Castellarcero

BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui

Si abbandonò tra le sue braccia.

Lui bloccò il timone.

La baciava dolcemente, la carezzava teneramente.

Bianca era in balìa di contraddittori sentimenti, e cercava di aggrapparsi a quelli che più comprendevano il suo comportamento.

Piero, mio cognato, quasi un fratello, gli inglesi, appunto, lo chiamano brother in low, fratello per legge.

E’ un’attenuante o un aggravante, per quello che ha fatto?

No, non devo essere ipocrita, quello che abbiamo fatto.

E se proprio devo dire tutto, sinceramente, per quello che l’ho provocato a fare?

E’ più bello che nel sogno. Quasi.

Come capisco Faust, che dette l’anima al demonio per avere Margherita.

Si, la dannazione eterna, è vero.

Perché, però, farla precedere dal tormento terreno?

L’al di là e l’al di qua.

Perché mi è stato insegnato che non si deve mai lasciare il certo per l’incerto?

Forse aveva ragione Orazio: carpe diem, cogli l’attimo, approfitta del giorno presente.

Senza ‘forse’, aveva proprio ragione.

Providus eventus, il bisogno di cura.

La giusta cura per me, é Piero. Cura apta mihi

Forse siamo solo all’inizio, non all’introduzione.

Fortasse initium est, non introitum!

Comunque, era incantevole sentirsi tra le sue braccia.

“Come stai, piccola?”

“Benissimo…grazie.”

“Sei bellissima.”

Non rispose.

“Vuoi distenderti al sole?”

“Se mi sarai vicino.”

“Vieni.”

La condusse sul solarium. Prese il telo dalla borsa che Bianca aveva portato, la distese sul materassino di tela cerata.

“Spogliati.”

“Si.”

Tolse ogni cosa, si sdraiò, supina.

Piero si denudò.

Era la prima volta che Bianca vedeva il fallo di un adulto, poderosamente eretto. Fu affascinata e spaventata nel contempo. Potenza della natura, ma tremenda prospettiva quella di essere penetrata da simile arnese. Gli ammonimenti dell’Istituto: saresti squarciata due volte, dal suo sesso, dalle conseguenze, dal parto!

Le si avvicinò, si distese al suo fianco.

Le baciò gli occhi, le labbra. Succhiò delicatamente i capezzoli mentre la carezzava: il ventre, tra le gambe che si dischiudevano lentamente. Sentì il palpitare delle piccole labbra, vi introdusse un dito, cautamente, alla ricerca del punto più sensibile. Doveva condurla al rito di iniziazione senza turbamenti, timori, riserve. L’eccitazione era la cosa migliore. Sentì la vagina lubrificarsi rapidamente, essere più che pronta a riceverlo. Ora erano due le dita che la penetravano. Uscì da lei e la carezzò nell’interno delle cosce, lievemente sul pube. Fece in modo che alzasse le ginocchia, si poggiasse sui talloni. Si alzò lentamente, entrò tra le sue gambe. La guardava fisso, sorridendo, rassicurandola.

Bianca era ancora un po’ tesa, ma più desiderosa di conoscere che non intimorita. La calma e la padronanza di Piero la incoraggiavano. In fondo lo voleva, lo bramava. Ebbe un piccolo moto di irrigidimennto quando sentì il glande che s’era appena introdotto in lei. Un bacio appassionato, la fece calmare di nuovo. Stava entrando in lei, lentamente, molto lentamente, sentiva che la sua vagina si dilatava per accoglierlo. Una piccola barriera… una lieve spinta… una lieve, impercettibile, fitta, e si sentì riempire da un soave invasore che vibrava in lei, ne percepiva il pulsare delle grosse vene.

Era un piacere indescrivibile, altro che ‘squarciamento’.

Si muoveva voluttuosamente, seguendo l’istinto, la più insuperabile delle maestre, la natura.

Che dolce peso quello di un maschio su lei.

Che incanto sentirlo in lei, entrare e uscire, donandole una voluttà insperata. Lei desiderava ricambiarla, e sentiva che ci riusciva perfettamente.

Ascese in estasi, raggiungendo vette eccelse, poi precipitò in un vortice meraviglioso. Quel gemito che le sfuggiva dalle labbra era suo. E aumentava, aumentava fino a culminare in un grido roco e sublime che disse il suo orgasmo, il suo godimento, l’ebbrezza della prima di quelle che lei voleva cogliere nuovamente, infinite volte.

Quando sentì il seme di lui spargersi come un balsamo divino, non la sfiorò neppure il pensiero che quell’istante poteva anche essere l’inizio di una nuova vita, in lei.

Giacque meravigliosamente spossata.

Era il mutamento radicale della sua esistenza: nasceva Bianca, dalle ceneri di suor Bianca.

Piero, supino, la teneva abbracciata.

“Sei bellissima stupenda, ineguagliabile.”

Era di fianco, rivolta a lui, con la gamba su quelle di lei, una bella tettina sul petto. Lo guardava rapita, in adorazione.

“Sei il mio signore, Piero, sei il pane che mi sfama la bevanda che mi disseta. Ho realizzata la totale, irripetibile offerta al mio signore. Oggi si è compiuto uno dei tre eventi che nella vita avvengono una sola volta: nascere, morire, offrire la propria purezza.”

Piero la strinse appassionatamente.

Bianca era completamente presa dalle sue riflessioni.

Dieci anni d’Istituto avevano, logicamente influito sul suo modo di pensare. Risentiva del come spesso lì si affrontavano i problemi apparentemente in forma corretta, ma in modo cavilloso. Erano maestre, le due indottrinanti, nel ragionamento sofistico.

Gli carezzava il volto, lo baciava di tanto in tanto.

“Mi consideravo sposa di chi può e deve anche considerarsi fratello. Ora non lo sono più. Ed è scritto che debba essere di suo fratello, di mio cognato.”

Si avvicinava l’ora del rientro.

“Voglio fare il bagno, Piero.”

“L’acqua è fredda.”

“Devo…”

La guardò sorpreso.

“Devi?”

“Desidero compiere l’antichissimo rito dei nostri padri d’Israele: il lavacro, dopo ogni congiunzione carnale. Vieni pure tu. Solo un tuffo.”

Piero aggrottò la fronte.

Si alzarono.

Il telo recava la evidente testimonianza dell’offerta di Bianca.

Lei lo prese, lo gettò in acqua, tese la mano a Piero, la strinse, e lo trascinò con se.

Recuperarono il telo, salirono a bordo, si asciugarono alla meglio, si rivestirono.

Si diressero a riva.

Bianca volle stare sulle sue ginocchia, fin quando la prudenza non le suggerì di prendere posto sulla poltroncina a fianco del pilota.

Il volto di Bianca era trasfigurato, adesso era quello d’una donna. Sereno, disteso, contento. Sprizzava gioia e felicità dai pori. E ne era fiera, la esibiva, era il suo modo di comunicare a tutti che, finalmente, era compiutamente donna, nella pienezza dell’accezione.

A tavola guardava intorno, sorridente.

Sembrava dire: ‘Venite et videte…in caelo sum!’ Si chinò verso Piero.

“C’è una specie di poltrona sulla terrazza della tua camera. M’è venuta un idea…”

“Quale?”

“Non te la dirò, te la dimostrerò.”

“Perché, le idee si dimostrano?”

“La mia si.”

In auto, tornando a casa, non cessava di toccarlo, carezzarlo. Sembrava volesse accertarsi della reale esistenza di lui, di vivere, non sognare, fantasticare.

“Quando dovrebbe tornare Marta?”

“Credo domani o, al più presto, questa sera. Molto tardi.”

Giunti a destinazione ripeté che voleva sperimentare l’attuazione della sua idea.

Andarono nella camera di Piero.

Bianca uscì sul balcone, prese la famosa sedia e la trascinò dentro.

Andò alla porta, la chiuse a chiave.

Si avvicinò alla toletta, raccolse i capelli sulla nuca, che appena scendevano verso il collo.

Lo guardò, maliziosa e provocante.

“Fa come me, Piero.”

E cominciò lentamente a spogliarsi.

Voleva averlo di nuovo. In quella camera.

Lui le tenne dietro, cominciò a svestirsi, ammaliato, ma non ancora capendo cosa volesse significare quella sedia a braccioli, quale fosse l’idea….

Quando fu nudo, e naturalmente eccitato dalla fiorente vista della ragazza, Bianca gli disse di sedere, e lo raggiunse, ponendosigli a cavalcioni, afferrando il glande e ponendolo all’apertura della vagina.

Piero restava affascinato, sorpreso, da tanta istintività, naturalezza, capacità di realizzare l’impaziente capriccio.

Era proprio vero, la donna ne sa una più del diavolo. Perché con certe idee ci nasce, non abbisognano di esperienza pregresse.

Gli si avvicinò, facendosi penetrare.

Aveva preso decisamente le redini.

Lo andava cavalcando come amazzone esperta, e si lasciava voluttuosamente travolgere dal piacere di quella galoppata. Gli offriva i capezzoli da baciare, e quando il dito di lui le carezzò il perineo, si soffermò sul buchetto che custodiva tra le natiche, sussultò con maggior foga, contraendo le calde pareti del suo sesso, e giunse trafelata e ansante alla meta di nuovi e più appaganti orgasmi. Rovesciò il capo indietro, con gli occhi chiusi, quando senti di nuovo il dilagare del seme di lui.

Era infinitamente voluttuoso, tutto questo, ben al di la di qualsiasi speranza. Ma già s’insinuava nella mente di lui l’interrogativo del ‘dopo’.

Ne avrebbe dovuto parlare con Bianca.

Adesso, forse, era troppo presto, intempestivo, poteva sciupare la bellezza di quei momenti.

Bianca s’era lasciata andare, lo abbracciava, sudata e felice. Sembrava non volerlo far sfuggire, sgusciare da lei. Lo attanagliava gelosamente.

“Piccola, sei una vera delizia… Dobbiamo essere cauti..”

In quel momento trillò il telefono, sul comodino.

Con riluttanza Bianca dovette alzarsi, lui andò a rispondere.

“Ciao Marta… si sono in camera, a cambiarmi… Marta sta benissimo… credo sia in camera sua, o giù, in giardino…. Benissimo, tutto regolare dalle analisi… credo sia proprio un disturbo con una grossa componente psicologica… ne parleremo al tuo rientro, quando? Domani per il pranzo? Benissimo… Nico? Dagli un bacione da parte mia. OK, ti saluterò Bianca, ciao.”

Riattaccò il ricevitore.

Bianca era rimasta in silenzio, in piedi, così, nuda.

“Che bello, potrò dormire con te stanotte!”

^^^

Erano a letto, alle prime luci d’una notte abbastanza movimentata, nella quale la pur vigorosa energia di Piero fu messa a dura prova. Bianca sembrava voler recuperare il tempo perduto. E non aveva che venti anni!

Lui era supino, lei quasi completamente su lui.

La sera prima le aveva detto che doveva prima sdraiarsi un po’ nel suo grande letto matrimoniale, per dare la sensazione, a Ilde che era addetta alle camere, di averci dormito.

Quando tutto fu buio e silenzio, la raggiunse nella sua cameretta, bramosamente atteso.

Ora lui stava cercando di affrontare uno spinoso argomento.

“Dunque, piccola, hai deciso di lasciare l’Istituto, cercherai una occupazione per avere una certa autonomia e intendi ultimare gli studi. Sono certo che potrai fare tutto questo e che sulla tua strada incontrerai anche un bravo giovane col quale metterai su famiglia…”

Bianca alzò la testa di scatto, lo fissò con volto indignato, un misto di sorpresa, sgomento, terrore.

“Un giovane? Famiglia? Ma ti sei già stufato di me?”

“No, che c’entra…”

“Io non ho bisogno di nessuno, all’infuori di te…”

“Certo… certo… bambina mia..ma… la mia famiglia…”

“Esiste e rimane e la dovrai curare, come prima e più di prima. A me bastano le briciole che cadono dalla mensa del padrone, come al cagnolino del passo evangelico…”

“Tu meriti ben altro che briciole…”

“Le tue briciole mi sazieranno, mi delizieranno.”

Non era facile colloquiare con una simile mentalità.

Comunque, bisognava avere almeno un’idea sul futuro di Bianca.

Le carezzava la schiena, le sempre più invitanti, provocanti natiche, sentiva il sesso di lei sulla sua coscia.

In fondo quella dichiarazione di ‘fedeltà’ di ‘dedizione’ non gli dispiaceva. Lo lusingava.

“Lo sai che sono l’azionista di maggioranza della ‘Fons Vitae’, la grande clinica alla periferia, nel verde parco che la accoglie e dove abbiamo anche realizzato una Foresteria, per i parenti che desiderano restare accanto alle persone ricoverate. L’attico è costituito da una comoda e accogliente suite, del tutto autonoma, che dispone anche di cucinino e una vasta e panoramica terrazza.”

“Si?”

Lo ascoltava attentamente.

“Potresti sistemarti li. L’Università non è lontana. Ora sei al terzo anno, vero?”

Bianca era felice di essere tra le sue braccia, carezzata così, la voce di lui era calma, suasiva. Avrebbe voluto che quel momento durasse all’infinito.

“Si, al terzo, ma vorrei proseguire per la specializzazione.”

“Intanto potresti frequentare anche il nostro centro di assistenza sociale, è una dei migliori…”

“Ma tu non mi lascerai, vero?”

“Io ho le chiavi di quella suite…”

“Ti adoro, Piero… Più di ogni altra cosa, al mondo, no, in tutto l’universo, tu sei il padrone della mia vita, il mio signore, tua in aeternum, perpetua professio..”

Lo baciò appassionatamente sulla bocca.

^^^

Nico, quell’anno, frequentava la prima media.

Bianca, splendida trentenne, di quelle che ti fanno voltare per non perdere lo spettacolo dei suoi ondeggianti fianchi, aveva acquistato forme statuarie, pur conservando un certo ché di giovanile freschezza, come di virginità, era responsabile del servizio sociale della ‘Fons Vitae’.

Marta dirigeva un importante centro di ricerca di patologia clinica, al quale si rivolgevano strutture pubbliche e private.

Per Piero era come se gli anni non fossero trascorsi.

Nulla era mutato nei suoi rapporti con la moglie, col figlio, con tutta la famiglia. Ogni tanto si chiedeva se Marta sapesse, sospettasse… A lui non sembrava… Gli veniva perfino il sospetto che, pur essendo consapevole, la moglie non volesse spezzare equilibri soddisfacenti per tutti, creare drammi familiari.. Addirittura era arrivato a pensare che amava tanto marito e sorella che quel modus vivendi non la turbava.

Frequenti giornate, specie festività, trascorse ‘tutti insieme’.

L’estate, sempre insieme a Castellarcero.

La suite della foresteria accoglieva spesso i teneri ma sempre appassionati incontri di Bianca col suo ‘signore e padrone’.

Quando lui le disse che era necessario, per prudenza, inserire in lei uno IUD, intra uterine device, e si era ai primi giorni della loro relazione, disse che avrebbe fatto sempre tutto quello che voleva lui, ma che intuiva che non avrebbe mai partorito un figlio del suo signore, perché la scrittura dice: ‘non abbiano figli!’

^^^^^^^^^

ULISSE

Per favore, dai un voto storia
L’autore apprezzerebbe un tuo feedback.
Condividi questa Storia