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Il paese era arroccato sul cocuzzolo della collina, dove s'erano insediati i primi profughi, venuti dal mare, sfuggiti alle razzie e alle stragi degli invasori. Pur essendo gente rissosa e violenta, sarebbero stati sopraffatti dalle orde che tutto predavano, tutto distruggevano, trucidavano i maschi, rapivano le femmine: le vergini destinate agli harem orientali, le altre, se ancora giovani e piacenti, divenivano le loro donne, se vecchie, ma efficienti, erano assegnate ai lavori domestici.

Erano belle, le loro donne, brune, ricciolute, d'aspetto seducente e di fattezze perfette. Questa, soprattutto, la ragione delle infinite scorribande di cui erano vittime. Ed erano ardenti, appassionate, splendide amanti.

Avevano portato con loro gli usi, i costumi, le consuetudini, qualche animale, pochi semi.

Nel corso degli anni, pur conservando parte del loro idioma, avevano assorbito le abitudini della popolazione locale, avevano osservato attentamente il loro modo di coltivare la terra, di allevare le bestie. Il semi nomadismo s'era trasformato in stanzialità, c'erano stati alcuni matrimoni tra i nuovi giunti e quelli che avevano trovato, ma le caratteristiche principali erano sempre evidenti. Tra di loro parlavano la lingua madre, anche se sempre meno pura, e quello che più persisteva era una serie di consuetudini tribali, tanto che la loro legge interna prevaleva su quella statale.

Durante gli anni trascorsi, alcuni erano scesi dalla collina, cominciando a costruire proprie abitazioni, sempre più lontane dal centro, e coltivando la terra, specie le viti.

***

La masseria Mirta era tra le più belle, appena fuori del boschetto, a poche centinaia di metri dalla carrareccia. Dal nucleo originale s'erano staccati e allontanati i gruppi familiari che andavano costituendosi nel tempo.

Ora vi vivevano Nicola e Maddalena, coi loro due bambini, la madre di Maddalena, Nora, e quando servivano chiamavano dei braccianti giornalieri per farsi aiutare nei lavori, per raccogliere uva e olive.

Poco discosto dall'edificio principale, avevano realizzato un fienile, la stalla col ripostiglio degli attrezzi e di quant'altro serviva nei campi.

S'erano sposati dopo la guerra, al rientro di Nicola dalla prigionia in Germania, dove aveva imparato, abbastanza bene, il tedesco, grazie anche alla confidenza con Gretchen, la prosperosa Verwalterin dell'azienda agricola dov'era stato mandato a lavorare. Lo chiamava Nik, mein lang Nik, lo trattava bene, non gli faceva mancare il cibo, perché lo voleva in forze quel brunetto che sostituiva calorosamente e di buon grado il grasso Peter, troppo preso dai barili di birra, per pensare ai suoi doveri coniugali. Gretchen era insaziabile, desiderosa in ogni momento, dovunque, senza preoccuparsi d'essere eventualmente sorpresa dal marito. Ora lo voleva su di lei, ora lo amava cavalcare freneticamente, con le grosse e bianche tette che si agitavano frementi, e il ventre che sembrava un'ingorda mungitrice. Nicola non capiva quello che gli sussurrava, tra un gemito e l'altro, gut... sehr gut... gli porgeva il seno, sauge..., lo incitava, gib... gib... gorgogliava, roca, ich komme, ich komme... ah.. mein gut Nik. Lui ricambiava con 'fotti... fotti..' palpandole voluttuosamente le chiappe sode e imponenti, tra le quali lei spesso desiderava che il giovane riponesse il brando. Quello che non capiva, Nicola, pur giovane e prestante, come quella femmina non fosse mai sazia di sesso, e non tralasciasse occasione per goderne, baciarlo, idolatra del fallo.

Maddalena era bellissima, con un corpo statuario, dalle proporzioni perfette. Ed era ardente. Nacque subito un figlio, Mirko, meno di un anno dalle nozze, e dopo venti mesi l'altro, Giulio. Le cose filavano abbastanza bene. Nicola tornava i Germania ogni stagione, così da sei anni, anche per lunghi periodi, ad dare una mano a Peter, soprattutto nei confronti di Greta che lo aspettava, avida begierig und ungeduldig. Non sentiva, in cuor suo, di tradire la moglie. Era lontano da casa, per un tempo non breve, una femmina gli ci voleva, e questa era ancor giovane, piacente, e più che ben disposta, premurosa. Inoltre, invece di pretendere qualcosa, lo colmava di regali. Soleva chiarire, più che per giustificarsi, che pur se spendeva un po' d'interessi fuori casa l'importante era di conservare il capitale per la consorte.

***

Quel mattino Nora, la madre, s'era alzata che il sole era sorto da poco. Aveva deciso di andare alla prima messa. Era la vigilia della festa del paese, la Madonna del Carmelo. Col suo passo avrebbe impiegato ben più di un'ora per raggiungere la chiesa madre.

Maddalena aveva riposato poco e male. Un po' il caldo, ma prima di tutto una smania irrefrenabile che l'agitava, la turbava. S'era anche tolta la leggera camicia da notte, ma seguitava a voltarsi e rivoltarsi, passandosi le mani sul corpo, sul seno, sul ventre inquieto, soffermandosi tra le gambe, carezzandosi, sempre più vogliosa e insoddisfatta.

Aveva sentito la madre che s'aggirava nel cucinone, al piano terreno, infilò di nuovo la corta camicia e scese.

"Com'è, ma', già in piedi?"

"Si, vado alla messa."

Era già pronta, salutò la figlia e uscì."

Maddalena prese un bicchiere d'acqua dalla 'quacquarella' di coccio, e bevve un lungo sorso. L'acque era fresca, le dette un senso di ristoro. Andò a sedere fuori, sulla vecchia sedia impagliata.

Nora aveva raggiunto il viottolo nel bosco. Percorreva la scorciatoia, senza fare il giro lungo per raggiungere la strada comunale. Dopo qualche minuto scorse un uomo che veniva verso di lei.

"Salute, Giorgetto, come mai da queste parti. Oggi è festa."

"Ho lasciato qualche lavoro da finire, e ne profitto presto così sarò libero nel pomeriggio e potrò partecipare al palo della cuccagna. Speriamo di vincere qualche cosa. E voi dove andate?"

"A messa. Già comincia a far caldo, però. Il ritorno sarà duro."

"Buona messa."

Giorgetto era un omone, tra i quaranta e i cinquanta, con una forza eccezionale. Atletico, tutto muscoli, quasi li avesse curati con sapienti allenamenti. I suoi esercizi consistevano nei lavori che andava facendo nei campi e nelle stalle. Era molto richiesto e apprezzato, per la sua laboriosità, la sua giovialità. Viveva con la madre, non aveva mai deciso di formarsi una famiglia. Molti massari lo avevano adocchiato per le loro figlie, ma lui preferiva la liberà, non voleva, in ogni caso, 'vendersi' al padre di un'eventuale moglie.

Maddalena rientrò in casa. Visto che c'era tempo, e i bambini ancora dormivano, poteva rassettare i vari vasi che stavano sulle scansie. Prese una scala di legno, a forbice, la portò dinanzi al camino spento, l'aprì. Vi salì. La corta camicia, abbastanza trasparente, saliva ben sopra il ginocchio quando alzava le braccia per muovere i recipienti, aprirli accertarsi del contenuto, spolverarli, rimetterli al loro posto o prepararli per portarli giu.

Quando prese un piccolo orcio, con i carciofi sotto olio, e s'apprestò a scendere s'accorse che, appoggiato alla scala, stava Giorgetto, a bocca aperta, con gli occhi incantati che la frugavano sotto la camicia, tra il bianco rosa delle gambe, delle natiche, e l'ombra conturbante che le avvolgeva il pube.

Maddalena restò immobile, col recipiente tra le mani, e fu percorsa da un'agitazione che avrebbe voluto fosse di disappunto, ma non era così.

Giorgetto tese una mano.

"Dammi il vaso, così scendi meglio."

La donna si chinò per porgerglielo e gli mostrò il seno fiorente, turgido, bianco e rosa, con le procaci ciliegine dei capezzoli.

Giorgetto mise l'orciuolo sulla tavola, si voltò verso Maddalena, tese la mano per aiutarla. Quando fu a terra, con mano ferma e delicata, le accarezzò il seno. Lei restò impietrita. S'infilò nella scollatura, titillò la rossa turgida ciliegina. Con l'altra mano sollevò la camicia, la carezzò tra le gambe. Con gesti sempre delicati ma risoluti, le tolse l'indumento, lo stese per terra, vi adagiò la donna, che sembrava in trance, ma palpitante, si denudò lestamente, senza fretta, le allargò le gambe, si chinò su lei, la penetrò lentamente, fino a quanto lo poté ricevere, fremente, avvinghiandogli le gambe sul dorso. Un amplesso lungo, intenso, vigoroso e non violento, sapiente, esperto, appagante. Quando capì che lei stava raggiungendo l'acme

del piacere la condusse a sensazioni deliziose, sconosciute, finché il totale rilassamento di lei, l'abbandono, dopo i palpiti appassionati e voluttuosi, non gli dissero che Maddalena aveva deliziosamente goduto ciò che aveva concupito nell'insonnia della notte.

S'inginocchiò, prese a baciarla. Sugli occhi, sulla bocca, sulla gola, sul seno, sul piccolo ombelico, più giù, fino ai piccoli piedini.

Maddalena ebbe un brivido, cominciava a rendersi conto di quanto era accaduto, e con chi, ma non riusciva a sentire alcun senso di colpa. La sua arsura era stata placata. Rimase immobile, cogli occhi al soffitto, mentre Giorgetto si rivestiva, cercando nella di capire come era potuto accadere. Era successo!

Nelle viscere della terra c'è sempre qualcosa che ribolle, tumultua, la fa tremare, fremere, e quando le forze della natura si scatenano, nulla le può fermare, procedono lungo la loro strada, irrefrenabili, travolgendo tutto e tutti, fino al momento in cui iniziano a sedarsi, raffreddarsi, raggiungere la quiete, tanto da pietrificarsi, solo esternamente. L'interno è tutto un fuoco.

Giorgetto la lasciò così, prese l'uscio e tornò sui suoi passi, verso casa, dove viveva con la madre.

Maddalena si mise a sedere, poggiò la testa sulle ginocchia, cingendo le gambe con le braccia. Era nuda, scarmigliata. Appagata ma non tranquilla. I bambini potevano essere scesi da un momento all'altro, qualcuno, sia pure in quella strana ora, avrebbe potuto vederli dalla porta che era rimasta aperta. I suoi figli avrebbero sorpresa la madre mentre s'accoppiava con un forestiero, con Giorgione, come lo chiamavano. Scosse la testa, s'alzò, raccolse la camicia, intrisa di sudore e d'altro, salì lentamente le scale, come ebbra, andò a gettarsi su letto, così.

Non sapeva dire quanto tempo era trascorso.

Dalla camera adiacente giunse la voce del più grande, Mirko.

"Mammaaaa.."

"Vengo subito."

Indossò una vestaglia, com'era, andò dal bambino che la chiamava.

***

Giorno dell'Assunta. D'estate, nei paesi, si festeggia, profittando del bel tempo e delle lunghe giornate. Da quel quindici luglio, Giorgetto non era più tornato a lavorare alla masseria Mirta. Aveva fatto sapere che non stava bene. Mamma Nora non sembrava persuasa delle ragioni addotte dall'uomo. Lui godeva una salute di ferro, e gli sembrava anche di averlo visto in un campo non lontano dalla loro casa. Aveva cercato di sapere dalla figlia se era accaduto alcunché il giorno che lei era andata alla prima messa, se avessero avuto a che dire. Maddalena aveva risposto a monosillabi. Disse che Giorgetto era arrivato poco dopo che lei, la mamma, era uscita, aveva fatto qualche lavoretto, ed era andato via dicendo di non stare bene. Nora guardava la figlia, ed era certa che le nascondesse qualcosa. La giovane cercava di eludere l'argomento. La prima volta era anche visibilmente diventata rossa. Da qualche giorno appariva anche pensierosa, come preoccupata.

Lo era, e in che modo! La mestruazione era in notevole ritardo. E lei era sempre stata un orologio, in materia.

Nora decise che doveva parlare a Giorgetto, e tanto fece che riuscì a incontrarlo, di li a qualche giorno, mentre lui camminava lungo il viottolo boscoso.

"Come mai non ti fai più vedere? Non mi sembra che tu stia male, come dici."

"Meglio così, ho pensato che venire a casa vostra quando non c'è Nicolino potrebbe far nascere pettegolezzi, sapete com'è la gente."

"Ma tu eri con gli altri, e quelli ancora vengono a lavorare da noi, come ti fai certe idee, certi scrupoli."

Lo scrutava, indagatrice.

Giorgetto scuoteva la testa.

"Credete a me, meglio così. Scusate ma devo sbrigarmi, sono in ritardo. Salute."

Si allontanò accelerando l'andatura.

Dunque, pensò Nora, c'era stato qualcosa tra Maddalena e quell'uomo. Ma cosa?

In paese, intanto, non era sfuggito che Giorgetto aveva improvvisamente abbandonato il lavoro alla masseria Mirta. Gliene avevano chiesto le ragioni. Lui era stato evasivo, ed aveva finito col domandare perché non si facevano i ca... loro!

Così, alcuni pettegolarono che Giorgetto ci aveva provato e lei non c'era stata, altri che, invece, la tresca c'era, solo che riuscivano a mantenerla segreta. Certo che Nicolino, brav'uomo, cosa andava a fare in Germania, e per tanto tempo, visto che i soldi non gli mancavano? Lasciare sola, così a lungo, una bella donna, giovane e affascinante come Maddalena, significa proprio andare a cercarsele le corna!

***

Erano i principi di ottobre.

Nicola tornava a casa.

Trovò tutto in ordine e la solita calorosa accoglienza dei figli e della moglie. I loro rapporti ripresero, appassionati, come sempre. Maddalena, però, di tanto in tanto si rabbuiava e diveniva silenziosa. Rimuginava il pensiero che la tormentava.

Era incinta! Da oltre due mesi. Questa creatura sarebbe nata ai primi di aprile, mentre se fosse stata di Nicola non avrebbe potuto vedere la luce che a fine giugno!

Nicola aveva domandato a Nicola la ragione della sua improvvisa defezione, non rimase soddisfatto delle risposte, vaghe, evasive.

Chiese agli amici se loro ne sapessero qualcosa. Dapprima si schernirono, una sera, dopo un'abbondante libagione a casa di Domenico, uno gli disse che, forse, doveva chiedere alla moglie il motivo per cui Giorgetto non era andato più a lavorare. Ridendo grasso, aveva soggiunto, che si riferiva a lavorare i campi...

L'atavica diffidenza della sua gente, s'impadronì di Nicola.

Cosa aveva voluto intendere con quell'insistere sul lavoro nei campi? Non è che voleva insinuare che Giorgetto s'era lavorato Maddalena?

A casa, quando tutti erano andati a dormire, e si trovavano, soli, nella loro camera, Nicola decise di affrontare la questione. Con calma, possibilmente.

"Maddalé, non è che Giorgetto ti ha mancato di rispetto, o ha cercato farlo?"

"Ma che dici?"

Era impallidita, però, con le labbra esangui e stirate.

"Sei certa?"

"E come? Non sono certa? E che, non avrei saputo metterlo a posto se si fosse azzardato solo di uno sguardo meno che corretto?"

"Mah!"

Nicola scosse il capo, si spogliò, andò a letto ripromettendosi che si sarebbe subito messo a dormire. Quando Maddalena gli fu accanto, ne sentì il profumo, il tepore, e la gelosia si trasformò in travolgente desiderio di lei. La sentì tanto sua che quasi si pentì di averle fatto quel discorso.

***

Maddalena giaceva per terra, si torceva per il dolore, era evidente che avesse vomitato.

Nicola, appena tornato dal fienile, si spaventò. Non sapeva cosa fare, attaccò il calesse, la sdraiò con attenzione, sì avviò al paese, al galoppo. Il medico disse che bisognava subito portarla in ospedale, a circa trenta chilometri. Si cercò un'auto. Il tempo trascorreva, Maddalena non si riprendeva, si lamentava, diveniva sempre più pallida.

Le fecero subito la lavanda gastrica, la ricoverarono

L'indomani morì.

Il direttore sanitario, inteso il medico di servizio al pronto soccorso, disse di conservare quanto era uscito dallo stomaco e informò il Magistrato che sarebbe stata opportuna l'autopsia, perché Maddalena era morta avvelenata.

La necroscopia e l'esame del liquido, confermò tracce evidenti di solfato di rame (Cu SO4.5 H2 O) in percentuale da determinare con successivo approfondimento sui visceri. La donna era gravida, il frutto del concepimento era di circa 10 o 12 settimane.

Nicola si aggirava nell'ospedale, senza comprendere bene cosa stesse accadendo.

Il Magistrato dispose che i Carabinieri indagassero sull'uomo, sui suoi precedenti, sulla vita dei due coniugi. Non dette ancora l'autorizzazione alla tumulazione.

Il sintetico rapporto dell'Arma, descriveva Nicola come un elemento senza precedenti penali, di buona condotta, e non risultavano dissapori noti tra i coniugi. La madre di Maddalena, distrutta dal dolore, aveva detto che solo i consueti bisticci di coppia. Per il resto nulla da rilevare. Tra i conoscenti, s'era raccolta qualche voce che si riferiva alle periodiche assenze di Nicola, quando andava in Germania lasciando sola la giovane moglie. Nulla di certo, solo supposizioni, illazioni, ma era sembrato strano che Giorgetto avesse improvvisamente lasciato il lavoro nella masseria Mirta, proprio quando Nicola era all'estero.

Giorgetto, interrogato in proposito, ribadì che s'era allontanato solo per motivi di salute. Il maresciallo, sapendo che era andato a lavorare immediatamente presso altri, in attività più pesanti, non fu convinto dalle giustificazioni dell'uomo e lo tempestò di domande che sembravano strane, ma erano perfettamente mirate, tanto che, alla fine, Giorgetto ammise, a malincuore e dopo che il maresciallo aveva promesso di tenere la notizia solo per sé, che, si, c'era stata qualcosa, ma solo una volta, e lui ne era pentito e aveva lasciato quel lavoro proprio per evitare il peggio.

Tirare le conclusioni non fu difficile.

Maddalena aveva concepito durante l'assenza del marito, questi, venutone a conoscenza –non si era riusciti a sapere come, ma interrogandolo, forse, si sarebbe accertato- ha avvelenato la moglie. Si temeva, dati gli usi tribali di quella gente, che Giorgetto fosse in pericolo.

Il Magistrato ordinò l'arresto di Nicola, con l'accusa di uxoricidio premeditato e aggravato.

Nicola disse alla suocera di avvisare l'avvocato Carnevale, e senza sollevare obiezioni, prese una sacca con qualche indumento e seguì i carabinieri. Non gli era molto chiara la ragione di quell'arresto, Cosa c'entrava, lui, con la morte della povera Maddalena? Erano certi che, come gli avevano detto, si era trattato di veleno?

"Non ci capisco niente, signor giudice."

"Tra voi e vostra moglie, andava tutto bene?"

"Ogni tanto non andavamo d'accordo su qualche cosa, ma veri e propri litigi non ci sono mai stati."

"Scusate, ma devo fare anche delle domande particolari."

"Fate pure."

"Sapevate che vostra moglie era incinta?"

"No, non me lo aveva detto, ma forse non lo sapeva neanche lei, perché non è molto che io sono tornato."

"Avete avuto rapporti sessuali, con lei, dopo il vostro ritorno?"

"Certo. Era mia moglie."

"E voi, precisamente, quando siete tornato?"

"Domani fanno tre settimane."

Il Magistrato rimase in silenzio, a testa bassa. Nicola lo guardava, preoccupato.

Dopo un po', il giudice si decise.

"Vostra moglie era incinta di tre mesi."

Nicola sembrò essere stato colpito da una mazzata. Gli si gonfiarono le vene delle tempie e del collo, era livido. Deglutì a fatica, si afferrò al bordo della scrivania.

"Siete sicuro, signor giudice?"

La sua voce era roca, soffocata.

"Si, l'embrione lo testimonia."

Nicola si prese la testa tra le mani. Nella mente si accavallavano mille pensieri. Quando gli era stato detto... Allora quella insinuazione su Giorgetto... Ma no, non poteva essere vero. Maddalena non poteva aver fatto una simile infamia. Quando era tornato lo aveva accolto con l'entusiastica passione di sempre...

Il Magistrato attese qualche minuto.

"Cercate di riprendervi. Non immaginate chi possa essere il responsabile di questa gravidanza?"

Nicola scosse la testa. Distrutto, annientato, improvvisamente invecchiato.

Il giudice proseguì.

"E' stata raccolta qualche voce, non confermata..."

"Su chi?"

"Nulla di certo, almeno fino a questo momento. Ma voi comprendete, il marito torna, trova la moglie gravida, la avvelena. Nel vostro magazzino, i Carabinieri hanno rinvenuto confezioni di solfato di rame ed erogatori."

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