito Mario."

Li accompagnò in un angolino appartato. Dopo poco giunse Mario, al quale ordinarono due 'margherite' e due grandi di 'bionda originale'.

Kirsti guardava intorno, compiaciuta.

Bruno aveva perfettamente ragione, le pizze erano deliziose, la birra, fredda al punto giusto, di ottima qualità.

ULISSE
ULISSE
18 Seguaci