La vera missione di T'Pol! 02

Informazioni sulla Storia
T'Pol provoca a bordo dell'Enterprise! 02
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Parte 2 della serie di 2 parti

Aggiornato 06/11/2023
Creato 09/25/2021
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L'Enterprise NX-01 stava accelerando alla fantastica velocità superluminale di curvatura 5 in direzione della Bolla Anello I, una zona inesplorata del braccio di Orione della Via Lattea a circa 300 anni luce dalla Terra, così denominata per la densità di idrogeno neutro almeno dieci volte inferiore a quella del mezzo interstellare galattico e probabilmente causata dal vento stellare di una supernova esplosa milioni di anni prima. L'obiettivo fondamentale della prima missione quinquennale dell'astronave era di cartografare con la massima accuratezza tutti i sistemi stellari per aggiornare le mappe della Federazione, senza tralasciare un eventuale contatto con una razza extraterrestre in grado di viaggiare nello spazio, ma evitando di turbare la naturale evoluzione delle civiltà ancora confinate nel proprio pianeta di origine e quindi impreparate allo shock culturale derivante da un incontro con degli alieni.

Archer sedeva al suo posto di comando osservando con attenzione l'attività che ferveva in plancia con tutti i suoi ufficiali che stavano davvero dando il massimo dell'impegno per adempiere al meglio i propri compiti: di fronte a lui il timoniere Mayweather armeggiava con i controlli di navigazione della sua consolle, alla sua destra l'ufficiale tattico Reed verificava che tutti i sistemi della nave fossero in ordine e l'ingegnere capo Tucker con aria apprensiva stava guardando un monitor, alla sua sinistra l'ufficiale scientifico T'Pol con espressione assolutamente indecifrabile sembrava intenta a controllare alcuni dati a video e l'ufficiale alle comunicazioni Sato cercava di aprire un canale subspaziale per riferire al Vice Ammiraglio Forrest la situazione.

La luce chiara ma soffusa dell'ambiente infondeva in Archer una intima tranquillità e una assoluta certezza sulla sua capacità di portare a termine la prestigiosa missione che gli era stata affidata, portare l'umanità ad occupare il posto che le spettava nella comunità galattica e incentivare il progresso tecnico e scientifico, insomma andare coraggiosamente là dove nessun uomo era mai giunto prima. Sì, confessò a se stesso Archer, mi sento bene, sono a casa, l'Enterprise è la mia casa, ho sempre desiderato comandare una nave stellare e scoprire strani mondi e nuove forme di vita.

"Capitano!" lo chiamò Tucker voltandosi a guardarlo con un sorriso trionfante, "abbiamo appena toccato la curvatura cinque!". "Questo è un evento molto importante per noi" rimarcò con enfasi Archer alzandosi in piedi "e vorrei commemorarlo rivolgendo un applauso agli uomini e alle donne della Flotta che ci hanno permesso di viverlo in prima persona", concluse iniziando a battere le mani. Tutti i presenti imitarono il loro capitano e T'Pol, che si era alzata a sua volta insieme agli altri ma non stava applaudendo perchè sorpresa da quanto stava avvenendo, notò con quanta serietà e partecipazione l'intero equipaggio rispondeva all'invito per festeggiare il momento solenne.

Non si trattava affatto di una manifestazione chiassosa indice di una scarsa disciplina come aveva inizialmente giudicato, ma la testimonianza che la razza umana voleva proseguire convinta lungo la strada che l'avrebbe portata alla piena legittimazione delle sue ambizioni. T'Pol strinse gli occhi per la concentrazione perchè per la prima volta intuiva la pericolosità della razza umana forse in grado in un prossimo futuro anche di scalzare la supremazia di Vulcan, sfruttando il connubio dell'esaltazione delle caratteristiche individuali con una tenace organizzazione collettiva. Archer intanto avvertiva un profondo senso di benessere perchè consapevole non solo di essere a casa, nella sua Enterprise, ma anche di trovarsi di fronte alla sua famiglia, il suo equipaggio. Non poteva e non voleva deludere nessuno e avrebbe fatto il possibile per assolvere il suo dovere, riflettè mentre sorridente applaudiva, ma quando il suo sguardo incrociò quello duro e impassibile della vulcaniana all'improvviso non ebbe più voglia di continuare.

"Benissimo" disse rimettendosi a sedere "testiamo allora la piena propulsione e vediamo quanto possiamo mantenerla. Hoshi, chiami il Vice ammiraglio Forrest e lo metta al corrente che l'Enterprise ha raggiunto senza alcun problema la massima velocità prevista". "Subito capitano" gli rispose la graziosa asiatica digitando sulla tastiera il codice di trasmissione codificata. "Capitano" era Tucker adesso a parlare "con il suo permesso vorrei andare in sala motori per sovrintendere alle operazioni".

"Concesso e grazie per l'ottimo lavoro svolto, Charles" annuì Archer compiaciuto del fatto che tutto stava andando per il meglio. Era stato talmente dubbioso sul non tanto disinteressato aiuto vulcaniano che non aveva dato per scontato che al primo tentativo l'Enterprise rispondesse così bene ai comandi, ma adesso senbrava dovesse ricredersi constatando il perfetto funzionamento del primo motore a curvatura mai realizzato dall'umanità. Certo i vulcaniani possedevano un tipo di propulsione ad antimateria più avanzato e potente che consentiva di arrivare a curvatura sette e cioè fino a 656 volte la velocità della luce, mentre invece la curvatuta cinque equivaleva solamente a 214 volte la velocità della luce e quindi era fin troppo ovvio riconoscere che ancora non era possibile confrontarsi con loro su di un piano di parità.

Ma ormai la tecnologia di base era ben conosciuta e Archer si sentiva fiducioso che le future astronavi terrestri avrebbero ben presto colmato il divario di prestazioni. I loro mentori, per non dire guardiani e anzi sorveglianti, erano una razza antica e fiera che però ormai sembrava appagata dal livello di civilizzazione conseguito, mentre l'umanità si era appena affacciata sull'universo e smaniava dalla voglia di riscattarsi dai disastri che aveva combinato sul proprio pianeta natale e di recuperare il tempo perduto con le altre civiltà, nella speranza anche di sopravanzarle un giorno.

"Capitano" le sue divagazioni furono interrotte dalla voce ferma e controllata di T'Pol e lui si voltò a sinistra per ascoltarla, "vorrei anche io recarmi in sala motori per prestare la mia assistenza come ufficiale scientifico". "Molto bene T'Pol, fornisca al Comandante Tucker tutto l'aiuto possibile, dobbiamo sapere per quanto tempo l'Enterprise è in grado di procedere a questa velocità". La vulcaniana gli rivolse un cenno di conferma e si alzò avvicinandosi alla sua poltrona per arrivare al centro della plancia per poi entrare nel turboascensore.

Archer distolse subito gli occhi sforzandosi di guardare in avanti con noncuranza, ma trasalì leggermente quando il morbido fianco destro della vulcaniana gli sfiorò il braccio sinistro. La calzamaglia mimetica le fasciava il corpo stupendo in modo davvero troppo provocante, non era possibile resistere oltre e Archer le ammirò il magnifico fondoschiena che ondeggiava mentre i due seni prorompenti sobbalzavano, stabilendo un equilibrio armonioso che esaltava la camminata ancheggiante. Tutti i presenti la osservarono sconcertati da cotanta bellezza conturbante che si muoveva con eleganza felina e anche Hoshi, pur facendo finta di studiare il monitor di fronte a lei, aveva alzato lo sguardo per seguirla attonita fino a quando non uscì fuori e la porta non si richiuse.

Devo organizzare al più presto una riunione con tutti gli ufficiali per metterli sull'avviso delle reali intenzioni di T'Pol, si ripromise Archer, è incredibile come mette in mostra tutta la sua mercanzia per eccitare il prossimo e pure la dolce Sato non pare essere immune al suo perverso fascino. Ma una cosa alla volta, si disse scuotendo la testa, per adesso l'Enterprise ha la precedenza perchè dobbiamo verificare tutti i sistemi della nave e quindi è necessaria la completa dedizione del mio equipaggio, non posso allarmarli avvertendoli che abbiamo a bordo una mignotta vulcaniana che vuole mettere alla prova la loro virtù.

Mentre camminava lungo il breve corridoio che conduceva verso la sezione ingegneria T'Pol si concesse un fugace sorriso al pensiero che stava per incontrarsi con l'umano Tucker, il cui imbarazzo risultava evidente quando doveva confrontarsi con lei. Stavolta però era decisa a mettere davvero alla prova la sua capacità di resistere ad un approccio sessuale diretto e era convinta che sarebbe risultato impossibile resisterle. Non appena si avvicinò alla porta d'ingresso questa si aprì lateralmente senza emettere alcun segnale sonoro e quindi di sicuro l'ultimo entrato non aveva attivato la chiusura. Forse era stato proprio Tucker a dimenticarlo per la fretta, pensò T'Pol affacciandosi alla pensilina metallica impaziente di vedere dove fosse la sua preda.

La grande sala aveva un'ampiezza di circa quaranta metri per quindici per buona parte occupata dal reattore materia-antimateria che rappresentava il cuore dell'astronave stellare, capace di pompare l'enorme energia necessaria per raggiungere la velocità di curvatura e creare una distorsione dello spaziotempo per saltare nel subspazio, riducendo così nettamente le distanze nello spazio convenzionale. Nel nucleo di curvatura del reattore la materia si annichiliva con l'antimateria e la produzione di energia veniva controllata attraverso i cristalli di dilitio, un minerale inattaccabile dall'antimateria, che catalizzavano la reazione allineando i due fasci di particelle e di antiparticelle. Il plasma energetico generato veniva inviato attraverso dei condotti alle gondole di curvatura che creavano appunto una bolla di curvatura, in grado di contrarre lo spazio davanti all'astronave e di dilatarlo all'indietro per ottenere la velocità di curvatura.

T'Pol stava osservando alcuni tecnici che non si erano accorti del suo ingresso, ma non riusciva a scorgere Tucker e allora discese la scaletta dirigendosi verso il quadro comandi piazzato dietro il reattore dove una persona era piegata sulle ginocchia intenta a richiudere un pannello. I capelli biondi dell'umano però le fecero capire che si trattava proprio dell'ingegnere capo e lei gli si avvicinò senza fare alcun rumore per coglierlo di sorpresa.

Tucker aveva effettuato un ultimo controllo all'elettronica di alcune schede di circuiti integrati e stava terminando di stringere una vite quando avvertì dietro di lui una presenza. Con la coda dell'occhio e girando lievemente la testa vide una gamba fasciata stretta in una calzamaglia e il suo battito cardiaco subito accelerò, ma non appena si voltò il sangue gli si ghiacciò nelle vene per l'emozione perchè c'era la vulcaniana che torreggiava su di lui squadrandolo con aria seriosa. Quasi inebetito dalla visita inaspettata e con la bocca semiaperta ma incapace di spiccicare una sola parola, Tucker posò dapprima lo sguardo sul sesso di T'Pol ma in quel punto la sua uniforme sebbene aderentissima non lasciava trasparire nulla e poi sollevò gli occhi che restarono per diversi secondi ipnotizzati dalle due fantastiche tettone che lo sovrastavano in tutta la loro magnificenza.

"Comandante Tucker, vuole un aiuto a rialzarsi?" lo interrogò T'Pol con un tono spazientito ma in realtà divertita per lo scherzetto che gli aveva combinato. "Oh, mi scusi, non l'avevo sentita arrivare" farfugliò lui che però nel tentativo frenetico di rimettersi in piedi perse l'appoggio e si ritrovò con il sedere per terra. Tucker rimase seduto paralizzato per la brutta figura ma quando la vulcaniana con aria stupita e un sopracciglio rialzato gli tese una mano scoppiò a ridere senza contenersi: eccolo lì in quella posizione ridicola di fronte alla femmina più desiderabile che avesse mai visto!

"Beh, temo di dover accettare la sua offerta" le rispose cercando di ritornare serio e sentendosi come liberato da un peso si alzò senza lasciarle mai la mano e anzi con una certa baldanza la fissò negli occhi. Lei era di una bellezza indescribile, anzi extraterrestre, più alta di lui di quasi tutta la testa e aveva un corpo e un viso sbarazzino che avrebbero fatto impazzire di desiderio ogni uomo ed ogni vulcaniano della galassia. T'Pol rimase piacevolmente colpita dal fatto che Tucker si fosse ripreso da quel momento imbarazzante trovando anche il coraggio di affrontarla a viso aperto, ammettendo che in effetti trovava l'umano piuttosto attraente non solo dal punto di vista fisico, anche se non era certo il tipo alto e atletico che di norma prediligeva, ma anche da quello caratteriale, con il suo atteggiamento istintivo di bambino spaurito ed esitante.

"Sono venuta per mettere al suo servizio la mia esperienza di ufficiale scientifico" gli disse pacata e contraccambiando lo sguardo senza liberare la sua mano, "ha fatto bene, sono certo che avrò bisogno di lei" le confermò Tucker che stava iniziando a perdersi in quei profondi occhi scuri dalle venature smeraldine. Per un lungo istante i due rimasero a guardarsi come se volessero stabilire un legame sentimentale e fu T'Pol a rompere l'incantesimo ritirando bruscamente la mano e indicando il complesso quadro comandi.

"Mi sembra piuttosto ridondante la gestione computerizzata del motore a curvatura" notò con enfasi la vulcaniana. "Ha perfettamente ragione" ammise Tucker, "la verità è che ancora non ci fidiamo troppo della intelligenza artificiale del sistema informatico dell'astronave e quindi preferiamo un maggior controllo diretto soprattutto delle procedure di emergenza. Lo vede quel piccolo video attorniato da quei tasti di colore rosso?" e T'Pol fece un passo verso la consolle centrale chinandosi leggermente in avanti.

"Ecco, se qualcosa dovesse andare storto nel nucleo di curvatura" proseguì nella spiegazione l'ingegnere capo che si ritrovò proprio a pochi centimetri dal fianco destro di T'Pol "possiamo sopperire ad un eventuale malfunzionamento forzando manualmente l'immissione di altre barre di dilitio, nel tentativo di rallentare la reazione materia-antimateria". Tucker istintivamente sbirciò il culo fantastico perfettamente delineato dalla aderentissima uniforme di T'Pol e si spostò poco dietro la vulcaniana per ammirare meglio quella meraviglia della natura continuando a parlare "come ben sa ho a mia disposizione otto uomini per aiutarmi a controllare la propulsione dell'Enterprise e quindi..." ma si bloccò perchè orripilato si accorse che il suo organo sessuale si stava irrigidendo.

Quelle natiche belle tonde, sode e ampie rappresentavano uno stimolo sessuale irrefrenabile per il suo pene che imbizzarrito cominciò a premere con fastidio dentro lo slip "e allora..." cercò di finire il discorso Tucker che iniziava a domandarsi come avrebbe fatto a nascondere la sua eccitazione se la vulcaniana si fosse girata verso di lui. "Sì, cosa mi voleva dire, comandante?" gli chiese T'Pol che nel frattempo non aveva smesso di leggere alcuni dati numerici che comparivano sul monitor. E quindi ho una voglia matta di toccarti quel tuo culo da favola perchè mi sta mandando in fiamme il cazzo, pensò lui che a fatica riuscì a completare la frase "dovrei essere pronto per ogni brutta evenienza, insomma" e senza distogliere lo sguardo si posizionò dietro la vulcaniana che sembrava assorta a studiare la disposizione dei comandi.

T'pol invece si era ovviamente accorta del movimento di Tucker e, ben conscia dell'effetto che poteva provocargli la sua maestosa rotondità, piegò la schiena indicando un gruppo di luci su un quadrante posto più in basso. "Mi dice per favore il significato di quelle segnalazioni luminose?". Subito il sedere venne sospinto all'indietro di alcuni centimetri che però bastarono a causare un contatto tra il pene dell'uomo che trasalì per l'imprevisto e il gluteo destro della vulcaniana che in apparenza fece finta di nulla.

Poi accadde qualcosa di magnetico, nel senso che il membro all'istante diventato durissimo venne attratto come una calamita proprio in mezzo a quelle stupende natiche sia morbide che sode, restandovi adagiato in estasi per un paio di secondi. Tucker restò senza fiato per l'accaduto e si scostò allarmato dalle possibili conseguenze di un tale contatto fisico dall'innegabile significato sessuale, mentre la cerniera dei pantaloni dell'uniforme sotto la spinta del cazzo pienamente eretto e fuoriuscito dalle mutande sembrava cedere da un momento all'altro con il glande che premeva furiosamente sotto la cintura per liberarsi.

"Già, quelle luci fanno parte di un circuito di verifica, se restano accese vuol dire che tutto va bene", cercò di risponderle con la maggior naturalezza possibile. T'Pol aveva sentito l'erezione dell'uomo e poichè un piacevole brivido le aveva percorso la schiena, decise di continuare il gioco per vedere se Tucker avesse mostrato il coraggio che lei in cuor suo si augurava e quindi posò le mani sul bordo della consolle mantenendo quella posizione provocante. L'ingegnere capo non sapeva davvero come comportarsi perchè non voleva mostrarsi in quella imbarazzante condizione e inoltre non aveva nessuna idea su come proseguire la conversazione, ma quando vide la vulcaniana appoggiarsi senza proferire parola come aspettando una sua reazione, inspirò profondamente chiedendosi che forse stava solo sognando e siccome nei sogni tutto è possibile tanto valeva rischiare.

Osservando quel culo incredibile fasciato strettamente dal tessuto che aderiva come una seconda pelle e quelle natiche tanto ampie e tonde da unirsi celando chissà quale tesoro, capì che desiderava ardentemente divaricarle a forza per piazzarci in mezzo il suo rigidissimo cazzone. Prima però doveva bloccare la porta d'ingresso alla sala motori e assicurarsi che i suoi sottoposti non comparissero nel momento sbagliato. Si diresse verso un grosso tasto di colore verde che dopo averlo premuto diventò rosso e in tal modo chiunque volesse entrare avrebbe dovuto chiedere il permesso attraverso l'interfono sulla parete, poi afferrò un microfono avvertendo gli ingegneri di restare al loro posto e di non spostarsi senza preavvisarlo.

Stava mettendosi dietro la vulcaniana, ma quando notò che lei aveva girato la testa e lo stava guardando accennando un sorriso invitante e anzi per stimolarlo stava ondeggiando il maestoso sedere, per poco non gli venne un infarto per l'emozione! Tucker si slacciò la cintura per consentire al glande di fare capolino e poi si abbassò i pantaloni dell'uniforme per liberare il pene che con una potente spinta pelvica affondò in mezzo ai grossi glutei divaricandoli. "Ahhh" gli sfuggì un gemito di goduria sentendo il membro dentro quella meravigliosa morbidezza avvolgente, mentre T'pol socchiudendo gli occhi per la sensazione invero piacevole lo favorì schiacciando il culo bello sodo contro l'asta.

All'improvviso la voce imperiosa di Archer risuonò, "parla il capitano, qual'è la situazione comandante Tucker?". Ma lui era intento a strusciare su e giù il suo pene lungo il solco dell'ano della vulcaniana, eccitatissimo nel constatare che lei lo assecondava smuovendo il sedere nello stesso senso. "Tucker, a rapporto!" e il tono della voce ora sembrava spazientito. Vaffanculo Archer, ma perchè mi rompi le scatole adesso? avrebbe tanto voluto apostrofarlo come meritava, ma per fortuna il silenzio venne interrotto dalla vulcaniana che dovette concentrarsi per rispondere con calma inespressiva.

"Capitano sono T'Pol, il comandante Tucker per ora è molto impegnato". "Come stanno andando le cose, T'Pol?" volle sapere Archer con una certa urgenza. "Molto bene, il motore a curvatura è..." ma si interruppe emettendo un sospiro perchè Tucker le aveva afferrato con decisione i fianchi e stava pigiando con veemenza il suo rigido cazzone in mezzo alle sue natiche, provocandole un violento e prolungato spasmo anale che le fece sbarrare gli occhi per la sorpresa.

"Sì, mi stava dicendo?" domandò Archer e stavolta fu Tucker a parlare ansimante, mentre continuava a sbatacchiare quasi con rabbia l'ampio e tondo culone e le sue mani intraprendenti stavano per posarsi sui grossi seni. "Eccomi, me la sono fatta di corsa! Il motore va a meraviglia finora!". "Ottimo, ma T'Pol dov'è andata?" chiese il capitano con sincera curiosità. "E' qui davanti a me, è stata distratta da un monitor ma mi fa cenno che tutto va bene" gli rispose dando spinte pelviche molto forti e stringendo con voluttà le voluminose tettone della vulcaniana che reagì d'istinto inarcando la schiena.