Granelli Di Sabbia

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Più di due anni da quella volta che, odorosa di Jasmine e con ingenua naturalezza s'era infilata nel suo letto, e gli aveva fatto dono di sé stessa, a compenso del dolore di lui.

Due anni in cui mai, Paula, aveva mostrato il broncio, aveva avuto un gesto, uno solo, di insofferenza, di fastidio. Non lo contraddiceva mai, perfino quando lui, solo perché nervoso, la provocava, la trattava con una certa durezza. Unicamente quando lo vedeva oggetto di desiderio da parte di altre donne, delle bianche, lo guardava dolcemente e gli chiedeva se le volesse sempre un po' di bene, solo un po'. E sorrideva beata quando la rassicurava con una carezza, con un bacio. Donna meravigliosa che sapeva come consolarlo, come confortarlo. A volte coccolandolo teneramente, altre col semplice stargli vicino, in silenzio, quasi in muta adorazione. Per Paula, Piero era il suo Signore, che all'essere umano univa qualcosa di divino: solamente guardarlo la mandava in estasi. Era la sua salvezza, la sua vita, il sole che la scaldava e la nutriva. Lei sentiva di essersi totalmente consacrata a lui, e che viveva solo per lui. Comprendeva perfettamente il sacrificio delle donne indiane che si lasciavano bruciare dallo stesso rogo che consumava lo sposo scomparso. Che significato avrebbe avuto, per lei, vivere senza Piero?

Quando aveva letto nei dieci comandamenti, la frase: io sono il Signore e Dio tuo, non avrai altro Dio fuori che me, la condivise perfettamente, e senza esitazione concluse che si trattava di Piero.

Piero, dal canto suo, aveva spesso riflettuto sul comportamento di Paula, sulla sua totale devozione e dedizione a lui. Neppure i suoi genitori, che pur avevano formato una esemplare coppia, erano stati esenti da inevitabili disparità di vedute a da qualche vivace scambio di battute.

C'era qualcosa che lo affascinava in Paula, non solo fisicamente. Quel suo guardarlo sempre in cerca di prevenirne i desideri. Lui, senza nulla di sminuente, l'aveva battezzata un po' la sua piccola fedele cagnolina, che viveva guardando il padrone, scodinzolante alla sua carezza, felice di servirlo, divertirlo.

Per Paula, il più grande piacere, fisico e mentale, era dare piacere al suo uomo, a chi, del resto, sapeva farle godere quegli insuperabili momenti di voluttà, l'uomo che la cibava, la vestiva, la sommergeva di doni, di attenzioni, di premure, e le sapeva far raggiungere le più alte vette del piacere.

La sua mente, ancora legata a tradizioni primitive, non comprendeva del tutto perché Piero le aveva detto che non era ancora il momento che lei, come dono supremo, gli regalasse un figlio.

Sarebbe stato così bello.

Per avere un figlio bastava amarsi, non era necessario alcun rito, sacro o profano che fosse.

In effetti, benché giovanissimo, anche Piero era solleticato da quella idea.

Non era certo il momento di parlarne a casa, vi erano ben altri problemi da affrontare e risolvere.

Ora bisognava studiare.

Renato rifletteva sul come organizzarsi: pensare alla casa, ai ragazzi, a lui, alla scuola dei figli, al vitto, al vestiario, alle cure....

C'era di che perdere la testa.

L'unica cosa positiva era il discreto benessere che li circondava, una soddisfacente retribuzione, qualche incarico extra, e piccole rendite derivanti da ciò che avevano potuto economizzare, lui e la moglie.

La moglie!

Non c'era più, lui era solo.

Ammirava con tenerezza, e qualche volta gli sembrava perfino di invidiare, il legame tra Piero e Sumi. In fondo, quel ragazzo era fortunato, aveva trovato a chi dare e da chi ricevere amore, il più grande alimento dell'esistenza.

No, non li invidiava, non provava astio, risentimento, gelosia, ma solo gli sarebbe tanto piaciuto avere anche lui con chi condividere la vita. Del resto era ancora giovane, piacente, e con una invidiabile prospettiva di carriera, di affermazione.

^^^

I giorni trascorrono, gli eventi precipitano:

La Germania invade la Polonia.

Inghilterra e Francia dichiarano guerra alla Germania.

Intervento russo in Polonia.

Capitolazione di Varsavia.

L'esercito francese si attesta sulla linea Maginot.

La Russia invade la Finlandia.

Proibizione dell'emigrazione illegale degli ebrei dal Reich.

Prima deportazione di ebrei dall'Austria e dalla Boemia-Moravia alla volta della Polonia occupata.

Creazione del ghetto di Lodz nella Polonia occupata.

Creazione del ghetto di Varsavia.

Piero, con un incredibile tour de force, supera tutti gli esami dei primi due anni. Il padre lo ammira, Paula non sa come dimostrargli la sua venerazione, i fratelli sono orgogliosi del primogenito. Franchina gli chiede il permesso di abbracciarlo, gli schiaccia sul petto le sue poderose tettone e nell'appioppargli due sonori bacioni sulle guance, è così.... Maldestra che gli sfiora sensibilmente la boccaa. (Sumi li guarda e stringe le labbra.)

Avevano deciso che Piero avrebbe chiesto di fare i corsi di preparazione alla Scuola Allievi Ufficiali, organizzati dalla Milizia Universitaria: qualche sera di lezione e le esercitazioni del sabato, in divisa. Questo avrebbe consentito un sensibile accorciamento dei tempi da doversi dedicare al servizio militare obbligatorio.

Paula era orgogliosa di Piero in divisa, e il sabato lei e la piccola Carla lo andavano ad attendere, al termine delle esercitazioni, per poter tornare a casa insieme. Un lungo percorso in tram, ma si sentiva orgogliosa del suo uomo. Era bello, ed ora anche importante.

I colleghi di Piero, dapprima credettero che la bella ragazza di colore fosse una domestica portata con loro dall'Africa, ma compresero subito che c'era dell'altro. E si compiacquero con lui, dandogli vigorose manate sulle spalle.

Beato lui, commentarono, che aveva risolto il problema delle ragazze!

Si era prossimi al Natale.

Natale 1939.

Tre anni da quando l'esplosione del Cesare Battisti aveva causato la tragedia che li aveva colpiti.

Piero avrebbe festeggiato venti anni!

Mancavano otto giorni.

Renato, a cena, disse che voleva parlare alla famiglia. Dopo, nel salotto. A tutti, anche a Paula perché lei era parte della famiglia.

Paula sprizzò gioia dagli occhi, fantasticando con la mente.

Carla sedette tra il padre e Paula, accanto a Paula, Piero, e dall'altra parte di Renato il sempre allegro Marco.

"Devo premettere, ragazzi, che il tempo non ha affatto mitigato il vuoto che stiamo vivendo da quasi un triennio, e non potrà mai colmarlo.

La vita, però, come avrete certamente potuto constatare, segue inevitabilmente il suo corso e pretende che ognuno seguiti a rispettare scrupolosamente il proprio di ruolo: di padre, di figlio, di cittadino.

Tutto questo per farvi sapere che quanto sto per dirvi non è dovuto a stanchezza, noia, e tanto meno a oblio, di qualunque genere.

Voi tutti siete meravigliosi, e ve ne sono grato. In particolare a te, Paula, sono grato per essere venuta con noi, per starci così vicina, per aver avuto la forza di staccarti dal tuo mondo e affrontare un'incognita che avrebbe terrorizzato molti altri."

Sumi strinse la mano a Piero e sorrise deliziosamente a Renato, abbassando lievemente la testa in segno di devoto ringraziamento.

Lei sarebbe stata terrorizzata, distrutta, se si fosse separata da Piero.

Renato, serio, guardando ora l'uno ora l'altro, seguitò:

"Io vorrei farvi conoscere una persona, in occasione del Natale, che ho incontrato a casa di un amico.

E' una donna, una signora.

Abbiamo constatato, Leda ed io, perché si chiama Leda, che abbiamo diversi punti di contatto nel modo di considerare la vita, le cose, i sentimenti.

Insomma, stiamo bene insieme, ci stimiamo e comprendiamo.

Io non ho assunto alcun impegno, con Leda, e non potrei farlo senza il vostro consenso."

Tutti seguivano con silenziosa attenzione.

Il primo a rompere il silenzio, fu Marco.

"Vuoi sposarla, papà?"

"Conoscetela, osservatela, e poi ne riparliamo."

Piero credeva di comprendere perfettamente il turbinio di sentimenti che si affollavano nella mente e nel cuore del padre. La sua voce era calma, affettuosa.

"Papà, per favore, perché non ci parli di lei?"

"E' una signora, come vi ho detto, anzi una signorina, perché non si è mai sposata, che vive sola, con la sua vecchia domestica, in una grande casa non molto distante da qui, a via Caroncini. Un appartamento abbastanza nuovo, acquistato dai genitori poco prima che morisse il padre, un generale dell'esercito. L'anno scorso ha perduto anche la mamma, e si è dedicata completamente all'insegnamento, latino e greco al liceo, e a qualche riunione con le amiche."

Piero lo guardava con molta dolcezza, non voleva dare l'impressione di sottoporre il padre a un interrogatorio.

"Vedi, papà, è solo per avere qualche idea su chi saremo tutti lieti di incontrare, per essere preparati, per farci un'idea su come può essere.

E' molto giovane?"

"Ha cinque anni meno di me."

"Senti, papà, indipendentemente dal conoscerla, e poiché la cosa riguarda soprattutto te, la tua vita, il tuo futuro, e a parte che non hai assolutamente bisogno del nostro parere per fare le tue scelte, sei orientato a sposarla?"

Renato assentì con la testa, guardando commosso il figlio.

"Allora, papà, e credo di poter parlare a nome di tutti, saremo lieti di conoscere la tua futura sposa. Tu hai diritto alla tua vita, e siamo sicuri che ciò non interferirà minimamente sull'affetto che ci lega e ci legherà sempre con te, e speriamo anche di instaurare affettuosi rapporti con... non so ancora come chiamarla."

Terminò sorridendo, si alzò, andò ad abbracciare il padre, seguito da Marco e Clara.

Renato chiamò Paula con un segno della mano.

"Vieni qui, carissima, anche tu dovrai dirmi cosa ne penserai."

"Della nuova padrona, signore?"

"Tu non hai padroni, Sumi, tu sei come noi."

I lucciconi scorrevano iridescenti dagli splendidi occhini della stupenda ragazza.

^^^

Leda De Lupis si fece precedere da un fattorino che portava tutta una serie di pacchetti.

Erano da mettere sotto l'albero di Natale, e ce n'erano per tutti, anche per Paula, per Franchina e per la sua cugina-cuoca, che stava sempre con loro.

Era la sera della vigilia, e del compleanno di Piero.

Il taxi si fermò al cancello. Erano tutti a spiare dietro le tende delle finestre.

Decisero che l'avrebbero accolta in anticamera, quasi schierati per una rivista militare.

Vicino all'uscio, Piero, dopo di lui Paula, di fronte Marco e Carla, ed anche Franchina e la cugina, Rosa.

Renato spinse il pulsante del campanello, non aprì con la sua chiave.

Leda vestiva con sobria eleganza.

Un volto aperto, simpatico, con appena un lievissimo accenno di trucco. Entrò sorridendo, tese la mano a Piero che, invece, le si avvicinò e la baciò sulle guance. Fu il gesto che creò un'atmosfera affettuosa, allegra. Lei ebbe un moto di sorpresa, di gradita sorpresa, e strinse a sé Carla, Marco, guardò contemplandola Paula e l'abbracciò stretta, e accennò anche un abbraccio con Franchina e con Rosa.

Non si può dire che il ghiaccio era stato rotto, perché non c'era mai stato. La serata era iniziata sotto i migliori auspici.

Renato aiutò Leda a togliere la pelliccia e la dette a Franchina, l'accompagnò in salone, seguito dai figli e da Paula, mentre le due coadiutrici domestiche tornarono nel loro regno.

Decisero che avrebbero aperto i numerosi pacchetti, che facevano bella mostra sotto l'albero, prima della cena.

Carla si offrì di andarli a prendere.

Cercò con lo sguardo, prima di sceglierne uno, e lo portò al fratello, a Piero.

"Leggi tu, per favore, a chi è destinato."

Piero guardò il piccolo biglietto e porse il pacchetto a Leda.

"Questo è per lei, signorina."

Leda lo guardò, sorridendo, con aria quasi civettuola.

"Preferirei sentir dire: questo è per te, Leda."

"Ci proverò, grazie."

Leda era una bella donna, dai modi disinvolti, un personale piacevole, armonioso, con cose giuste al posto giusto, e si vedeva che faceva di tutto per farsi considerare inserita nell'ambiente familiare.

Tolse il nastrino dorato che legava la carta azzurra, la svolse, estrasse una piccola scatola, di velluto, dello stesso colore della carta, l'aprì, ne trasse una bella spilla, d'oro, a forma di fiore stilizzato con un rubino su ogni petalo.

Guardò teneramente Renato.

"Grazie, non dovevi disturbarti tanto."

"L'hanno scelta i ragazzi, guidati da Paula."

"Grazie, ragazzi, venite qui."

Si alzò, li abbracciò di nuovo, commossa.

Poi fu la volta degli altri.

Bambola e una collanina per Carla.

Un complicato grosso Meccano, per Marco.

Dono speciale a Piero, anche perché era il suo compleanno: Un orologio del tipo 'pilota'.

Una serie di eleganti cravatte per Renato, sia da Leda che dai figli.

Una rossa collana di corallo per Paula, che volle indossarla subito e corse a guardarsi nello specchio, pazza di gioia, tanto che, dimenticando gli astanti, andò subito a rifugiarsi tra le braccia di Piero. Fu il loro primo bacio in pubblico, un lungo bacio, un vero bacio.

Leda e Renato, guardavano emozionati.

Carla batté le mani.

La cena fu squisita.

Era stata preparata da Rosa seguendo le loro tradizioni, e le portate sembravano non finire mai.

Al termine, c'era il tradizionale taglio del panettone, questa volta sostituito dal 'parrozzo' abruzzese, sempre su iniziativa di Franchina e Rosa.

Al taglio del 'parrozzo' furono chiamate anche loro, le due domestiche, e furono complimentate per la prelibatezza del cibo. Fu stappato lo spumante.

Quando le coppe furono piene, Piero si alzò.

Serio, compunto.

"Prima di scambiarci gli auguri, permettetemi di osservare qualche istante di silenzio, in memoria di una sera di tre anni fa."

Tutti restarono in piedi, muti.

Fu lo stesso Piero, ad alzare il calice.

"Auguri a tutti, buon Natale."

Tintinnio di bicchieri, abbracci, baci.

Paula gli sussurrò nell'orecchio il suo Buon Natale e gli disse che più tardi glielo avrebbe rinnovato, in ben altro modo.

Passarono in salotto, in attesa dello scampanio della mezzanotte.

La conversazione durante la cena era stata cordiale.

Soprattutto era Leda che s'informava di ognuno, della scuola, delle preferenze, dei progetti.

Quando Paula le disse che aveva superato l'esame del quarto magistrale, si complimentò con lei, anche e soprattutto per l'assoluta padronanza della lingua italiana, e le suggerì di proseguire. Lei conosceva delle suore che curavano un istituto parificato che godeva di ottima fama, ed accennò anche alla possibilità di proseguire al magistero. Non sarebbe piaciuto, a Paula, divenire professoressa, come lo era lei?

"Ma io sono nera!"

"Un punto a tuo favore, cara, sarai una bellissima insegnante di colore, e le scuole faranno a gara per averti."

A mezzanotte misero il Bambino Gesù nella mangiatoia del Presepio, e Leda chiese il permesso di intonare 'Tu scendi dalla stelle...', aveva una bella voce, intonata e calda.

Dopo un po' chiese a Renato di chiamarle un taxi, per tornare a casa sua.

A quel tempo i Marini non avevano un auto propria.

Non fu facile trovarne uno, quella sera, a quell'ora.

Venne dal parcheggio di Termini e impiegò diversi minuti.

Renato disse a Leda che l'avrebbe accompagnata fino al portone, non poteva consentire che girasse sola. Lui sarebbe tornato con lo stesso taxi.

Ancora saluti, auguri ringraziamenti per i doni, abbracci e appena il taxi suonò il clacson, scesero.

Rimasero d'accordo che si sarebbero rivisti presto.

Sull'uscio, attendendo l'ascensore, Leda propose di passare insieme la sera dell'ultimo dell'anno. Ne avrebbe accennato a Renato.

Buonanotte!

Renato tornò con lo stesso taxi.

Erano andati tutti a dormire.

Perlomeno a letto.

Lui voleva andare a fare quattro chiacchiere col suo primogenito, ma poi pensò che molto probabilmente non era solo. Rimandò la conversazione all'indomani.

^^^

Giorni di festa.

La situazione internazionale, però, li avvolgeva in un clima di preoccupazione, di dubbi per l'avvenire.

La guerra in atto, che per il momento lasciava fuori l'Italia, gravava come l'incubo dell'ineluttabile.

Renato attese Piero, per fare colazione con lui.

Gli altri dormivano ancora.

Paula era sgusciata, col suo agile sgattaiolare felino, nella sua camera, e s'era messa di nuovo sotto le coltri crogiolandosi nel ricordo della notte trascorse tra le braccia del suo signore.

Erano soli, a tavola.

"Piero, volevo dirti dell'invito di Leda, in merito al trascorrere insieme il giorno di San Silvestro e attendere insieme il 1940."

"Si, papà."

"Lei ha una vasta tenuta in Puglia, subito a sud di Bari. L'ho vista solo nelle foto, e l'ho conosciuta dalle carte che mi ha fatto consultare. E' una vera e propria azienda agricola, con massaro-amministratore, mezzadri, coloni, e così via. L'edificio padronale è una bella villa, con tutte le comodità e i servizi moderni: luce, acqua diretta, telefono. Che ne pensi? Ci andiamo? Dobbiamo decidere abbastanza presto, perché siamo già al 25 del mese."

"Per me va benissimo, ma cosa penseresti fare?"

"Andare col treno fino a Bari e proseguire in auto. Leda conta di precederci. Io voglio anche sentire Franchina e Rosa, perché sarei lieto se ci accompagnassero.

Leda gradirebbe ospitarci fino alla Befana."

"Papà, decidi tu. Hai sempre adottato scelte ineccepibili."

Renato lo guardò commosso.

La prospettiva di un viaggio in treno, e abbastanza lungo, elettrizzava Carla, interessava Marco, coinvolgeva Franchina, mentre Rosa chiese di andare qualche giorno a casa, dai suoi. Sumi-Paula non desiderava che essere vicina a Piero.

Leda era invitata anche al 'pranzo di Natale'.

Renato sarebbe andato a rilevarla per poi andare con lei alla Messa, nella Parrocchia di San Roberto Bellarmino. Paula disse che avrebbe gradito esserci anche lei, con Piero, naturalmente, e gli strinse il braccio. Piero assentì pro bono pacis. Lei avrebbe fatto la Comunione.

Nell'interpretazione soggettiva dei comandamenti non riteneva peccato fare l'amore con Piero (come poteva essere peccato una cosa tanto bella col suo uomo?) e quindi non ne aveva mai parlato, in confessione. In perfetta buona fede.

Si era soffermata sulla definizione del peccato, letta sul dizionario: trasgressione volontaria di una legge considerata di origine divina. Poiché Dio, creando l'uomo, a norma della sua immagine, e 'maschio' e 'femmina' li creò, e aveva detto loro siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra (Gen.27,28), una norma che condannava il fare l'amore, non poteva essere di origine divina. Dio stesso aveva detto che sarebbero stati una sola carne!

Questa la sua logica, e poiché le era vantaggiosa non intendeva certo metterla in forse.

Preparativi per la partenza, fissata al 30 del mese, al mattino.

Renato, i tre figli, Paula e Franchina. Numero sufficiente per riservare uno scompartimento.

Pacchetti vari, per i regalini.

Allegria, curiosità, interesse.

Viaggio non brevissimo: dalle prime ore del mattino al pomeriggio.

Carla non stava ferma un momento, chiedeva al padre mille informazioni: a che velocità andavano, dove erano, a che ora si arrivava...

Marco era alle prese con alcune riviste da sfogliare.

Paula guardava tutto attentamente, cercava di fissare nella mente i luoghi che vedeva, le persone che incontrava. Era del tutto incurante della sorpresa e ammirazione che gli altri non potevano nascondere nell'incontrare quella splendida ragazza di colore e nel constatare quanto padrona fosse della lingua italiana e quanto informata dell'Italia e degli accadimenti mondiali. Molto più della gran parte degli Italiani.

Ciò che la distingueva dagli altri, era la sua serenità: non mi importa ciò che accade, purché sia col mio uomo e signore.

In sostanza il tempo passò.

Qualche panino, una bevuta dal termos, cambiamento di paesaggio, ed eccoli, finalmente, a Bari, dove li attendeva Leda con una grossa auto e un furgoncino. Aveva già pensato come dividere le persone: nella Ardita, che aveva gli strapuntini, avrebbero viaggiato: Renato e lei sul sedile posteriore, Franchina e Carla sugli strapuntini, Marco davanti, con l'autista; Piero e Paula sarebbero andati nella 518 furgonata, accanto all'autista. Il sedile era abbastanza largo, ma lei non credeva che i ragazzi avrebbero reclamato se dovevano stare un po' stretti durante il non lungo viaggio. Poco più di 30 chilometri.

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