La vera missione di T'Pol!

Informazioni sulla Storia
T'Pol provoca a bordo dell'Enterprise!
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Parte 1 della serie di 2 parti

Aggiornato 06/11/2023
Creato 09/25/2021
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"L'astronave Enterprise rappresenta il culmine della tecnologia spaziale terrestre, il degno risultato di uno sforzo collettivo che ha coinvolto il meglio della nostra ricerca scientifica nel meritorio tentativo di raggiungere con successo lo status di civiltà interstellare. Niente è stato tralasciato per raggiungere questo storico obiettivo e i miei complimenti personali vanno adesso a tutto lo staff della Flotta Stellare che con encomiabile abnegazione si è profuso per realizzare il sogno dell'umanità, essere accolti degnamente nell'ambito della comunità galattica per contribuire alla pace e alla prosperità e per comunicare i nostri valori di fratellanza e di amicizia tra i popoli. Ma occorre riconoscere con sincero ringraziamento che senza l'apporto fondamentale e i preziosi consigli dei nostri mentori vulcaniani non saremmo stati in grado di conseguire in tempi brevi il risultato di viaggiare a velocità superluminali impensabili fino a pochi anni fa. L'aiuto vulcaniano ci ha permesso di accelerare i nostri progressi nel campo della propulsione.."

Il Vice Ammiraglio Forrest stava declamando il discorso per celebrare il varo dell'Enterprise NX-01 nell'ampia hall dell'Accademia Stellare, alla presenza delle più alte autorità terrestri, dei componenti della Flotta Stellare e di un nutrito gruppo di dignitari vulcaniani venuti per assistere all'avvenimento. Il Capitano Archer, impettito sull'attenti insieme a tutto l'equipaggio dell'Enterprise, a stento cercava di nascondere un sorrisetto sarcastico ascoltando le parole del suo diretto superiore che di fronte alla prestigiosa platea stava elencando le caratteristiche di quella che tra poche ore sarebbe diventata la sua astronave.

Davvero una grande velocità la curvatura cinque, pensò ridendo, peccato che i vulcaniani già vanno a curvatura sette e quindi ciò vuol dire che potremo esplorare solo in parte il quadrante alfa della Via Lattea. Gli amici vulcaniani? Sono solo dei cani da guardia che ci vogliono controllare da vicino per evitare uno sviluppo eccessivo delle nostre capacità militari e per mantenerci subordinati alla loro sfera di influenza, ma verrà un giorno che ci libereremo del loro giogo, altro che aiuto disinteressato e altruistico!

Con un sospiro di rassegnazione guardò attraverso le vetrate dell'enorme edificio per ammirare il meraviglioso panorama della baia di San Francisco, solcata da innumerevoli natanti e sorvolata da parecchi velivoli, uno dei simboli della ritrovata potenza terrestre che come la fenice era risorta dalle sue ceneri più orgogliosa e combattiva di prima. Archer ancora non riusciva a credere di essere arrivato finalmente dove aveva sempre voluto, essere nominato il comandante della prima vera astronave interstellare mai concepita dall'uomo e avere la possibilità di intraprendere una missione pluriennale per viaggiare a migliaia di anni luce da casa e farsi conoscere da altre civiltà extraterrestri. Il sogno coltivato da tanto tempo ormai stava per realizzarsi e lui era incredibilmente fiero di essere destinato ad assolvere una missione che avrebbe fatto compiere all'umanità un balzo gigantesco per reclamare il posto che le spettava nell'universo.

Ma le ultime parole del Vice Ammiraglio Forrest lo riportarono bruscamente alla realtà, forzandolo ad esibire il suo miglior sorriso di circostanza, "Consentitemi ora di presentarvi i selezionatissimi ufficiali dell'equipaggio dell'Enterprise, a cominciare dal Capitano Archer, un uomo di grande carisma ed esperienza...", insieme ad un braccio alzato in segno di saluto e di accettazione dell'onore che gli veniva concesso e in risposta agli applausi scroscianti a lui dedicati. Dopo alcuni minuti la manifestazione terminò e mentre una salva di fuochi d'artificio deliziava gli spettatori radunati nei giardini antistanti l'Accademia, Forrest gli si avvicinò con un diplomatico vulcaniano dall'aria molto seria e ieratica. "Caro Jonathan, voglio che tu conosca Soval, il nuovo ambasciatore di Vulcan appena arrivato per assistere al primo viaggio dell'Enterprise e per riaffermare la sua stima ed amicizia nei nostri confronti."

Archer squadrò il dignitario vulcaniano che indossava la solita pesante tunica colorata e impreziosita da complicati e bizzarri disegni che testimoniavano l'appartenenza ad un clan e il grado di importanza raggiunto. Il volto era regolare e dai lineamenti scolpiti, contornato da una folta e bianca capigliatura molto curata, ma i suoi occhi neri e profondi denotavano un eccesso di boria che traspariva nonostante l'espressione impassibile, suscitando in Archer una vena di malcelata insofferenza. "Sono contento di incontrarla e le faccio i miei migliori auguri per una felice traversata con la sua nave, capitano. Sono certo che la scelta del suo comando non poteva essere migliore." "Lei è molto gentile ambasciatore e io spero di soddisfare in pieno il suo favorevole giudizio", si sforzò di sorridere Archer. Soval lo osservò dritto negli occhi per un lungo istante senza lasciare trasparire alcuna emozione, quasi a valutare la fermezza di carattere dell'umano. Archer ricambiò lo sguardo autoritario cercando di mantenersi calmo e rilassato, ma dovette concentrarsi per non deglutire in preda all'irritazione per l'evidente provocazione che stava subendo. No, riflettè, tu non sei un mio amico, sei solo un cagnaccio...

Finalmente in plancia per prepararsi al viaggio inaugurale dell'Enterprise, Archer si sedette al suo posto di capitano con un sorriso di soddisfazione, osservando i suoi ufficiali indaffarati di fronte ai vari monitor per espletare gli ultimi controlli e verificare che tutti i sistemi della nave fossero in ordine. Hoshi Sato, la graziosa asiatica che ricopriva il ruolo di ufficiale alle comunicazioni, si voltò per avvertirlo di una chiamata riservata proveniente dall'Accademia. "Grazie Hoshi, vado subito a riceverla" rispose Archer, che perplesso si domandò di quale imprevisto potesse trattarsi mentre si dirigeva in fretta verso la porta del suo studio personale accanto alla sala comando.

Archer iniziò a temere di dover rimandare la tanto agognata partenza, mentre si accomodava per attivare un video chiedendosi il perchè di tanta segretezza. Era il Vice Ammiraglio Forrest: "Mi spiace di interromperti proprio al momento dei preparativi finali, ma dovevo farti sapere che l'ufficiale scientifico che stavi aspettando arriverà tra pochi minuti a bordo di una nostra navetta". "Ma ammiraglio", in segno di massimo rispetto e stima Archer in privato tralasciava sempre il vice "non dovevo prelevare il vulcaniano nell'orbita di Vulcan, secondo gli ordini che proprio lei mi ha trasmesso?", obiettò con un certo stupore.

Forrest alzò le spalle facendogli capire di non aver cambiato la sua decisione ma di essere stato costretto dagli eventi: "Lo so bene Jonathan, ma l'Ambasciatore Soval che ti ho presentato mi ha fatto una richiesta precisa. L'ufficiale scientifico in questione a quanto pare si trova sulla Terra da diverso tempo e faceva già parte del corpo diplomatico vulcaniano. Non solo, sarà anche il tuo comandante in seconda, pronto a succedere al tuo posto nel caso non potessi esercitare le tue funzioni. Sai quanto me che a volte i nostri amici non ammettono repliche...", concluse con una significativa occhiata.

"Già, sono amici davvero molto premurosi che vogliono solo il nostro bene". "Non essere troppo prevenuto, Jonathan" lo rimproverò bonariamente il suo superiore "e ricorda che volente o nolente dovrai per forza andare d'accordo con il tuo nuovo ufficiale. Ma in realtà volevo anche avvertirti che la vera sorpresa non è il cambiamento di programma, ma è lo stesso vulcaniano". "Signore, davvero non capisco cosa cerca di dirmi..." gli rispose esitante Archer. "Preferisco che tu lo scopra da solo e, Jonathan, voglio essere informato sul comportamento del vulcaniano perchè sospetto che ci sia dell'altro in ballo". "Può contarci signore, se scopro che mi manomette l'Enterprise lo spedisco a calci nel vuoto dello spazio" promise con tono aggressivo Archer. "Ah bene, ma almeno fammelo sapere prima così mi inventerò una bella storiella da raccontare ai vulcaniani" concluse ridendo Forrest interrompendo la comunicazione. Ma che sta succedendo, si domandò Archer andando verso il comunicatore incassato nella parete per allertare la plancia. "Parla il capitano, subito i primi due ufficiali con me nell'hangar navette. Dobbiamo accogliere un'ospite...".

La paratia a tenuta stagna si stava aprendo per rivelare lo shuttle terrestre appena attraccato e il Capitano Archer, con ai suoi fianchi il Comandante Charles "Trip" Tucker, l'ingegnere capo dell' Enterprise, e il Tenente Malcolm Reed, l'ufficiale tattico, era schierato per salutare il vulcaniano che avebbe ricoperto il ruolo di ufficiale scientifico nonchè di ufficiale in seconda e in generale di consulente per gli affari extraterrestri, mettendo a disposizione l'esperienza di una razza progredita come i vulcaniani. So perchè sei qui in realtà, pensò Archer, sei venuto per spiarci e per riferire al tuo comando qualunque progresso dovessimo fare in questo viaggio. Ma ti terrò d'occhio, puoi starne certo come è vero che io ho la responsabilità dell'Enterprise.

Per un attimo si distrasse osservando l'ambiente che lo circondava, ma un piccolo colpo di tosse e un poi commento sottovoce dei suoi uomini lo indussero a puntare lo sguardo verso il portello d'accesso della navetta dove si era affacciata una figura che non si sarebbe mai aspettato. Questa è bella, si disse, ma che stanno combinando a Vulcan? Che scherzo del cavolo ci hanno fatto, Ammiraglio? Ed è davvero bella lei, riconobbe Archer rimirando una stupenda donna vulcaniana che con incedere flessuoso e quasi provocante stava scendendo la scaletta per raggiungerli. "Mi chiamo T'Pol e lei dev'essere il capitano di questa astronave come deduco dalle insegne della sua uniforme." "E' esatto. Io sono il Capitano Archer e le auguro il benvenuto a bordo dell'Enterprise e le porgo il saluto di tutto il mio equipaggio."

T'Pol era alta quasi quanto lui e aveva i tratti del viso molto piacevoli e vagamente esotici con gli occhi scuri grandi e allungati e le sopracciglia strette e alte sulle tempie, una bocca larga e dalle labbra invitanti, un nasino impertinente all'insù, un caschetto di capelli castano scuro dai riflessi ramati e ovviamente non mancavano le caratteristiche orecchie a punta. Ma quello che colpiva l'immaginazione dei maschi presenti era la sua calzamaglia mimetica con colorazioni scure che ricopriva come un guanto un corpo dalle misure pressocchè perfette e dalle forme da favola, generose e abbondanti nei punti giusti.

Archer si ritrovò un pò indeciso a sostenere lo sguardo curioso e indagatore della vulcaniana in attesa che parlasse di nuovo, perchè l'istinto lo voleva spingere ad apprezzare i due grossi seni sodi ed eretti che si trovavano davanti a lui perfettamente distinguibili sotto l'aderentissimo vestito. "Mi permetta di presentarle il Comandante Tucker, responsabile della propulsione a curvatura e il Tenente Reed, l'ufficiale addetto alle armi" T'Pol non girò nemmeno la testa e lanciò solo un rapido sguardo in direzione dei due che arrossirono sorridendo imbarazzati. Razza di scemi, si infuriò tra sè Archer, non hanno mai visto un'umana più avvenente di questa vulcaniana? "Grazie capitano, ma ora vorrei essere condotta nel mio alloggio dove potrò avvertire l'Alto Comando del mio arrivo." "Ma certo, la prego allora di seguirmi da questa parte" le disse Archer invitandola con un ampio gesto della mano.

Prima di entrare nel turboascensore si fece da parte per consentirle di entrare per prima e solo allora si accorse della vita molto stretta e soprattutto di un paio di glutei ampi e rotondi, tanto che commentò pensando ad alta voce che aveva veramente un gran bel culo. Accortosi che Tucker e Reed si scambiavano gomitate di intesa li ammonì con aria di riprovazione, ma non appena si mise accanto a T'Pol a stento represse il desiderio di sfiorarla, ammettendo che forse in vita sua non aveva mai incontrato una femmina, umana o vulcaniana non aveva importanza, di una bellezza così eccitante. "Siamo giunti al ponte dove si trovano le cabine degli ufficiali" annunciò il Capitano, "la accompagno a quella che le abbiamo riservato."

Mentre stavano percorrendo un lungo corridoio incontrarono due membri della Sicurezza che si fermarono attoniti a guardare la vulcaniana, prima di rendersi conto della presenza degli ufficiali e di scattare sugli attenti. Poi una giovane che apparteneva ai servizi di manutenzione dopo un fugace saluto affrettò il passo quasi intimorita dalla giunonica presenza. Questa T'Pol mi creerà un sacco di problemi, me lo sento, si lamentò Archer, ma perchè proprio in occasione del primo viaggio interstellare mi doveva capitare una rogna simile? Beh, certo che è una gran bella rogna, però, riconobbe osservandola per un paio di secondi di profilo camminare alla sua sinistra con le sue belle gambe lunghe e flessuose con passo atletico e con movenze feline, sbirciando velocemente le due tettone sostenute di sicuro non solo dalla calzamaglia mimetica e la grande curva armoniosa del sedere che tendeva prorompente il tessuto.

Invidiò i suoi due ufficiali che li seguivano scortandoli perchè si stavano certamente godendo uno spettacolo fuori dal comune. Infine si fermò davanti a una porta indicandola: "Ecco il suo alloggio che spero sarà di suo gradimento. Allora la aspettiamo tutti in plancia per iniziare la manovra." "Grazie capitano, non ci vorrà molto tempo per la comunicazione." "Benissimo!" si accomiatò Archer sfoderando il suo sorriso più accattivante che però gli restò stampato in volto, dato che dopo averlo guardato con espressione del tutto impassibile T'Pol bruscamente gli chiuse la porta in faccia. "Bene capitano, sembra che l'ospite sia piuttosto interessante" annotò con una punta di sarcasmo Tucker, mentre Reed si limitò ad annuire con atteggiamento ammiccante. "Niente commenti fuori luogo, è un ordine! E ricordate che nonostante le apparenze si tratta di una donna vulcaniana, fredda e calcolatrice. E soprattutto è anche un vostro superiore quindi non vi mettete in testa idee strane!" concluse severamente Archer.

Ritornato in plancia e accomodatosi sulla sua poltrona, Archer vide che ormai tutto l'equipaggio era ai propri posti pronto a ricevere i suoi ordini per la partenza. Davanti a lui c'era la postazione del Guardiamarina Travis Mayweather, il simpatico timoniere di colore che avrebbe direttamente eseguito tutte le manovre della nave; alla sua destra il taciturno Tenente Malcolm Reed era intento a controllare i suoi monitor e subito accanto si trovava la consolle dell'estroverso Comandante Charles "Trip" Tucker che stava parlando a video con un ingegnere della sala motori; alla sua sinistra la postazione dell'ufficiale scientifico era ancora vuota e più in là la Guardiamarina Hoshi Sato con indosso gli eterni auricolari per comunicare sembrava piuttosto concentrata ad ascoltare. "Capitano" lo chiamò infatti la Sato "il Vice Ammiraglio Forrest conferma l'autorizzazione alla partenza e sta aspettando che lei dia l'ordine." "Dica al vice ammiraglio che io sono prontissimo e che anche io sto aspettando..." il sibilo delle porte del turboascensore che si aprivano lo interruppero.

Archer si girò a guardare la vulcaniana che per un momento si fermò sulla soglia della plancia come per valutare la situazione, per poi dirigersi verso il suo posto senza degnare nessuno di una occhiata. Tutti i presenti fecero silenzio sorpresi, tranne ovviamente Tucker e Reed, per questa entrata inattesa, mentre T'Pol attraversava la sala ancheggiando lievemente e si posizionava di fronte alla sua consolle. Archer si alzò subito in piedi per fare le presentazioni e tutti lo imitarono all'istante: "Signori, salutate l'ufficiale scientifico e il comandante in seconda T'Pol, dell'Alto Comando vulcaniano." Gli ufficiali si irrigidirono sull'attenti e T'pol li intimorì con uno sguardo gelido che come un laser li trapassò uno per uno, per poi fissare direttamente negli occhi il capitano in attesa di una sua reazione. Archer sentì che la tensione dell'incontro era eccessiva e quindi con un sorriso disse alla vulcaniana: "Benvenuta tra noi, T'Pol. Siamo ben lieti di avere un vulcaniano in grado di assisterci nel nostro viaggio inaugurale" se lo stava immaginando o alle sue parole T'Pol sembrava in modo impercettibile aggrottare le sopracciglia e stringere le palpebre? "Adesso che siamo al completo" distolse lo sguardo rivolgendosi accentuando il sorriso verso l'equipaggio, "possiamo avvertire il Vice Ammiraglio Forrest che stiamo per iniziare il varo della nave" e fece un cenno di assenso a Sato.

L'Enterprise si stava avvicinando alla minima velocità di impulso al rendez vous a circa un milione di km. di distanza dalla Terra con alcune navi appoggio della Flotta Stellare e con un incrociatore vulcaniano che avrebbero monitorato da vicino il primo balzo a curvatura. C'era ancora il tempo di gustarsi un buon pasto ed Archer volle invitare T'Pol insieme a Tucker nel suo alloggio privato. Trip, come chiamava affettuosamente l'ingegnere capo che conosceva da diversi anni e che aveva insistito per averlo con sè nella sua prima missione quinquennale con l'Enterprise, era appena entrato che già cominciò a discutere dell'arrivo della vulcaniana: "Non ti sembra strano che i vulcaniani ci abbiano inviato una loro donna per svolgere il ruolo fondamentale di ufficiale scientifico? Per non parlare della loro pretesa di nominarla comandante in seconda!".

Archer gli consentiva il tu e un tono confidenziale quando erano soli per rinsaldare la loro amicizia: "Non dirlo a me, sono in effetti piuttosto contrariato perchè non immaginavo una cosa simile e inoltre non so davvero come comportarmi con lei. Mantenere un distacco professionale, oppure tentare un approccio conciliante sperando che un pò di quella arroganza tipicamente vulcaniana si smorzi?". Entrambi risero alle sue parole ma dovettero smettere quando sentirono l'avviso sonoro attivato da T'Pol. La porta si aprì di lato e il contrasto tra la forte illuminazione del corridoio e la luce più soffusa della cabina di Archer contribuì a risaltare la figura sinuosa e tutta curve della vulcaniana, che per l'occasione aveva indossato una calzamaglia più leggera con un complesso disegno cromatico tendente al marrone chiaro.

Il risultato era che forse il vestito pareva ancora più stretto di quello precedente e sembrava un'altra pelle per come aderiva alle forme generose del suo corpo. Le due grosse tette meravigliosamente modellate avrebbero messo in soggezione qualunque uomo appena sensibile al fascino femminile, anche perchè stavolta i capezzoli si distinguevano benissimo, e i fianchi larghi esaltati da un vite molto sottile facevano presagire un sedere bello grande e tondo come era in effetti. Due gambe stupende, lunghe, armoniose e perfettamente proporzionate con il resto, completavano la magnifica opera. E meno male che non si riusciva a intravedere la forma del sesso, forse perchè in quel punto la stoffa era più spessa e lo manteneva celato per chissà quale strambo sentimento del pudore dato che tutto il resto veniva sfoggiato così sfacciatamente. I due ufficiali restarono interdetti a quella visione celestiale che si stagliava in modo netto ma quasi irreale.

Il primo a riaversi dalla trance fu Archer che notò allarmato l'inespressività annoiata del suo volto e si affrettò ad invitarla per unirsi a loro: "Grazie per essere venuta T'Pol, le ho fatto preparare un menù speciale a base di verdure apposta per lei e ho aperto anche una birra molto rinomata su Vulcan." "Molto premuroso da parte sua, capitano" gli rispose con un certo sussiego la vulcaniana che si avvicinò al piccolo tavolo già imbandito al centro della stanza, passando in mezzo ai due e ignorando del tutto Tucker che non sapeva cosa dire e si sentiva sudare le mani per l'emozione. "Si accomodi, la prego" la esortò Archer con un sorriso forzato e allora Tucker prese la sedia accanto alla vulcaniana allontanandola dal tavolo ed esibendosi in un leggero inchino. T'Pol gli rivolse un'occhiata non proprio incoraggiante ma comprese che il terrestre voleva solo fare il galante e si mosse per sistemarsi sulla sedia.