La Valle Di Arianna

BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui
ULISSE
ULISSE
18 Seguaci

Volli poggiare la mia testa tra le sue tette.

E poi sentire i suoi glutei sul mio grembo.

Ed intrufolare tra essi il mio rinvigorito sesso, e spingere, ed entrare ancora in lei, stringerle i capezzoli, tormentarle il clitoride, e farla invadere di nuovo del mio seme che sembrava inesauribile.

Fu lei, ancora, a volermi cavalcare, con una leggerezza incredibile, da amazzone che non vuole affaticare il suo destriero E solo la natura diede lo stop alla nostra sfrenata attività.

Era sera.

"Dormi con me, questa notte?"

"Si."

"E se Olaf telefona?"

"Ho il cellulare."

"Dobbiamo anche cenare."

"Non hai niente in casa?"

"Qualcosa c'é."

"Ci basterà. Non è di cibo che voglio saziarmi."

"Di che?"

"Non di che... di chi.. di te."

"Non abbiamo preso alcuna precauzione."

"Non sarebbe stato bello come è stato."

"Si... ma."

"L'amore non vuole ma."

Mi carezzava il sesso, insistentemente.

"Che bello, è di nuovo pronto..."

E riprese la sua cavalcata.

Che tipo, Arianna. Girava per casa scalza e nuda.

"Ma non metti niente addosso?"

"Perché, non basta quello che già ho?"

E rideva civetta, ancheggiava, avventava qualche passo di danza e finiva sempre tra le mie braccia.

Distendersi si di lei significava essere accolto da splendidi cuscini comodi e cedevoli, riposanti, rilassanti. Ti sentivi avvolto in un tiepido incantevole e bastava muoverti appena per ospitare tra le tue labbra il grosso e dolce capezzolo, quel lampone delizioso. Percepivi anche il battito del suo cuore che accelerava a mano a mano che il poppare si prolungava e che, di conseguenza, qualcosa si muoveva laggiù, per intrufolarsi nella foresta nera.

Sentirla su di te era essere deliziosamente coperto da un soffice e delicato manto, serico, pieno di leggerissime piume, che si incollava su te, incantevolmente, pronto a ospitare, con voluttuosa opportunità, l'immancabile ... protuberanza che quanto prima si sarebbe palesata.

Che dire sentirne le natiche sul tuo grembo, la schiena sul tuo petto, e nel contempo carezzarla... O le sue tettone sfiorare la tua schiena, il crespo del suo pube vellicare il tuo sedere... O, ancora, giacere tra le sue mammelle, o sul suo ventre, o più giù!

Contemplavo il suo monte di venere, scuro, boscoso, ben evidente: il Montenero; poi i suoi glutei aggressivi, stuzzicanti, stimolanti, invoglianti, appetibili come un Montebianco di zucchero filato. E tra essi s'apriva la valle delle delizie che il mio audace ricognitore era sempre ansioso di esplorare, frugare, fin nei più segreti anfratti

Aveva qualcosa di bambinesco.

Mi carezzava il sesso, e s'inorgogliva quando ne riscontrava l'effetto.

"Ecco il mio faro, chi reca la luce in me, dov'è scuro."

Lo ghermiva come uno scettro."

"Ecco il mio pino solitario che vuole tornare ancora nel suo bosco"... e metteva in atto la sua affermazione."

Oppure, carponi, lo guardava come spaventata.

"Povero leone, fuori della sua tana..." e volgendo le terga la metteva bene in mostra.

"Robin, mio inebriante pettirosso, nasconditi in Sherwood... vieni."

Per lei era...'Cappuccione Rosso'.

"Big Red Hood, vieni dalla nonna."

E che nonna.

Per lei il contatto fisico era tutto. Protezione, sicurezza, conforto.

Mi doveva toccare, doveva farsi toccare.

Mi svegliavo per come e quanto mi stringeva il sesso nella sua manina grassottella. Eppure dormiva, profondamente o forse sognava.

Prendeva la mano e se la portava sul petto, più preferibilmente tra le gambe che disserrava appena per accoglierla, e poi tornava ad accostare.

Stava sempre in casa quando dovevo assentarmi a motivo della mia attività.

"Puoi tornare da un momento all'altro, se io non ci fossi perderei un'occasione."

Olaf era spesso assente.

Ma per fortuna ogni tanto tornava!

ULISSE
ULISSE
18 Seguaci
12
Per favore, dai un voto storia
L’autore apprezzerebbe un tuo feedback.
Condividi questa Storia