La Mia Dolce Fidanzata

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Ecco, pensai, non ha considerato che l'uso dei bagni avrebbe causato questo... o forse no... lei non era cosi sprovveduta. D'altra parte aveva sentito l'odore forte che usciva da quel tombino. Pero.... pensai, anche quando richiuse il tombino, a parte quando dovetti entrarvi dentro, non fece la minima piega per quello che stavo sopportando...

La verita dei fatti si stava palesando nella mia mente ma la respingevo.

Nella serata, dovetti ricevere ancora due cascate di acqua di odore acre della loro pipi mentre il sonno iniziava a prendermi e mi addormentai.

Mi svegliai alcune ore dopo, doveva essere mattina perche un filo di luce traspariva dalle fessure della botola.

Pensai a loro che si alzavano dal letto e si agitavano mollemente per casa considerato che era il giorno 24.

Dopo circa una mezz'ora, iniziava il vero martirio. Una ulteriore cascata di acqua si riversava sulla mia testa. Questa volta era densa di cacca. La puzza ancora piu acre si diffuse all'interno del pozzo. I miei capelli erano coperti da un liquido denso che si era la cacca mischiata all'acqua dello sciacquone... dopo alcuni minuti, sento il maledetto gorgoglio ed arrivava una seconda ondata di acqua e cacca e dopo alcuni minuti la terza...

Ero completamente ricoperto, quasi non riuscivo a respirare per le esalazioni orribili che aleggiavano all'interno del pozzo.

Il mio cervello realizzava finalmente quello che si ostinava a negare fino a quel momento.

Loro avevano ripreso la vita normale. Non stavano pensando a me la dentro.

Questo era l'amore che lei mi dichiarava? Questa era la riconoscenza della figlia a cui avevo recuperato la spilla? Era in questo modo che mi stavano ringraziando?

Venne la sera e sentii vagamente a distanza le voci degli invitati, comprese le note di qualche canzoncina di Natale. Stavano festeggiando... tranquille e rilassate. Nella serata si susseguirono varie scaricate dai bagni. Non so quante persone c'erano ma sentii di essere distante da lei come se fossi dall'altra parte del mondo.

Non mi pensava? Non avrebbe voluto passare le feste con me? Perche non mi aveva aperto almeno una volta durante la giornata? Ma che importava... lei aveva li su quello che le bastava, erano le sue figlie ed il resto non contava...

La mattina dopo, si ripeteva lo stesso rituale.

Questa volta gli sciacquoni di cacca furono 5, tutti abbondanti, avevano fatto la cena di Natale e forse qualche amica delle figlie si era fermata a dormire con loro.

Venni preso da un senso di enorme umiliazione, ormai non era stato solo un errore o una mancanza di pensiero, l'avermi dimenticato la, era proprio una mancanza di attenzione.

Lei proseguiva la sua vita serenamente, le interessava solo questo. Non tentava neppure di aprire la botola sia per non affaticarsi che per non trovarsi davanti allo scempio che stava compiendo.

Il giorno 25 si consumava dopo pranzo l'ennesimo scempio. Dopo il pranzo di Natale, qualcuno sentiva il bisogno di andare al bagno, evidentemente dopo un lauto pasto.

Lo sciacquone si azionava diverse volte. Lei non si era curata di preoccuparsi di quello che poteva succedere a seguito dell'invito di persone a casa sua. Erano tutte le sue colleghe, qualcuna anche con le figlie, quindi dovevano essere un certo numero e questo venne da me riscontrato con le cascate di cacca che ripetutamente mi arrivarono sulla testa.

Non mi apriva neppure quella giornata. Non capivo perche, non voleva accertarsi se stessi bene? Pensai a lei seduta sul water e ai pensieri che le potevano passare per la testa mentre faceva la cacca. Mi pensava la sotto? Se lo ricordava che io ero la?

Mi sentivo stanco. Avevo sete e fame, ero quasi stremato dalla fatica per tenere quella posizione innaturale. Mi aspettavano ancora quasi due giorni li dentro.

La cacca mi aveva ricoperto quasi del tutto. Ero un patchwork di carta igienica appiccicata un po' dappertutto... passarono i due giorni e finalmente venne il 27. Era il giorno del mio compleanno. Sentii aprire finalmente la botola. Anche la luce mi diede fastidio dopo essere stato al buio per 4 giorni.

Finalmente, quelli della ditta erano arrivati, muniti di tute e maschere con respiratori per eliminare le esalazioni che io avevo respirato per 4 giorni.

Svuotarono il pozzo e finalmente io potei chinarmi e armeggiare quasi 5 minuti compiendo una serie di manovre e contorsioni e disincastrare il piede.

Non riuscivo a vedere i volti degli operai che stavano compiendo quell'operazione.

Mi aiutarono a risalire, mi liberai di tutti i vestiti che avevo addosso e lei mi venne incontro mostrandomi la via del bagno del piano di sotto dove avrei potuto fare una doccia e standomi accuratamente lontano chiudendosi il naso per la puzza insopportabile che emanavo.

Uscito dalla doccia, lei quasi non mi guardava. Io non sapevo cosa fare. I miei occhi a tratti fiammeggiavano per essere stato trattato in questo modo. Ma non parlavo. Me ne stiedi seduto sul divano con lo sguardo perso nel vuoto fino a quando lei mi rivolse la parola mentre sorrideva. Sei incazzato? - mi chiese, Io annuii con la testa mentre le dicevo di no verbalmente.

Lei iniziava a parlarmi.

Mi dispiace, - disse- non avevo altra soluzione. Per un attimo mi sono dispiaciuta, sapendoti li dentro ma immediatamente dopo mi sono resa conto che era la soluzione ideale per me.

Era la meno impegnativa, avrei passato i giorni di festa mettendo tutti d'accordo. Mia madre, lo sai, non sta a suo agio con te e le figlie non sarebbero state trattate con tutta l'attenzione che meritavano per le feste. Potevamo stare insieme e tu eri un personaggio scomodo per il mio equilibrio familiare. Ti ho mentito...

In realta potevano venire anche in quel momento ma li ho volutamente rinviati al 27 per toglierti di mezzo...

La donna eterea con le figlie eteree, quelle femmine dallo sguardo dolce che sembrava fossero uscite da un fumetto rosa, queste figure cosi angeliche che mi avevano riservato senza scrupoli un trattamento cosi... ero stato praticamente rinchiuso in una latrina con un fetore insopportabile che veniva dalle feci non altrettanto eteree ed ero stato sacrificato per il benessere suo e delle figlie.

Non sapevo cosa pensare... cercai di esprimere il mio sdegno ed il mio rammarico ma lei mi bloccava subito dicendomi che non dovevo fare cosi altrimenti la

facevo soffrire.

Mi trovavo indubbiamente davanti ad una persona decisamente preoccupante...

Comunque aggiunse che mi era andata bene e che non si era portata nessun uomo a letto altrimenti fra le tirate di sciacquone ci sarebbe stata anche la sua.

Ti confesso , aggiunse , che ho provato anche un certo godimento quando ti sapevo li sotto mentre tiravo l'acqua.. e avrei provato maggiore godimento se avessi scopato a letto con un amante mentre tu eri li sotto... lo sai che sono viziosetta...

Poi cambiava discorso, e mi disse che mi avrebbe festeggiato il compleanno e mi giurava che non mi avrebbe preparato una torta al cioccolato ridendo allegramente.

Lei faceva pure l'ironia ed io mi lasciavo pilotare senza difese.

Quella sera c'erano lei e le figlie, erano allegre e solari come sempre e io mi chiedevo se avevano saputo, proprio mentre io ero li sotto, che ogni volta che andavano in bagno mi arrivava in faccia. Non capivo con quale leggerezza e noncuranza potessero gestire quel trattamento terribile che mi avevano riservato. Non un cenno sulla questione della spilla ritrovata, come se non fosse successo niente. Ma io iniziai a sentirmi minacciato dal pericolo che senza alcuno scrupolo mi avrebbero sacrificato senza condizioni qualora se ne fosse ravvisata la necessita.

Comunque, i giorni successivi trascorsero senza attriti. Io restavo costantemente con la guardia abbassata senza alcuna voglia di sollevare problemi. Lei era li, per me e tanto mi bastava.

Avevo comunque l'impressione di essermi infilato in un gioco che poteva essere pericoloso.

Lei manifestava degli aspetti di sadismo che con una certa progressione si andavano moltiplicando. Anzi, per essere piu precisi, non si sapeva dove finisse la sua sbadataggine ed iniziasse la sua voglia di vessarmi.

Probabilmente, io ero la vittima predestinata di una donna estremamente compressa e traumatizzata che miracolosamente aveva trovato me che invaghito e naturalmente attratto da lei ero disposto ad accettare qualsiasi compromesso senza fiatare.

Una sera, il gioco iniziava a farsi piu insidioso.

Io ero seduto sul divano a guardare la tv e lei si ritirava dalla palestra dopo un paio di ore di allenamento.

Si sedette stancamente sul divano e improvvisamente mi disse: ti devi sdraiare per terra.

Io chiesi perche.

Lei replicava: ho detto sdraiati.

Io come al solito passivamente mi sdraiai.

Lei allora mi chiese: toglimi le scarpe:

io gliele tolsi.

Subito dopo lei mi mise entrambi i piedi sulla faccia e disse: vorrei un massaggio fresco per rilassare i piedi e io chiesi: e come dovrei fare? Lei mi disse leccameli con calma fino a quando non ti dico che sia sufficiente.

Io iniziai a leccare. Ero cosciente del gioco erotico ma ero anche cosciente che al di la della richiesta si celava anche questa volta un interiore desiderio di rivalsa.

Passarono alcuni minuti in cui leccai i piedi sudati di lei e nel frattempo arrivarono le figlie che videro questa cosa. Lei non si stupiva piu di tanto. Loro domandarono? Cosa state facendo? Lei con noncuranza rispose che io le stavo leccando i piedi per farla rilassare. Allora loro, divertite da questa cosa, chiesero capricciose di avere lo stesso trattamento.

A questo punto io dissi: no! Basta! Ma lei mi guardandomi male mi disse: - fai quello che vogliono! Lo sai che loro sono una parte di me...

Allora, a turno, ciascuna di loro mi mise i piedi sulla faccia e io pazientemente li leccai.

I piedi erano molto piu puzzolenti. Gli ormoni della crescita facevano la loro parte.

Loro, divertite e piacevolmente sollazzate con questa pratica, iniziarono anche ad esagerare. La figlia grande, ad un certo punto si alzava all'inpiedi su di me, mi poggiava pesantemente il piede in faccia e con un tono intermedio fra il divertito e l'imperativo mi disse: lecca! Schiavo! Io non potevo neanche contraddirla sotto gli occhi della madre che guardava ogni mio singolo movimento ed ero costretto a subire il suo peso mentre lei mi schiacciava tenendo un piede sul mio torace mentre con l'altro mi schiacciava il viso aspettando che la continuassi a leccare.

Finalmente il martirio aveva fine e chiesi di potermi sedere sul divano insieme a loro per vedere il film alla tv.

Il martirio non era finito perche mi dissero: non ci sara posto sul divano. Se vuoi, ti distendi e noi ci sediamo sopra di te.

Anche in questo caso, come ipnotizzato, accettai e in un attimo avevo i loro sederi su tutto il mio corpo. La figlia grande era seduta sulla mia faccia, lei era seduta sul mio petto e la piccola sulle mie gambe.

Guardarono il film per intero mentre io ogni tanto mi lamentavo per il peso che, con il passare dei minuti diventava sempre piu insopportabile ma, anche in questo caso, loro erano imperturbabili. Non gli importava di nulla se mi stava mancando il respiro e se il dolore da schiacciamento era sempre piu insopportabile.

Dopo circa un paio di ore, il film finiva e loro si alzarono. Ero tumefatto sulla faccia dove il peso di un sedere tutto concentrato, aveva addirittura rotto i capillari di alcune parti del mio viso procurandomi delle estese macchie rosse.

Altrettanto noncuranti si alzarono e ce ne andammo a letto.

Lei mi vide in faccia e disse: povero amore mio che si sottopone a qualsiasi cosa pur di farci stare bene. E cominciava a massaggiarmi e spalmarmi una crema rinfrescante per lenire il dolore.

Mi restituiva tutto quello che avevo sofferto durante quelle due ore di sofferenza.

Quella sera si era definitivamente sancita la mia schiavitu da loro. Io lo sapevo e loro lo sapevano. Pensavo che si trattasse solo di un gioco fra me e lei invece questa dipendenza riguardava tutta la famiglia. Il peggio era appena iniziato.

Seguirono una serie di situazioni in cui mi ritrovai coinvolto senza sapere perche e come.

Come al solito, non si sapeva dove finisse la sbadataggine e dove iniziasse il sadismo.

Un giorno, la sua macchina era nel garage e lei mi chiese di recuperare ancora una volta un oggetto. Questa volta apparteneva a lei ed era finito sotto la macchina. Io, con fatica, mi sdraiai completamente sul pavimento e strisciai sotto la macchina per recuperare quella cosa. Dovetti spingere il mio corpo interamente sotto il pianale. Il mio corpo stava a malapena li sotto perche l'intercapedine con il pavimento era giusto dello spessore del mio corpo. Recuperato l'oggetto, stavo per spingermi fuori ma con maggiore difficolta.

In pochi secondi sento che loro entravano nel garage. Lei, le due figlie e sua madre.

Sento aprire gli sportelli e tutte e quattro entrarono nella macchina.

Ovviamente, la macchina si abbassava e io rimasi bloccato sotto senza potere uscire.

Lei, senza ricordarsi che io ero sotto, mise in moto la macchina. Io gettai un grido dicendole che ero ancora sotto. E lei, dopo avere ingranato la marcia e fatto alcuni centimetri, si arrestava miracolosamente. Altrimenti mi avrebbe schiacciato sotto le ruote senza accorgersene.

Lei scese dalla macchina e si protese verso di me. Io ero irritato e le dissi: che cazzo fai? Non ti ricordavi che ero sotto la macchina per recuperare quella cosa?

Lei rispose: amore! Scusa, non me lo ricordavo proprio...a quel punto fece scendere tutti dalla macchina per consentirmi di uscire fuori.

Quella sera, mentre eravamo a letto, ad un certo punto mi disse: - amore, ti confesso che mentre hai gridato ed io ho capito che eri sotto, ho avuto un momento di eccitazione.

E poi continuava: senti amore, ma... se ti volessi veramente schiacciare sotto la macchina tu me lo faresti fare? Io le risposi di si, perche avrei fatto tutto per lei ma, a modo mio, era una risposta legata ad un gioco e quindi non la presi sul serio.

In realta, un giorno, dopo che io mi ero pure dimenticato di questo scambio di battute, e dopo una serata con le sue amiche, passata a bere, la questione si ripropose in maniera piu subdola.

Avevamo bevuto tutti quanti e lo stato di euforia si era trasformato in uno stato di semi ubriachezza, specialmente per lei che non era abituata a sopportare l'alcool.

Alla fine della serata, tutti ancora euforici, lei doveva accompagnare quattro delle sue amiche alle loro macchine che erano rimaste sulla strada al di fuori del residence.

C'era un po' da camminare e lei decise di accompagnarle in macchina.

Erano in cinque e lei fece manovra per tirare fuori la macchina dal garage. Sul vialetto di casa, ancora tutte euforiche fra le risate e lo scherzo, lei disse alle sue amiche: vediamo se il mio fidanzato si rivela un vero uomo. Loro risposero: siiiiiiii vediamo!

Allora lei mi disse: sdraiati davanti alla ruota anteriore se hai coraggio.

Allora io, nell'euforia e nello scherzo, mi sdraiai sul pavimento giusto davanti alla ruota anteriore.

Lei allora incalzava le altre ragazze e disse: che facciamo? Lo schiacciamo? E loro risposero: siiiii! L'euforia nella macchina era a mille e lei continuava. Allora! Gli passiamo di sopra? E loro: siiii!!

Glielo facciamo vedere a questi uomini chi comanda? E loro: siiiii!

L'euforia cresceva in maniera inquietante, sembravano un po' invasate, a dire il vero.

a questo punto lei stacca un po' la frizione e punta la ruota sul mio torace. Io sentii immediatamente una certa pressione che la ruota iniziava ad esercitare sul mio corpo. Iniziai ad avere un po' di apprensione ma continuavo a stare allo scherzo per dimostrare la prova di forza.

Lei, allora, inizia a giocare con la frizione sempre piu insistentemente fino a quando, con la sorpresa di tutti, la ruota non saliva effettivamente su di me.

La macchina mi passava di sopra e io mi ritrovai con il corpo sotto lo sportello del lato guida.

Ero intorpidito e ancora non avevo registrato i danni subiti.

In un primo momento sentii il silenzio dentro la macchina ma subito dopo lei aggiunse qualcosa e le amiche scoppiarono tutte a ridere.

Lei apriva lo sportello e vidi le sue gambe affusolate che scendevano dalla macchina.

Io iniziavo ad essere dolorante. La ruota mi aveva schiacciato le costole ma la pressione non si era prolungata fino a farmi morire. Lei allora, disse: ho dimenticato di fare pipi prima di uscire e, senza attendere un attimo, si abbassava le mutande, si accoccolava sulla mia faccia e mi pisciava addosso. Un fiume di pipi si riversava sulla mia faccia impedendomi di respirare anche considerando che avevo sopra una parte del loro peso.

Non appena smise, si rialzava le mutande, si abbassava il vestito e risaliva in macchina. Il motore era ancora acceso. Lei ingranava la marcia e proseguiva. Mi passava di sopra anche con la ruota posteriore. La macchina era appesantita dal peso delle tre persone sedute dietro e man mano che la macchina avanzava, sentivo il pianale sempre piu basso fin quando anche la ruota di dietro saliva sul mio corpo e finiva di schiacciarmi.

Questa volta si sentiva lo scricchiolio delle ossa che si rompevano sotto il peso della macchina carica di persone.

La macchina si allontanava e lei accompagnava le sue amiche alle rispettive auto e ritornava a casa.

Il gioco, questa volta, fu pesante.

MI aveva triturato sotto la macchina e aveva realizzato di dover chiamare l'ambulanza con il personale paramedico che si informava sulla dinamica dell'incidente ma lei con la solita faccia angelica, riusciva a convincerli che io ero sbucato dal nulla e lei non si era accorta di me e mi aveva travolto.

Rimasi in ospedale per parecchio tempo con fratture multiple ed ingessatura.

Dopo un po' di tempo mi riportava a casa.

Realizzai subito dopo che anche in quel caso ero stato strumentalizzato perche collegai la sua domanda fattami qualche tempo prima in cui mi chiedeva se mi avesse potuto schiacciare con la macchina e dopo che la mia memoria aveva dimenticato la domanda, mi aveva anche in questo caso manipolato con furbizia per soddisfare i suoi istinti sadici e perversi.

La mia convalescenza a casa sua fu splendida. Anche in questo caso, mi restituva tutto quello che mi aveva tolto con quella sofferenza.

Io ritrovai la felicita e la gioia di vivere in mezzo a tre meravigliose piccole donne che si dedicavano a me.

Le dimostrazioni di amorevolezza si moltiplicavano ed io mi sentivo al settimo cielo.

Lei era prodiga di manifestazioni di dolcezza e amore fino al punto di dirmi: amore... ti mangerei da quanto ti amo.

Un giorno lo disse anche in presenza delle figlie e ribaltava la domanda anche a loro e disse: non trovate troppo dolce quest'uomo? E loro risposero in coro di si.

...e non vorreste mangiarvelo se fosse possibile? E loro risposero: siiiiii!!

Io mi lasciavo portare da queste manifestazioni estreme di dolcezza e affetto ed ero anche gratificato. Lei lo chiese pure a me: - e tu, vorresti essere mangiato da noi? - io risposi immediatamente di si, inebriato da queste manifestazioni di tenerezza che mi mandavano al settimo cielo.

Un giorno, sentii che lei stava organizzando una bella cena invitando almeno 15 sue amiche. Sentivo che i preparativi fervevano fin quando non arrivava il giorno della festa.

Dopo pranzo, mi sdraiai sul letto per farmi la mia solita pennica ma caddi in un sonno profondo.

Quando mi svegliai, mi ritrovai sul lungo tavolo da pranzo che lei teneva nel salone piu grande.

Non realizzai immediatamente ma mi accorsi che ero legato mani e piedi.

Inizialmente non avevo capito come fosse stato possibile ritrovarmi legato e sul tavolo. Poi realizzai che doveva avermi narcotizzato e realizzai pure che le figlie l'avevano aiutata a fare questo.