Il Raggio Verde

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ULISSE
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Mi chinai e sfiorai la sua fronte con le labbra... poi scesi un po' e lo baciai dolcemente sulla bocca... ma non mi fermai... aveva un torace seducente, e anche il ventre piatto, il folto bosco che copriva il pube, con riccioli che sembravano muoversi di vita propria... e che bello... il resto...

Incredibile. Poggiare le mie labbra su un fallo eretto non m'era mai passato per la mente. Al solo pensiero provavo un senso di repulsione, nausea, ero presa da una sensazione di vomito. Mario, dopo un primo malaccorto tentativo, aveva compreso il mio dramma e non aveva mai più tentato di...

Adesso, invece, ero attratta da Piero, sentivo l'acquolina in bocca, come chi è attratto da una chicca prelibata e ne pregusta il sapore, la squisitezza.

In fondo, cosa sarebbe stato un bacetto... quella era carne della mia carne, era come baciare me stessa...

Presi delicatamente con due dita quel nerbo vigoroso e pulsante, mi chinai ancora e, timorosa e impacciata, tirai fuori la lingua e la passai sul grosso glande vermiglio. Che strana sensazione. Qualcosa di sconosciuto. Chissà cosa si provava a sentire nella bocca quel poderoso bonbon... ma ci sarebbe entrato? Mah! Fu soprattutto la curiosità a farmi spalancare le labbra... Si, c'entrava, ed era piacevolissimo... una giuggiola... un giuggiolone caldo... che bello... era forte il desiderio di ciucciarlo... Mi fermai un momento... ebbi la sensazione che Piero si fosse mosso, lo guardai di sottecchi. No, solo un lieve sobbalzo e una certa smorfia sul volto...

Ancora una ciucciatina, prima che si fosse svegliato.

Incredibile, quello che mi aveva stomacato ora mi ingolosiva...

Cercavo di guardare Piero: occhi chiusi, quasi serrati, ma lievi movimenti del bacino... mi sembrava che il respiro fosse affrettato... ma che stava... oddio... ma Piero... si.... Di colpo, improvvisamente... la mia bocca fu invasa da un violento fiotto caldo, mi stava andando per traverso, mi stava soffocando, dovevo deglutire in fretta se non volevo restare asfissiata.... Ma non accennavo a diminuire la... poppata... anzi... E che sapore strano... niente male... però...

Quando, finalmente, la piena cessò e riuscii ad essere, in un certo senso, padrona della situazione, Piero giaceva rilassato...

Col lenzuolo pulii la mia bocca... e anche il suo 'Pipillone'... senza far rumore uscii dalla sua camera, andai nel bagno e quasi mi spiaceva sciacquarmi la bocca e perdere quello strano sapore... Tornai a letto... ma avevo il fuoco tra le mie gambe... un incendio che mi stava incenerendo.

Ero letteralmente sbigottita. Avevo accolto nella mia bocca il sesso di Piero. Io, che quasi vomitavo al solo pensiero che un fallo potesse accostarsi alle mie labbra.. Non solo, ma avevo assaporato il suo seme... lo avevo gustato... ingurgitato... perfino goduto...

Mi chiedevo se non fosse il mio lato depravato e dissoluto ad essere emerso... Cose che fa solo una meretrice... pensai.

Scossi la testa... ma che stavo rimuginando ... sono cose che accadono tra moltissime coppie...

Allora, seguitava la mia mente, era in funzione dell'intensità del sentimento? Sì, ma di quale sentimento: affetto, amore, passione...

E poi, tale desiderio inconscio lo provavo solo con mio figlio? E con mio marito, con Mario, perché non mi era mai venuto in mente di farlo... anzi, mi ripugnava solo un pensiero del genere... un pensiero anormale, immorale...

Quasi sorridevo. Ma di che morale, ormai, potevo parlare io?

Però... quando Piero era piccolo, gli facevo il bagnetto, lo asciugavo, lo incipriavo, lo guardavo ed era spontaneo ricordare che gli dicevo "ti mangerei di baci", solo in seguito ho letto su un trattato che tali parole rivelano il desiderio di possesso totale dell'altra persona.

Già... "mangiarti per farti carne della mia carne"... un sommo e assoluto culto... ... "mangiatene tutti, questa è la mia carne..."

Alzai le spalle.

Che frase, possesso totale, e che effetto nel mio grembo.

Quante sciocchezze si muovevano confusamente nella mia mente...

Ma Piero era "carne della mia carne"... frutto germinato in me, nel mio grembo... come il solco della terra in cui sviluppa e da cui sboccia il seme...

Altra fantasia...

Dalla mia era nato e nella mia carne poteva rinnovare l'evento meraviglioso di una nuova vita... lui...

il fiore sbocciato da me dava vita a un nuovo fiore, ancora da me...

Lui, Piero, si perpetuava in me, da me...

Stavo vaneggiando.

Dovevo cercare di dormire.

3

Avevo sentito un passo felpato fermarsi alla mia porta, dallo spiraglio inferiore mi sembrò cogliere una vivida luce verde, come il raggio di un faro; sentii il lieve bussare, non risposi, anzi, feci finta di dormire, col giornale sul petto. Avevo gli occhi chiusi, lasciando un'invisibile fessura nascosta dalle ciglia.

La porta si aprì, fui colpito da uno splendore color giada, un po' nebbioso, ma era percettibile una figura avvolta in qualcosa di vaporoso. Si avvicinò al letto.

Era un sogno bellissimo, temevo di svegliarmi e che tutto si dissolvesse nella realtà.

Quella era mamma, circondata da veli luminescenti che ne esaltavano la bellezza. Scorgevo le sue forme, tante volte vagate, formatesi nella mia mente, e quasi era istintivo allungare la mano, toccarle... Ma mi sarei svegliato, perché sognavo, indubbiamente sognavo...

Il sogno proseguiva al di là di ogni fantasia...

Mamma si chinava... mi carezzava... Oddio... oddio... stava baciando il mio sesso... noooooo... non poteva essere vero neppure in sogno... dovevo star fermo, rigido, immobile, altrimenti mi sarei svegliato. Era difficilissimo... irrealizzabile....

Quella figura, perfettamente distinguibile pur nella sua evanescenza, stava... sì... stava deliziosamente suggendo il mio sesso... e... e... sì.... sììììììììììì... le mie dighe cedevano... mi scaricavo impetuosamente, con una voluttà sconosciuta... Non capii più nulla, mi sembrava precipitare in un gorgo di piacere....

Avevo stretto gli occhi, forte, non vedevo alcunché.

Restai come sfinito....

Aprii gli occhi...

Non c'era nessuno...

Abbassai la mano per sentire il lago viscido che certamente avevo prodotto...

Niente... solo il glande, ancora pulsante, era umido...

Chissà cosa faceva mamma...

Dovevo andare a vedere.

La porta era socchiusa, lei era supina, con gli occhi aperti, rivolti al soffitto. Un'espressione deliziosamente dolce sul volto.

Evidentemente aveva visto l'ombra dallo spiraglio.

"Piero?"

"Si, mamma."

"Entra."

Ancora verde: il verde della sua vaporosa, evanescente camicia, che lasciava indovinare la sua bellezza e intuirne la vaghezza.

"Vieni, Piero, avvicinati... cosa c'è?"

Mi avvicinai, timoroso, mentre i miei occhi la frugavano, avidi e curiosi, e sentivo il vellicare delle mani che avrebbero voluto carezzarla, delle labbra che desideravano baciarla... e il sesso... che sembrava impazzito. Era difficile, impossibile nascondere quanto stava accadendo nei corti pantaloncini del pigiama. Indossavo solo quelli!

Mi guardava con occhi incantevoli.

"Siedi qui, sul letto... dimmi..."

Cercai di non farfugliare, mi schiarii la gola.

"Niente... mi sono destato da un sogno... molto strano... volevo vedere come stavi..."

"C'entravo io col tuo sogno?"

"Non so... era tutto strano, confuso..."

"Me lo vuoi raccontare?"

Avvampai di colpo. Alzai le spalle. La guardai intensamente...

Mi carezzò la guancia.

"Vuoi dirmi qualcosa?"

"Sei bellissima, mamma..."

"Tutte le mamme sono belle agli occhi dei loro figli..."

"No, mamma, tu sei splendida... e pensare che tu mi hai allattato..."

"Ancor prima, tesoro, ti ho generato... sei stato nel mio grembo tanto tempo, legata a me... Poi, dopo che sei nato, ti sei separato da me, e ti ho nutrito al mio seno..."

"E' bellissimo... mamma..."

"Sono le mammelle di una donna della mia età..."

"Allungai una mano, lievemente, le sfiorai una tetta..."

"Sono bellissime... le vorrei baciare...."

Non avevo mai visto un'espressione così soave sul volto di mia madre. I suoi occhi, dolcissimi, sembravano carezzarmi, avvolgermi, come ad accostarmi di nuovo alla fonte del primo alimento della mia vita.

Con gesto lento e solenne, aprì il leggerissimo tessuto che lo velava e presentò, con semplicità e naturalezza, lo splendore del seno, tondo, compatto, coi lunghi capezzoli violacei che si stagliavano, turgidi, al centro delle areole.

Mi chinai, lambii un capezzolo con la mia lingua. Mamma mi carezzava i capelli.

Fu istintivo ciucciarlo, con spontaneità atavica. Sempre più avidamente. E stringevo l'altra tetta, ritmicamente.

Seguitava a carezzarmi i capelli, ma mi accorgevo che non riusciva a restare ferma. Respirava profondamente, le sue mani avevano gesti nervosi, deglutiva in continuazione, un lieve gemito le sfuggiva dalle labbra semiaperte...

"Piccolo della mamma... sei il mio piccolo... bellissimo.... Ooooh!"

Il suo corpo si agitava, il ventre sobbalzava... dovevo cercare di fermarlo... scesi con la mano sullo stomaco, più giù, sul grembo... la camicia era completamente sollevata, la mano incontrò la setosità voluttuosa del pube, poi il morbido delle grandi labbra che lentamente si dischiusero... il caldo umido delle piccole... la carnosità del clitoride eccitato... e tra le mie gambe era l'inferno...

Non credevo a me stesso... la nuvola di seta verde andava dissolvendosi... mamma era completamente nuda, una visione incantevole, irresistibile...

La mia bocca non si controllò... andò a prendere il posto della mano, delle dita... sulla lingua si sparse un sapore asprigno, ed era ambrosia, prelibata... lambivo quel tepore umido, penetrava, la lingua, tra il fremito delle piccole labbra e sentiva il crescendo dei palpiti che la ghermivano.

Il bacino di mamma sussultava come impazzito, tra le cosce stringeva forte il mio capo, sentivo il suo gemito...

"Bimbo mio.... tesoro mio... mi stai facendo conoscere il paradiso... sei meraviglioso... sorprendente... sbalorditivo... non sapevo... nooooooo... non sapevo.... Nooooooooooooooo.... Amore mio..."

Un sussulto impetuoso, una stretta più forte delle altre, e il lieve fluire di una linfa agrodolce sulla mia lingua....

Ne sentivo il sudore, il profumo, il palpitare...

Quando compresi che andava calmandosi, alzai lentamente la testa, la guardai... era indescrivibilmente bella, gli occhi languidi, un'espressione estatica sul volto... il corpo meraviglioso...

Le mandai un messaggio appassionato, con gli occhi: una implorazione...

Annuì.

Mi sollevai e scivolai su lei, strisciando lentamente...

Dischiuse ancor più le gambe, abbassò le mani: una prese il glande, l'altra divaricò le grandi labbra... seguitavo a salire... il mio fallo aveva incontrato i suoi riccioli di seta... oddio... il caldo del suo sesso... sì... sì... stavo entrando in lei... stavo tornando nel luogo dal quale ero venuto fuori tanti anni fa... e lei sollevò il bacino...mi venne incontro...

Oddio, ero nel grembo della mia mamma.

Com'era caldo, accogliente, palpitante...

Non riuscivo a stare fermo... non potevo...

Le sue mani mi tenevano per le natiche... le sue gambe si intrecciarono sul mio dorso...

Sussultava la mia mamma, mi faceva entrare in sé per quanto potesse accogliermi... mi stringeva, mi mungeva voluttuosamente... e mi chiamava con mille nomi dolci... tra un gemito e l'altro...

Non resistevo più, il piacere era troppo forte, sentivo che da un momento all'altro... e lo sentiva anche lei... e come!

Quando i miei colpi divennero più impetuosi, sembrò impazzire, e nel momento in cui la invasi con una quantità incredibile di seme viscido e caldo mi strinse appassionatamente, con voce roca e gemente...

"Bimbo mio....bimbo mio....mioooooooooooooooooo!"

La stretta sembrava volesse svellermi il sesso e conservarlo in lei.

Giacqui su lei.

Eravamo madidi di sudore, ansanti.

La guardai, cercò di sorridermi... non l'avevo mai vista con un tale viso... sembrava un'adolescente... bellissima!

Il mio fallo era ancora profondamente in lei, e stava rifiorendo.

"Mamma!"

Mi carezzò con infinita tenerezza.

"Tesoro della mamma... sei tornato nella tua mamma... sei meraviglioso... è inebriante sentirti in me... amore di mamma..."

"Mamma...!"

"Si?"

"Mi accoglierai ancora nel tuo paradiso?"

Sentii la sua vagina contrarsi, stringere il mio sesso.

"Quando vorrai, tesoro...quando vorrai... il tuo seme caldo si è sparso in me come un balsamo ristoratore... una sensazione mai provata..."

Fu un invito stimolante, allettante... cominciai a muovermi lentamente, poi, eccitato dal suo voluttuoso ondulare, sollecitato dal palpitare della sua vagina fremente, aumentai il ritmo... stavamo godendo da matti... lei gemeva senza imbarazzo... mi guardava con occhi sbarrati, muoveva la testa qua e là... sentivo che stava raggiungendo un orgasmo incontrollabile... si... mi mungeva... si agitava... gemeva... e quel balsamo la invase di nuovo...

"Bambino mio.... Bambino mio....."

Ero ansimante, ma non ancora sazio.

Quando riuscimmo a staccarci, mi guardò con un sorriso incantevole, si alzò, completamente nuda, lasciando sul letto il groviglio confuso della sua impalpabile camicia da notte. Verde, colpita da un raggio di luce che veniva dal lume del comodino.

Ricordai il proverbio scioano:"se vedi un raggio verde é la strada giusta. Va avanti!"

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