I Am Superior To You

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Pamela alzò lo sguardo per vedere il volto della rivale. Monica sorrideva malignamente, mentre cercava di spingere ulteriormente la mano dell'avversaria. La donna caucasica poteva immaginare ciò che pensava la rivale.

"Vai giù! Cedi! Cedi! Perdi come la donna inferiore che sei!"

Pamela sapeva che la bellezza d'ebano pensava quelle parole, mentre la sua mano spingeva di nuovo la sua.

Il banco si avvicinava sempre di più, e il braccio di Pam bruciava incredibilmente. Alla fine, avrebbe perso? Avrebbe perso di nuovo? Avrebbe perso... contro questa donna?

"No! Io sono meglio di lei!" pensò di colpo la bellezza bianca.

Con rinnovata forza, Pam iniziò a riconquistare terreno. Monica grugnì rumorosamente, perdendo il suo sorriso, mentre vedeva la sua mano tornare indietro.

"N-No..." sussurrò tra gli sforzi la bellezza d'ebano, mentre spingeva la sua gamba verso l'esterno per avere più leva.

Ma la sua mano aveva superato la posizione iniziale ed iniziava a scendere verso la sconfitta. Sentiva i muscoli bruciare, ormai al limite. La sua mano sembrava come precipitare verso il banco, spinta dalla mano bianca della rivale.

"No!" grugnì Pamela di colpo.

La sua mano si arrestò di colpo, bloccata da un'improvvisa spinta da parte della donna di colore. Provò a spingersi in avanti, sollevando il suo seno dal banco nel farlo, ma presto tornò a schiacciarlo contro il campo, capendo che un cambio di posizione l'avrebbe solo svantaggiata.

Mancava poco alla vittoria della bellezza bianca, e Monica bloccò la sua mano con uno sforzo disperato. Entrambe le bellezze stringevano i denti mentre cercavano di vincere le ultime resistenze della donna di fronte a loro. Il sudore si era fatto vivo sulle loro fronti ed iniziava a scendere sui loro visi paonazzi per lo sforzo.

Pamela guardò la rivale, voleva vedere la sua disperazione nel sapere che ora era lei in vantaggio. Ma dopo aver visto che la bellezza d'ebano aveva gli occhi incollati sulle loro mani, la sua attenzione fu catturata da una goccia di sudore iniziare a scendere dal collo fino ad arrivare sull'enorme seno appoggiato sul banco. La goccia sparì nella profonda scollatura di quelle montagne scure, sotto lo sguardo di Pam che si ricordava la sensazione della sua mano su una di quelle enormi mammelle.

Pam grugnì di nuovo quando la sua mano iniziò a venire spinta indietro, e nonostante gli sforzi, non riusciva ad impiegare più forza nel braccio. Monica strinse i denti più che poteva, stava compiendo un'impresa disperata. Ma quando la sua mano si fermò nuovamente, dopo aver ripreso poco terreno, capì il guaio in cui si trovava. La bellezza d'ebano cercò nel profondo una forza che non aveva, non le era rimasto nulla. Fu il turno di Monica a sentire l'ansia della sconfitta. Pam lo vedeva chiaramente il senso di disagio nei suoi occhi, e capì di poter vincere. Strinse i denti mentre cercò disperatamente di spingere ancora una volta la mano nera della rivale. Monica iniziò a grugnire frequentemente, mentre la sua mano iniziava nuovamente a scendere lentamente. Monica gettò uno sguardo in avanti, catturato nuovamente dal seno sudato della giovane donna, prima di incrociare lo sguardo avido dell'avversaria. La bellezza d'ebano scambiò uno sguardo sofferente con la rivale. Non aveva più forza. Pamela sorrise, quando sentì la mano della donna di colore toccare il banco.

La bellezza bianca lasciò subito la mano avversaria, iniziando a massaggiare il polso ed il braccio con cui aveva combattuto. Anche Monica faceva lo stesso, ma la delusione nei suoi occhi aveva rabbuiato il suo viso. Pam sorrise quando capì di aver vinto. Tirò fuori dalla borsetta rossa un fazzoletto con cui si asciugò il sudore sulla fronte, rimettendosi in sesto.

"Ora sai chi è più forte" disse Pam alzandosi "O l'avevi capito già quest'estate?" finì la donna uscendo dalla porta.

Monica si morse il labbro. Aveva perso. Era sicura di vincere, ma quella donna l'aveva battuta al suo stesso gioco. Aveva voluto troppo in poco tempo. Era colpa sua.

Pam uscì dall'aula chiudendosi la porta alle spalle. Nonostante tutto, aveva ancora del tempo a disposizione prima dell'inizio della prossima lezione. Mentre si dirigeva verso la sala professori, un suo collega attirò la sua attenzione chiamandola. A quanto pare, il preside voleva vedere lei e la donna con cui aveva da poco lottato. Immaginava già il motivo.

"Certo, ci andrò subito. La Collins dovrebbe essere in quella stanza laggiù. È un po' giù di corda" sorrise innocentemente prima di dirigersi da Paul.

Monica entrò nell'ufficio del preside pochi minuti dopo. Pam era già seduta su una delle due sedie ad aspettarla, insieme al giovane uomo che l'accolse con un sorriso.

"Oh, splendido! Anche la signorina Collins è arrivata. Prego, si sieda" invitò l'uomo.

Monica si sedette titubante, dando una rapida occhiata alla donna rivale che rimase fissa a guardare davanti a sé, con un mezzo sorrisetto. La bellezza d'ebano sapeva a cosa era dovuto quel sorriso, e la cosa gli diede fastidio.

"Voleva vedersi, signor preside?" chiese la donna di colore.

"Oh, chiamatemi Paul. E sì, volevo vedere entrambe" iniziò il preside, alzandosi dalla sedia e camminando per la stanza, senza abbandonare il campo visivo delle donne "Mi sono giunte voci alquanto sgradevoli sul vostro comportamento a scuola. E questo va contro il principio con cui voglio costruire la realtà di questa scuola. Capite? Tutto gira attorno al corretto comportamento delle persone, dagli alunni agli insegnanti. Ma se questo rapporto non c'è, è ovvio che la realtà che sogno non può realizzarsi... Ora, mi potete dire cosa sta succedendo?" chiese infine il preside, senza perdere nemmeno lontanamente il suo tono tranquillo.

"Una realtà perfetta contaminata dalla presenza di una negra" rispose di getto Pam. "Una macchia nera su un foglio bianco. Ecco cosa succede"

Monica si girò di scatto verso la donna. Come osava? Davanti al preside poi.

"Oh, signorina Carter. Al giorno d'oggi ognuno è libero di poter pensare ciò che vuole, anche di essere razzisti. Ma se la signorina Collins è qui, è perché sa il fatto suo, non crede? Quindi perché non vi chiedete scusa a vicenda per qualsiasi cosa abbiate l'una contro l'altra, e la finiamo qui... per favore?" intervenne subito Paul.

Nessuna delle due donne rispose. Pamela non aveva intenzione di chiedere scusa alla rivale dato che non era lei quella sbagliata. Ad un certo punto, Monica sospirò.

"Credo non c'è ne sia bisogno... Paul. Non posso che continuare a convivere con questa società in cui il razzismo è all'ordine del giorno. Se la signorina Carter pensa di essere migliore perché il colore della sua pelle è diverso dal mio... Beh, lascerò che continui a pensarlo. Il mio lavoro è un altro, dopotutto" rispose Monica.

Le sue parole colpirono Pam in pieno. Dal punto di vista del preside, Monica si era dimostrata attaccata al suo lavoro, scegliendo di superare le ostilità verso la collega. Ma la bellezza bianca sapeva cosa voleva dire in realtà quella donna.

"Sei talmente inferiore, che le tue parole non mi scalfiscono nemmeno"

Pamela ribolliva di rabbia, seduta sulla sedia, fissando le sue gambe. Monica era stata chiara. Era lei la migliore. Nonostante la sconfitta, rimaneva lei la migliore. No, non era vero. Pam sapeva di essere superiore a quella donna. E doveva trovare il modo per dimostrarlo.

"Bene! Se è tutto a posto, posso lasciarvi andare" disse Paul guardando le due donne, aspettando il loro consenso "Inoltre, vi comunico che per questo weekend la scuola rimarrà chiusa, quindi non servirà che voi veniate"

Eccolo lì. Al termine delle parole del preside, Pam capì cosa andava fatto. La donna di colore voleva vedere chi era la migliore? L'avrebbe scoperto a sue spese.

Qualche minuto dopo, la giovane donna stava flirtando con il custode. Il suo piano era semplice, ottenere le chiavi della scuola. E il povero malcapitato non poté fare a meno di cadere nella trappola di quella vedova nera. Cinque minuti dopo, il custode aveva ottenuto il miglior bacio della sua vita, mentre Pam aveva l'occorrente per il suo piano.

C'erano ancora del tempo prima della fine della scuola, e nonostante le parole del preside le due donne continuarono con la faida di insulti. Pamela continuò ad istigare la donna di colore durante le pause insieme ai vari colleghi, non capendo come una persona del genere possa davvero insegnare qualcosa.

"Probabilmente viene da un paese povero, o magari scappa da casa sua perché suo marito l'ha lasciata. Non vedo come possa aiutare ad aumentare il prestigio di questa scuola!"

Ogni volta, le parole della giovane donna veniva sentite dalla controparte, data la sua presenza nella stessa stanza.

E viceversa, Monica iniziò a rispondere alle provocazioni. Durante le lezioni, alcuni studenti avevano chiesto a Monica se le voci su di lei e la sig.na Carter erano vere. Lei non aveva nemmeno pensato a smentirle. Aveva risposto che Pam era semplicemente una donna che crede di essere qualcuno ma alla fine è solamente una fallita.

"Beh, chiamarla donna sarebbe un insulto a tutte le donne del mondo. È capace solo ad abbaiare e scodinzolare con gli uomini. E credo che nemmeno le donne di strada si vestano in quel modo. Incomincio a chiedermi se è in questa scuola per merito intellettuale... o pratico"

Le parole veniva poi girate di classe in classe, fino all'orecchio dell'interessata. Entrambe le donne fumavano di rabbia nel sapere di venire screditata dall'altra donna. Ma il fatto che il preside sapesse aveva limitato i loro movimento. Presto, la situazione sarebbe stata risolta.

Ormai la scuola era finita, e non rimaneva che tornare a casa. Monica prese le sue cose dalla sala insegnanti ed uscì dalla scuola. Era una delle ultime persone ad uscire, come ogni volta. Ha sempre pensato che uscire allo scoccare della fine del turno lavorativo fosse una cosa stupida e poco professionale. Si diresse verso la sua berlina bianca, e mentre cercava le chiavi nella borsa nera trovò qualcosa di inaspettato: un biglietto. Aprendolo, non servì molto tempo per capire chi era il mittente.

"Cara sig.na Collins,

Lei e la sua brutta faccia

è stata invitata a risolvere la questione

una volta per tutte.

Il luogo dell'incontro sarà la palestra della St. Mark School, prenotata per questa domenica.

L'aspetterò con ansia,

o è così tanto codarda da scappare?

P.S. Preparati. Non avrò pietà.

Firmato,

La tua padrona"

Nonostante lo stile di scrittura simile ad un invito di matrimonio, era una chiara dichiarazione di guerra. Monica alzò lo sguardo appena sentì il rombo del motore della macchina di Pam abbandonare il parcheggio. La bellezza d'ebano la guardò mentre si dileguava in lontananza.

"Sarai tu a chiedere pietà..." pensò.

Il sabato passò in maniera davvero lenta. Entrambe le donne rimasero a casa, cancellando ogni impegno. Pam saltò la sua consueta lezione di yoga, con il suo istruttore innamorato perso di lei, mentre Monica evitò di andare alla conferenza che si sarebbe tenuta poco lontano da lei. Nessuna delle due aveva voglia di uscire, poiché il pensiero di cosa le avesse attese il domani.

Pam non riusciva a stare ferma, continuando a camminare per la stanza mentre guardava i vestiti nell'armadio. Un enorme quantitativo di colori e tagli diversi erano appesi o piegati all'interno di quello piccolo spazio ristretto. Era ansiosa ed euforica allo stesso tempo, e voleva essere perfetta per quando avrebbe spaccato la faccia a quella donna. Sorrise al solo pensiero di graffiare la carne nera delle gambe toniche della cagna, mentre si dimenava impotente sotto di lei.

Monica aveva lo stesso problema. Aveva già bevuto due tisane per cercare di calmarsi, ma il costante martellare nel petto non la lasciava riposare. Cosa avrebbe indossato quando avrebbe dominato la donna che odiava tanto? I suoi pensieri oscillavano tra il non pensarci e l'immaginare il come lei avrebbe portato quella vacca per la palestra, trascinandola per i capelli. Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso immaginando le urla della giovane mentre capiva di non poter fare nulla.

La notte arrivò quasi senza preavviso, ed entrambe si obbligarono ad andare a dormire. Dovevano essere nel pieno della loro forza, o non avrebbero goduto abbastanza della loro vittoria.

La scuola era incredibilmente silenziosa quella domenica. L'unico rumore che poteva sentire Monica erano i suoi passi nei lunghi corridoi del piano terra. La donna aveva indossato uno dei suoi classici vestiti di quando veniva a scuola, mentre il suo vero abito per la lotta era nella borsa a tracolla che si era portata dietro. Il cuore le martellava nel petto dal primo momento che aveva varcato la porta d'ingresso della scuola, aprendola senza problemi, segno che la sua nemica era già arrivata. Ed ora, davanti alla scritta "Palestra", capì che lei e la lotta che avrebbe inciso sulla sua vita erano separate da una singola porta di legno. Deglutì, prima di aprire la porta ed entrare nel campo da battaglia.

"Quella puttana" pensò amaramente Pam, mentre apriva la porta principale con le chiavi del custode.

Era arrivata per prima, e si rincuorò nel sapere che la negra non era ancora arrivata. Il rumore dei tacchi risuonavano nell'aria mentre l'abito bianco di Pam svolazzava ad ogni passo. Era uno dei suoi vestiti migliori, con cui aveva fatto girare la testa di molti uomini. E non avrebbe rischiato di rovinarlo per quella megera. Aveva portato con sé un altro indumento per la lotta, e lo teneva comodamente nella borsa.

Entrò nell'enorme palestra, ed il rumore dei suoi passi riecheggiò ancora si più mentre si avvicinava al centro. Posò la borsa, e preparò il campo. Sapeva esattamente dove prendere il tappetino usato per il corso di lotta libera, e dopo averli posizionati, iniziò a guardare l'ora sempre più impazientemente.

"Quella puttana" pensò "Come osa farmi aspettare?"

Ma la porta della palestra continuava a rimanere chiusa.

Dopo alcuni minuti, Pam sbuffò.

"Avrà avuto paura. È sicuramente così" cercò di convincersi.

Era la risposta più ovvia. La donna di colore aveva capito di non poter competere con lei e così non si è presentata. La giovane sorrise, anche se amaramente. Non era la vittoria che si aspettava. Ma quando afferrò la borsa per andarsene, la porta si aprì, facendola sussultare. Monica era arrivata.

La bellezza d'ebano individuò subito la donna rivale al centro della stanza. Con sguardo ricolmo d'odio e con passo deciso, raggiunse il centro della palestra, attenta a non salire sul tappetino. Pam era dall'altro lato.

"E così hai portato la tua vecchia faccia qui. Pensavo fossi più intelligente" iniziò la giovane.

"Per un attimo ho pensato di non venire, dato che non avevo nulla da dimostrare. Ma poi ho capito che avevi bisogno di una lezione" rispose la donna di colore.

La bellezza bianca ringhiò. Quella donna aveva finito di fare la spavalda con lei.

"Cagna! Dopo che ti avrò fatto a pezzi, rimpiangerai il giorno in cui mi hai incontrata!" minacciò la giovane mentre faceva il giro del tappeto.

"Mi pare di aver già sentito questa frase, eppure sono ancora qui" rispose di rimando la bellezza d'ebano, facendo lo stesso.

I loro seni si scontrarono a metà strada, mentre le due donne mantennero il contatto visivo. I quei sguardi c'era odio, gelosia, rabbia, e nessuna delle due bellezze voleva nascondere ciò che provavano. Sentivano il calore reciproco, mentre qualcosa dentro di loro si muoveva. Il desiderio di affondare le mani nei capelli della donna davanti a sé, strappare la carne a morsi, dominare la rivale fino a farla arrendere in lacrime. Sentivano che era l'unico modo possibile per sentirsi bene, per sentirsi libere da quel senso di oppressione nel vedere una donna rivaleggiare con il loro corpo.

"Non vedo l'ora di spaccarti la faccia" sibilò Pam, spingendosi in avanti.

"Preparati perché ti prenderò a calci in culo" rispose Monica spingendo a sua volta.

Mantennero i loro corpi premuti insieme per qualche secondo, prima di dividersi silenziosamente. Pochi secondi erano tornate ai lati del tappeto, dove le loro borse attendevano. Dovevano prepararsi, cambiarsi d'abito, e l'avrebbero fatto lì. Con incredibile sorpresa di entrambe, tirarono fuori lo stesso indumento, anche se di colore diverso.

Il costume da bagno a pezzo unico di Pam era di un giallo acceso. La giovane l'aveva scelto per la sua elasticità e per la sensazione di avere una seconda pelle che ricopriva le sue curve favolose. Monica invece tirò fuori dalla borsa lo stesso costume ma di un verde smeraldo. Adorava il contrasto tra la sua pelle e quel colore acceso, senza contare la comodità nell'indossarlo senza preoccuparsi che il suo generoso seno lo strappasse.

Entrambe le donne guardarono con sospetto l'altra donna. Com'era possibile? Quante probabilità c'erano di scegliere lo stesso costume?

Sorrisero quando capirono che il destino giocava a loro favore. Combattere con lo stesso costume equivaleva a confrontare completamente i loro corpi. Quella casualità era diventata la loro unica fortuna. Potevano dimostrare alla rivale quale fosse il corpo migliore, dimostrandolo nello stesso medesimo costume.

Iniziò presto un lento spogliarello, con entrambe le donne intente a non guardare la rivale per nessun motivo. Ma la curiosità nel vedere il corpo completamente nudo della controparte era troppo forte, e Pam dovette arrendersi dopo pochi minuti. Il suo sguardo vagò rapidamente dal basso delle gambe toniche della donna d'ebano, soffermandosi sulla figa perfettamente rasata e salendo poi alla pancia piatta, terminando agli enormi meloni che pendevano verso il basso mentre la bellezza d'ebano infilava le gambe nel costume, tirandolo poi su fino ad indossarlo completamente. Il suo seno ballò per pochi secondi, stretto nel tessuto del costume che si tirava incredibilmente. Pam deglutì, sentendo improvvisamente la gola secca, e si accorse di aver iniziato ad ansimare senza apparente motivo.

Ma i sentimenti erano reciproci. Anche Monica non era riuscita a resistere alla tentazione di vedere quella giovane donna completamente nuda. Qualche secondo dopo aver iniziato a svestirsi, il suo sguardo vagò rapidamente sull'altra donna. Le gambe toniche, il grande e sensuale culo della rivale, salendo poi verso le grandi angurie della bellezza bianca, che si spingevano minacciose contro il tessuto.

Presto, entrambe le donne poterono vedere i capezzoli eretti dell'altra donna attraverso il costume. Era impossibile nasconderli. Era impossibile nascondere la loro eccitazione.

Rimasero lì, a fissarsi per un tempo infinito. L'aria fredda della palestra penetrava nei loro polmoni ogni volta che respiravano profondamente, cercando invano di nascondere il loro famelico ansimare. La bramosia del sentire il corpo dell'altra donna piegarsi contro il proprio le annebbiava la mente. Poi, senza nessun particolare segno reciproco, le donne salirono sul tappeto, fermandosi a pochi centimetri l'una dall'altra. Entrambe avevano sul viso una maschera di superbia e malizia, entrambe pensavano di essere migliori, nonostante la loro incredibile somiglianza. Una lotta fuori dal comune, una lotta per la consapevolezza di essere superiori. Dentro di loro poterono sentire l'odio ribollire sempre di più, mentre continuavano a fissarsi, usando tutta la loro forza di volontà nel non abbassare lo sguardo verso il corpo nemico.

"Brutta negra" sibilò Pam.

Come osava questa donna metterla in difficoltà? Lei che era sempre la migliore, la più sexy, la più desiderata.

"Ora basta!" urlò Monica.

Il commento razzista della donna normalmente non l'avrebbe nemmeno scalfita, ma quel giorno ogni cosa sembrava essere diventata più grande, più insopportabile. La sua mano si mosse veloce, e colpì in pieno viso la giovane donna davanti a lei. Pam si girò lentamente con la bocca spalancata per la sorpresa. Quella troia l'aveva appena colpita.