Nino & Rita

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Oddio, non è che io indossassi qualcosa! Mi infilai accanto a lui, mi prese tra le braccia, mi strinse a sé. Era caldo, meraviglioso quel contatto...

Il primo impulso fu quello di sdraiarmi su lui, baciarlo, avidamente, golosamente, e sentire quel po' po' di virgulto che pulsava, impaziente, tra me e lui. Carezzò i miei capelli, lungo la schiena, le natiche...dolcemente... le impastava facendo scivolare il mio ventre sul suo e, in tal modo, carezzando il suo pisellone tra le nostre carni.

Diavolo d'un Nino, le escogitava tutte, per farmelo chiaramente sentire e, quindi, farmi andare su di giri... Comunque, quel tabernacolo ... anteriore... era proibito, precluso... forbidden!

Le sue dita s'erano delicatamente intrufolate tra le natiche, carezzavano il perineo, partendo dall'orifizio vaginale per giungere al buchetto rosa, come lo chiamava lui, che sussultava ad ogni sfioramento...

Perseverava tenacemente, quel ditino (macché ditino... era un ditone) e ogni volta cercava di saggiare la resistenza di quel muscoletto che si contraeva istintivamente, quasi a difesa...

Nino allungò una mano, prese il tubetto di Nalu e con una agile e complessa manovra della mano riuscì a premerne un po' sul suo medio... con quello vellicò il mio buchetto... era qualcosa di gelatinoso, scivoloso, seguitò dolcemente, ma sentivo che il dito avevo vinto la resistenza del muscoletto circolare e... incredibile, era entrato... e stava massaggiando il mio... interno..

Ecco, ora aveva tirato fuori il dito... mi stava gentilmente facendo scendere da lui... abbandonare quel contatto voluttuoso... e mi fece porre su un fianco, voltandogli la schiena... prese le mie gambe e le fece flettere verso il mento. Il sedere era ben sporgente verso lui...

Un attimo di sosta, e lui armeggiava con la pomata.

Sentii di nuovo il suo dito... ancora unguento... e il ditone sempre più dentro... non mi faceva male, però. Percepivo il contatto, ma senza dolore... ora, a quanto mi sembrava... le dita erano due ed erano riuscite ad entrare del tutto... devo dire che quello strofinio, nel mio retto, si ripercuoteva nella vagina... una specie di carezza indiretta che provocava una piacevolissima sensazione voluttuosa... come dire... un inebriante languore... una piacevole anticamera dell'orgasmo... Ma ora... purtroppo... Nino aveva smesso, stava facendo altro...

No, di nuovo qualcosa di robusto fa pressione sul mio buchetto, ma è un 'coso' diverso, ben più consistente, e spinge... Le mani di Nino mantengono ben aperte le natiche... Le mani?... Quindi... Voltai appena la testa.

"Nino... è lui? ... proprio lui?"

La pressione aumentò, e quel grosso siluro... avvolto nell'involucro di latice ben cosparso di Nalu... stava prepotentemente dilatando lo sfintere e procedeva spedito... Sentivo il volume ... le pareti del retto allargarsi, ma era solo un po' di fastidio, non dolore... Mi afferrò le tette, scese con una mano al mio palpitante clitoride e percepii chiaramente il suo grembo tra i glutei ed anche lo strofinio dello scroto.

"Nino... sei...?"

"Sono tutto dentro di te, bocciolo mio... senti?"

Annuii.

La notizia mi aveva sorpreso.. il Nalu aveva agito perfettamente... fu quasi inavvertitamente che contrassi la muscolatura interna e sentii ancora più evidente la portata dell'invasione! Nino mi sussurrò all'orecchio che ero meravigliosa. Cominciò a muoversi adagio, avanti e dietro, sempre carezzando clitoride e piccole labbra... e io cominciavo a eccitarmi sempre più... gli andavo incontro... mi allontanavo... e quel poderoso stantuffo di carne, lì, dietro me, dentro me, non mi procurava il dolore che temevo... anzi... ma erano le prodigiose e impagabili dita di Nino che stavano portandomi rapidamente a....

Lo sentii premere con forza... vibrare... e qualcosa di caldo sembrò versarsi nel mio interno... Fui sorpresa.

"Nino... Ninetto bello... ho sentito... ma non hai il profilattico?"

"Si, amore mio.... Si... è il liquido seminale che ha invaso il serbatoio... aaaah... che bello!"

Nello stesso momento, mi rilassai e godetti impetuosamente, con contrazioni che investivano tutto il mio grembo e stavano golosamente mungendo lui!

Restammo così, a lungo, lui in me. Incredibile, m'era piaciuto immensamente. Avevo goduto un orgasmo che non immaginavo potesse esistere. Ero sudata, accaldata, appagata. Avevamo trovata la via...

Ed ero esultante, mi tornò alla mente la frase latina: Electa una via non datur recursus ad alteram! Infatti scelta una strada perché fare ricorso ad un'altra?

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Certi nostri problemi, di Nino e miei, li risolvevamo con abbastanza soddisfacente appagamento... e poi... c'erano mani e lingue...!

La membrana che sbarrava ogni pur desiderabile avanzata, posta a protezione invalicabile della mia pur fremente 'sancta sanctorun' era rispettata, come da promesse. E non era facile.

Comunque, eliminato l'ormai inutile profilattico, le carni che s'univano davano un soddisfacente appagamento alle nostre necessità...

Quando Carlo, che intanto era divenuto il mio fidanzato ufficiale, cercava di allungare un po' le mani, la virginale e casta espressione del mio volto, e il mio sorriso innocente e candido, cercavano, ipocritamente, di calmarlo e rassicurarlo, assicurandogli che ero sua, e solamente sua, e volevo donargliene la prova dopo sposati.

Intenzionalmente mi mostravo maldestra e a disagio nell'elargire qualche... inesperta carezza al suo coso... Un coso sufficiente, ma non paragonabile, almeno per quanto potevo rendermene conto in quel modo, a quello di Nino!

Ma parliamo della fatidica 'prima notte' con Carlo.

Era preoccupato e nel contempo premuroso. Voleva rassicurarmi, diceva che avrebbe fatto ...paino..piano... con dolcezza... Ma doveva essere talmente eccitato che mi alzò la camicia, si mise tra le gambe, con mano tremante portò il suo gingillo all'ingresso umidiccio della vagina, lo introdusse appena e poi... giù... (altro che ...piano...piano) di colpo... sentii un lieve dolore... e poi lui che si affannava con movimenti disordinati e nervosi... del tutto incurante di me... per fortuna non ci mise molto a concludere le sue cose, e si abbatté su me, sudato e ansimante, mentre il coso sgusciava fuori... Rimasi inerte, sorpresa, sfiduciata... se questo era il tanto decantato 'coito vaginale'!!!

Carlo sollevò la testa, mi sorrise, con una espressione non proprio intelligente.

"Ti ho fatto male?"

Faci una smorfia, senza rispondere. Voleva dire tutto e nulla.

"Ti è piaciuto?"

Non riuscii a trattenere un "eeeeh!", che racchiudeva tutto il sarcasmo possibile, ma lui, Carlo, lo prese come di soddisfazione, e mi dette un bacetto sulle labbra. Scese da me... Corsi in bagno, e mi trattenni a lungo, con la scusa di rimettermi in ordine.

Quando tornai, Carlo, supino, a braccia e gambe aperte, ronfava, spossato!

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Eravamo tornati da un breve viaggio di nozze, nella romantica Venezia, dove Carlo confermò di ignorare il suggerimento di Ovidio: Siquis in hoc artem populo non novit amandi, hoc legat et lecto carmine doctus amet. ( Se l'arte di amare qualcuno ignora, legga questo e dopo averlo letto sarà nell'amare un esperto.)

Nino mi era venuto a trovare e mi chiedeva come consideravo la vita coniugale. Gli raccontai le cose per sommi capi, e accennai anche a Ovidio.

Mi abbracciò forte.

"Non te lo meriti, sorellina... una femmina ardente come te!"

Mi baciò sulla bocca, allontanò il volto dal mio e con un sorriso pieno di significati e... promesse... mi disse che lui era sempre pronto... per la sua adorata sorellina...

Sentii dentro tutto un ribollire, il ricordo delle sensazioni datemi da Nino mi eccitava in modo indicibile. Volevo godere, dovevo godere, il fisico necessitava di un appagamento totale, di un abbandono tra le braccia di chi, ero certa, sapeva totalmente appagarmi. Ricambiai lo sguardo, a bassa voce gli sussurrai nell'orecchio che Carlo era fuori città per tutto il giorno, un sopralluogo tecnico.

Mi sollevò sulle braccia, mi portò nella mia camera. Ebbi un momento di esitazione: proprio sul letto coniugale!!! Ma alzai le spalle... che sciocchi scrupoli mi erano venuti in mente... il mio ventre reclamava... pretendeva...

In pochi secondi eravamo entrambi nudi. Inutile, la 'dotazione' fraterna era imponente, maestosa, ed in esplicita evidenza. Ero sdraiata, di traverso, col bacino sulla sponda, le gambe divaricate, i talloni a terra.

Nino era in piedi, di fronte a me, mi guardava con un lieve sorriso che era di manifesto compiacimento.

"Però, sorellina, sei proprio uno schianto... quel boschetto nero mi affascina e... mi invita..."

In effetti, Nino, lì, nel boschetto nero, come diceva lui, non lo aveva mai messo, salvo qualche rapido sfioramento, senza insistere, per tema di non sapersi controllare.... Ma ora....

Prese dolcemente le gambe e le posò sulle sue spalle, fu istintivo alzare il bacino. Lui stava avvicinando l'ogiva carnosa del suo vigoroso siluro all'ingresso rugiadoso del mio sesso che sentivo distillare come mai m'era accaduto in precedenza. Una sensazione nuova e un agitarsi mai sentito delle mie pareti vaginali, si distendevano e contraevano, con un moto suggente, che ricordava quello di una mungitrice.

Era un contatto delizioso, voluttuoso, inebriante, e quello splendido, enorme 'capezzolone', procedeva, lento e solenne, trionfale, appunto, come in una bocca assetata.

Oddio, mi sembrava dovessi svenire da un momento all'altro.

Ecco, il glande aveva toccato il fondo... aveva incontrato la sporgenza dell'utero... si ritirava, tornava a scendere... una specie di carezza... Avevo abbassato le gambe e intrecciate dietro il suo dorso, il bacino era impazzito, gli andava incontro e si allontanava, avevamo un sincronismo di movimenti che mi stava portando verso orgasmi ignorati, neppure immaginati... Oh... sì... questo era il paradiso, il vero congiungimento della femmina col maschio... sentivo che il mio grembo voleva aprirsi, come il solco che deve ricevere il seme... il seme.... il semeeeeeeeeeeeeee, stavo godendo da matta e nello stesso istante sentii un torrente di fuoco invadermi... l'utero sembrava volesse schiudersi... ricevere quel flusso meraviglioso... sentivo che la testa si dibatteva a destra e manca, il ventre sussultava... tutto sobbalzava... e Nino aveva ripreso a pompare con vigore, a riportarmi al settimo cielo dell'ebbrezza...

In questi momenti si perde ogni controllo, perfino ritegno... prevale la vera natura che, in proposito, ha pulsioni decisamente spontanee... mi scoprivo totalmente priva di inibizioni, anche nel linguaggio... La mia voce era rotta dall'affanno, roca...

"Per dio, Nino, che scopata... questa sì che è una vera scopata...!"

Per risposta si spinse forte dentro me, mi prese per le natiche, mi sollevò... era in piedi... e mi faceva fare su e giù su quel magnifico palo di carne...

Oddio, perché non avevo sposato Nino? Eravamo abbastanza paghi.

Era stata una cosa al di là di ogni immaginazione.

Ci gettammo sul letto, era tutto un appiccicume delle nostre secrezioni... Nino aveva spruzzato quantità incredibili di seme... al quale si era aggiunta la mia linfa... ci avrei pensato dopo...

Felice e appagata, mi misi su un fianco, voltandogli la schiena... Mi sentii abbracciare da lui, titillarmi i capezzoli, carezzarmi delicatamente tra le gambe... e qualcosa che stava premendo tra le natiche... Veramente inesauribile, Nino! La mano che mi carezzava il sesso si mosse, lentamente... sentii che aveva afferrato il bagnatissimo e scivoloso glande... poi due dita raccolsero quanto fluiva dal mio grembo e lo spalmarono sul... buchetto...

Diavolo d'un Nino, non conosceva indugio...

Eccolo, lo sapevo che voleva ripercorrere anche l'antica strada...

Entrò con la solita 'delicata-decisione', una strana fusione di tenerezza ed energia... e riprese...l'andirivieni...

Era piacevole, certo, mi ricordava le infinite volte che lo avevamo fatto con reciproca soddisfazione, ma ciò che avevo provato quando me lo aveva infilato davanti, mi dimostrava in modo inconfutabile che quello era il posto naturale del virile randello maschile, e in particolare di quello di Nino.

Mi voltai appena.

"E' bello, Nino... molto bello... ma... dall'altra parte è tutta un'altra cosa..."

Mi baciò sul collo.

"Si, sorellina, ma... così... non si fanno figli..."

Mi strinsi a lui.

"Chi se ne frega, tesoro, con te ne voglio fare mille di figli, perché significherà che ti ho avuto nel più inebriante dei modi almeno mille volte..."

Che Carlo mi perdoni, ma da allora lo abbiamo fatto più di mille volte, io e Nino.

A proposito.

Voi, al posato mio come vi sareste comportate?

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