Il Raggio Verde

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ULISSE
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Mamma rimase per un istante ferma, immobile, poi mi sembrò che quel delizioso culetto si muovesse un po', cercò di voltare il viso verso me, sorridente.

"Piero, ma che ti prende!"

"Mi prendi tu, mamma incantevole, la più bella del mondo."

Con dolcezza, si sciolse dall'abbraccio, si girò verso me, mi carezzò il volto, mi baciò sulla guancia. Ma io seguitavo a stringerla, forte, perché il mio sesso voleva sentirla, anche attraverso la stoffa, che nella mia fantasia stava sparendo.

Si staccò, con dolce decisione, andò a sedere nella poltrona della toletta.

"Dove sei stato?"

"A Villa Borghese."

"Con chi?"

"Con Letizia."

"Ah, ora comprendo... però... Letizia... ti fa un bell'effetto... ti piace?"

"Solo perché ti assomiglia un po'.... Molto poco..."

Annuì con aria enigmatica.

2

Si, è necessario che io riordini le idee, che cerchi di stabilire quanto sia dovuto alla mia fantasticheria, all'attrattiva di ciò che da molti, da troppi, è considerato tabù, divieto sacrale, e forse è solo una proibizione ingiustificata, e quanto, invece, corrisponda alla realtà.

Non è che qualche complimento galante mi sia mai dispiaciuto, e certe occhiate, devo riconoscerlo, sono lusinghiere. Essere ammirate, ed anche desiderate, è gradevole, gratificante. Ma a parte questo intimo compiacimento, neanche nella mia mente sono mai andata al di là di tale civetteria nascosta.

Dopo venti anni di matrimonio, il mio appagamento affettivo ed anche erotico trova piena soddisfazione e completezza in Mario, mio marito.

Per sintetizzare, un po' volgarmente, non mi è mai venuto in mente di scopare con un altro uomo, né di desiderarlo, né di pensare a un altro quando godo tra le braccia di mio marito. Sempre con massimo impegno e dedizione, ho fatto in modo che con me raggiungesse il massimo del piacere che, di riflesso, era, ed è, anche il mio. E non abbiamo risparmiato la immaginazione, l' inventiva.

Da qualche tempo a questa parte, però, qualcosa va facendosi strada in me. Ecco, come ho detto, 'conosco' solo il sesso di Mario, e sono rimasta sorpresa, ed anche perplessa, quando ho sentito l'evidenza della virilità di Piero, il mio bambino, mentre mi abbracciava. Sorpresa e perplessa. Era del tutto involontario quel contatto? Se invece, fosse stato intenzionale, o addirittura premeditato, come interpretarlo, comprenderlo, valutarlo, giudicarlo? Ma no, non era possibile che mio figlio mi facesse oggetto delle sue attenzioni erotiche. Mi stavo montando la testa. Stava prendendo il sopravvento, in me, la vanità femminile. Forse perché, col passare degli anni, temevo di perdere quel fascino che tanto piace ostentare, a noi donne. Anche se non lo ammettiamo apertamente, sapere che esercitiamo ancora un notevole sexappeal, ci lusinga. D'accordo, mi diceva un'altra voce, nella testa, ma questo compiacersi si estende anche alle eventuali attenzioni di tuo figlio?

Beh, secondo certe norme cosiddette morali, ma è più esatto definirle moralistiche, ciò non deve accadere. Ma se accade?

Vediamo, intanto, di esaminare brevemente la intenzionalità o meno dell'evento. Consideriamo i più recenti, anzi l'ultimo.

Viene alle mie spalle, mi abbraccia, mi afferra le tette e, mentre le palpeggia con evidente fervore, piazza la sua palese e generosa tangibilità virile tra le mie natiche... e spinge... mi stringe a lui... si muove in un certo modo... mi bacia sul collo...

Io cerco di prenderla con impassibilità, con distacco, mi scosto un po', mi giro, gli accarezzo il volto, e lui...zac! Mi afferra le chiappe, mi stringe forte, e questa volta quel 'pacchetto' turgido e prepotente lo piazza proprio tra le mie cosce, nel... posto giusto... addirittura flettendosi alquanto sulle ginocchia per posizionarlo meglio, e poi, tornando ritto sulle gambe, sembra come se lo volesse... infilare. Le leggere movenze del suo corpo sono inequivocabili.

Ma che, s'è impazzito il mio Piero? Si arrapa con sua madre?

Dovrei reagire energicamente e prontamente...

La verità è che quel 'fagotto' messo lì, che si muove un po', non mi dispiace affatto, perché io mi sto eccitando. Con mio figlio!

Cerco di riflettere, ma sono confusa, la mia mente è incasinata.

Vediamo un po'. Ricapitoliamo.

Ammettiamo per un momento che Piero, per insolite e straordinarie condizioni psicofisiche si sia esaltato abbracciandomi... forse si era infiammato con Letizia, non ha potuto soddisfare il suo desiderio... quando mi ha abbracciato era ancora acceso... poi... mi ha detto che vede una certa somiglianza tra me e Letizia... quindi è comprensibile la sua... esuberanza... ed anche tollerabile... per una volta... in fondo, è certo che, diciamo così, carezzando me immaginava di carezzare Letizia...

In tutto questo mi piace cogliere qualcosa di positivo, per me, logicamente, come donna, femmina matura, coi miei anni, che ancora è considerata desiderabile sotto il profilo erotico...

Del resto, siamo sinceri, in quanto a esperienza e competenza in materia, venti anni di vita coniugale, senza inibizioni e piena di estro creativo, servono pure a qualcosa. Indubbiamente, a letto, un paragone tra me e Letizia non può farsi, so bene come far godere e come godere! Caspita se lo so!

Un pivello dell'età di Piero quando può conoscere i segreti del sesso, la vera voluttà, il completo abbandono, con una giovincella più o meno della sua età.

Ma, a pensarci bene, e se Piero cercasse proprio una 'nave scuola'?

Va bene, ma rivolgersi proprio alla sua mamma!

E' vero, però, che non sono brutta, mi conservo benissimo, in perfetta forma. E in splendido allenamento, aggiungo io!

Certo, se non fossi la sua mamma gli farei proprio vedere cosa sa fargli provare una vera femmina! E che sono femmina, viva e palpitante, me lo ha confermato l'effetto di quel malloppo tra le mie gambe.

Quella sera, a letto, mentre Mario stava leggendo il giornale, come al solito, la mia mano andò subito alla ricerca del suo pipillone, che rispose immediatamente all'approccio, lo afferrò con particolare curiosità, lo carezzò con attenzione, con eccezionale dolcezza, e lo esplorò come se fosse la prima volta. Chissà come era quello di Piero.

Mario piegò il giornale, lo mise sul comodino e si voltò verso me per... salirmi sopra... ma lo spinsi giù, supino come era, col pipillo ormai completamente fuori dei pantaloni. (Fin da quando Piero era piccolo l'attributo virile lo chiamavamo 'pipillo', anche nella nostra intimità coniugale, e la 'mia' era 'pipilla'.) Gli sfilai quell'inutile indumento e mi misi a cavallo di lui, con le gambe aperte, sorreggendomi sulle ginocchia, Sfilai la camicia da notte e la gettai sul tappeto. Presi il suo glande, lo portai all'ingresso della mia vagina umida e calda, in avida attesa di sentirlo dentro. Mi impalai con ingordigia, iniziando una cavalcata che conobbe tutti le possibili andature, dal passo cadenzato, al trotto, al galoppo sfrenato, travolgente, accompagnato dall'ansare, dai miei gemiti crescenti, favorito e incitato, dalle sue deliziose mani che mi torturavano le tette, dalle sue labbra che ciucciavano i capezzoli... fin quando un orgasmo sino ad allora sconosciuto non mi invase e mi fece crollare su lui, ebbra di piacere... come in estasi. Il mio grembo lo mungeva, lo poppava, ingordo, insaziabile.

Quando mi riebbi un poco, e lo guardai negli occhi, mi afferrò il volto.

"Perdio, Mara, che femmina meravigliosa sei... hai superato te stessa, ed io che non immaginavo di poter provare tanto piacere... sei eccezionale, fantastica, fenomenale! Non lo avevi mai fatto con tanta frenesia... grazie!"

Lo ascoltavo ad occhi chiusi. E sapevo perché non volevo aprirli!

Lentamente.... scesi da cavallo... a malincuore la guaina si separò dal caldo e fremente brando che l'aveva affascinata e inebriata... mi misi supina, ancora affannata.

Dopo un po' il respiro profondo di Mario mi disse del suo riposo.

Tornai a quello che, ormai, era il mio chiodo fisso, il mio incubo: immaginazione la mia o realtà? E c'era anche il sordo timore che fosse solo una illusione!

Comunque, l'unica cosa era stare a vedere come si sarebbe ancora comportato Piero. Ma io, dovevo favorirlo o avversarlo? La ragione mi diceva che dovevo osservare la più assoluta neutralità senza, però, sconfinare in una evidente respinta dei suoi gesti... affettuosi.

Oltre la 'ragione', però, c'era qualcosa d'altro. Mi turbava, e nel contempo mi emozionava e coinvolgeva, il modo di comportarsi di Piero. Era difficile comprendere dove finiva il 'figlio' e subentrava il maschio giovane ed esuberante. Lo comprendevo bene, perché non era semplice rendermi conto di cosa realmente sollecitavano in me quelle particolari 'attenzioni' di Piero.

Dovevo dormire, ma non mi riusciva. Eppure la decisione l'avevo presa, avrei seguitato a comportarmi come sempre... Già, ma cosa voleva dire 'come sempre' se Piero mi avesse accarezzata in un certo modo, mi avesse fatto sentire ... certi solidi argomenti...?

Per fortuna Morfeo venne in mio aiuto, e mi assopii.

Sonno agitato, mi svegliavo ogni tanto, mi venne in mente di allungare la mano, carezzare Mario, dolcemente, scendere con la mano lungo il suo corpo. Quello era il suo fallo, a me ben noto, e fonte di non poco godimento. Lo sfioravo piano, per non svegliare Mario, che, a differenza di me, dormiva profondamente. Anche così, in stato di quiete, era un bel salsicciotto, piacevole da toccare. Ma, mi venne subito da pensare, com'era quello di Piero? Non mi accorsi neanche che stavo stringendo, nervosamente, la verga calda di mio marito, e la mano si muoveva, inconsciamente, meccanicamente, quasi furtivamente, dal basso in alto, e viceversa, con un ritmo incalzante che...

Era naturale che il pipillo di Mario non restasse insensibile a quelle sollecitazioni. Infatti, cominciò a lievitare. Mario, sicuramente, si stava svegliando e... risvegliando in ogni parte... io seguitavo, con gli occhi chiusi, estasiata e inebriata da quel contatto che la mia complicata e morbosa fantasia si ostinava a voler immaginare che stavo... carezzando.... Piero.

Che ne sapevo, però, se Piero era, lì, come suo padre.

Che bello, comunque. Mi sentivo eccitata, e stavo vellicando voluttuosamente il mio clitoridino... era tutto un tumulto nel mio grembo, e sentivo avvicinarsi rapidamente un piacere irrefrenabile e sconosciuto che...

Inutile, non potevo fermarmi, né trattenere le mani: una afferrata voluttuosamente a quel fallo, l'altra frugante tra le mie gambe....

"Stai bene?"

Era la voce di Mario. Posò la sua mano sul mio ventre agitato, e comprendevo che quella carezza insistente stava per raggiungere l'effetto finale... Mario si mosse un po' come se volesse venire su me e finire il tutto scaricandosi nella mia vagina... ma sì... forse era meglio così... mi penetrò con energia... mi stantuffò vigorosamente per un po' e mentre io stavo letteralmente precipitando in un vortice voluttuoso, lo sentii dilagare in me... un balsamo meraviglioso, un vero e proprio lenitivo per la mia spasmodica tensione...

Lo accolsi con sospiro di sollievo, e mi frenai appena in tempo, nel mentre gli carezzavo appassionatamente il volto, per modificare uno impulsivo 'ooooh Piero' in un suono confuso e incomprensibile.

Ero veramente depravata, non riuscivo a staccarmi da quella idea assillante.

Mi chiedevo continuamente come potesse essere possibile bramare in quel modo, oscenamente, di scopare con mio figlio.

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Fu Mario a svegliarmi, col caffè.

Ero nuda, tutta sottosopra, e tra le gambe sentivo ancora la vischiosità lasciata dagli eventi della notte. Mario era già vestito.

Si chinò e mi baciò sulla bocca, quasi leccandola.

"Sei stata straordinaria, tesoro, è proprio vero che maturità è perfezionamento, completezza. Non sei mai stata così voluttuosa, mai! Peccato che debba andarmene, perchè ce n'è ancora un po'..."

Mi dette una affettuosa pacca sul sedere, e se ne andò, sorridendomi.

Rimasi a poltrire, poi, pigramente, mi alzai, andai a infilarmi sotto la doccia. Era deliziosa la carezza dell'acqua tiepida.

Nella mente si accavallavano mille pensieri.

Volevo cercare di convincermi che, a ben rifletterci, forse tutto era una repentina e momentanea esaltazione dei sensi dovuta ad essermi accorta che eccitato sessualmente un giovane. Alla mia età. Che si trattasse mio figlio era una mera coincidenza. Un giovanissimo si arrapava con me, e mi faceva sentire l'effetto che gli faceva la mia vicinanza. C'era di che inorgoglirsi, come femmina! Certo che è lusinghiero sentirsi sessualmente desiderata da chi, alla sua età, può avere tutte le pimpanti giovani che vuole. E' vero che a letto una certa esperienza è essenziale, ma loro, lo so, basta che si... scaricano!

Un momento! Ma era proprio vero che eccitavo 'i giovani'. Cioè non solo Piero ma anche gli altri? Sarebbe stato opportuno accertarsene. Come? Sculettando dinanzi a loro? Mettendo in mostra una tetta? Le cosce? Mi veniva da ridere. Mi accorsi che stavo scuotendo la testa. No, non era un 'pipillo' giovane che mi interessava, attraeva, affascinava, seduceva. Era Piero, tutto Piero, dalla testa ai piedi, 'pipillo' incluso, anzi prevalente. E dovetti metterci tutta la buona volontà, il raziocinio, per far cessare alla mia mano di frugarmi tra le gambe.

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Spesso le circostanze decidono per noi.

Estate calda, una certa libertà nel vestire, Letizia che (come diceva Piero) mi assomigliava, lui che manifestava sempre più una particolare affettuosità nei miei confronti. E volutamente l'ho chiamata 'affettuosità' per cercare di interpretare senza malizia i suoi abbracci, i suoi baci, i suoi sfioramenti...

Sfioramenti... ma devo finirla con espressioni ipocrite, perbeniste, farisee... quelle erano vere e proprie palpeggiate, accompagnate da evidenti e imperiose erezioni che avevano tutta l'aria di farsi rilevare.

Ed io le sentivo!!! Perdio se le sentivo... e... dovrei sprofondare sottoterra per la vergogna per quanto mi accadeva... ma mi piacevano sempre più... mi eccitavano... ero giunta a... (incredibile, alla mia età e data la persona)... a bagnarmi le mutandine!!! Io, con mio figlio!!!

Come, allora, potevo biasimare lui... giovane... bellissimo... nel pieno del vigore e della virilità!

Mario, tra l'altro, stava sempre più divenendo un surrogato... il sostituto... il titolare era Piero, Mario la controfigura che diveniva sempre più scialba e inadeguata!!! Dovevo riflettere, avevo bisogno di stare sola, analizzarmi, comprendere, decidere.

Avevo perfino pensato di confidarmi con Mario, ma valutai subito che era assurdo, inconcepibile, avrei seminato un dissapore che sarebbe certamente sfociato in sospetto, dispregio nei miei confronti, accuse di patologie varie e turpi, e forse provocato odio e rotture insanabili. Era da scartare.

Non era neppure il caso di interpellare psicologi e tantomeno sacerdoti. Sapevo già le loro risposte, che andavano da arzigogoli aberranti ad espressioni consolatorie e fideistiche. Dovevo cavarmela da sola.

Cosa difficilissima, considerato in continuo e crescente pressing di Piero e il mio incalzante e turbinoso sconvolgimento interno.

Forse dovevo convincere Piero a fare un lungo viaggio... magari con Letizia, posto che fosse possibile.

Fu spontaneo alzare le spalle.

Ma che, ero matta? Stare lontana da Piero e perfino gettarlo tra le braccia (e soprattutto fra le cosce) di Letizia? Mi accorgevo che c'era, in me, una estremo senso del possesso, che conduceva a una gelosia invincibile. Addirittura, mi veniva da sorridere, presuntuosamente e sprezzantemente, che Letizia potesse essere mia rivale. Del resto Piero me lo aveva ripetuto infinite volte che non c'era paragone tra me e quella smorfiosetta. Logicamente a mio vantaggio.

L'inimmaginabile fortuità del caso, e forse è più esatto definirla ineluttabilità del destino, intervenne, credo, in modo determinante.

Mario, quella sera, disse che doveva andare urgentemente su un impianto che dava qualche preoccupazione, e che era essenziale per i rapporti col committente, un ricco e potente principe medio orientale. Partiva la sera stessa, non sapeva bene quando sarebbe stato di ritorno.

Devo confessare che non riflettei subito su quell'allontanamento, sul fatto che Piero ed io saremmo rimasti soli nella grande casa, né della rilevante modifica di scena che ne sarebbe derivata.

Quello che mi sconvolse la mente fu il pensiero che... sarei rimasta anche senza il 'surrogato'. Nello stesso tempo mi risuonava come un canto d'allegrezza, un peana, il fatto che avevo con me il personaggio principale, il big! E in quel 'big' c'era tutto!

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Eravamo tornati da poco dall'aeroporto, dove avevamo accompagnato Mario.

Entrati in casa, mi rivolsi con un sorriso a Piero e gli dissi che ora, lui era l'unico uomo della casa. Mi venne spontaneo carezzargli il volto.

Mi abbracciò forte.

"Tu, mamma, sei stata e sarai sempre la sola donna della casa... del mondo... almeno per me..."

I suoi occhi erano un misto di tenerezza e di eccitazione.

Mi chiese se gradissi un gelato, era in frigo.

Gli risposi che era molto tardi, preferivo andare a dormire, dopo una doccia ristoratrice.

"Anche io, mamma, farò una doccia... fredda... gelata!"

Un bacio, della buona notte, meno sfuggente del solito, e mi ritirai in camera mia.

Doccia tiepida, una deliziosa sensazione lungo tutto il corpo, quasi sensuale quando carezzava i capezzoli, o si insinuava tra le gambe... mi sembrava che quel rivolo dolce e gradevole fosse come...

Cercai di reagire a quell'idea ossessiva, angosciosa, conturbante, ma tanto languida, struggente... fui percorsa da un brivido...

Ripeto, in me era tutto confuso, caotico...

Strano, però, nella mitologia il Caos è padre del Destino, come la Notte ne è la madre. Destino, caotico e buio... Destino al quale nessuno può sottrarsi, nemmeno gli dei.

In aggiunta, il Destino, che per i Romani é il Fato, è cieco, ed è governato dalle Fate. Perché volevo sfuggire alla mia Fata?

Ma se tutto ciò mi avesse condotta alla colpa?

Scrollai le spalle. Erano sempre i latini a soccorrermi... sarei tornata a nuova vita... post fata resurgo!

Uscii dalla doccia e mi asciugai lentamente, pigramente, sedetti alla toletta, spazzolandomi i lunghi capelli.

Poi, mi alzai, pigramente, andai nell'armadio per scegliere la camicia da notte, scelsi a lungo. Ecco, quella verde! Sentivo che faceva al caso mio. Non l'avevo mai indossata. L'etichetta, ancora attaccata, era romantica: smeraldo! Qualcosa di prezioso!

Perché avevo scelto quella?

Avevo agito senza riflettere, guidata da una forza sconosciuta... mi venne da sorridere... la forza del destino... gli inglesi dicono The Power of Fate... potenza del fato!

Dovevo chiedere a Piero cosa pensava di quella camicia.

Aprii l'uscio della mia camera, voltai a destra, nel corridoio, due porte oltre c'era quella di Piero. La luce filtrava da sotto la porta. Era ancora sveglio. Bussai piano. Nessuna risposta. Abbassai lentamente la maniglia, socchiusi, guardai dentro.

Piero era disteso sul letto, il giornale gli era caduto sul petto nudo. Evidentemente s'era addormentato mentre leggeva. Gambe altrettanto nude. Un lembo del lenzuolo copriva parzialmente il pube.

Mi avvicinai senza far rumore, tolsi il giornale, lo ripiegai e lo misi sul comodino.

Com'era bello Piero! Bellissimo, un volto perfetto, un po' corrucciato, come se stesse rimuginando qualcosa. E che meraviglia della natura il suo torace... il mio bambino... veramente meraviglioso. Presi il lembo del lenzuolo per distenderlo meglio, nel sollevarlo notai (ma forse l'avevo tirato su proprio per occhieggiare) che il suo... 'Pipillo', come lo chiamava lui, era di una dimensione tale che il suffisso 'illo' doveva essere sostituito da 'onissimo'! Mamma mia quanto era cresciuto. Quella era la mia creatura. Ne ero orgogliosa e, nel contempo, sbalordita, sconvolta... perbacco che maschione... ecco quello che mi faceva... sentire, ogni tanto. Una vera e propria grazia di dio! E le mie viscere si contrassero per l'eccitazione, una vera brama.

ULISSE
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