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"Vuoi che ci pensi io?"

"Si, te ne sarei grato"

"Hai preferenze?"

"No, mi fido di te. Voglio solo che lei si diverta"

Ancora? Sono dubbioso, e penso che lei possa avere qualche problema, magari di salute, e lui voglia far si che non ci pensi.

"D'accordo, mi informo"

La mattina di due giorni dopo ricevo ancora una chiamata. Non ho memorizzato il numero ma questa volta riconosco le ultime tre cifre.

Sono in ufficio e rispondo con calma, dopo una serie di squilli che mi consentono di terminare una conversazione con una collega.

"Pronto?"

"Ciao, sono io"

"Buongiorno, come stai?"

"Bene" dice "tutto bene. A te?"

"Non male! Ma in merito alla tua gita...ritengo sia saltata ormai. Non so se riesco a trovarti qualcosa..."

"Non preoccuparti, vedremo sul posto quando arriviamo" dice interrompendomi.

La conversazione mi sembra il gioco del gatto e del topo.

Ricordo l'impressione avuta la prima volta, e decido di scoprire le carte.

Mi allontano dalla collega, esco sul terrazzo e dico, più che chiedere: "Posso farti una domanda?" e poi, senza attendere la risposta e in modo deciso: "Perché hai scelto me?"

Qualche secondo di silenzio.

Non esita, ma parla con voce bassa e rassegnata: "Mia moglie mi tradisce..."

"Mi spiace" rispondo, anch'io dopo una pausa di qualche secondo. Non so cosa aggiungere.

Il rimorso mi assale, mentre faccio un esame di coscienza.

Non c'entro nulla con la sua storia, non li conosco, non li ho mai incontrati. Però, sono spesso stato artefice di situazioni simili, ho spesso traviato morigerate signore, stimate mogli e madri, come pure qualche tenera donzella novella sposina, magari già durante i festeggiamenti nuziali. A volte devo dire di essere stato a mia volta traviato, ma la sostanza non cambia: colpevole!

Mi riprendo e chiedo: "Ne sei certo? Cosa te lo fa pensare?"

"Da un pò di tempo non facciamo molto sesso. Inoltre esce spesso da sola con i colleghi e quando lo fa si mette in tiro. Con me non lo fa mai..."

"Non mi sembra grave"

"No, ma fa tardi, non mi dice nulla quando faccio domande, cambia sempre argomento. E poi parla sempre di Cesare, uno dei suoi colleghi" dice in tono risentito.

"Dove va quando esce?"

"A cena, in pizzeria, boh?"

"Tu non esci mai con lei?"

"Raramente"

"Come mai?"

"Non mi va. Anche a fare la spesa, lei va da sola"

"Hai provato a parlarle?"

"Si, ma ha negato tutto. Non è molto espansiva"

"E io cosa posso fare?"

"Aiutarmi!" dice categoricamente.

"Spiegati!" chiedo con circospezione. Sospetto che voglia che io la segua quando sono in zona per controllare i suoi movimenti.

In effetti è così. Lui vorrebbe che io agissi da "occhio privato" cogliendola sul fatto.

Gli faccio notare che non è quello il mio lavoro e che non saprei come fare.

Insiste...

Allora gli suggerisco di seguirla. Semplice...

È reticente, protesta, dice che non ne è capace, che non ne ha la forza...

Gli rispondo che se ha avuto la forza di trovarmi e chiamarmi ha anche la forza per fare quello che gli suggerisco.

Mi sorge un dubbio, però...che non debba suggerire ma comandare!

"Non voglio essere coinvolto in beghe di famiglia" dichiaro. "Piuttosto, cerca di riconquistarla. Che tipa è? Renditi interessante, eccitala, proponile cose nuove, stupiscila con le tue esuberanze!"

"Del tipo...?"

"A lei cosa piace?"

"Non parla molto, è una che non si sbilancia. Accetta tutto passivamente. Però, è molto sensibile ai complimenti!"

"E tu faglieli, riempila di attenzioni!"

"Non ne sono capace"

"Parla con lei, escici insieme!" insisto.

"Sono un tipo solitario e non molto espansivo"

"E lei?" chiedo "Anche lei" risponde. Andiamo bene!

Come faccio a lasciarmi sempre coinvolgere in situazioni strambe?

"Stasera esce!"

E' sempre lui, mi richiama il giorno dopo. E' sabato pomeriggio.

"Che faccio?" dice con rabbia, lui. Io invece...

Ho un diavolo per capello!

Sono impegnato a cercare scontrini e documenti che mi servono per compilare la dichiarazione dei redditi, e sono nervoso. Posso farlo solo nel fine settimana e ogni anno lo faccio puntualmente in ritardo. Inoltre, non posso certo dire di essere un tipo ordinato, che tiene tutto catalogato. In realtà i propositi ci sono ogni volta, ma dopo i primi due, al massimo tre mesi accumulo tutto in un cassetto, e quando dopo qualche altro mese decido di mettere in ordine trasferisco tutto in una cartella portadocumenti. Poi magari, passato altro tempo, non ricordando più dove ho messo la cartella, ne prendo un'altra. E così arrivo al periodo fatidico di compilare i famigerati moduli con il terrore di sbagliare per le continue variazioni di regole a me sconosciute e incomprensibili, e con il prospetto di liquidazione che mi fa incazzare come una bestia se penso che chi lo ha imposto in realtà è esente da imposte, grazie a tutti noi polli che continuiamo a mantenerli sulle poltrone di comando.

Questo in sintesi lo stato d'animo con cui accolgo la sua telefonata.

"Che faccio?" ripete.

Sono tentato di dirgli di fare quello che vuole, di pensarci da solo perché è sua moglie quella che lo cornifica, e che se lo fa forse qualche ragione l'avrà!

Sono ad oltre mille chilometri di distanza da Como. Cosa posso fare? O meglio, cosa posso dirgli?

"Cosa sta facendo?" chiedo dopo qualche istante.

"Si sta preparando: tacchi alti, calze autoreggenti, trucco pesante...molto carina, vestita da troia!"

Il linguaggio scurrile mi sorprende, così come la rabbia che traspare dalle parole: non aveva mai parlato così. Si vede che è preoccupato e risentito. Il mio malumore scompare di colpo: mi dispiace per lui, ma la cosa incomincia ad intrigarmi.

"E tu non vai con lei?"

"No, esce con colleghi di lavoro. Cesare viene a prenderla a casa"

"Sei davvero convinto che ti tradisca?"

Ricevo un "Si" categorico.

Ci penso un momento: non voglio farmi coinvolgere ma non voglio deluderlo. Mi fa un po' pena.

Elaboro velocemente una strategia stile detective privato, come ho visto nei film: "Allora seguila, e controlla i suoi movimenti, e soprattutto gli atteggiamenti. Cerca di non farti scoprire" e poi, immaginandolo seduto ore in auto in attesa "Carica il telefono, e non giocarci. Non rispondere se lei ti chiama, altrimenti ti farai scoprire.

"D'accordo! Grazie"

__________

II - Beccato!

Domenica mattina, giorno consacrato al riposo e alla santificazione di Dio Onnipotente per noi cattolici.

Sono Cattolico Apostolico di Roma per nascita, ma soprattutto per scelta. Non ho timore a dichiararlo tutte le volte che compilo i documenti di immigrazione dei paesi dove vado per lavoro, da quelli americani a quelli arabi. Ho persino il doppio passaporto perché quando mi reco in Medio Oriente non devo avere visti di Israele e viceversa. Sono orgoglioso della mia identità religiosa, che si identifica con Roma, e non tollero che il mio paese si inginocchi a chi pretende non il rispetto che da ospite ha già avuto, bensì l'annullamento della mia identità in favore della sua, come ad esempio la rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche e dai luoghi pubblici, e questo indipendentemente dalla fede religiosa.

A me piace viaggiare, e rispetto i luoghi in cui vado, e non certo da turista. Forse per questo i rapporti di lavoro con la gente locale si trasformano in rapporti di amicizia duratura.

Eppure vi assicuro che quei posti non sono propriamente piacevoli per viverci...

Per la mia fede religiosa temo di essere blasfemo nel nominare l'Onnipotente in questa cronaca di vicende impure. Ma vorrei fugare ogni dubbio in merito.

La Chiesa di Sant'Agnese dista un paio di chilometri in linea d'aria, e se mi affaccio dal terrazzo in mansarda ne intravedo il campanile. Noi la chiamiamo ancora così, in realtà è diventata un'accoppiata di chiese quasi gemelle, seppure costruite in tempi diversi. Quella attuale è la Chiesa di san Giovanni da Monforte, realizzata negli anni '90 sacrificando il nartex originario in adiacenza a quella di Sant'Agnese dei primi anni '60, ora utilizzata per la celebrazione di riti funebri e simili.

Le campane ci sono, e fanno la loro bella figura nella torre del campanile, ma non è il loro rintocco quello che si sente. Ormai la tecnologia ha sostituito la poesia. Il potente suono esce da diffusori posizionati con discrezione per annunciare ai quartieri di Agna e Le Piane, estrema periferia sud della città, l'inizio delle funzioni religiose.

Sono le 7 e sono ancora a letto.

Mi alzo, vado in bagno e poi in cucina, attraversando il soggiorno.

Accanto alla porta della cucina c'è una cassettone antico, restaurato tempo fa, che fa bella mostra di sé, di fronte ad una splendida credenza a vetri della stessa epoca.

Uso il piano come portaoggetti. Il mio cellulare è lì, con la luce di notifica lampeggiante.

Una chiamata persa da Giacomo. Poco fa.

Immediatamente ricordo quello che lui doveva fare nella notte: appostamento e pedinamento. Che avrà combinato?

Lo chiamo: "Come è andata?" Chiedo appena sento che risponde.

"Ho combinato un casino!" Risponde in tono concitato.

"Che è successo?"

"Mi ha scoperto, mi ha fatto una scenata quando è tornata a casa e ora non ci parliamo"

"Raccontami dall'inizio"

"È venuto a prenderla Cesare da casa. Sono saliti sulla sua auto. Io ho aspettato che arrivassero in fondo alla strada e li ho seguiti con la mia auto. Sono andati in giro per un po', poi si sono fermati davanti alla pizzeria, dove li hanno raggiunti gli altri. Poi sono entrati tutti."

"E tu cosa hai fatto?"

"Ho aspettato in auto"

"Riuscivi a vederli da fuori?"

"Solo una parte del tavolo, quella dove c'era lei, il capo e un'altra collega"

"Come ha fatto a scoprirti?"

"Sono entrato e ho attraversato la sala. Un suo collega mi ha visto e mi ha indicato a lei con il dito"

"Ma tu sei proprio deficiente!" Esclamo senza mezzi termini. "Come ti viene in mente di entrare in una sala aperta dove c'è proprio chi stai pedinando di nascosto?"

"Lo so" risponde mesto.

"Allora cosa è successo?"

"Lei mi ha visto ma non ha detto nulla. Io sono andato via e ho aspettato fuori in auto. Quando hanno finito alcuni con lei sono andati a casa di Cesare, e dopo un'ora circa l'hanno accompagnata a casa. Io ero già tornato. Allora mi ha detto che sono un coglione e che non dovevo permettermi di seguirla, che le avevo fatto fare la figura della scema, e io pure. E adesso non mi parla...che casino ho fatto!"

Sembra quasi che debba mettersi a piangere da un momento all'altro. Voglio rincuorarlo, se non altro per spirito di parte.

"Le passerà, vedrai. Alle donne in fondo piace un pizzico di gelosia: le fa sentire desiderate" e poi "Tu, però, hai combinato davvero un casino!"

"Lo so" risponde mestamente.

E chiude la comunicazione.

__________

III - Deluso

Non sento il mio nuovo amico comasco da qualche giorno, praticamente una settimana.

Ormai è aprile e sono rassegnato: non verranno da queste parti a Pasqua.

A parte la curiosità di conoscerli, visto che a me fa sempre piacere conoscere gente nuova, sono davvero intrigato dalle persone! Lui sembra piuttosto ingenuo, lei eccessivamente schiva. Sospetto che davvero nasconda qualcosa, e la cosa mi stimola.

Diciamo anche che ho il sospetto che Giacomo sia ancora imberbe, il classico 'ragazzo da svezzare', e quindi che ha bisogno di un tutore.

Comunque sono deluso per il fatto che ho perso l'occasione di incontrarli...

- - -

È il lunedì di Pasquetta, e come al solito non ho programmato nulla: nessuna scampagnata con gli amici, nessuna gita al mare per aprire le case estive chiuse durante l'inverno, nemmeno ospiti da portare in giro.

Decido che mi dedicherò al giardino di casa, e forse porterò avanti un certo progettino per modificare l'edificio...

Ho una tazzina di caffè tra le dita, affacciato al balcone, guardo il cortile godendomi il verde degli alberi i cui rami arrivano fino a me. I gatti si sono raccolti in basso, sotto di me, sdraiati sulla betonella a crogiolarsi pigramente al sole mattutino, le code in movimento mentre mi guardano in attesa. No belli! Avete mangiato già troppo! Ed è vero, ieri sera mi hanno strappato la busta di croccantini che avevo comprato e l'hanno divorata tra litigi e strusciate.

Telefono...!

Anche adesso? Ho la reperibilità, devo rispondere. Ma il numero è un altro...

"Giacomo! Tutto ok?"

"Si, ti chiedo scusa. Lei non mi parla e quindi non ha voluto saperne di muoversi. Per questo non siamo venuti"

"Capisco, non preoccuparti" dico. E lui, categorico: "Ma ti prometto che a maggio siamo li!".

__________

IV - Il sospetto

E' il giorno dopo, e sto imparando a conoscere il mio nuovo amico.

Capisco che è un tipo solitario, che cerca persone solitarie, che si accoppia con persone solitarie, che genera persone solitarie.

Lui è uno che pensa, ma dubito abbia idee. O meglio, vorrebbe pensare, ma non ha fantasia. Chiede l'aiuto degli altri, vuole che siano gli altri ad agire per lui. Lui vuole fare da spettatore...

È un pensiero estemporaneo, che mi viene senza una ragione mentre sono impegnato con una possibile cliente, gran bella gnocca, per inciso!

Sto tentando l'approccio, circostanziato. Non sono sfacciato, non mi avvento come un lupo, o forse il termine giusto è allupato, sulla preda per possederla e sbranarla, almeno, non se questa è di classe.

Mi piace il gioco fine e delicato, soprattutto se la signora è davvero di classe. In alternativa posso essere rude e brutale, perverso e sadico, sempre che i compagni di gioco siano consenzienti e compatibili.

È uno di quei momenti in cui non si tollerano interruzioni di sorta, e io non faccio eccezioni.

Infatti, mi squilla il cellulare. È lui...

"Ciao, ti chiedo scusa"

La solita tattica per non essere eufemisticamente mandati a quel paese...

Guardo la signora rosso fulvo di fronte a me. Gli occhi verdi grandi e ben delineati da matita e mascara, le ciglia lunghe, le labbra carnose e sporgenti di colore rosso scuro con gli angoli all'insù, il naso diritto e proporzionato, al contrario del mio, il tutto dà all'insieme un aspetto impertinente, e proprio per questo invitante.

L'abbronzatura calda e dorata, frutto del sapiente lavoro del centro estetico, dal volto si diffonde lungo il collo fino al seno procace e bene in vista attraverso la camicia di jeans aperta, con i capezzoli turgidi che protestano sotto la sottile tela proclamando spudoratamente la loro voglia di libertà. I fianchi si allargano sotto un vitino che si può abbracciare tra le mani, tanto è sottile.

L'esame di tutto questo, purtroppo dovrà essere rimandato. La signora in questione dice: "Se è impegnato ci vediamo un'altra volta...".Mi porge la mano, fa una sorriso increspando le labbra e umettandosele delicatamente con la lingua, in un gesto che interpreto come un invito allo stupro, mima un bacio sporgendo leggermente la testa in avanti, come a dire "sapessi cosa ti sei perso....!", si gira e va via.

Che rabbia! Mi sa che non ero proprio il suo tipo. Mi sento provocato e deriso.

"Dimmi" rispondo con un sospiro, rassegnato a sorbirmi ancora qualche lamentela sulla moglie e su un ipotetico progetto di gita nel profondo sud.

"A maggio veniamo giù. Lei è d'accordo"

"Ascolta" gli dico "ormai tra noi si è instaurata una certa amicizia. Mi fa piacere che tu mi chiami, ma non c'è bisogno di programmare viaggi in zona se non puoi farli. Capisco gli impegni di lavoro, famiglia e altro. Oltretutto io sono spesso da quelle parti e la prossima volta che vengo ti chiamo. Potremo vederci e prendere un caffè insieme."

"Certo, mi farà piacere. Ma questa volta veniamo di sicuro"

"Avete ripreso a parlarvi? Lei che dice?"

"Nulla, come sempre. È andata dai suoi per un po' e ora è tornata."

"Tutto a posto, allora. Ti sei tranquillizzato su di lei?"

"No" risponde deciso. "Sono sempre convinto che si faccia sbattere da Cesare, o qualche altro dei suoi colleghi"

"Ma avete parlato di questo? Cosa ti ha detto?"

"Ha negato tutto. Dice che io farnetico e sono imbecille, e faccio fare la figura dell'imbecille anche a lei."

"Mi dispiace, davvero" lo dico e lo penso. Mi dispiace davvero per Giacomo, non fosse altro perché fa parte della mia stessa categoria e immagino la tragedia di un uomo costretto a vivere sotto lo stesso tetto e condividere lo stesso letto con una donna di cui non si fida più.

"Stasera esce" dice sottovoce dopo un momento di silenzio.

"Di nuovo?" Dico, pensando alla figuraccia che ha fatto una decina di giorni prima. Ma già, oggi è sabato, quindi si aprono le danze!

"Che faccio? Voglio seguirla!"

"D'accordo, ma stavolta non comportarti da pollo!" gli urlo. "Cerca di farti prestare un'auto da qualcuno, che lei non conosca. Tienti a distanza e soprattutto, non entrare in luoghi chiusi dove non hai copertura! Hai capito?"

"Si, ho capito. Grazie" e chiude.

Richiama subito dopo: "Sono sicuro che a casa di Cesare lei si è fatta sbattere da tutti! Si era messa il reggicalze apposta"

"Stai tranquillo, se è vero che le piace fare la ruota come il pavone tra maschi arrapati lo scoprirai..."...chiude.

Resto col telefono in mano, perplesso.

Mi sorge il dubbio che il mio amico possa soffrire di un leggero esaurimento, e che questo gli provochi una qualche forma di paranoia.

Non ho modo di verificarlo, ma la prossima volta gli chiederò di parlare con sua moglie.

__________

V - L'appostamento

E' quasi sera. Non ho organizzato la serata.

Sto ancora mettendo ordine tra scontrini, ricevute, fatture e documenti vari che mi schederanno ulteriormente con i parassiti della Agenzia delle Entrate e mi classificheranno come uno dei tanti succulenti polli da spennare a loro piacimento. Ricordo di avere avuto altre spese di un certo importo che è possibile detrarre, ma non riesco a trovare le ricevute.

Sono di cattivo umore, carponi, e sto sparpagliando sul pavimento tutti i fogli che trovo nei cassetti sotto la vetrina della libreria.

Il cellulare è sulla scrivania, sotto una serie di fogli pieni di calcoli fatti a mano, frutto di verifiche richieste dalla nostra normativa. Accanto il monitor del mio computer sempre acceso.

Non sono un fanatico del computer, sebbene utilizzi la tecnologia. Per me si tratta di semplici ed utili strumenti, niente di più.

Il mio PC è datato, almeno sette anni, nonostante tutto va che è una scheggia, dando punti a tutti quelli dei miei amici, oppure a quelli ultramoderni che uso sul lavoro. Non ho problemi di alcun genere: stabilità, velocità, virus...nulla di nulla! Forse perché non uso il sistema operativo Microsoft, ma il più plebeo Linux, con tutto il mondo "Open Source" che vi gira intorno ed a cui contribuisco indegnamente.

Sento un "bip" ed una vibrazione: mi è arrivato un SMS.

Non ne ricevo molti, tranne quelli pubblicitari. Finisco di riordinare una pila di fogli e vado a controllare.

E' lui, è stato di parola.

SMS Messages

R: E' qui il cazzone

S: Che tipo è? Sembra un trombatore?

S: Hai detto che esci anche tu? Non rispondere al cell se ti chiama

R: Si

S: Si cosa? Telefono muto o collega trombatore

R: Tutti

R: E' rude

S: Rude? Tipo prestante e selvaggio?

R: Un pò

S: Li stai seguendo?

R: Si

S: Dove sono?

R: Al ristorante

S: Solo loro due? Ci sono altre donne?

R: Una decina e una donna mi pare

S: Vedremo il dopo cena

R: E si

R: Aspetto

S: Tienimi aggiornato

Resto a guardare il cellulare, dimentico degli scontrini, delle ricevute, e di tutto il resto: ormai sono intrigato!

Questa è una situazione davvero nuova per me.

Allora è tutto vero! Forse il mio amico non è poi così esaurito. Staremo a vedere.

Torno alla mia noiosa occupazione, ma lancio continue occhiate al cellulare che questa volta ho lasciato bene in vista.

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