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"Per forza, lo usiamo per le viti."

"Allora? Avete ucciso vostra moglie?"

"E non ho ammazzato lui?"

"Ma non sapete chi é."

"E non me lo facevo confessare da lei, prima di toglierla di mezzo? Anche se dovevo torturarla, suppliziarla? E usavo il veleno e non il coltello? Non la strozzavo con le mie stesse mani? Signor giudice, sapendo una cosa del genere avrei fatto una strage..."

"Il veleno può sfuggire alle indagini."

"E correvo dal medico?"

"Proprio per allontanare i sospetti."

"E mia moglie beveva il veleno, zitta zitta?"

"Potevate dirle che era sale inglese, che serviva per liberarla da qualche imbarazzo viscerale..."

"Pensate quello che credete, che volete..."

"Quello che risulta dalle indagini. Avete un avvocato?"

"Si, l'avvocato Carnevale."

"Bene, lo avvertiremo. Per ora potete tornare in cella."

La porta si aprì, vennero i carabinieri che lo avevano accompagnato.

"Potete riportarlo in carcere. Buongiorno."

Nicola si alzò, barcollando, si avviò all'uscita.

***

L'arresto di Nicola era l'argomento del giorno. Se ne parlava dovunque, dalla casa del parroco ai crocchi dinanzi alle case, all'osteria. Malgrado la segretezza dei documenti giudiziari e delle indagini, qualcosa era trapelata. Maddalena era 'prena' e non del marito, lui aveva detto di non saperlo, altrimenti avrebbe fatto una strage. Una strage non significava ammazzare una sola persona. Certo per Giorgetto erano cacchi acidi. Meno male che Nicola era in galera, e chissà per quanto tempo ci sarebbe restato.

Maddalena era stata ammazzata col veleno che si dava alle viti. Chissà come aveva fatto, Nicola, a farglielo bere. Certo, l'aveva immobilizzata, le aveva aperto la bocca, e giù, con l'imbuto. Sul corpo della vittima, però, a quanto s'era saputo, non erano state rintracciate tracce di violenza. Mah!

Nanninella, la mammana, ascoltava tutto, senza dire parola. Aveva giurato a Maddalena, sulla testa dei suoi figli, che non ne avrebbe parlato con nessuno.

"Vedi, Nanniné, non è che ci sia nulla in calendario, ma se dovesse capitarmi di aspettare un altro figlio sarebbe un bel guaio, con Nicola che ogni tanto deve andare in Germania. Se dovessi accorgermi di essere incinta, si può fare qualche cosa?"

"Tu vieni da me e vediamo che si può fare, ma non far passare troppo tempo da quando te ne accorgi."

"Ma ho sentito che non c'è bisogno di... come dire... di metterci le mani... ci sono anche delle bevande che ti fanno liberare di tutto."

"Poi vediamo."

"Ma tu, nel caso, te le puoi procurare queste pozioni?"

"Se e quando sarà, si può provare col solfato di rame."

"Quello per l'una?"

"Si, proprio quello, ma bisogna starci molto attente, si può pure morire. Tu, Maddalé, statti attenta con Nicola, la cosa meglio è di non rimanere gravida."

"Eh, si fa presto a dirlo, poi quando si è là... non è come una carretta che tirala martellina e si ferma..."

"Va buo', ma stacci accorta."

"Grazie, Nanniné, giurami che non ne parlerai con nessuno, se lo viene a sapere Nicola m'accide!"

"Va tranquilla."

"No, me lo devi giurare."

"Te lo giuro..."

"A nessuno."

"A nessuno, abbi pace."

Ora quel discorso le tornava in mente. Da quello che si diceva, Maddalena era già gravida quando andò a parlarle. Non poteva darsi pace. Doveva chiedere consiglio.

L'indomani andò in chiesa, quando non c'era nessuno. Don Giacinto stava in sagrestia.

"Permettete Don Giacinto? Buongiorno."

"Entra, Nanninella, entra. Buongiorno."

"Mi vorrei confessare, Don Giacì."

"Avviati, che vengo subito."

Assicuratasi del vincolo della confessione, Nanninella gli raccontò tutto, e gli manifestò il timore che Maddalena non avesse saputo dosare il solfato. Il sacerdote rimase molto turbato. Disse che si doveva raccontare tutto al giudice.

"Ma io finisco in galera."

"Fammi parlare con l'avvocato Carnevale, l'avvocato di Nicola. Farò in modo che non riesca ad identificarti. Gli dirò i fatti, non le persone."

Nanninella si fece il segno della croce, sospirò profondamente, s'alzò, si diresse verso l'uscita, dubbiosa se avesse fatto bene a confessarsi.

Carnevale escluse che l'aver detto che qualcuna tentava di provocare l'aborto ingerendo del solfato di rame costituisse reato. Se non aveva fornito il preparato e non lo aveva nemmeno consigliato, non le si poteva attribuire alcuna responsabilità. Comunque, avrebbe cautamente sondato il pensiero del magistrato.

Il giudice Luparini lo ascoltò con attenzione. Osservò che questo non provava l'estraneità del marito nell'avvelenamento, non rimuoveva il movente, comunque ci voleva pensare, anche perché l'eventuale richiesta di proscioglimento per non aver commesso il fatto era di competenza di altri. In ogni caso, sarebbe stata necessaria una deposizione della donna che aveva parlato col prete. Lui, intanto, si sarebbe informato se, tra quelle genti, era conosciuto l'uso del solfato di rame per fini abortivi. Carnevale lo ringraziò e gli assicurò che anche lui, da parte sua, avrebbe fatto delle ricerche in merito. E fu fortunato, perché il medico condotto frugò tra i suoi libri e trovò un vecchio manuale sul soccorso agli avvelenati, in cui, alla voce solfato di rame si dettavano interventi d'urgenza e si diceva che tra gli avvelenamenti involontari bisognava citare anche il caso di quelle donne che, intendendo abortire, aveva ingurgitato solfato di rame in misura letale. Ciò era in uso, continuava il libro, specie tra le popolazioni di certe zone. Tra queste veniva indicata quella dove loro vivevano.

Nanninella confermò al magistrato ogni particolare, firmò il verbale, con mano tremante, e sgusciò dal tribunale cercando di non farsi riconoscere dai passanti.

Nicola fu scarcerato il giorno dopo. Gli restituirono i documenti che avevano sequestrato. Andò direttamente allo studio dell'avvocato.

"Avvoca', voglio allontanarmi per qualche giorno, quando torno vi pagherò, ma non finirò mai di ringraziarvi. Ho pensato che a garanzia vi firmo una cambiale."

"Ho fatto il mio dovere, Nico', va dove devi andare. Non voglio che firmi nulla. Ti aspetto al ritorno. Starai fuori parecchio?"

"No, forse una settimana."

"Buon viaggio e arrivederci."

"Grazie ancora. Arrivederci."

Con la testa bassa, s'avviò verso la corriera che lo avrebbe portato vicino casa. Non vi avrebbe trovato nessuno. La suocera e i ragazzi erano andati da una parente.

Raccolse poche cose nella vecchia valigia, prese il danaro che aveva nascosto nel luogo che conosceva solo lui, e andò alla strada provinciale, ad aspettare di nuovo il pullman, questa volta diretto al grosso paese che affacciava sul mare. Di là, ancora con l'autolinea, si diresse a sud, fino alla città, poi prese il treno, cambiò due volte, e giunse dove erano dei suoi parenti, anche essi discendenti di profughi della sua stessa etnia, ma insediatosi in altra zona.

Fu accolto con affetto e ospitalità. Raccontò le sue vicende, calmo, senza apparente emozione. Chiese consiglio, ascoltò attentamente il parere dei più anziani. Convenne con loro sul da farsi, come farsi, quando farsi. Chiese e ottenne un consistente prestito, serviva per l'avvocato e per tante altre cose. Ne doveva lasciare un po' anche alla suocera. Due procugini sarebbero andati a curare i suoi interessi, durante la sua assenza. Fecero insieme il viaggio di ritorno.

Pagato l'onorario all'avvocato, Nicola decise di andare in Germania. Aveva delle proposte da fare a Peter. Ormai non era più un loro dipendente saltuario, ma una specie di socio parziale. Si scambiavano pareri sul come coltivare, cosa produrre, dove vendere. Cercavano di organizzare le cose in modo da essere complementari. Nicola era convinto che Peter sapesse della sua relazione con Gretchen e che quasi gliene fosse grato. Ogni tanto gli batteva la grossa mano sulla spalla, gli porgeva un boccale di birra e lo invitava a brindare, prosit!, alla loro freundlich intesa.

Peter si dichiarò dispiaciuto per la perdita di Maddalena e per le vicissitudini di Nicola. Gretchen, al momento opportuno, cercò di dimostrargli la sua solidarietà così come lei la intendeva.

La coppia tedesca accolse con interesse l'idea di Nicola di realizzare una piccola società agricolo-commerciale che curasse produzione e vendita delle due piccole aziende. Il giorno dopo Nicola sarebbe andato al Consolato italiano, a chiedere informazioni in merito, e Peter avrebbe fatto la stessa cosa con la sua organizzazione imprenditoriale.

Un paio di giorni dopo, una lettera espresso della suocera lo informava di un efferato omicidio consumato al loro paese, a danno di Giorgetto. Era stato trovato in fondo a un pozzo secco, con la gola tagliata, nudo, e con i genitali conficcatigli in bocca.

Nicola lo raccontò a Peter e Gtretchen, dicendosi stupito e inorridito.

L'indomani ripartì per l'Italia, promettendo a Peter e Gretchen che presto li avrebbe invitati a visitare la sua terra. Peter disse che ci avrebbe pensato. Gretchen era entusiasta, era pronta a muoversi.

Durante il lungo viaggio di ritorno, tornò col pensiero agli eventi che s'erano succeduti. Li riviveva come in una pellicola piena di imprevisti, di suspense, in un intreccio che aveva del romanzesco, ripercorrendo il percorso, la trama che aveva ideato, costruendola pezzo per pezzo.

Quella mattina era tornato dal paese, serio in volto, ma calmo, freddo. Maddalena stava finendo di preparare il pranzo.

"Siediti, Maddale'. Ti devo parlare."

La donna lo guardò. Il volto del marito non esprimeva inquietudine, irritazione, collera. Era pensieroso, questo si, ma gli capitava spesso. Gli si sedette di fronte, dall'altra parte del tavolo.

"Che c'è?"

"E' una cosa seria. Ascoltami bene, non m'interrompere. Quando avrò finito mi risponderai. Sono calmo, lo vedi. Ma non mi è facile. Ho sentito tante chiacchiere, ho veduto come ti comporti, i tuoi improvvisi pallori, la tua tristezza, il tuo aspetto a volte impaurito, quasi terrorizzato. Ho ripensato allo strano modo di agire di qualcuno. Non farmi dire di chi. Ne ho tratto una prima conclusione. Maddale', tu sei gravida, e non di me."

La donna balzò in piedi, sconvolta.

"Siedi, Maddale', lo vedi che ci ho azzeccato in pieno? Lasciami finire. Le strade che mi si presentano sono due. Scanno e te e il tuo amante, ammetto dinanzi a tutti che la madre dei miei figli è una puttana, li marchio per sempre, finisco in galera. O cerchiamo di porvi riparo, silenziosamente, senza che nessuno se ne accorga, e presto tutto sarà dimenticato. Ma devi liberarti di questo bastardo che hai in pancia. Tutto, poi, seguiterà come prima. Adesso parla, e dimmi come è stato. La verità, Maddale', senza cercare di imbrogliarmi, altrimenti scoppio come una delle mine che hanno tolto dai nostri campi. Forza."

Maddalena era mortalmente pallida e nello stesso tempo incredula del come il marito stava comportandosi. Per un istante pesò di negare, poi pensò di dire come erano andate le cose, riversando, però, la responsabilità di tutto su Giorgetto. In ogni caso, non lo avrebbe nominato.

La voce era roca, quasi incomprensibile. Si torceva le mani, guardava per terra.

Raccontò cosa era accaduto, accomodandolo un po' a suo favore. Faceva caldo, era in camicia, era festa, la madre era uscita, non aspettava nessuno, la porta era aperta, di mattino, molto presto, ma già faceva caldo. Non lo aveva sentito entrare, era sulla scala. Si, solo con la corta camiciola. Lui la ghermì, appena scesa dalla scala, la immobilizzò, la violentò, malgrado lei si ribellasse pur senza urlare per non svegliare i bambini, e tanto non l'avrebbe potuta aiutare nessuno. Era stata una cosa nauseante, dolorosa, schifosa. Lui scappò subito via e lei vomitò anche l'anima. Si sentiva insudiciata, infangata, disonorata. Aveva pianto, a lungo, in silenzio. Da allora era pensierosa, si, triste, con l'incubo che le torturava le viscere. Ma amava sempre il marito e, malgrado l'accaduto, glielo aveva dimostrato. Si, doveva liberarsi del bambino, sarebbe andata a chiedere consiglio alla comare.

Nicola ricordava esattamente che aveva detto di andarci presto.

Quando la moglie tornò, dopo l'incontro con Nanninella, ascoltò attentamente.

"Va bene, proverai con quello che ti ha detto la mammana. Il solfato di rame c'è: Quanto ha detto che ne serve?"

"Poco, perché è molto velenoso, ci si può lasciare la pelle."

"Lo prenderai domani."

Maddalena lo guardava, incredula. Quella calma la preoccupava. O forse Nicola aveva creduto a tutto quello che lei aveva raccontato e desiderava veramente mettere tutto a tacere.

Dormirono insieme. Lui, però, non la sfiorò nemmeno. Era comprensibile.

Il mattino successivo Nicola si svegliò presto. Chiamò la moglie.

"Maddale', io vado a preparare la medicina, tu vestiti e scendi. La devi prendere prima che io esca."

Andò nel ripostiglio, prese un bicchiere, vi mise una più che abbondate dose di solfato, vi aggiunse acqua, girò bene perché si sciogliesse, la zuccherò col miele, molto miele, tornò in cucina.

Maddalena era vicino al tavolo.

"Ho preparato tutto. C'è anche il miele. Non credo che sia di sapore gradevole. Fai uno sforzo e devilo d'un sorso, tutto altrimenti una parte di deposita sul fondo e dobbiamo aggiungere acqua."

La donna prese il bicchiere, respirò, mandò fuori l'aria dai polmoni e bevve come le aveva detto il marito. Era un intruglio disgustoso.

Nicola uscì, dicendo di andare in paese. S'avviò piano verso i campi, bighellonò, sedette su un tronco abbattuto, restò così, a lungo, con la testa che gli scoppiava.

Quando tornò, trovò la moglie per terra.

Il treno che riportava a casa correva nella campagna, dopo aver superato la lunga galleria ferroviaria.

Seguitò a ripercorrere quello che aveva fatto.

Anche i cugini avevano ammesso che Giorgetto non poteva passarla liscia. Ci avrebbero pensato loro, secondo la legge della loro gente. Nicola, però, doveva andare lontano, in un posto dove altri ne avrebbero potuto testimoniare la presenza. Anzi, un certo giorno era bene recarsi presso le autorità consolari italiane e, in un modo o nell'altro, far notare la data e l'ora al funzionario che lo avrebbe ricevuto. Loro, i cugini, quelli che erano incaricato di curare la masseria durante il viaggio di Nicola, si sarebbero trattenuti al circolo l'intera notte, giocando e perdendo qualche cosa, mentre altri avrebbero dato la giusta punizione a quell'infame che s'era permesso di molestare la donna.

Il treno seguitava a correre.

No, non avrebbe toccato nulla in casa. Avrebbe aiutato la suocera a vivere dalla sorella e a tenersi i bambini. Lui li avrebbe visto il più spesso possibile. E quando Gretchen andava a trovarlo, li avrebbe ospitati. Gretchen li avrebbe trattati benissimo. Di sicuro.

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