Granelli Di Sabbia

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La masseria De Lupis era tra Conversano e il mare. Un edificio abbastanza grande, ben tenuto. La porta del piano terra era tra due scale che portavano alle camere superiori, che erano state destinate a 'lato notte'.

Giù, invece, nell'edificio che potremmo dire centrale perché affiancato da altre costruzioni, basse, adibite principalmente a deposito, un ampio ingresso che, all'occorrenza e quando le persone erano molte, veniva utilizzato come luogo di riunione od anche di qualche pranzo.

Sulla destra si apriva il soggiorno-pranzo, seguito da altro vano, un po' più piccolo, che era il luogo dove normalmente si trascorreva il tempo libero che si desiderava passare in casa.

Dall'altra parte dell'ingresso, un'ampia cucina, con tanto di fornelli e forno, ed altri locali, come la dispensa, la stireria, e così via.

Due bagni, uno più grande dell'altro, erano puliti, con acqua che dalla cisterna saliva al cassone mediante sollevamento elettrico, era in funzione una pompa del tipo 'caruelle'.

In cucina e nei tre bagni del piano superiore, i rubinetti erano alimentati da una diramazione dell'acquedotto comunale, con acqua di ottima qualità.

Vasche da bagno smaltate facevano bella mostra, vicino allo scalda-acqua a legna.

Il personale di servizio alloggiava nella parte bassa dell'edificio che costituiva l'ala sinistra.

Ben sei camere da letto, tutte arredate con mobili rustici, ben tenuti.

Letti alti, con tavole che poggiano su cavalletti di ferro battuto.

Materassi di soffice lana, di quella a 'manti interi' che veniva riaperta stagionalmente col sapiente lavoro delle esperte mani delle donne del luogo, delle più anziane. Lenzuola profumate d'erba agreste, coperte di morbida lana, tessute a mano.

In ogni camera, una stufa a legna, di terra cotta, e col contenitore per l'acqua calda.

Più come completamento dell'arredamento che non per effettive esigenze, un catino di porcellana, su treppiede di ferro, e brocca dello stesso materiale.

Molto silenzio.

Da lontano, qualche chilometro, giungeva a tratti il frangersi dell'onda del mare sulla riva.

Accoglienza affettuosa, alla stazione di Bari, da parte di Leda, e molto cordiale, familiare, dal personale che aiutò a scaricare i bagagli e a sistemarli nelle camere che erano state assegnate agli ospiti, logicamente al piando superiore, quello definito 'padronale'.

L'edificio si sviluppava prevalentemente in profondità.

Sulla facciata, quattro ampie finestre, due per lato, a fianco della porta d'entrata che conduceva in una vasta anticamera, con attaccapanni, una cassapanca, alcune sedie, due poltrone di legno, una consolle, sagomata e riccamente intagliata, che poggiava su quattro gambe ed era poggiata alla parete, con sopra uno specchio e, nel centro, un tavolo tondo abbellito da un vaso in ceramica pieno di fiori di prato, quei pochi che la stagione consentiva.

Di fronte alla consolle due ritratti ad olio che ricordavano i nonni di Leda, in atteggiamento serio.

L'anticamera proseguiva, appena stringendosi a formare un largo corridoio, fino al lato opposto all'ingresso, dove si aprivano i vani, interrotti dai servizi igienici.

Quindi, appena entrati, a destra e sinistra, le due camere più grandi, poi altre quattro.

Le camere grandi erano destinate a Leda da una parte e a Renato dall'altra. La prima a destra, sul corridoio, a Carla e Paula, di fronte quella di Carlo, e accanto a Carla quella di Piero. Franchina sarebbe stata alloggiata nell'edificio basso, dov'era l'altro personale.

Leda invitò tutti a rinfrescarsi, e a scendere nel tinello del pianterreno, in attesa della cena.

L'indomani, San Silvestro, ultimo giorno dell'anno, tempo permettendo, avrebbe fatto fare un giro in auto per la tenuta, visitare le stalle, il frantoio per le ulive, l'allevamento di galline, conigli, maiali, il piccolo caseifico, i granai. Insomma tutto il poco –aveva sottolineato- che poteva mostrare, nel suo piccolo podere, che, invece era una moderna e magistralmente amministrata azienda, sotto l'esperta guida di Massaro Nicola, il perito agrario la cui famiglia, per tradizione , da tempo curava gli interessi dei De Lupis.

Cena leggera, aveva detto la prosperosa e sorridente Filomena, che s'interessava un po' di tutto, in quella casa.

E fece servire un ottimo brodo di gallina con quadrucci all'uovo, bollito di gallina e frutta di stagione.

Renato si complimentò per lo squisito vino, alquanto robusto, con un particolare bouquet.

Si rimase intorno al tavolo a chiacchierare del più e del meno.

L'indomani ci sarebbe stato il famoso 'cenone' al termine del quale si sarebbe brindato con tutto il personale presente in azienda.

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31 dicembre.

Tavola riccamente imbandita, con tovaglia candida, di tela di Fiandra, posate d'argento sulle quali era inciso lo stemma dei De Lupis, una stella solitaria nel cielo, bicchieri di cristallo, tutto allietato da grossi candelieri sui quali ardevano le candele rosse del buon augurio.

Parlare della cena è quasi impossibile.

Sformati di pasta di vario tipo, portate di arrosti, prevalentemente di pollame e di ovini, pesce freschissimo dell'Adriatico, tenere insalatine. Vini vari. Senza parlare dei tipici dolci regionali: cartellate col mosto cotto, struffoli al miele, mandorle atterrate, cioè ricoperte d'uno spesso strato di cioccolato fuso...

In ultimo, quando giunse il 'personale', com'era chiamato, e la famiglia di Massaro Nicola, apparve un grosso panettone casereccio e squisito spumante della tenuta.

Per i grandi fu un continuo assaggiare e complimentarsi, i ragazzi non sapevano cosa prendere prima, Pieo e Paula, vicini, gustavano un po' di tutto, e perfino Paula brindò con quel vinello che le pizzicava il naso.

Botto di mezzanotte, auguri, abbracci.

E un bacio appena accennato tra Renato e Leda, mentre quello bianco-nero fu più lungo e... consistente.

Si entrava nel 1940!

5 1940

L'anno 1940 si apre con l'Italia che conferma la sua neutralità nella guerra che Hitler ha scatenato in oriente (in Polonia) ed è in procinto di scatenarla in occidente (Francia-Inghilterra). Mussolini é pieno di dubbi ma appare sempre più condizionato dal Furher. Si vocifera di un intervento tedesco in Italia, dentro la Val D'Adige, dal Passo Resia e dal Brennero fino a Verona e all'Adriatico veneto.

Il 3 Gennaio 1940 con una lunga lettera a Hitler, Mussolini tenta di convincerlo a fare un accordo pacifico con inglesi e francesi e rovesciare semmai le sue armate a est, contro la Russia di Stalin, contro il bolscevismo.

A questa lettera Hitler non rispode mai.

E' evidente che la situazione creata da Mussolini in Italia non può durare a lungo. Le decisioni con chi stare bisogna pur prenderle. Italo Balbo, l'eroe dell'aria mandato a governare la Libia, si precipita in Italia per dissuadere Mussolini a non mettersi con Hitler per non diventare prima o dopo "il lustrastivale dei tedeschi". Niente da fare, Mussolini dopo aver fatto l'ondivago ha deciso di fare la sua scelta: vuole "marciare fino in fondo" con i tedeschi convinto che "stiamo perdendo il treno".

Si annuncia la distribuzione delle carte annonarie per il razionamento dei principali prodotti di consumo. Pane, Carne, Grassi, Zucchero, Patate e altro.

I Marini e la De Lupis riprendono la vita normale dopo il periodo delle festività natalizie e del nuovo anno. Marco e Carla Tornano a scuola. Riapre l'università, per Piero.

Madre Loreta, la Superiora dell'Istituto Parificato, dopo un lungo colloquio con Paula, dice che la ragazza ha una intelligenza superiore alla media e una volontà forte sorretta da una memoria ferrea. E' sicura che entro giungo sarà pronta per l'idoneità alla penultima classe delle magistrali, da superare come 'privatista', e che l'estate dell'anno seguente otterrà un lusinghiero diploma.

Paula non sta in sé dalla gioia.

Per mille e una ragione, Renato stabilisce che ad accompagnare Paula alla scuola, e riprenderla, ci dovrà essere sempre qualcuno: Franchina, Rosa... Piero! Lo dice con tono che non ammette repliche. Del resto, tutti sono d'accordo.

10 Gennaio, Hitler comunica ai comandanti delle tre armi, Hermann Goering (aviazione), Erich Raeder (marina) e Walter von Brauchitsch (esercito) la decisione di sferrare l'offensiva a Occidente il 17 gennaio denominata "Piano Falce". Per le brutte condizioni atmosferiche l'attacco viene rimandato di giorno in giorno, finchè Hitler decide di rinviare l'azione in primavera, anche per renderla più sicura. Nel frattempo bisogna preparare una campagna contro la Norvegia e la Danimarca: interessano in particolare il minerale di ferro delle miniere norvegesi e la posizione strategica dei due paesi, quando si sferrerà l'attacco in Occidente.

Dello stesso avviso sono gli Inglesi e i Russi.

Saranno questi ultimi a muoversi, prima dei tedeschi.

I giorni trascorrono sempre con l'animo in sospeso.

Non si sa cosa possa accadere da un momento all'altro.

Renato decide di acquistare una Balilla, di seconda mano, in ottimo stato, a prezzo conveniente.

Il 1° Febbraio von Ribentropp porta il messaggio di Hitler a Mussolini; lo invita a rispettare i patti, a rompere gli indugi, a entrare in guerra con lui; poi sollecita un incontro con il Fuhrer a brevissima scadenza.

Hitler ha fretta di concludere e di muoversi.

Il 10 marzo è sempre von Ribbentrop a invitare ancora una volta l'Italia a entrare in guerra e a rispettare il "Patto d'Acciaio". Mussolini temporeggia, ribadisce le intenzioni di poterlo fare solo quando avrà i mezzi necessari. Ma nello stesso tempo teme una invasione tedesca in Italia. Infatti fa proseguire in Alto Adige i lavori di fortificazioni ai confini con l'Austria, in un ambiente (quello altoatesino) in fibrillazione (avvengono persino alcuni attentati). 250.000 attendono il "liberatore", ci sperano e si sono anche preparati, organizzati e hanno già un "capopolo", omonimo di quello che sfidò Napoleone: Hofer.

Nel corso del mese ci sono vari incontri in altre sedi per evitare l'ingresso in guerra dell'Italia. Incontri riservati del ministro della Real casa Pietro Acquarone con alcuni esponenti molto vicini a Mussolini come Galeazzo Ciano. Ma ci sono anche altre iniziative più oscure.

Il 18-Marzo Hitler e Mussolini si incontrano al Brennero e discutono sulla determinazione di collaborare insieme, al fine di procedere con la massima rapidità contro la Francia e l'Inghilterra. Mussolini deve ascoltare per due ore di fila il fiume di parole di Hitler, poi al suo turno, di pochi minuti, parla, temporeggia ancora, e accetta di scendere al suo fianco solo se gli si invia del materiale bellico, solo così dice Mussolini "saremo pronti a marciare assieme a voi"

Il giorno dopo l'incontro del Brennero, a Roma il ministro degli Esteri italiano Galeazzo Ciano riceve per la seconda volta in poche settimane il sottosegretario di Stato americano Sumner Welles.

Ai primi di Aprile il Presidente Roosevelt invia un messaggio a Mussolini invitandolo a non schierarsi con la Germania; di riflettere prima di agire.

9 Aprile, Hitler invade la Danimarca e la Norvegia con un blitz fulmineo e spettacolare, tanto che molti abitanti pensarono che stessero girando un film.

Hitler informa l'alleato Mussolini quando l' invasione é già avvenuta e già quasi conclusa.

1 Maggio, altro messaggio personale il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt che invita caldamente Mussolini a non entrare in guerra a fianco dei tedeschi.

10 maggio, ore 5,35, ora X, scatta l'offensiva tedesca: truppe tedesche aviotrasportate si lanciano sui ponti di Rotterdam, Dordrecht e Moerdijk in Olanda, e altri paracadutisti piombano sul forte di Eben Emael, cardine della difesa belga a Liegi. Le armate tedesche varcano i confini belga, olandese e lussemburghese.

14 Maggio. Capitolazione dell' Olanda.

18 Maggio. Churchill e Roosevelt rinnovano l'invito a Mussolini a non schierarsi con i tedeschi.

Mussolini seguendo i successi sfolgoranti delle armate di Hitler, nemmeno risponde.

19 Maggio, Churchill rivolge il suo primo messaggio radiofonico come Primo Ministro del nuovo governo al popolo inglese:

"I speak to you for the first time as prime Minister in a solemn hour for the life of our country....."Per la prima volta io vi parlo come primo ministro in un'ora solenne per la vita del nostri paese, del nostro Impero, dei nostri alleati, e soprattutto della causa della libertà. In Francia e nelle Fiandre infuria una battaglia tremenda. I tedeschi, con una eccezionale azione coordinata di bombardamenti aerei e carri armati pesantemente corazzati, hanno sgominato le difese francesi a nord della linea Maginot, e potenti colonne dei loro veicoli corazzati stanno devastando l'aperta campagna, che nei primi due giorni era senza difensori. Dietro l'incarico di Sua Maestà ho formato un governo di uomini e donne di ogni partito e di quasi ogni opinione politica. In passato abbiamo avuto punti di vista contrastanti e divergenze, ma ora siamo uniti da un solo intento: combattere fino alla conquista della vittoria, e non arrenderci mai alla schiavitù e alla vergogna, qualunque possa essere il prezzo e la sofferenza. Se questo è uno dei più terrificanti periodi nella lunga storia della Francia e della Gran Bretagna, essa è anche, senza ombra di dubbio, il più sublime. Fianco a fianco, senza aiuto se non quello dei loro amici e parenti dei grandi dominios, e quello dei vasti imperi che sono protetti dal loro scudo, fianco a fianco i popoli britannici e francese si sono levati per salvare non solo l'Europa, ma anche l'umanità, dalla tirannia più ripugnante e distruttiva di ogni spiritualità che mai avesse oscurato e insozzato le pagine della storia. Dietro di loro, dietro di noi, dietro gli eserciti e le flotte della Gran Bretagna e della Francia, sta un gruppo di stati frantumati e di popoli oppressi, i cechi, i polacchi, i norvegesi, i danesi, gli olandesi, i belgi, sui quali tutti calerà la lunga notte delle barbarie, non illuminata neppure da una stella di speranza, a meno che noi non vinciamo - come dobbiamo vincere - come vinceremo"

21 Maggio - Ciano a Milano grida agli italiani "la parola d'ordine è una sola, pronti agli ordini del Duce".

Il 28 Maggio, il re del Belgio é giunto alla determinazione di chiedere l'armistizio. Ha accettato la richiesta tedesca di capitolazione incondizionata.

Il 29 Maggio, Mussolini convoca un vertice militare, informando che vuole intervenire nel conflitto a fianco di Hitler.

Giugno.

Piero è pronto per gli esami. Paula sta per affrontare le prove di idoneità alla penultima classe delle Magistrali. Marco dovrebbe essere promosso al terzo classico, e Carla andrà al primo ginnasio.

Renato è a capo delle ricerche sulle telecomunicazioni. Lui e Leda hanno stabilito, d'accordo tutti, che sposeranno ai primi di luglio. Leda andrà a stabilirsi a casa Marini, ma terrà sempre a disposizione il suo appartamento.

Ad Agosto, secondo programma, dovrebbero andare tutti al mare, in Puglia.

Il 1 Giugno gli inglesi fra immense difficoltà e lasciando quasi tutto il loro equipaggiamento sulla costa, hanno abbandonato il continente; gli olandesi si sono arresi, e la Francia da sola non sa più cosa fare. La disfatta militare è dovuta soprattutto alla troppa sicurezza riposta sulla Linea Maginot risultata quasi inutile.

L'opera prende il nome di "Linea Maginot", in onore di André Maginot, ministro della Guerra dal 1929 al 1931, che ne ha concepita l'idea di fondo. Costruiscono questo grandioso sistema fortificato fra il 1930 e il 1937.

Nel 1934 è il giovane ufficiale Charles De Gaulle, che ha intuito le potenzialità della guerra di movimento, a denunciare la costruzione della grandiosa opera come un colossale errore. Il generale inglese Fuller definisce la linea Maginot "la pietra tombale della Francia".

E' un sistema di gallerie, ascensori, impianti di ventilazione e strade ferrate che consente le comunicazioni fra i quartieri per gli alloggi, gli ospedali, le mense, i depositi di armi e munizioni, i magazzini per i viveri e per l'acqua. In alcuni punti queste strutture sono collocate a sei diversi livelli sotterranei. Il sistema comprende inoltre centrali per l'energia elettrica, per le comunicazioni telefoniche e telegrafiche, apparecchiature per il controllo della pressione atmosferica per la difesa da eventuali attacchi con i gas. In superficie viene collocata una catena di casematte dotate di moderni sistemi di artiglieria puntati verso i confini orientali.

L'opinione pubblica francese si illude che la linea Maginot costituisca un baluardo di assoluta sicurezza. Su questa muraglia di cemento la Francia puntava tutta la sua difesa, di conseguenza non era stata approntato nessun altro piano alternativo strategico. C'era poi stato il repentino abbandono degli inglesi, e i belgi che si erano arresi lasciando la strada aperta all'invasione.

Da parte sua, Mussolini teme che se non si schierasse con Hitler, l'esercito tedesco, conclusa la campagna vittoriosa sul suolo francese attaccherebbe l'Italia non solo da nord, cioé da Passo Brennero, da Passo Resia e da Tarvisio ma anche da ovest, cioè dalla Francia. Da Hitler questo c'era da aspettarselo.

Adesso gli italiani si sono trasformati tutti in interventisti. La sensazione é che la Germania é ormai invincibile. Il Re che fino a marzo era antitedesco e stava tramando un congiura per destituire Mussolini, alla domanda di molti militari che si consultavano con lui, aveva una sola frase che girava negli ambienti come un ordine scritto "gli assenti hanno sempre torto", e concede a Goering il Collare dell'Annunziata; che significa diventare cugini del Re!

Mussolini é cinico "La guerra sarà breve e io ho solo bisogno di un certo numero di morti per sedere al tavolo della pace accanto a Hitler". E' impaziente di intervenire. La sera del 29 ha già costituito il Comando Supremo, al cui vertice c'è lui Mussolini e sollecita Hitler ad accettare la sua entrata in guerra.

10 Giugno Mussolini da Palazzo Venezia annuncia al popolo italiano che l'Italia ha dichiarato guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, schierandosi a fianco di Hitler.

Alle ore 18 del 10 giugno tutta l'Italia pendeva dalle labbra di Mussolini affacciato al suo balcone o dalle radio sparse in tutte le piazze della penisola.

"Combattenti di terra, di mare, dell'aria; camicie nere della rivoluzione e delle legioni; uomini e donne d'Italia, dell'Impero; ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L'ora delle decisioni irrevocabili". "...vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di 45 milioni di anime non è veramente libero se non ha libero accesso all' oceano".

Voci di dissenso?

Montanelli molti anni dopo invece affermerà: "I più fecero come chi scrive, cioè nulla. Ci lasciammo portare dagli avvenimenti quasi dissolvendoci in essi, e senza contribuirvi nè in un senso nè nell'altro. Quelli di noi che vennero richiamati alle armi, cioè quasi tutti, non furono soldati traditori, ma nemmeno buoni soldati". (L'Italia dell'Asse, 1a ediz. Rizzoli, 1981, pag 446)

C'erano comunque anche voci di un dubbio inquietante, riflessioni realistiche, e non certo campate in aria: "sia che vinciamo o che perdiamo, l'Italia diventerà una colonia tedesca, una propaggine mediterranea della Germania".

In America, raggiunto dalla notizia dell'intervento dell'Italia contro una Francia che stava capitolando, Roosevelt rilascia a Charlottesville, in Virginia, una dura e amara dichiarazione alla radio: "In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l'ha affondato nella schiena del suo vicino"

Nessuno conosce i piani militari di Mussolini. Nemmeno Hitler che manda il suo controspionaggio a Roma, dove però il capo del servizio segreto non appura un bel nulla, tanto che dalla Germania gli mandano un bel telegramma "o che lei è scemo o che gli italiani sanno mantenere il segreto".

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