Emma Nella Mia Mente

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La prima reazione al tradimento è rabbia. La seconda...
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Un sabato pomeriggio, mentre ci preparavamo per una cena con amici nel nostro posto preferito tra Tribeca e il Greenwich, grazie ad una conversazione WhatsApp, scoprii che mia moglie mi aveva tradito.

Fu lei stessa a darmi il suo cellulare, per chiedermi di chiamare una coppia di amici, perché il mio era scarico. Quando presi il telefono, fini involontariamente su una schermata di WhatsApp, che lei credeva di aver cancellato, su cui appariva il messaggio: "quando ci rivediamo?".

Il nome del mittente mi era noto, un cliente della sua azienda col quale avevamo dovuto condividere una cena formale un paio di mesi prima. Incuriosito e con un attimo di batticuore, aprii la cronologia. Il messaggio non era isolato. Nel complesso, il tono dell'intera conversazione era inequivocabile:

Daniel: "non riesco più a levarmelo dalla mente..."

Emma: "cosa?"

Daniel: "hai capito benissimo, non fare la scema"

Emma: "l'offerta che ti ho mandato l'altro giorno?"

Daniel: "l'offerta era per il mio capo... a me è piaciuta quella cosa dedicata solo a me..."

Emma: "mmm... non ricordo..."

Daniel: "...in macchina"

Emma: "ah eri tu? in effetti non mi ricordavo con chi..."

Daniel: "perché lo fai spesso? lo hai fatto altre volte?"

Emma: "certo!"

Daniel: "stronza!!!"

Emma: "con mio marito, sciocco 😉😉😉"

Mentre leggevo il cuore smise di battere, lo stomaco si riempì di brividi e cominciai ad affannare. Che dubbi potevo avere? Il tono della conversazione era evidente. Raggiunsi Emma porgendole tremando il telefono:

-Che vuol dire questo? --

Lei sorrise sovrappensiero, disarmante:

-Cosa? --

-Non fare la stronza --

Il mio tono la risvegliò. Prese il telefono ed sbiancò in viso, nel giro dell'istante necessario a rendersi conto che la chat era ancora là, in piena evidenza di colpevolezza.

-Ethan... guarda che era uno scherzo -- provò a difendersi ostentando noncuranza. Poi si alzò e venne verso di me, cercando un contatto fisico: - Amore, guarda che non... --

L'allontanai con rabbia. Continuammo a discutere, lei provò a dissimulare, disse che era solo un gioco con un cliente amico, uno scherzo ripetitivo che andava avanti da un po', su un'ipotetica e irreale relazione. Era un tentativo disperato.

Alla fine, uscii di casa furioso, sbattendo la porta con tutta la violenza che mi ribolliva dentro. Mi trovai in strada senza sapere cosa fare: urlare, restare in silenzio, andare via, mandarla via. Saltai in macchina, feci un giro in città, non ricordo neanche bene dove. Per ore ingaggiai un combattimento interiore con le immagini di Emma e di quell'uomo che cercavano di entrare nella mia testa.

Solo due mesi prima avevamo avuto una cena in quattro: noi due, lui e la sua ragazza. Cosa avevano fatto lui e Emma in macchina? E quando era iniziata? Come era iniziata? Erano già amanti quella sera della cena? Che cosa facevano insieme? Chi altro sapeva?

Mi trovai dopo molto tempo a diversi isolati di distanza da casa. Entrai in un bar, volevo qualcosa che mi stordisse. Ordinai un whisky, ma lo lasciai sul bancone appena sentii l'aroma. Non riuscivo neanche a immaginare di bere o mangiare. Portai il bicchiere ad un barbone che sedeva poco distante dal bar e glielo offrii.

Tornai a casa molto tardi, a notte fonda, stravolto e svuotato. Il mio cellulare era sempre lì dove l'avevo lasciato, maledettamente in carica in cucina. La luce del salotto era accesa. Lei non era andata a letto.

Quando mi sentì rientrare, Emma attese qualche secondo, poi provò a chiamarmi, cauta. La ignorai ed andai in camera degli ospiti, deciso a dormire lì. Dopo qualche minuto, mi raggiunse lei.

-Cosa fai qui? -- mi chiese sfiorandomi il braccio con una specie di carezza -- Vieni di là, stai ingigantendo qualcosa che non esiste... --

-Levati dai coglioni --

-Ethan... --

-Lasciami in pace. Stasera stranamente non ho voglia di essere preso per il culo --

Cominciarono a scenderle delle lacrime lungo le guance. Piangeva in silenzio ed io sentivo crescere una rabbia che rasentava la violenza, un'energia cupa mi cresceva dentro e premeva per farmi esplodere. Aveva scopato un altro. Aveva davvero scopato un altro? Certo che l'aveva fatto, come poteva essere altrimenti?

Emma si avvicinò di nuovo e cercò di sfiorarmi il braccio:

-Amore, ti prego... -- cercò di abbracciarmi, tra le lacrime.

Sembrava vulnerabile, aveva la voce fragile e bassa che avevo sempre amato, eppure per me era ormai un'estranea che utilizzava impropriamente la voce di mia moglie. Riuscivo ad accogliere solo la mia rabbia, sentivo il bisogno di vendicarmi, di farle del male come lei ne aveva fatto a me. Nello stesso tempo provavo il bisogno furioso di riaffermare il mio possesso su di lei.

La allontanai da me e la guardai con disprezzo:

-Ma cosa vuoi? Convincermi che non è vero? Dir... --

-No! -- mi aveva interrotto lei.

NO. Cosa significava "No"? Non voleva più convincermi di essere stata fedele? Allora era vero? Mi aveva tradito davvero! Certo che è vero, imbecille, mi dissi, pensi ancora che ci sia una chance che non sia vero?

-Quindi lo ammetti... --

-Non ho detto questo --

La presi per le spalle, toccandola per la prima volta da molte ore. Provai un fremito, un misto di repulsione e desiderio. La guardai negli occhi mentre la tenevo ferma davanti a me:

-Emma, è una cosa semplice: hai scopato con un altro oppure no? --

Lei iniziò a piangere: - Perché fai così? --

-Perché ho finalmente capito che sei una troia -- sibilai.

Ecco mi era uscito, era venuto fuori, l'insulto che mi stava rodendo dentro da ore, l'avevo finalmente vomitato. La lasciai andare:

-Devi solo uscire dalla mia vita, sparire da questa casa per sempre --

-Ti prego, amore mio, io ti amo... Sfogati se sei arrabbiato, prendimi a schiaffi, ma ti prego lasciami parlare con te, fammi spiegare... non voglio perderti... --

Piangeva a dirotto. Le immagini di mia moglie e un altro uomo che si toccavano in macchina mi assalivano brutali. Dov'era successo? Quando? Fin dove si era spinta? Le presi il mento tra le dita, quasi stringendo e la guardai negli occhi, con la bocca pericolosamente vicina alla sua, mentre lei, lui, le immagini che non volevo far entrare, invadevano violente e inarrestabili la mia mente. Guardavo Emma negli occhi e volevo farle del male e possederla, implorarla di non abbandonarmi e farla sparire dalla mia vita, perdonarla e dimenticarla, tutto questo mi vorticava nella testa, possibilità impazzite, tutte per me irrealizzabili, tutte circoscritte nei pochi centimetri che separavano le nostre bocche. Ringhiai quasi con voce animalesca:

-Cosa-vuoi-da-me? --

-Prenditela con me. Prendimi a schiaffi. Fallo. Sfogati. Ma non mi guardare in quel modo, con... con odio... tu sei l'uomo che ho sposato... --

-Sei una troia --

-Sono tua moglie -- sussurrò tra le lacrime.

All'improvviso parlai senza sapere bene cosa stavo dicendo:

-Vuoi restare qui? In questa casa? --

-Non farmi andare via. Voglio te --

L'afferrai per i capelli, tenendola per la nuca con una mano, senza farle male, ma senza darle modo di muoversi:

-Se vuoi stare qui, comportati per quello che sei. Fai la troia --

Cominciai a spingerla giù, dalla testa, per i capelli. Lei chinò il busto:

-Cosa vuoi fare? --

-No, cosa tu devi fare: la troia. Se vuoi stare qui in questa casa, ti comporti da troia. Se no, la porta è quella. Oppure vado via io, per me è lo stesso --

-Amore... --

-Niente amore, l'hai distrutto. Inginocchiati a prenderlo in bocca --

Avevo scelto le parole con lo scopo di ferirla e umiliarla. Le detti un'ultima spinta e lei si inginocchiò davanti a me. Continuai a tenerle i capelli con una mano, mentre con l'altra avevo cominciato ad aprire la zip dei jeans. Lei mi guardava supplichevole, dal basso verso l'alto, gli occhi pieni di lacrime. Tirai fuori il pene che era diventato duro solo al vederla inginocchiarsi. Spinsi violentemente la testa di Emma verso il mio bacino. Le sue labbra, ancora chiuse, urtarono il glande.

-Forse non hai capito -- le dissi con ferocia.

Emma mi guardò ancora una volta, poi docile aprì la bocca per lasciarmi entrare. Glielo infilai dentro, tutto fino in fondo, con un movimento secco. Lei provò a fare resistenza, cercò di allontanarmi il pube con la mano mentre il cazzo le entrava in bocca e la riempiva sprofondando in gola. Cominciò a tossire e solo allora lo tirai un attimo indietro, ma senza farlo uscire del tutto.

-Sai come si fa un pompino, oppure no? -- le dissi con disprezzo -- Non vali niente come moglie e come troia vali anche meno! --

A quel punto lei fece una cosa che mi lasciò basito. Si divincolò e liberò la bocca dal mio membro. Poi sussurrò: "aspetta solo un attimo", con un filo di voce, guardandomi negli occhi con uno sguardo docile che non le avevo mai visto. Forse perché preso in contropiede, le concessi un attimo. Lei respirò, raccolse i capelli dietro la nuca, accarezzando nel frattempo la mia mano che glieli stringeva, si pulì le labbra e aprì la bocca come una brava docile troia.

-Fammi quello che vuoi -- sussurrò.

Quella docilità mi infiammò di nuovo. Le riempii la bocca con ancora più violenza di prima, sentii il suo viso schiacciarsi contro il mio pube, mentre il cazzo le sprofondava nella gola. Stavolta lei non oppose resistenza, me lo ingoiò per intero, reprimendo i conati e gli accessi di tosse e lo accolse fino in fondo. Rumori osceni accompagnavano la scena, non l'avevo mai avuto così duro. Avevo pompato la sua bocca senza pietà, ancora più infervorato dalla sua arrendevolezza. Con la mano con cui le stringevo i capelli la spingevo violentemente e freneticamente verso di me, guidandola in un pompino asfissiante, in un'apnea violenta. Era una scena intensa, erotica, animalesca, che cercavo di fissarmi bene in mente in tutti i suoi particolari: rumori, sguardi, labbra, saliva, respiri. Non avevamo mai fatto sesso in modo così feroce e animale, privo di qualunque barriera. Eravamo due bestie che si usavano a vicenda, una per smaltire la rabbia e la violenza, l'altra per propria penitenza. Quando fui sul punto di venire, le sfilai il cazzo di bocca e lo strofinai sulle sue labbra. Lei cercava disperatamente di respirare e aprì la bocca. In quell'istante, cominciai a venire in lunghi fiotti sul suo viso. Non l'avevo mai fatto, così come non ero mai venuto nella sua bocca. Cercavo di imprimere nella memoria il seme che la raggiungeva sulle guance, sulle labbra, i piccoli schizzi che le colpivano occhi e capelli: nonostante il dolore di quel momento, volevo rivivere per sempre quella visione di sesso, passione e frustrazione. Era un'immagine potentissima. Venni urlando. Lei si lasciò riempire di sperma, remissiva e silenziosa. La mia troia.

-Tutto sommato come troia riesci meglio che come moglie -- le sussurrai mentre ripulivo il glande sulle sue labbra, cercando di ferirla il più possibile.

Lei attese pazientemente che il mio cazzo fosse pulito e ormai svuotato, poi si alzò in silenzio e andò in bagno a ripulirsi.

-Dopo non venire qui -- le dissi mentre usciva dalla stanza.

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3 Commenti
AnonymousAnonimocirca 4 anni fa
Spero che continui...

.... sarebbe bello

AnonymousAnonimocirca 4 anni fa
Continualo per favore

Mi piace. Vai avanti... Lei è intensa

AnonymousAnonimocirca 4 anni fa

È intrigante. Spero che lo continuerai... Mi piace la tensione tra i due...

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