La Chioma Di Berenice

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"Berenice scoppiò a piangere."

"Calmati, figlia mia, venite, che voglio farvi conoscere a mia sorella. Qui siete a casa vostra, venite qui. E tu veramente vuoi farti suora, Berenice?"

"Non lo so più..."

"Non ti preoccupare, farai la scelta che ti detterà il cuore, tu prega lo Spirito Santo perché ti guidi."

La sorella, Carmela, quando seppe chi era Berenice l'accolse maternamente.

"Questo bel ragazzo, é tuo marito? Vi siete sposati così giovani!"

Don Mauro l'interruppe.

"Non é il marito, Carmela. Ti spiegherò. Ho detto a questi due figlioli che possono fermarsi d noi, di posto ce n'é fin troppo, e il mio aiuto, Don Cesare, sarà lieto di avere compagnia."

Si volse ad Antioco.

"Ci sono brutte notizie. Tra qui e il vostro paese sono in corso combattimenti molto aspri. Una colonna alleata sta cercando di accerchiare i Tedeschi. Non credo che sia possibile attraversare le linee. Dovrete aspettare. Ma, vi ripeto, consideratevi a casa vostra."

Berenice guardò Antioco, con gli occhi pieni di lacrime. Lui le prese la mano.

Carmela aveva preparato latte e caffè con invitanti biscotti.

"Favorite, mangiate qualche biscotto, li hanno fatte le monache dell'asilo."

I ragazzi presero un biscotto ciascuno, lo assaporarono, bevvero il latte e caffè.

Don Mauro cercò di mettere in ordine le idee.

"Sentite, carissimi, adesso tornate da Nicola e Maria, che conosco benissimo, sono brava gente, e ditegli che domani vi mando a prendere con calesse. Loro potranno venirvi a trovare quando vogliono e voi, a vostra volta, potrete andarvi quando desiderate. Maria é una donna semplice ed onesta e certo non avrà pensato quando inopportuno sia che ospiti un giovane, durante l'assenza dello sposo."

Antioco sentì di arrossire.

"Andate, Domani alle dieci Antonio, il sacrestano, sarà da voi per condurvi qui giusto per l'ora della Messa. La prima la celebra Don Cesare, alle sette, la seconda tocca a me."

Si salutarono affettuosamente e i ragazzi presero la strada per tornare dove avevano lasciato Maria, da Rosaria la giovane comare di nozze, anche lei col marito alle armi, ma senza figli. Abitava con la madre, una casetta modesta e civettuola, con la presunzione d'essere l'abitazione del signor maestro. Rosaria era alta, slanciata, di belle forme, allegra, piena di vita. Accolse calorosamente Antioco e Berenice.

"Siete proprio una bella coppia, non si direbbe che siate fratello e sorella, sembrate più due fidanzatini. (Maria la fulminò con lo sguardo.) Ma venite, accomodatevi. Maria mi ha parlato di voi, ho saputo che tu, Berenice, sei maestra, come me. Adesso insegno, come supplente, ma quando torneranno gli uomini sono certa che mi rimanderanno a casa. Ora, però, le scuole sono ancora chiuse, riapriranno a giorni. Antioco sarà presto un importante laureato. Posso darti del tu? Cosa ti proponi di fare? In attesa di don Nicola, per mangiare, possiamo fare quattro chiacchiere."

Antioco le sorrise.

"Dovrei usare il tu anche io? A una signora sposata?"

"Si, ma non più vecchia di te."

"Grazie, d'accordo. Io spero di avere un impiego sicuro, possibilmente nello Stato. Economia e commercio mi consente anche di insegnare alcune materie, dal diritto, alla ragioneria, perfino lingue straniere. Vedremo. Certo, che vorrei restare il più vicino possibile a casa. Del resto, il nostro Capoluogo non dista molto dal paese. Adesso devo risolvere il problema del servizio militare e consegnare la tesi. Potrei anche restare nelle forze armate, come ufficiale in servizio permanente effettivo, ma non é la cosa che mi attrae di più."

Maria chiese se fosse piaciuta loro la Chiesa.

Berenice le raccontò l'incontro con Don Mauro e le disse dell'invito a trasferirsi da loro, senza specificare che l'indomani il sacrestano sarebbe andato a prenderli.

Maria si rabbuiò in volto e rivolse lo sguardo, nervosa, ad Antioco. Rosaria li guardò entrambi, perplessa.

Maria s'alzò e andò in cucina.

"Antioco, vieni qui, per favore, voglio mostrarti una cosa."

Lui si alzò, chiese permesso e raggiunse la donna. Senza pensare alla possibilità che potesse entrare qualcuno, Maria lo prese tra le braccia, sbigottita.

"Cos'é 'sta storia che te ne vai?"

"Come faccio a rifiutare? Don Mauro ha anche parlato dell'inopportunità che tu mi ospiti, anche pensando a tuo marito."

"Don Mauro pensi ai fatti suoi. Che ne può capire del tormento d'una donna sola che, finalmente, ha trovato l'uomo che ha sempre sognato, che ha atteso da sempre. Lo so che é una cosa che non potrà durare a lungo, ma perché tronCarla così? In quanto a mio marito, lasci che ci pensi io. Scusa la volgarità, ma non gli farò ritrovare nulla di consumato, anzi, ogni cosa sarà in regola, allenata e in perfetta efficienza. Non credi?"

"Dispiace anche a me, credimi."

"A me non dispiace, mi uccide. Non é solo questione di fare l'amore. Si, ti desidero, ti voglio, impazzisco tra le tua braccia, ma soprattutto ti amo. Capisci cosa vuol dire che ti amo?"

"Parla a bassa voce, possono sentirci."

"E che m'importa se ci sentono. Adesso m'affaccio alla finestra e lo grido forte. Amo Antioco, lo voglio, sono sua e lui é mio!"

"Piano, per favore."

"Perché, ti vergogni di me?"

"No. E' per te. La tua vita non finisce oggi. Hai tuo figlio, tuo marito. Devi stare in questo paese, in questa realtà."

"Ma non ti lascio, No, non ti lascio, Sarò qui tutti i giorni, da Rosalia. Le ho raccontato tutto. E tu verrai qui, da me, e staremo insieme, perdutamente, come nei giorni passati."

"Va bene, va bene. Ma ora calmati, torniamo di la."

"Precedimi tu, dì che sono andata al bagno, ho mal di testa."

^^^

Le vicende belliche, che sembravano svilupparsi rapidamente, stagnavano, Ognuno restava sulle proprie posizioni. La strada per Stazzera era attraversata dalla guerra.

I giorni si succedevano con la stesso ritmo, stanco, incerto. Le notizie della radio, o del quotidiano che qualche volta giungeva al paese, erano vaghe, generiche, indeterminate, ambigue. Berenice aiutava Carmela, aveva conosciuto un paio di ragazze con le quali scambiava quattro chiacchiere, attendeva ansiosamente i bollettini di guerra. Guardava Antioco con espressione sempre più tenera, quasi di adorante implorazione. S'era sorpresa più volte a chiedergli di non lasciarla, di restarle vicino.

"Non ti lascerei per nulla al mondo, e non desidero che starti vicino."

Si sentiva sicura quando le cingeva le spalle, le teneva la mano, la carezzava teneramente. Escogitava motivi per farsi abbracciare. Ora le sembrava d'aver visto un topo, o stava per cadere, o...

Gli incontri con Maria, nella casa di Rosaria, turbavano la vita di Antioco. Era certamente bello fare l'amore con quell'insieme di fuoco e tenerezza, ma l'appagamento dei sensi non poteva compensare il disagio, il senso di colpa. Rosaria gli sorrideva, maliziosa, e gli aveva anche detto che sarebbe stata ben felice di accoglierlo pure quando non c'era Maria. O lui credeva di perderci nel cambio? Anche questo lo sconcertava. Possibile che tutte le femmine fossero così? No, Berenice non lo era e non lo sarebbe stata mai.

Quel giorno, nella penombra del giardino, mentre tutti riposavano, strinse a sé la sua Berenice e la sfiorò con un bacio. Ella si voltò di scatto, e lui la baciò sulle labbra. Timidamente ricambiato, senza esperienza.

E anche dopo attendevano con ansia di restare soli, sulla panchina, al riparo da occhi indiscreti. Non s'erano accorti che Don Mauro occhieggiava da dietro gli scuri. La prese sulle ginocchia e la baciò a lungo, stringendo dolcemente tra le sue dita il tepore del piccolo seno sodo. Berenice ricambiò il bacio, sempre più partecipe. Istintivamente, naturalmente.

Il pomeriggio del sabato era tempo di confessioni, l'indomani i fedeli si sarebbero accostati all'Eucaristia.

Carmela preparò il pranzo speciale della Domenica, col dolce fatto da Berenice.

Dopo aver bevuto quello che ancora s'intestardivano a chiamare caffè, Don Mauro disse ai ragazzi che doveva parlare con loro. E si fece seguire nel suo piccolo studio. Seduto di fronte a loro, assunse un'aria bonaria ma seria.

"Come ho sempre pensato, figlioli miei, voi vi volete bene, vi cercate, desiderate stare insieme. Non agitatevi, potete ben capire che so tutto ed ho veduto di persona qualcosa che me lo conferma. Non c'é niente di male, ed é naturale tra giovani, sani e belli, quali siete. Quello che dovete valutare, con estrema cura ed onestà, attentamente, é se trattasi di un semplice richiamo sensuale, favorito dalle circostanze, e che si può comprendere, o se é qualcosa di più profondo un sentimento che vi lega e che, in genere, si definisce amore, logicamente con tutto quello che comporta, affetto intenso, assiduo, tenerezza, devozione, dedizione, coscienza della solidità e stabilità. E' vero amore, infatti, solo quello che induce l'uomo e la donna a stabilire tra loro la comunità di tutta la vita, ad accettare la prole che Dio manda loro, allevarla, e impartirle un'educazione, sia fisica, sociale culturale, sia morale religiosa. E' naturale che una coppia che si ama abbia il reciproco desiderio di divenire una sola carne, ma il fatto é che tale desiderio a volte prevale sulla ragione, sulla morale, divenendo imperioso e impudente sì che i sensi prendono il sopravvento e l'amore degenera in amorazzo. Squallido e degradante. Tutto qua. Vi ascolto, se volete dirmi qualcosa a tale proposito."

Berenice era con gli occhi bassi. Antioco ri raschiò la voce.

"Anche se non é molto che conosco Berenice, io la amo, proprio nel senso che avete detto voi, onestamente, fedelmente, e per sempre."

Il prete guardò la ragazza.

"Io sono una novizia e..."

"Eri, figlia mia, eri, e come sai, se non rientri in convento entro tre mesi la tua rinuncia é tacita. Cosa rispondi a me e ad Antioco?"

"I miei genitori non sanno neppure che sono qua."

"Questo riguarda, eventualmente, il consenso, la benedizione dei genitori. Io, invece, voglio conoscere i tuoi sentimenti verso questo giovane, che ha detto chiaramente di amarti e di desiderare di trascorrere con te il resto della vita. Per te é solo un capriccio del momento, o sei attratta da lui perché é il primo uomo che ti corteggia?"

"No!"

"No cosa?"

"Non é un capriccio, un'infatuazione, e non credo solo di volergli bene, ma di amarlo con tutto il cuore, perché é il primo che..."

"Ti ha baciata?"

Berenice annuì, diventando rossa, e riempiendo gli occhi di lacrime.

"Allora?"

"Lo amo più della mia vita e vorrei dedicarla a lui, per sempre."

"Quindi, é una cosa seria, bella, nobile. Bravi. Ma non posso sottrarmi a qualche raccomandazione. La devo a tutti, specie alla nipote del mio vecchio e caro compagno di seminario. State attenti a non scherzare col fuoco, si finisce col bruciarsi. Certe cose, mi capite, si fanno dopo il matrimonio, devono e possono avvenire solo tra sposi. Tu, inoltre, caro ragazzo, devi dimenticare quanto possa essere accaduto in passato. Quello che stato é stato, senza andare a cercare colpe o responsabilità. Tu ben sai di cosa io parli. Vogliatevi bene e state vicini nei limiti consentiti a due fidanzati che sono vicini alla santa Chiesa di Roma. Intesi?"

I due giovani annuirono con prontezza. Parlottarono brevemente tra loro.

Il Parroco chiese se avessero da aggiungere qualcosa.

Berenice era rossa in volto e si tormentava le mani.

"Don Mauro, non potremmo sposarci qui, e subito?"

Don Mauro balzò sulla poltrona.

"Qui e subito?"

"Perché, é peccato?"

"No, figlia mia, non é peccato, ma ci sono certi adempimenti da osservare."

"Ma noi siamo lontani dai nostri paesi, non possiamo esibire documenti di sorta. Dovete crederci sulla parola. Se quanto diremo non risponderà al vero, allorché si potrà accertarlo, sappiamo bene che il matrimonio potrà essere considerato nullo. Inoltre, perché farci vivere con la spada del peccato che pende sul nostro capo? Perché rimandare il sogno delle nostre vite dato che non sappiamo quello che gli eventi bellici ci riservano domani? Perché non considerare tutto ciò una grave e urgente causa?"

Antioco strinse la mano alla ragazza.

"Mi avete chiarito tante cose, figli miei, anche dei vostri caratteri. Non avrei mai immaginato tanta foga in Berenice, in chi aveva cominciato col dire che era una novizia. Né potevo sospettare in lei la capacità dei sottili accenni che ha fatto al Diritto Canonico. Lasciate che vi pensi, che, potendo, mi consigli col Vescovo. Vi farò sapere."

Ogni tanto, Bartolomeo Baretti si avventurava sulle sconnesse strade, fino ai paesi non troppo distanti. Si dichiarò a disposizione di Don Mauro, e l'indomani venne a prenderlo, con la sua traballante Balilla a tre marce. Caricarono alcune ceste di vettovaglie e partirono col motore tossicchiante.

Berenice e Antioco ne profittarono per andare, col compiacente consenso di Carmela, nel frutteto della Chiesa, e passarono momenti di serena intimità, baciandosi e carezzandosi sempre più audacemente.

Era buio quando Don Mauro tornò.

Era silenzioso, ma non cupo. Si dette una rinfrescata e andò a chiudersi nel suo studio col giovane sacerdote che l'aiutava. Disse di chiamarlo solo per la cena.

A tavola, dopo la preghiera di ringraziamento, parlò della prossima festa patronale, e di due giovani che si sarebbero sposati la settimana successiva, con uno stuolo d'invitati.

"Fanno prevalere il pranzo al Sacramento."

Sentenziò, scuotendo la testa.

"E voi, ragazzi, chi vorreste al vostro matrimonio?"

Antioco e Berenice si guardarono colti di sorpresa. Alzarono le spalle.

Berenice si riprese subito.

"Dipende da dove stiamo."

Antioco approvò laconicamente.

"Giusto."

Don Mauro proseguì, inesorabile.

"Se foste qui, ad esempio?"

Berenice s'era fatta più ardita.

"Qui tutta la nostra famiglia siete voi. Forse inviterei il sacrestano."

"Bene, una bella rinfrescata ai vestiti, una candeggiata alla coscienza, con l'aiuto di Don Cesare, e alle dieci di dopodomani sarete marito e moglie. Ho avuto il consenso del Vescovo. Carmela, con l'aiuto di qualche amica allestirà un bel pranzo, e preparerà la vostra camera, quella che chiamiamo del Cardinale. Ora ho da fare."

Si alzò, seguito dal sorridente Don Cesare.

Antioco e Berenice si guardarono attoniti, e grosse lacrime rigavano i loro volti.

La radio gracchiava le ultime notizie: il fronte era immobile, le strade interrotte.

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