Il Capoluogo Della Virginia

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"Non voglio fare la doccia, desidero conservare il tuo profumo su me, in me, il più a lungo possibile, almeno fino... alla prossima volta."

La baciai sul collo. Canticchiai le parole d'una vecchia canzone.

"Bimba, tu sei più bella del sole. Più del sole dai calor..."

Sussurrò:

"Love is a many splendour thing..., si, tesoro é una cosa meravigliosa, una cosa, non soltanto sentimento astratto."

"Bimba... sono stato imprudente, ma tutto é stato così improvviso, mi ha colto di sorpresa... una splendida sorpresa. Avrei dovuto usare delle precauzioni..."

Mi interruppe con decisione.

"Ma manco per sogno, é stato come doveva essere... anzi più bello. E non é accaduto all'improvviso, amore, casualmente.

Lo sapevamo da sempre e lo abbiamo preparato con l'entusiasmo, la passione e la cura che l'irripetibile evento meritava.

Potrà e sarà anche più bello, in seguito, ma mai come oggi.

Ho atteso a lungo che dinanzi a me si schiudesse la strada che sognavo percorrere. E i primi passi, pur se entusiasti, sono stati guardinghi. Ma ho compreso che era la mia, la nostra strada. Tra noi non dovevano esserci barriere, di nessun genere. Eravamo un uomo e una donna. Ho voluto sperimentare momenti di intima confidenza, avere la conferma di quanto e come, pur nel tuo amore appassionato, tu avresti saputo esaudire i miei desideri, saper attendere che fossi pronta.

Un'attenta preparazione, la mia.

Amore profondo, brama indescrivibile, ma coscienza della realtà.

Da alcuni giorni prendo la pillola, e se non funzionerà non m'importa, vorrei dire che sarebbe una cosa bellissima. Ci pensi, Carlo, un bambino nostro, tuo e mio."

Era ancora nuda, mi volgeva la schiena. Le carezzai il pancino, sorridendo. Che cosa splendida, un bambino mio nel pancino di Nina.

Cercai di tornare in me.

"Ci sarà, Ninetta, ci sarà..."

"Devo tornare a casa, Carlo, mi aspettano."

^^^

Il tempo trascorreva velocemente.

Troppo in fretta per un verso, e sembrava fermo sotto altri aspetti.

Dopo il meraviglioso giorno del bisso, come lo chiamavamo, ne erano seguiti tanti, e altri ne attendevamo, uno diverso dall'altro, ognuno più bello del precedente, desiderato con la stessa ansia, o maggiore.

Con mille sotterfugi riuscivamo ad avere, di quando in quando, una notte tutta per noi.

Nina dormiva rannicchiata tra le mie braccia, o riposava con la sua testa sul mio petto, come quella prima volta.

Si alzava per prima, al mattino, preparava la colazione e veniva a consumarla, a letto, insieme a me. Poi metteva il vassoio sul comodino e mi tendeva le braccia.

"Attendo il buongiorno, Rich!"

"Ma te l'ho dato all'alba."

"Si, ma adesso é mattino!"

Non lasciava mai l'anello che le avevo dato a santa Marinella, salvo casi eccezionali, e non avrebbe tolto mai neppure la collana che le avevo regalato per il suo compleanno, ma... in certe occasioni era d'impiccio.

Nessuna limitazione al nostro amore.

A leto no ghe vol respeto.

Ma noi non l'avevamo in nessun luogo!

Il rito sulla riva del mare, l'acquasantiera, l'inginocchiatoio, non influivano, nel modo più assoluto, sul modo di intendere e vivere l'amore.

La sua iniziativa e ispirazione erotica, estrosa e a volte bizzarra, senza limiti, la totale assenza di inibizioni e di complessi, la rendevano disinvolta, fino a farla sembrare, a volte, quasi spregiudicata, a chi non la conosceva.

Era la donna del mio cuore, una compagna deliziosa, un'amante voluttuosa.

Qualche tempo dopo il giorno del bisso, mentre con la testa sul mio petto godeva l'interludio, come diceva lei, mi espose il suo pensiero intorno alla morale.

"La morale" -disse- "é il complesso dei precetti che regolano il comportamento, la condotta, in base alla coscienza di ciò che é bene e di ciò che é male. E'un principio che condivido pienamente. Ne deriva, quindi, che in una coppia che si ama e si desidera, é bene ciò che entrambi vogliono, ed é male quello che non vogliono."

Mi baciò piano sul petto, mi carezzò tra le gambe.

"Per questo, mi sembrano troppo limitative le sutra del kama, le decrizioni di Miller, o cose del genere.

Io voglio averti, sentirti, possederti, sempre, in continuazione, in qualsiasi modo. E non v'é loco, in me, che non desideri d'esser posseduto da te.

E' desiderio, passione, brama, che nulla hanno a vedere con momenti di fregola, con periodi di foia."

Non v'era, infatti, parte di me che non conoscesse, angolo di lei che non avessi esplorato e non tornassi a farlo.

Chissà se e quando sarei uscito da quello stato di beatitudine, di inesauribile e infinito desiderio di lei.

* * *

Carnevale.

Eravamo andati a ballare a casa di alcuni amici.

Nina mi propose di godere il tepore della nostra alcova.

"Al-qubba, la chiamano gli arabi. Luogo d'intimità amorosa. Che ne dice il mio sultano?"

"Che tu sei la mia unica favorita."

"Allora, Carletto, al-qubba?"

"Al-qubba!"

Salutammo e andammo a casa nostra.

I suoi erano a Santa Marinella, e sapevano, o fingevano di credere, che sarebbe rimasta a dormire da una collega d'università.

La casa era calda.

Appena a letto, tolse la velata camicia da notte che aveva indossato per pochi istanti, e mi venne vicina.

"Scaldami, Carletto, ho il sedere gelido."

E lo accostò al mio grembo.

Quella dolce rotondità, così, sulle mie cosce, premuta contro il pube, fece bel presto il suo effetto.

Restò così, ma afferrò Rich e se lo pose tra le gambe.

"Carletto, che dici, il figlio lo facciamo prima o dopo di essere sposati?"

"Spiegati meglio."

"Noi stiamo bene insieme, le nostre litigate sono brevi acquazzoni estivi, ci amiamo, ci vogliamo bene, ci conosciamo profondamente.

Noi, secondo Vatsyayana, siamo cerva e toro, quindi abbiamo unioni elevate, e intense per desiderio e passione, e questo é verissimo. Si vede che Vatsy aveva previsto il nostro incontro.

Abbiamo saggiamente cercato, nel far l'amore, qualcosa che non ci piacesse. Non l'abbiamo trovato.

La maniera delle fiere ci eccita, e così seduta su te, con Rich che preme la frontiera del west, é solo l'annuncio del godimento che m'attende, specie quando la tua mano mi frugherà fremente.

Mi manca un'esame per la laurea, la tesi é pronta.

Cosa aspettiamo?

Anzi... aspetta... adesso...

Voglio vederti in volto.

Voglio bearmi di te.

Voglio essere la cerva sul toro.

Voglio sentire l'invasione della Virginia."

Mi spinse dolcemente, supino, si fece penetrare con languida lentezza, mi cavalcò con appassionata voluttà. Si lasciò cadere sul mio petto.

Ancora col respiro grosso, sussurrò.

"Carletto, voglio un figlio da te.

Subito.

Decidiamo. Sposarci o non sposarci? Ma non aspettare tanto.

Sta in campana..."

Rise di cuore, scuotendo il ventre, dove Rich, affaticato, ma non sconfitto, era pronto a imbaldanzirsi ancora.

"E quando ci dovremmo sposare?"

"A luglio, dopo la laurea, nella ricorrenza del giorno del bisso."

"Sai anche dove?"

"Certo, a San Cosma e Damiano. Domani andiamo a visitarla, poi lo comunichiamo ai nostri genitori, fissiamo la chiesa, un piccolo ricevimento per pochi intimi, e dopo la cerimonia torniamo qui per mettere in cantiere il primo dei nostri figli."

"Quanti?"

"Almeno tre."

"E come farai per l'attività professionale che hai in mente di svolgere?"

"Nei ritagli di tempo, tra un incontro d'amore e l'altro, tra pannolini e pappine, tra un esercizio di matematica e l'altro."

"Che c'entra la matematica?"

Sfoggiò il suo sorriso furbetto, ammiccando con gli occhi.

"Ma io voglio fare sempre gli esercizi di matematica con te, ingegnere."

"Di matematica?"

"Si vede che hai lasciato da tempo l'università. Che hai dimenticato..."

"Si, ho dimenticato. Ricordamelo tu."

Si agitò, piano, con sapiente erotismo.

"Lo racchiudo tra parentisi, lo elevo alla massima potenza, ne estraggo la radice ennesima, lo riduco ai minimi termini."

Le detti una pacca sul sedere. E sbandierai la mia boria mascolina.

"Non é facile ridurlo ai minimi termini."

Seguitò a muoversi.

"Per mia fortuna lo so, ma so anche che ci riesco! Aspetta e vedrai!"

Spento il suo ardore, si sdraiò sulla schiena.

Con aria trionfale mi frugò tra le gambe.

"Come volevasi dimostrare, ingegnere!"

E scoppiò a ridere.

* * *

Entrammo nel vestibolo, verso il Foro Romano, costituito dal Tempio del Divo Romolo, seguimmo il lungo corridoio e un tratto del chiostro. e fummo nella chiesa.

Al centro del soffitto la Gloria dei Santi Cosma e Damiano; nell'abside, antichi mosaici del VI secolo: l'Agnello mistico fra sette candelabri, e, tra l'altro, la processione delle pecore verso l'Agnello.

Nina fu graziosamente civettuola col vecchio religioso che, sfogliando l'agenda, disse di essere felice di poter accogliere il desiderio della signorina: per la dataprescelta non c'erano precedenti impegni.

Si, certo, una cerimonia semplice, improntata all'importanza dell'evento. Una lieve musica d'organo, ai momenti giusti, con brani scelti per l'occasione.

Si, le spese erano tante, ma l'offerta era lasciata alla generosità degli sposi. Certo, avrebbero potuto pensare loro all'addobbo, rispettando lo stile e le caratteristiche della chiesa.

Avrebbero anche curato di non far accedere i curiosi prima che tutti gli invitati fossero regolarmente sistemati.

Avevamo detto ai genitori che era nostro desiderio provvedere direttamente alla chiesa, ai fiori, ecc., quindi avevo preparato in precedenza un assegno. Lo consegnai al frate.

Quando lesse la cifra gli occhi gli si illuminarono.

"Molto generosi, figlioli miei, Dio ve ne renda merito e grazie a nome dei tanti poveri che aiutiamo quotidianamente. Dio vi benedica.

Vi raccomando di prendere accordi con me per qualche breve incontro preparatorio al matrimonio."

Lo rassicurammo in proposito.

Ci accompagnò alla porta.

Uscendo, Nina m'indicò, a destra i resti d'un tempio.

"Il suo nome indica quello che solo io devo essere per te."

Il tono era serio, ma c'era qualcosa negli occhi che non mi convinceva.

Forse era la mia immaginazione. Non poteva essere burlona appena uscita dalla chiesa dove ci saremmo sposati.

La guardai interrogativamente.

"E' il Foro della Pace..."

E sbottò a ridere.

Mi prese sottobraccio.

Era allegra, più del prevedibile.

"Sai Carlo la differenza tra la colomba di Picasso, la donna e il vecchio?"

Scossi la testa.

"Allora. La colomba di Picasso é l'uccello della pace, la donna é la pace dell'uccello, e il vecchio é un uccello in pace."

Cercai di trattenere l'ilarità per non darle soddisfazione.

"Quanto sei antipatico, non ridi per farmi dispetto, ma lo so che ti piace."

Con aria distratta chiesi:

"Cosa?"

"Quella cosa li," -indicò il vecchio tempio- "il foro della pace."

E si avviò, altezzosa, verso la grande strada.

* * *

Non erano molti, gli invitati. I parenti più stretti, gli amici più intimi.

La chiesa era magistralmente illuminata, ponendo in rilievo le preziosità architettoniche, i mosaici. L'addobbo floreale, con prevalenza di piante, esaltava il luogo, ne sottolineava lo stile.

La lunga guida rossa portava dall'ingresso al ricco inginocchiatoio: poltrone per gli sposi, sedie per i testimoni.

Puntualissima, apparve Nina, al braccio del padre, in un semplice, ricco ed elegante abito bianco. Non troppo attillato. Un lungo strascico sorretto da un diadema di piccoli fiori. Le note dell'organo, in sordina, accompagnarono il suo regale incedere verso l'altare, seguita dal breve corteo.

L'attendevo presso l'inginocchiatoio.

Il frate che fungeva da cerimoniere, in cotta di lino, con larghe maniche, orlata di merletti, con garbo e col volto serenamente sorridente, fece accomodare ognuno al proprio posto.

Entrarono tre sacerdoti: al centro l'anziano frate che ci aveva accolti quando eravamo andati a prenotare, e che aveva condotto gli incontri preparatori; ai lati due frati più giovani.

Tutto si svolse ordinatamente.

La benedizione degli anelli, una breve omelia, con il più cristiano augurio agli sposi: di amarsi nella buona e nella cattiva sorte, di accogliere la prole che Dio avesse loro mandato, di allevarla secondo i principi del Vangelo. Fu data lettura degli articoli del Codice Civile.

Molti, oltre gli sposi, si accostarono alla Comunione, con evidente soddisfazione del vecchio frate.

All'uscita un allegro grandinare di riso, un breve arrivederci negli eleganti saloni di uno dei più esclusivi alberghi, da dove si dominava piazza di Spagna.

Nina ed io salimmo nella lussuosa auto a noi riservata.

Come fu seduta accanto a me, mi prese sottobraccio.

"Ciao, ingegnere, che ne dici di tua moglie?"

"Sei più bella che mai, signora Sereni. Il matrimonio ti giova."

"E' il marito che mi giova. E siamo solo all'inizio."

Divenne più tenera, affettuosa, soave.

"Come stai, Carletto?

E' da più di una settimana che i preparativi non ci hanno concesso di incontrarci come mi sarebbe piaciuto, vero?

Mille cose da fare, e sempre piccole difficoltà da superare.

Tanti giorni trascorsi come due estranei."

Le strinsi il braccio.

Mi mostrò la fede, lucente. La baciò, la portò alle mie labbra.

Prese la mia mano, e portò alla bocca l'anello nuziale.

"Non devi mai toglierla dal dito, Carlo, mai."Eravamo al luogo del ricevimento.

L'autista aveva fatto un lungo giro per consentire agli invitati di giungere prima di noi, per accoglierci.

Ci fu molta composta allegria.

Girammo per i vari tavoli, una prima volta per una foto e alla fine per consegnare le bomboniere.

Le ore erano trascorse rapidamente.

Fuori, malgrado l'estate, era buio.

Ancora un ultimo brindisi e salutammo tutti.

La mamma di Nina si avvicinò a noi. Ci prese in disparte.

"Allora, partite subito?"

Nina assunse un'espressione innocente e canzonatoria.

"Ma che partire, mamma, sono stanchissima, emozionata, ansiosa, ho bisogno di comprensione, di riposo.

Andremo nella nostra casetta."

"E il viaggio di nozze?"

"Ci penseremo domani. Del resto Carlo non può assentarsi per molto."

"E dove andrete?"

"Si, ti telefoneremo da lì."

Un bacione alla mamma e al padre, a Mario che mi strinse vigorosamente la mano, e via.

* * *

Il frigorifero era pieno di ostriche, salmone affumicato, caviale, Champagne.

A Roma e nei dintorni ci sono ottimi ristoranti.

La temperatura della casa era deliziosa.

Nina entrò in camera e lanciò le scarpe verso il balcone, tolse lo strascico e lo mise sul letto.

Mi venne incontro, rifugiandosi tra le mie braccia ancor prima che potessi liberarmi della giacca.

"Lo sai, Carletto, che sotto al vestito indosso la tunica di bisso?"

"E quando l'hai presa?"

"Sono venuta un mattino, furtivamente, mentre tu non c'eri, durante i giorni della nostra lontananza.

E' stato duro non sentirti mio per tanto tempo.

sai? Se dovrai andare fuori Roma per lavoro, devi sempre condurmi con te. Prometti?"

"Prometto."

"Ho dovuto restarti lontana.

Non si deve rischiare il concepimento appena si cessa di prendere la pillola. Devono trascorrere almeno cinque giorni. Ed esistono anche dei farmaci che servono a ripristinare rapidamente e in modo naturale la normalità."

La scostai un po' da me per guardarla in volto.

Era divinamente bella, l'espressione della serenità, della beatitudine, della pace.

La baciai teneramente sulle labbra. C'era qualcosa di nuovo, di profondamente nel desiderio, nella passione, di appagante.

"Carlo, sei ancora vestito di tutto punto. Ti ho sequestrato egoisticamente. Ora sì che ci vuole una doccia. Separare quanto é meravigliosamente stato da quanto ancor più incantevolmente sarà.

Ci sono delle bottiglie piccole di Champagne. Brindiamo ancora. Noi due, soli. E poi voglio sentirmi tua, perché so che sarà più bello che mai."

Ci volle pochissimo tempo per spogliarmi, passare sotto la doccia, indossare la mia vestaglia nuova e preparare la bottiglia di Champagne e le coppe.

Misi tutto sul piccolo tavolo, in fondo al letto, sedetti in poltrona ad attendere Nina.

La porta dl bagno si aprì e apparve una nuvola bianca, vaporosa. Nina avvolta nel suo lungo strascico, l'unico indumento che indossava. Venne a sedersi sulle ginocchia.

"Brindiamo, Carlo."

Stappai la bottiglia, riempii le coppe, ne porsi una a Nina.

Levò in alto il bicchiere.

"A Caterina e a Carlo Sereni, e ai loro figli!"

Incrociammo le braccia e bevemmo.

Nina andò a scoprire il letto.

Vi stese il suo strascico, vi si sdraiò sopra.

Neppure Goya avrebbe saputo ritrarla più bella, più seducente.

"Vieni, Carlo, tua moglie t'aspetta."

Paty

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