Milena

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E mi aspettava anche quella sera!

Dovevo parlare con qualcuno, che non ridesse, però, dei miei scrupoli in lotta con l'incantevole indescrivibile voluttà che mi attendeva tra le braccia di Milena.

Decisi. Ne avrei parlato con un sacerdote. Mi sarei confessato.

Entrai in chiesa. Poca gente in attesa della prima messa.

Seduto in un angolo, un vecchio prete leggeva un logoro libro dalla copertina consunta.

Mi avvicinai a lui. Chiuse il volume tenendo un dito per segnalibro e mi guardò interrogativamente.

"Vorrei confessarmi, padre."

"In ginocchio."

E m'indicò l'inginocchiatoio accanto a lui. Mise il libro su una sedia e tracciò un segno di croce.

"In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Da quanto tempo non si confessa?"

"Da quando sono qui, alcuni mesi."

"Cosa ricorda di aver fatto di male durante questo periodo?"

Dora, Lenka, Anna, Regina, erano completamente dimenticate. Dissi che un marito, dovendosi allontanare per motivi di lavoro aveva affidato a me la moglie e il figlio e che io, per tutta risposta, quella sera stessa ero andato a letto con quella donna.

Mi ascoltava distrattamente.

Doveva essere sicuro che avessi detto tutto, perché mi interruppe.

"Dirà un Pater, un'Ave e un Gloria..."

"Veramente, padre, quella donna mi era stata affidata dal marito..."

"Dica l'atto di dolore, nel quale è contenuta la promessa di non peccare più in avvenire."

Non lo avevo ancora terminato quando mi benedisse, mi assolse, mi congedò e si rimise a leggere.

Ero profondamente stupito, irritato.

Uscendo dalla chiesa mi rimisi la bustina.

Sentivo di avere le mascelle contratte.

Mi sorpresi ad alzare le spalle: per una così modesta penitenza valeva certo la pena di tornare da Milena!

Al Comando il Maggiore Marini mi disse che avevo una brutta faccia.

"Torni a letto, e se vuole le mando l'ufficiale medico."

"Grazie, signor Maggiore, ma spero di riprendermi presto."

Andai a casa. Anna e Lenka erano in ufficio. Salii in camera, mi liberai in fretta della giubba e degli stivali, mi gettai sul letto, e mi svegliai dopo circa quattro ore.

Era l'ora della mensa.

Ringraziai ancora il Maggiore e gli dissi che stavo molto meglio, anzi bene.

Trascorsi il pomeriggio al lavoro e andai a trovare Dora più presto del solito.

Era dietro al banco. Mi venne incontro radiosa.

"Dorina, andiamo al cine questa sera?"

Fece di sì con la testa.

"Allora ci vediamo alle otto e un quarto."

Appena un bacio e fui di nuovo in strada diretto a casa Ricci.

Milena china sull'aiuola grande curava i fiori.

Uno spettacolo incantevole.

Si alzò di scatto, arrossì, si guardò intorno.

Zorça stava spazzando il portico.

Mi guardò di nuovo, con le nari lievemente dilatate, come in preda ad ira.

"Vieni a dirmi che non verrai questa sera?"

"Vengo a dirti che, se vuoi, sarò qui poco prima del coprifuoco."

Il suo volto si distese, assunse un'aria serena.

"Ti aspetterò nella mia camera. Staremo anche meglio e più isolati."

Così, quel letto avrebbe conservato il ricordo dei nostri incontri. Non voleva lasciare lontano dalla sua abituale alcova l'impronta del the best fuck she never had.

* * *

Con Dora sedemmo al solito posto.

Le cinsi le spalle e l'avvicinai a me.

Si rannicchiò guardandomi con profonda dolcezza.

"Sono felice, Piero, credevo che dopo quanto ti avevo detto tu fossi inquieto con me. Ti ripeto, sono tua, felice ed entusiasta di esserlo, ansiosa e bramosa di esserlo."

"Ascolta, Dorina. Ho deciso di dire ai tuoi genitori che voglio sposarti."

Sobbalzò.

"Non scherzare, Piero. Non prendermi in giro. Tu sposare me? La ragazza conosciuta dove sei in servizio militare? La maestrina di un piccolo paese? Lo so che prima o poi te ne andrai e mi lascerai disperata."

"Ma tu, mi sposeresti, Dora?"

"Che domanda, Piero. Lo sogno ad occhi aperti. Sarei la tua schiava per tutta la vita."

"Che dici, invece di essere la signora Orsini?"

"Piero, non burlarmi."

"Dora, domani parlerò con i tuoi genitori e se non ci sono impedimenti tra due mesi ci sposiamo. Domani stesso scriverò anche ai miei. Ho già detto di te. La mamma vuole conoscerti. Verranno qui per le nozze. Poca gente, però."

Dora scoppiò a piangere.

* * *

Eravamo sposati da un mese, ed ancora ospiti dei miei suoceri.

Il giorno delle nozze la chiesa era piena di curiosi. Nei primi banchi, Lenka e Anna. Roberto Ricci era il mio testimone.

Pochissimi invitati. Per l'occasione erano venuti i miei genitori e mio fratello, Cesare, di 15 anni.

Milena era più elegante e affascinante che mai. Per tutta le cerimonia restò immobile, con gli occhi velati per la commozione.

All'uscita, baciò affettuosamente Dora.

"Ti invidio, Dora, sei bellissima."

* * *

Quella mattina c'era qualcosa di strano nell'aria. Un nervosismo impalpabile.

Il Generale Sironi aveva parlato a lungo, al telefono, col Colonnello Vera .

Il Maggiore ed io fummo convocati dal Generale.

Era prevedibile una sostanziale modifica della situazione militare. Tutti i reparti dovevano essere pronti a muoversi, arma et impedimenta, da un momento all'altro.

Ciò che non era trasportabile doveva essere messo in condizioni di poter essere distrutto.

La parola "disfatta" non fu pronunciata, ma era nella mente di tutti.

Il Generale si rivolse a me.

"Lei, Orsini, si prepari a raggiungere il Comando di corpo d'armata. E porti con sè tutto quello che può. Le suggerisco di farsi accompagnare dalla la sua signora. Cerchi di partire domattina. Speriamo che sia ancora in tempo. Contiamo di rivederci, e mi saluti il Generale Catarini."

Dora non stava nella pelle per la gioia di tornare nella grande città dove avevamo trascorso la breve licenza di nozze.

Quando le dissi che doveva portare roba per una lunga permanenza, mi guardò sorpresa.

"Quanto tempo staremo via, Piero?"

"Non lo so di preciso, amore, ma a lungo."

L'indomani partimmo.

* * *

Dopo pochi giorni ci fu il tracollo generale. Le forze armate si sbandarono. I Tedeschi rastrellavano i militari che cercavano di tornare alle proprie case.

Dora ed io riuscimmo a prendere l'ultimo treno diretto dove risiedevano i miei genitori.

Il suo paese fu teatro di atroci persecuzioni.

Solo i Ricci riuscirono a fuggire, raggiungendo fortunosamente Is2 e da lì il Sud.

Dora ed io pensiamo spesso a quei giorni, e lei, malgrado gli anni trascorsi, spera sempre di poter riabbracciare i suoi genitori.

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