I Am Superior To You

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Scure in volto e con sguardo assassino, si avvicinarono velocemente. Nella loro testa immaginavano già di immergere le loro mani nei capelli e nel seno dell'altra donna, una combattente spinta dal fatto di essere sicura di vincere di nuovo e l'altra spinta da un desiderio di vendetta. Erano a pochi passi ormai quando la porta della sala studenti si aprì. Uscì un uomo alto, con una folta barba. Era vestito in maniera impeccabile, e superava di pochi centimetri entrambe le donne. Pamela e Monica si fermarono di colpo, sorprese da questo contrattempo. L'uomo si girò a guardare prima una e poi l'altra, prima di sorridere ad entrambe.

"Oh, voi dovreste essere le insegnanti che mancavano all'appello! Immagino la signora Collins e la signora Carter!" esclamò l'uomo, mostrando il suo sorriso magnetico.

"Signorina, prego" rispose Pamela, sorridendo di rimando.

Prese una buona vista di ciò che vedeva. Un uomo attraente dopotutto andava guardato. La donna caucasica decise che sarebbe stato suo.

"Signorina Collins, grazie" rispose Monica in maniera seria.

Il fascino di quello sconosciuto non aveva fatto effetto sulla donna di colore, ma Monica notò lo sguardo malizioso della rivale. Sarebbe stato divertente rubargli l'attenzione dell'uomo.

"E lei è?" chiese Monica, sorridendo.

"Il mio nome è Paul Galvani, il preside di questa scuola" rispose l'uomo con profondo orgoglio.

Un così giovane uomo preside di una scuola superiore sorprese entrambe le donne. Doveva avere delle doti nascoste, o non sarebbe stato lì.

"Prego, entrate! Vi offro il caffè"

Le due donne furono quasi obbligate a seguire il preside. Entrambe capirono che non potevano farsi male se c'era nelle vicinanze il loro datore di lavoro. Entrarono insieme nella stanza, bloccandosi per qualche secondo sulla porta.

"Mi scusi!" disse Monica, prima di spintonare indietro la donna caucasica ed entrare nella sala professori.

Pamela ringhiò sottovoce e la seguì.

I tre rimasero in un angolino, in disparte a parlare. La sala professori era quasi vuota, c'erano solo altre due persone oltre a loro.

Il preside continuò a parlare, chiedendo del più e del meno e facendole perdere tempo. Ad un certo punto, un cellulare prese a squillare. Paul chiese scusa e si allontanò dalle due donne per rispondere.

Sole, rimasero per qualche minuto in silenzio, facendo finta di nulla. Non erano sicure di poter parlare senza essere sentite dalle altre persone.

"Cosa cazzo ci fai qui?" rischiò Pamela, la sua voce era flebile ma abbastanza forte per far sentire la sua vicina.

"Tu cosa ci fai qui!" rispose Monica allo stesso modo.

Le due donne erano davvero vicine l'una all'altra. Chiunque delle due avrebbe potuto girarsi e tirare uno schiaffo all'altra.

"Questa è la mia scuola, negra. Non voglio una razza come te qui" l'insulto arrivò come una freccia.

"La tua scuola? Non mi pare si chiami Pamela Troia Carter" rispose Monica sussurrando.

"Come osi? Sei una razza inferiore, puoi al massimo farmi da schiava" Pamela non demordeva, continuando sulla linea del razzismo.

"Inferiore? Guardami. Sono superiore a te in tutto. Dovresti baciare dove cammino, stronza"

Lo scambio di insulti continuò ancora per pochi secondi, prima che il preside tornò vicino a loro. Fortunatamente, l'uomo era ancora al telefono e non poté sentire le parole delle donne.

"Mi vogliate scusare, ma era una telefonata urgente" si scusò Paul "Ora, visto che ci siamo presentati, mi posso congedare"

Paul baciò entrambe sulla mano, prima di girarsi. Pamela subito le afferrò il braccio.

"Aspetti!" disse con voce innocente la donna.

Il preside si girò con il suo enorme sorriso. "Mi può accompagnare all'aula di matematica. Sono così sbadata da non ricordarmi dove si trovi"

L'intenzione di Pamela era chiara: iniziare a flirtare con il preside. Magari l'avrebbe convinto a licenziare Monica.

I due abbandonarono la sala e, poco prima di uscire, Pamela si girò verso la rivale e quando fu sicura che nessuno a parte lei la guardasse, le fece il terzo dito. Monica ribolliva di rabbia. Quella donna stava superando il limite. Ma non poteva fare molto. Ora il suo unico obiettivo era il lavoro. Purtroppo per lei, Pamela non era dello stesso avviso.

Le prime settimane passarono, ed i momenti in cui le due donne erano effettivamente insieme si erano drasticamente ridotti. I loro incontri erano fugaci, e quasi ognuna cercava di ignorare l'altra, mentre altre volte le donne cercavano di rovinare la figura della rivale davanti ad altri professori

"Non capisco come possa andare in giro con quei capelli! Cos'è, halloween?" iniziò Pamela mentre sorseggiava una tazza di caffè.

Attorno a lei, un piccolo gruppo di professori, incantati dal suo fascino. La camicia bianca con dei fiori disegnati sopra lasciava intravedere la sua invitante scollatura, dove il ciondolo della sua collana si posava poco sopra al suo seno. I capelli raccolti in una sexy coda di cavallo, valorizzava i suoi lineamenti sicuri. Le sue labbra rosse si appoggiarono sensualmente alla tazza, facendo deglutire i molti che la guardavano e volavano con la fantasia. Dietro di lei, in disparte, Monica sentiva in silenzio i commenti della donna caucasica. Il suo tailleur e la gonna bianca le avvolgevano il corpo in maniera impeccabile, mentre la giacca nera le copriva le spalle. I suoi occhi tradivano il fastidio e l'astio per la donna che stava parlando.

E questo era solo uno dei momenti in cui la donna caucasica screditava la rivale d'ebano davanti agli altri professori. Così Monica iniziò a flirtare con il preside ogni volta che poteva, scoprendo che non le era così difficile dopo tutto. La sua bellezza ed il suo corpo erano le migliori armi che aveva, e sapeva come usarle. Ed ogni volta che poteva, Monica si faceva vedere dalla rivale mentre toccava il braccio del preside, sorrideva innocentemente o alzava il seno verso l'alto, sollevandolo con le braccia in maniera causale, aumentando la vista del suo seno per il giovane uomo. Pamela rosicava da lontano, mentre immaginava la donna di colore venire picchiata da lei.

Ormai la donna di colore era abituata ai costanti insulti da parte della rivale, ed aveva iniziate anche lei a screditare la donna caucasica, facendo leva sul razzismo nelle sue parole. Nella società moderna, il razzismo è sempre stato argomento di discussione, e anche questi episodi presto lo furono. I professori iniziarono a schierarsi, creando delle discrepanze nel disegno scolastico che Paul aveva immaginato. Non ci volle molto, prima che anche il preside sentì questi campanelli d'allarme.

Un giorno come tanti, Monica camminava tranquilla per i corridoi. Aveva appena finito l'ora di lezione, ed aveva un po' di tempo da dedicare a sé stessa prima di dover entrare in un'altra aula. Era immersa nei suoi pensieri, cercando di trovare gli argomenti della prossima lezione quando si sentì trascinata di colpo dietro una porta. La donna di colore venne fatta entrare con forza, e si ritrovò ad inciampare per non cadere. La porta dietro di lei si richiuse, e Pamela l'afferrò per le spalle appena la bellezza d'ebano si voltò di scatto. La donna caucasica la spinse fino al muro dall'altra parte, dato che Monica si ritrovò a cadere all'indietro. Il muro accolse la sua schiena senza preavviso, smorzandole il respiro.

"Pensi di essere una donna migliore di me? Eh? Pensi davvero di poter fare quel cazzo che vuoi?" iniziò Pamela con tono arrabbiato, nei suoi occhi un odio incredibile.

Il costante screditamento aveva portato la donna caucasica al limite, non abituata a non essere l'unica donna al centro dell'attenzione.

"Levami le mani..." iniziò a dire Monica prima di essere interrotta.

La donna di colore sgranò gli occhi quando sentì le labbra della rivale appoggiarsi alle sue. Sentì subito la sua lingua penetrare nella sua bocca e speronare la sua lingua. Non capì cosa stava succedendo, ma agì d'istinto. Premette in avanti ed iniziò a muovere la lingua. Le due donne rimasero bloccate in quel modo, mentre la battaglia infervorava nella loro bocca. Pamela voleva dimostrare alla rivale ed a sé stessa di essere la migliore, e pensò che dimostrare chi avesse una lingua più resistente fosse la scelta giusta. Monica capì velocemente l'intenzione della donna più giovane, sentendo la sua lingua muoversi ferocemente contro la sua. La sorpresa si trasformò in determinazione, e la donna di colore iniziò a rispondere al fuoco. La sua lingua iniziò a combattere con più veemenza, e tutto il terreno perso in partenza venne riconquistato con fatica, mentre le due combattenti si scambiavano sguardi di rabbia. Monica sentì i grugniti della donna caucasica ogni volta che la sua lingua riconquistava lo spazio nella sua bocca.

La bellezza d'ebano era riuscita a riportare lo scontro alla parità, ma sapeva di trovarsi in una situazione spinosa. Era con le spalle al muro, ed ogni via di fuga era bloccata. Pam spinse con più forza il suo corpo contro quella donna più anziana. Non era la prima volta che i loro corpi entravano in contatto, ma per la giovane donna era come sentire il peso ed il calore di Monica per la prima volta. Il suo seno andò contro quello della donna di colore, schiacciandosi insieme mentre Pam continuava a spingere in avanti, spostando una gamba tra quelle della rivale. Monica sentì una forte pressione sul suo petto, e cercò di spingere via la giovane donna afferrandole i fianchi e spingendola indietro. Appena si sentì la presa dell'avversaria, le mani della bellezza bianca si precipitarono verso gli artigli nemici. Afferrò i polsi della donna di colore e cercò di farle perdere la presa, senza successo. Le mani di Monica rimasero ancorate alla sua vita. Pam si sentiva venire spinta indietro, e stava facendo un po' di fatica a mantenere il loro bacio.

La bellezza bianca agì di colpo. Monica si sentì finalmente libera della pressione sul suo corpo, e quando sentì finalmente la libertà si preparò per fare un passo avanti, intenta a non interrompere il duello tra le loro lingue. Ma Pam era indietreggiata apposta. Appena le mani di Monica diminuirono la presa sui fianchi, la giovane velocemente le afferrò di nuovo e le sollevò verso l'alto, mentre si spingeva in avanti. Pam poté sentire la bocca dell'avversaria aprirsi per lo spavento mentre la schiena di Monica tornava a contatto con il muro con un tonfo.

Le due donne iniziarono a cercare le mani dell'altra donna, ed una volta trovate iniziarono a spingere in avanti. Ma la posizione vantaggiosa della giovane donna e la lotta su più fronti, le braccia di Monica vennero spinte all'indietro, prima di essere bloccate ai lati e poi abbassate lungo ai fianchi della donna.

Le loro lingue continuarono la lotta per il dominio tra le due bocche, scambiandosi colpi ricolmi di rabbia e saliva. Monica sentì la presa della rivale iniziare a perdere forza, mentre le lingue continuavano a spingersi e strusciarsi tra loro. I grugniti iniziarono a venire da entrambe le donne, ma una di loro stava iniziando a sentire la sua lingua sempre più stanca. La donna d'ebano colse l'occasione al volo, e rovesciò la situazione. Staccò la sua bocca da quella dell'altra donna, e quando vide lo sguardo sorpreso e contrario di Pamela, la donna d'ebano la trascinò al suo fianco, facendola sbattere contro il muro. Subito le fu davanti, e prima che la donna caucasica potesse agire, Monica spinse la sua lingua nella bocca di Pamela, come la rivale aveva prima fatto con lei. La donna caucasica si ritrovò bloccata contro la parete, mentre la sua lingua tornava a lottare contro quella rivale. Ma c'era qualcosa di diverso, ed ora entrambe le donne lo avvertivano. La lingua di Monica iniziò a spingere sempre di più quella di Pamela, che iniziava ad avere meno impeto.

Con la situazione capovolta, Pam si sentì intrappolata dall'odiata rivale. Sentiva la gamba di Monica strusciarsi contro il suo inguine, mentre la fermezza dei loro seni veniva messa alla prova poco sotto alla loro battaglia con le lingue.

"Possibile che le tette di questa negra siano così sode?" pensò Pam mentre allungava le mani.

Con la mano libera, riuscì a sganciare i primi due bottoni della camicia dell'avversaria ed afferrò il seno sinistro della bellezza d'ebano, stringendolo e torcendolo nel reggiseno. Sentì la sua fermezza, la sua perfetta consistenza. Era incredibilmente simile al suo seno. Com'era possibile?

Monica sentì subito l'invasione della mano della giovane donna. Che fosse una tattica? Non aveva tempo per pensare, doveva agire. Con la mano libera imitò la rivale. Pam aveva la canotta ormai fuori dalla gonna, e questo permise a Monica di far passare la mano sotto il vestito ed afferrare il seno della giovane direttamente nel reggiseno. La bellezza bianca sgranò gli occhi appena sentì l'improvviso calore provocato dalla presa dell'avversaria. Monica stava sentendo la fermezza dei suoi seni così come aveva fatto lei. La bellezza d'ebano non credette a ciò che sentiva. Il seno di quella donna era incredibilmente sodo, la sua pelle era davvero liscia e giurava di sentire il capezzolo della donna gonfiarsi sempre di più.

Preso entrambe le donne iniziarono ad eccitarsi, toccandosi più delicatamente di prima. Sentivano la mano avversaria accarezzare il loro seno tramite il reggiseno, mentre si scambiavano un lungo bacio infinito. Fu Monica a ritornare alla realtà per prima.

Presto, la bellezza d'ebano aveva preso il controllo della bocca della bellezza caucasica, che ora guardava spaventata la rivale. Per Monica, quella vista era pura goduria. Stava dominando la lingua della donna che diceva di esserle superiore e che aveva commesso l'errore di sfidarla. Pamela cercò di indietreggiare e staccarsi dal bacio ormai unilaterale, ma Monica fu rapida e le afferrò la testa, tirandola a sé. Pam fece lo stesso, spinta dall'impeto dell'avversaria.

La donna di colore combatte con più veemenza contro una lingua ormai sconfitta, mentre negli occhi di Pamela vedeva la paura della sconfitta. La donna caucasica riprovava e riprovava a recuperare terreno, spingendo in avanti la lingua, ma durante ogni prova di forza tra le loro lingue, veniva sempre ricacciata indietro o spinta di lato. Una lacrima rigò la guancia della donna bianca, mentre anche l'ultimo tentativo di ribalta veniva distrutto dalla rivale. Monica stava godendo come non mai. Un pugno contro lo stomaco segnò la vittoria della donna d'ebano. Pamela sentì un forte dolore, e spalancò la bocca cercando di urlare, ma la bellezza d'ebano riuscì a coprire completamente la bocca della donna, in maniera tale da non far uscire alcun suono. Allontanandosi, permise alla donna bianca di lasciarsi cadere a terra, stringendo il suo stomaco mentre le lacrime scendevano dal viso. Monica la guardava dall'alto, sorridendo. Si sentiva potente, e in qualche modo aveva ottenuto la sua vendetta per quest'estate... o almeno una parte. La bellezza d'ebano sentì di non aver ancora raggiunto il suo obiettivo. Voleva di più.

"Sei solo una lurida puttana..." iniziò Monica "Volevi capire chi era la migliore? Ora lo sai"

La donna di colore si sistemò i vestiti, lisciandoli e ritornando ad avere il suo aspetto serio. Poi si diresse verso la porta, mentre Pamela rimase seduta a terra a guardarla in cagnesco.

"Non finisce qui" sussurrò la donna bianca, abbassando lo sguardo.

"No, non finisce qui" assicuro Monica, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Il silenzio scese di colpo all'interno della stanza, dove Pamela continuò a morire dentro per la sconfitta.

Passarono circa due giorni, raggiungendo infine il venerdì. Pamela si era da poco ripresa dalla precedente sconfitta, tornando a fare commenti poco apprezzabili alla sua controparte, ricevendo le risposte dalla donna di colore in maniera analoga. A volte erano voci tra professori, altre sentiva proprio gli insulti dalla donna. Pamela odiava quella donna, ed odiava il sentirsi minacciata dalla sua presenza. I flirt con il preside proseguivano, ma sentiva di essere ancora lontana dal raggiungere il suo obiettivo. Ed è pensando ciò che venne trascinata dentro un'aula vuota. Sapeva cosa stava succedendo, d'altronde anche lei l'aveva fatto. Monica chiuse la porta dietro di loro, mentre la donna caucasica di girava a fronteggiare la rivale. Le due donne rimasero immobili a guardarsi, senza muovere un muscolo. La bellezza d'ebano sorrise nel vedere la rivale sulla difensiva. La sua vittoria aveva segnato l'ego di quella donna. E sempre sorridendo, si sedette sulla sedia più vicina, invitando la donna a fare altrettanto. Pamela la guardò con sospetto, prima di accettare l'invito. Si sedette sulla sedia davanti a quella della donna di colore. In mezzo a loro, solo un banco di scuola.

Dopo pochi secondi, Monica si sollevò la manica della maglia che portava fin oltre al gomito, prima di posare il braccio sopra al banco. Pamela la guardò mentre la rivale la stava sfidando ad una prova di forza. Vedendo che la donna caucasica non si era mossa, Monica sorrise maliziosa.

"Cosa c'è, signorina Carter? Non avrà mica paura?" insinuò la bellezza d'ebano.

Pamela ringhiò a bassa voce, prima di appoggiare il suo braccio sopra al banco. La canotta nera lasciava scoperta le sue meravigliose braccia.

Attimi di trepidazione mentre le donne osservavano le loro mani così vicine. Sapevano che nel momento in cui avrebbero afferrato la mano dell'altra donna, avrebbero spinto con tutte le loro forze. Si scambiarono sguardi colmi di ansia e rabbia, entrambe aspettavano la mossa dell'altra come se sperassero che una delle due si tirasse indietro. Ma la consapevolezza del fatto che nessuna delle due si sarebbe arresa prima di combattere.

Allo stesso momento, afferrarono decise la mano dell'altra donna ed iniziarono a spingere con tutta la loro forza. I palmi delle mani vennero pressati insieme, diventando bianchi per l'enorme quantitativo di forza esercitata. Sin da subito, le donne iniziarono a grugnire per lo sforzo. Ogni volta che cercavano di spingere il braccio della rivale, sentivano come se stessero spingendo un muro di mattoni, nonostante i loro sforzi le loro mani rimanevano perfettamente al centro, senza che nessuna delle due riuscisse a spingere indietro la mano avversaria. Di tanto in tanto, le due donne si scambiavano sguardi veloci, mentre stringevano i denti, prima di tornare a concentrarsi sulla prova di forza. Speravano di vedere un segno di debolezza negli occhi della rivale, ma era ancora troppo presto.

I minuti passavano, ma per le due donne sembravano ore. I muscoli delle braccia iniziarono lentamente a bruciare, ma lo stallo rimaneva.

"Possibile che siamo alla pari?" pensò la donna di colore mentre grugniva dallo sforzo,

Vedeva i muscoli della bellezza bianca tesi come una corda di violino mentre lottavano contro i suoi. Possibile che fossero allo stesso livello?

Anche Pamela aveva pensieri analoghi, chiedendosi come fosse possibile che una donna più anziana di lei avesse così tanta resistenza e forza. Le mani iniziarono a tremare, seguiti poi dalle braccia, e dopo un minuto finalmente lo stallo fu rotto. Il braccio di Pam sembrò cedere per un millesimo di secondo, e le mani ebbero uno scossone. Ora Monica era in vantaggio di posizione.

"Cazzo!" grugnì Pam mentre tornò a spingere di nuovo con forza.

In nemmeno un secondo si era ritrovata di nuovo sulla difensiva. Il ricordo della precedente sconfitta si fece di nuovo vivido nella sua mente. La sua lingua che veniva spinta impotente per tutta la sua bocca, mentre la donna davanti a lei godeva di quella sensazione di supremazia. L'ansia di perdere tornò ad attanagliare la giovane donna, che cercava con tutte le sue forze di non perdere altro terreno. La bellezza bianca si appoggiò maggiormente al banco, cercando di spingere maggiormente la mano della donna più anziana. Il suo seno venne premuto contro la superficie piatta del campo di battaglia. Monica osservò con una nota di invidia tutta la carne che fuoriusciva dal vestito della giovane donna. Il seno così premuto sembrava poter uscire da un momento all'altro dal reggiseno.