IL Censore

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Comunque, aveva un'aria abbattuta.

Confidò a Luca, che era andato a confermargli la propria stima, che meditava di ritirarsi, se possibile in pensione.

Si tirò avanti, alla meno peggio, fin quando fu annunciato l'armistizio.

8 settembre 1943.

La famiglia reale e parte del governò fuggì da Roma, dopo superficiali e irrealizzabili direttive.

Lucio cominciava a sorridere.

Lucia, forte del convincimento che durante l'allattamento non avrebbe concepito, era più affettuosa che mai.

Il suo personalino era immediatamente tornato alle misure antecedenti alla maternità. Solo le belle tette erano più turgide che mai, felici del lungo ingordo succhio del figlio, ed ancor più delle lunghe tenere carezze del padre, che precedevano sempre altre e più gradite attenzioni.

Come prima: sempre, dovunque. Dappertutto, senza respiro.

A Manro sembrava che dopo l'esperienza del parto, la vagina avesse acquistato maggior sensibilità e vigore. Era incantevole sentirsi ardentemente mungere. L'alternanza delle posizioni, le sempre nuove fantasie di Lucia, lo esaltavano. E facevano voluttuosamente godere lei.

Non era trascorso molto tempo, dall'8 settembre, quando un colonnello tedesco si presentò al Ministero, con altri ufficiali e insediò a capo della Direzione Generale, una persona di loro fiducia Per fortuna si dimostrò serio ed equilibrato.

Anche Luca fu convocato. Era un ufficiale in servizio, anche se di complemento, anche se in borghese. Gli sottoposero un documento, un specie di atto di fedeltà. I suoi amici del gruppo liberale gli avevano detto di firmarlo, per rimanere nell'organizzazione ad arginare eventuali eccessi.

Dopo la firma gli consegnarono un aussweiss, lasciapassare da esibire in caso di controllo nazi-fascista. E gli assegnarono anche delle carte annonarie privilegiate.

Vita triste, con futuro incerto.

Per fortuna Lucio diveniva sempre più grande e più bello.

E Lucia lo coccolava, gli faceva dimenticare ogni preoccupazione.

Era felice di accoglierlo nella sua calda theca deliciarum. Ogni tanto tirava fuori espressioni latine. Gli ripeteva che lo bramava, cupio te et caudam tuam, concupisco te e...la tua coda! Mellitus cunni liba, assaggia il miele della vagina. Semen tuum effundi in me, spandi in me il tuo seme... Ego te cupio... cupio...cupio.

E, gemendo, s'abbandonava a irrefrenabili orgasmi.

Manro non finiva mai di contemplarla.

"Resta così, nuda... cammina... va allo specchio... voltati... torna verso me... così... girati ancora... chinati... di più... di più..."

E lei già sapeva che era il momento che l'avrebbe penetrata con suo grosso e delizioso arnese, ghermendole le tette, incantevolmente tormentandole il clitoride.

Poi era lei a prendere le redini.

"Giù, bello... giù tu... non lui.. sul letto..."

E si faceva impalare con sempre rinnova voluttà.

Poi si voltava e si rifugiava tra le sue braccia, con il bellissimo culetto sulle ginocchia di lui e il fallo stretto tra le natiche.

Tanto tuonò che piovve...

Tanto sentì stimolare il suo buchetto dal prepotente fallo ancora intriso del seme che aveva sparso in lei, che fu tentata, di soddisfare quel tipo di avance fino ad allora dolcemente evitata. Si spinse verso lui, sentì che era entrata la punta del glande e che il suo sfintere andava lentamente rilassandosi. Ora la stava dilatando a dismisura, provava un certo doloretto che, però, andava attenuandosi rapidamente, a mano a mano che si sentiva invadere da quello stantuffo infuocato.

Quanto era lungo, però, e grosso. Non finiva mai. Già, lì non c'era nulla che lo fermava. Sentiva i testicoli battere sul perineo. Intanto, anche la vagina aveva cominciato a palpitare, sempre più, stimolata dalle splendide dita di lui che la penetravano, titillavano il clitoride. Incredibile, stava godendo. Eccome! Ecco, stava venendo... si... veniva.. il suo solito gemito era più intenso che mai, roco. Chi lo avrebbe mai detto che le sarebbe piaciuto anche così. Era una raffinatezza. Qualcosa di nuovo. E sentì la violenta scarica di lui che l'infuocava ancor più. Rimase a lungo in lei, senza alcuna riduzione delle dimensioni, il suo piccolo delizioso sfintere fungeva da cockring, il tipico anello cinese che si poneva in fondo al fallo per impedire il deflusso del sangue e prolungarne l'erezione.

Era stato bello, ed era certo che adesso Manro avrebbe soddisfatto anche la sua topina che reclamava la sua parte.

Quell'esperimento non doveva restare isolato, pensava Lucia mentre Luca la cavalcava magistralmente. Anche perché, bisbigliavano molti, farlo in quel modo... portava fortuna.

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Forse fu solo una coincidenza, ma il giorno dopo, per strane vie di comunicazione, Luca venne a sapere che la Croce Rossa Internazionale aveva informato il comando italiano di essere in possesso del piastrino del sergente Gavino Ruma, il cui cadavere, ripescato da una unità navale inglese, era stato tumulato nel cimitero militare di Malta.

Il piastrino, unitamente a pochi effetti personali, sarebbe stato recapito alla famiglia non appena possibile.

Anche il problema di Lucio era risolto.

Sarebbe stato un Sanna.

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