La Mia Dolce Fidanzata

Informazioni sulla Storia
Storia di horror erotico con vittima e carnefice.
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La mia dolce fidanzata

La conobbi casualmente in un locale, mentre bevevo tranquillamente il mio mohito e il mio sguardo si incrociava con il suo, sorridente perche mi era appena caduto il ciuffetto di menta che stava sopra il bicchiere.

Iniziammo a parlare di mohito, o perlomeno io, considerato che lei era abbastanza estranea a cocktail e serate mondane trascorse nei locali della citta.

Era separata da non molto tempo e sembrava averne risentito parecchio, considerando che ogni tanto il suo sguardo puntava verso un punto imprecisato e si estraniava dal contesto circostante.

Mi disse che la sua cultura non era stata quella della mondanita perche si era sposata giovane con un fidanzamento di diversi anni alle spalle. Pertanto era passata da un regime familiare rigido dei suoi genitori piuttosto all'antica ad un regime matrimoniale che, in quanto tale, la assorbiva completamente considerando anche la presenza di due figlie ormai cresciutelle, di 19 e 18 anni.

Lei aveva vissuto in funzione di queste due figlie in maniera quasi morbosa, da quanto potei capire dai suoi racconti e forse anche un po' ossessiva. Usava considerarle proprio come una parte di una unita in cui ciascuna di loro era un terzo dell'intero.

La serata trascorse piacevolmente e ci ripromettemmo di rivederci in un'altra occasione.

Mi rimase impressa quella sua genuinita e ingenuita che sembrava appartenere ad una donna mai cresciuta, ancora ragazzina, completamente avulsa dal mondo delle persone che, ad una certa eta, si strutturano diventando sempre piu irraggiungibili.

Anche il suo fisico era coerente con il suo spirito, non alta ma con delle gambe slanciate specialmente se accompagnate da un paio di scarpe con tacchi alti.

Complessivamente vantava un certo sex appeal, discreto, non dirompente ma che si insinuava velocemente nei desideri dei suoi corteggiatori.

A completare il quadro, si avvertiva che fosse un po' svampitella, con la testa un po' in aria anche pressata dalle mille incombenze legate alla gestione delle figlie.

Viveva in una villetta a 3 piani, accogliente e piacevole con un piccolo giardino dove si potevano anche passare delle piacevoli serate.

Ci rivedemmo ancora ed ancora e non passava molto tempo che sentii che l'attrazione che avevo per lei passava attraverso diversi stadi, partendo da un senso di tenerezza, poi indirizzata verso l'attrazione sessuale e nel primo momento la storia prese piede con una grande serenita.

Dopo un po' di tempo lei diventava pessimista riguardo al buon esito della nostra storia poiche era piuttosto scettica che io, appartenente ad una citta distante dalla sua, potessi essere veramente presente nella sua vita come lei avrebbe voluto.

Da un lato, c'era una attenzione troppo ossessiva verso le figlie verso le quali esercitava una volonta di protezione altrettanto esagerata e, dall'altro, c'ero io, che, sebbene svolgessi una funzione affettiva che era diventata di una certa importanza, potevo essere anche sacrificato rispetto alle esigenze delle figlie e comunque della famiglia. ( io non facevo parte della famiglia ero solo un infiltrato).

In piu occasioni, iniziava a mostrarsi disfattista e pessimista sul nostro rapporto e questo iniziava a procurarmi un certo dolore, considerando che mi ero, anche piuttosto rapidamente innamorato di lei.

Questo pessimismo iniziava a crearmi una sorta di sottomissione affettiva perche, nonostante la sua dolcezza infinita nella nostra relazione, molto spesso avevo la sensazione che lei non fosse innamorata come lo ero io.

Anzi, in diverse occasioni ebbi la sensazione che se il marito avesse deciso di ritornare, lei non avrebbe opposto molta resistenza.

Lei aveva come suo obiettivo assoluto la serenita, la sua e quella delle figlie, ovviamente.

A complicare la situazione c'era anche il rapporto con la madre, di assoluta sudditanza. Ne temeva il giudizio e non avrebbe mai voluto contrariarla.

Insomma, a causa di tutte queste debolezze, alla fine del discorso, l'unico che viveva nella piu assoluta debolezza ero io che cercavo di non contrariarla per non innescare il suo rammarico riguardo alla nostra storia che lei reputava fallace ed effimera.

Insomma, non mi sentivo per niente al sicuro ma, al contrario, mi sentivo sempre piu manipolato da lei che andava prendendo il sopravvento.

Un giorno, c'eravamo appena ritirati a casa dopo aver trascorso una serata fra aperitivo e cena. Lei indossava un vestito estremamente sexi con delle magnifiche scarpe decollete con tacco 10. Durante la serata si era sommessamente rammaricata di avere posteggiato le figlie dalla madre e ogni tanto, dal suo sguardo trapelava un certo senso di disappunto. Mi guardava e, con gli occhi, sembrava dirmi che se le figlie quella sera erano state posteggiate, era per colpa mia.

Entrati nella stanza da letto, lei mi chiese di distendermi per terra vicino al cassettone posto di fronte al letto.

Io, non senza curiosita, accettai di farlo, sempre pronto a non contraddirla e disponibile al gioco. A quel punto lei senza esitare un attimo mi saliva di sopra piantandomi i tacchi sul petto e procurandomi un dolore oscillante fra quello da compressione e quello lancinante. Mi guardava dall'alto, con i lunghi capelli che scendevano sul suo viso e mi guardava fisso e sorridente chiedendomi se mi stesse facendo male.

Quello sguardo, mi apriva improvvisamente un mondo nella sua personalita cosi apparentemente dolce e ingenua e istantaneamente molti tasselli iniziarono ad andare al loro posto.

Io iniziai a rantolare dal dolore ma lei non scendeva giu, eccitata e compiaciuta della mia sofferenza sotto il suo peso.

E poi disse: - questo il giusto peso da sopportare nel momento in cui costringi una mamma a lasciare due figlie dalla nonna Poi alzava un piede e lo mise sul mio collo che sotto il suo peso si incastrava nella incavatura fra il tacco e la suola come a volermi schiacciare, sentendosi gratificata dalla punizione che mi stava infliggendo.

Finalmente scese dal mio torace restituendomi il respiro e lasciandomi due punti rossi tumefatti sulla pelle a causa dei tacchi.

Il sesso che ne seguiva fu travolgente. Lei, durante i rapporti, mi comunicava le sue fantasie una delle quali era quella di volere essere vista da me mentre scopava con un altro uomo. Io, glielo lasciavo dire ma appena un po' piu tardi, le confessai che una fantasia del genere non gliela avrei mai fatta realizzare.

La sua abilita manipolatrice non tardava ad arrivare.

Un giorno, eravamo nuovamente soli a casa, era un pomeriggio e le figlie si trovavano fuori per le loro varie attivita.

Eravamo nella stanza da letto quando lei sentiva squillare il citofono. Rispose e ritornava atterrita con gli occhi sbarrati dicendomi che era il suo ex marito.

Mi chiese di nascondermi perche, nella maniera piu assoluta, non mi sarei dovuto far vedere e, nella concitazione, alzava il letto a cassettone e mi disse: svelto, infilati qua dentro, non abbiamo tempo per trovarti un altro nascondiglio, non fiatare, io me la sbrigo subito, giusto il tempo di sputargli in faccia per l'ennesima volta e vengo ad aprirti.

Preso alla sprovvista, accettai di entrare all'interno del cassettone di quel letto, peraltro ingombro di coperte e altri complementi.

Lei richiuse su di me la rete con il materasso che mi schiacciarono un po' a causa della ridotta intercapedine che rimaneva fra il fondo e la rete. La rete gravava su di me pesantemente e dovetti girare il volto di traverso per non farmi schiacciare anche la faccia.

Lei apriva la porta. Sentii parlare ma non riuscivo a carpire le voci che apparivano indistinte e confuse.

Ad un certo punto sentii che le voci si avvicinavano, non sembrava che ci fosse concitazione. Sentii avvicinare lei per prima. Sorprendentemente si sedette sul letto. La sentii posizionarsi meglio come se stesse raccogliendo anche le gambe sul materasso. Si era seduta sul letto... Sentivo il suo peso che mi schiacciava la faccia quindi immaginai che fosse con la schiena poggiata sulla testiera. Mi chiesi... ma cosa sta facendo? Non se lo ricorda che ci sono io qua dentro? E che mi sta schiacciando sotto il suo peso? Facevo fatica a reggere quel peso concentrato ma cercavo di resistere perche non avrei mai voluto contraddirla. Ad un tratto, sentii la voce dell'uomo che si avvicinava e accadde quello che un attimo prima iniziava ad essere la mia preoccupazione. Anche lui si sedette sul letto. Il peso venne distribuito anche su altre zone del mio corpo. Evidentemente lei rimase seduta in quella posizione. Li sentivo parlare. I toni non erano tesi ma affabili, proseguirono per alcuni minuti. Le soste fra una frase e l'altra si diradavano sempre di piu, non capivo cosa stesse succedendo. In un istante, sentii lei che si spostava, si stava distendendo sul materasso. Sentii che il suo peso si distribuiva su tutto il mio corpo. Ma accadde quello che non avevo previsto. Il peso si moltiplicava a dismisura. Quell'uomo, evidentemente era sopra di lei. Il peso diventava insopportabile. Lei iniziava a gemere, e poco dopo sentii che stavano iniziando a fare l'amore. Sentivo i colpi interamente sul mio corpo e lei che gemeva sempre di piu. Facevo fatica a respirare, la rete comprimeva gradualmente il mio torace che non aveva la forza di espandersi e il mio respiro si faceva sempre piu affannoso. Lei stava facendo l'amore sopra di me. Le avrei chiesto dopo perche aveva deciso di sottopormi a questa sofferenza indicibile senza che io potessi sbottare e saltare fuori dal letto.

In corrispondenza dei colpi che il mio corpo assorbiva con sempre maggiore difficolta, sentivo lei gemere in maniera crescente fino a quando il supplizio finiva.

Lei non si affrettava a togliersi dal materasso, pur sapendo che io ero ancora li sotto. Iniziarono a parlare nuovamente nella stessa maniera affabile mentre io ero ai minimi termini. La difficolta respiratoria mi aveva reso gia rosso e iniziavo ad emettere la bava di chi sta per soffocare definitivamente.

Improvvisamente sentii che il peso svaniva ed io potei iniziare a riempire i polmoni completamente. Ero salvo. Ancora un po' e sarei morto la sotto.

Passarono 5 minuti, sentii le voci allontanarsi e alla fine lei apriva il letto. Il mio sguardo incrociava il suo. I miei occhi non sapevano se fiammeggiare o piangere. Non sapevo se era maggiore la mortificazione o l'ira per essere stato sacrificato.

Perche? -dissi-

Perche, lo sai, tu hai il peccato originale di distogliermi dalle mie figlie e quindi per questo devi essere punito.

Ma... non ho capito, aggiunsi io, non mi dicevi che avresti ucciso tuo marito se lo avessi incontrato?

Infatti non era mio marito... disse lei, lasciandomi a bocca aperta.

Te l'ho fatto credere ma in realta era un mio spasimante e, se ben ricordi, te lo avevo detto che mi sarebbe piaciuto scopare con te presente... ma tu non accettasti l'idea e quindi ho fatto da me.

D'altra parte, non avevo specificato se la tua presenza doveva prevedere la visuale o meno e cosi mi sono inventata questa idea e l'ho fatto.

Ma... non ti sei resa conto del rischio che mi hai fatto correre? E non ti importava nulla che io stessi soffrendo da morire?

Infatti, al contrario, mi importava, -disse lei- solo che mi importava al contrario, aggiunse sorridendo. Quando pensavo che mentre io godevo con le gambe allargate, pensavo che tu stessi gemendo sotto i nostri corpi e questo mi faceva godere di piu

Esterrefatto, mi alzai ancora intorpidito ed uscii da quel letto mentre lei cercava di darmi nuovamente la dolcezza e l'attenzione di sempre ma io schivai le sue carezze ed i suoi abbracci per la rabbia che ne seguiva.

Passarono alcuni giorni affinche mi riprendessi dalla mortificazione che avevo subi to.

Avrei voluto ucciderla ma sentivo la schiavitu di una attrazione e di una dominazione che non riuscivo a contrastare. Avrei voluto rompere definitivamente ma sentivo qualcosa che non aveva pari nel mio passato sentimentale e che mi rendeva definitivamente schiavo di questa donna.

Speravo, in realta, che lei capisse di essere amata da me ed iniziasse a considerarmi parte della sua famiglia con tutti gli annessi e connessi.

Il trauma venne superato e rientrammo nella armonia che avevamo sempre avuto. Lei si dimostrava affettuosa e dolce ed io ne ero gratificato.

Avevo capito che le figlie erano una parte di se stessa e quindi le dovevo trattare come se fossero una diramazione di lei.

La piu piccola era piuttosto capricciosa e, nonostante cio, lei ne assecondava tutti i desideri e i capricci.

Pensava che queste manifestazioni eccessive fossero legate alla crescita e quindi non si preoccupava di contrastarle piu di tanto.

Era il giorno 23 dicembre e, durante la mattinata, si consuma la tragedia... La piccola aveva perso nel water una spilla a cui teneva moltissimo. Se ne era accorta quando, troppo tardi, aveva gia spinto il pulsante dello sciacquone.

Lei mi ragguagliava sull'accaduto. Era estremamente rammaricata perche odiava vedere le figlie soffrire e non sapeva darsi pace per l'accaduto.

Ad un certo punto venne folgorata da una idea.

La dove stavano, in quella villetta, non c'era raccordo con la fogna ma c'era un pozzo nero.

A quel punto, si soffermava a riflettere sul fatto che quella spilla doveva essere finita li dentro senza ombra di dubbio.

Passarono alcuni secondi e si rivolse a me:

senti,- mi disse-

secondo te si potrebbe fare qualcosa per recuperare la spilla dentro il pozzo nero?

Mah... io risposi, in teoria potrebbe essere li sotto da qualche parte. Non e facile, ma non impossibile ritrovarla.

Istantaneamente mi sentii tutti gli occhi addosso. Il messaggio era chiaro. La domanda era: tu, potresti andare a recuperare la spilla?

Ovviamente, nella mia persistente intenzione di farle tutte felici e di farmi amare e senza che avessero il tempo di chiedermi qualcosa, mi feci avanti e dissi che ci avrei provato io.

Ne seguiva una ovazione, gli sguardi di immensa gratitudine mista a felicita gratificavano il mio amor proprio e la mia soddisfazione nel pensare che avrei fatto un atto eroico che mi avrebbe procurato apprezzamento e amore.

Trovammo il pozzo nero al di sotto di una delle botole della parte piu bassa della casa.

Aprii il tombino e una ondata di odore cattivo avvolse il mio naso ma cercai di superare i conati di vomito in funzione dell'obiettivo da ottenere.

Dopo qualche esitazione, mi immersi per quasi due metri al di sotto del tombino.

Non appena arrivai li sotto, in un vano di dimensioni di poco piu larghe delle mie spalle, notai che nella parte piu bassa, all'altezza delle ginocchia, lo spazio si allargava e mi consentiva di chinarmi per arrivare con una mano al fondo del pozzo.

La mia posizione era inquietante perche avevo, giusto dritti sulla mia testa, i tre tubi principali degli scarichi provenienti dai diversi water presenti nella casa.

Era inquietante perche, stando in posizione eretta, non c'era alcuna possibilita di scansare il getto proveniente da questi scarichi.

Iniziai a tastare il fondo e dopo alcuni minuti, sorprendentemente sentii qualcosa.

Era proprio la spilla!

Contentissimo, gridai che l'avevo trovata.

La figlia piu piccola si presentava immediatamante, entusiasta, felice ed immediatamente dopo, sua madre, con gli occhi che sprizzavano riconoscenza e amore nei miei confronti. Io gliela porsi immediatamente cogliendo un guizzo di schifo nel raccogliere la spilla sporca di liquami. Tutte protese verso di me li dentro, non potevano fare a meno di arricciare il naso per il fetore che ne usciva.

Lei allora mi disse di uscire fuori e io mi organizzai per arrampicarmi su per il condotto quadrato che portava verso la superficie ed il tombino.

Sorprendentemente, non riuscii a spostare uno dei miei piedi. Era rimasto incastrato all'interno di una intercapedine posta sul fondo del pozzo nero.

Il livello dei liquami mi arrivava fino ai fianchi e non mi consentiva di aiutarmi con le mani per disincastrare il piede.

Tentai ripetutamente, loro erano sempre li sopra con lo sguardo in apprensione in attesa di sentire che mi fossi liberato ma non riuscii.

Era necessario svuotare il pozzo per poter arrivare fino al piede incastrato.

Lei allora, andava a telefonare alla ditta che avrebbe provveduto allo spurgo del pozzo .

Poco dopo tornava e, con uno sguardo un po' deluso mi disse che aveva chiamato diverse ditte ma la risposta era stata sempre la stessa: era il 23 Dicembre e tutti gli operai erano in ferie per le feste di natale. Sarebbero rientrati tutti il giorno 27 e, prima di allora non ci sarebbe stato nessuno.

Immediatamente dopo avermi riferito questa cosa si ricordava che doveva andare a lasciare la figlia al tennis e mi disse: - ne riparliamo fra un po', adesso devo scappare per accompagnare la piccola al tennis. Devo chiudere il tombino perche devo uscire con la macchina.

Feci un cenno con la testa e lei immediatamente dopo chiuse il tombino. Sentii passare una ruota sul tombino mentre lei usciva dal garage.

Mi ritrovai al buio, la puzza si faceva piu persistente, col tombino chiuso e aspettai il suo ritorno.

Dopo una ventina di minuti ritornava. La sentii passare nuovamente con la ruota sulla botola. Dopo un po' sentii alzare il tombino. Lei si lamentava che era piuttosto pesante e mi chiese come stessi. Io riferii che stavo bene, che a parte l'odore, non c'erano particolari problemi.

Lei annuiva e iniziava a parlare.

.. e disse: - un bel guaio. Non so come si possa risolvere. Per di piu, coincide con questi giorni di feste. Domani sera verranno i miei genitori e anche mia cugina col marito e la figlia. Forse verra anche una coppia di amici con una figlia coetanea della piccola per non farla annoiare.

Il 25 faremo la ripetizione perche abbiamo organizzato il pranzo qui con alcune mie colleghe e saremo diverse persone.

Devo preparare sia la cena che il pranzo di natale e, per giunta, dovra andare e venire per lasciare e prendere a turno entrambe le figlie impegnate nelle loro varie iniziative.

Si bloccava alcuni secondi... e continuava. Senti, - disse io ho bisogno di stare libera e serena in questi giorni. Purtroppo ho tante incombenze e sono anche un po' stanca. Se non ti dispiace io rimetto la botola a posto cosi non saro obbligata a toglierla e rimetterla ogni volta. Tu stai qua, buono e munisciti di pazienza perche dovrai stare qui 4 giorni.

A parte il passaggio con la macchina, devo tenere la botola chiusa perche oltre alla puzza, e pericoloso per chi passa e rischia di caderci dentro.

La piccola ti ringrazia di nuovo per averle recuperato la spilla.

Io non ebbi il tempo per replicare che lei richiuse la botola sopra di me mentre mille pensieri si affollavano nella mia mente.

Cosa sarebbe successo? Io ero dentro il loro pozzo nero! Non aveva considerato questa cosa? Lei era sempre con la testa un po' in aria e pensai che non avesse considerato tutte le conseguenze di questa cosa... oppure le aveva considerate ma come si spiegava che i pranzi e le cene erano organizzati in questa casa? Pensai che si sarebbe trovata una soluzione in extremis e placai i pensieri in attesa fiduciosa.

Sentii ripassare la macchina sopra la botola almeno un paio di volte. Ormai doveva essere quasi ora di cena e quindi erano rientrate tutte a casa.

Mentre pensavo quello che poteva fare in quel momento, improvvisamente sento un gorgoglio in uno dei tre grossi tubi di scarico che scaricavano dentro il pozzo dritti sulla mia testa. Mentre mi chiedevo cosa fosse quel gorgoglio, mi arrivava sulla testa una colata di acqua mista a piscio e carta igienica che mi tolse il fiato per un attimo.

Restai senza parole... qualche secondo dopo cercai di chiamare a voce forte ma nessuno rispose. D'altra parte era difficile che due metri sotto terra e con una botola di ferro sulla testa e per giunta al di fuori delle mura della casa, qualcuno potesse sentirmi.