Radici, Rami, Frutti

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Roots, branches, fruits.
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Radici... Rami... Frutti...

(Roots... Branches... Fruits...)

Il seme cade nella terra...

si dischiude.

Da esso, lentamente, partono fuori lunghi filamenti, s'ingrossano, penetrano sempre più nel terreno, si sviluppano sempre più, fanno capolino in superficie, puntano verso il sole, crescono... crescono. Dal corpo principale, il fusto, spuntano infiorescenze, si allungano, divengono rami.

Il ramo s'ingrossa, si ricopre di foglioline, di gemme che lentamente germogliano, si trasformano in frutti.

Il frutto matura. In sé ha un seme.

Il seme cade nella terra...

Radici, rami, frutti: distinti, ma sempre della stessa specie, famiglia...

Il seme nasce dal frutto, il frutto dal ramo, il ramo dal fusto, il fusto dalla radice, la radice dal seme...

Il seme cade nella terra...

^^^

Come la famiglia di Peter.

Mamma Mary, il superbo albero.

Susy e Peter, suoi figli, i vigorosi rami.

Diana, figlia di Peter, il meraviglioso frutto.

Magnifici rappresentanti della stessa specie, stessa razza.

Un gruppo perfettamente affiatato, in perfetta simbiosi, strettamente unito.

Nessuno aveva mai sentito la mancanza di Gano, l'uomo che Mary aveva sposato, a suo tempo, e che dopo tre anni partì per un luogo che non volle dire, e dal quale non tornò mai. Neppure per conoscere Peter, nato sei mesi dopo la sua partenza.

In effetti, non lo ha mai rimpianto nessuno. Neanche Mary che, pure, aveva perfino creduto di amarlo, anche se ne era stata delusa, affettivamente e sessualmente, subito dopo le nozze.

Vita serena, comunque.

Mary s'era dedicata al suo lavoro, fino a divenire una stimata e benvoluta 'Head Teacher', preside, al 'College of Education', corrispondente alla Facoltà di Magistero dell'ordinamento italiano.

Aveva avuto altri uomini nella sua vita?

Nessuno poteva rispondere a tale domanda.

Era sempre allegra, disponibile, pronta ad aiutare tutti. Comprensiva, generosa, abbastanza indulgente pur nella sua severità esemplare. E non è una contraddizione.

Ha sempre unito 'mente e corpo', secondo il vecchio principio dei latini, ricordato da Giovenale: 'mens sana in corpore sano'.

Palestra, nuoto, tennis...

Che ne pensa Peter, della mamma?

Lasciamo a lui la parola.

Una gran bella donna, alta 174 centimetri, pesa 65 chili, ha un seno prospero e, da quanto ho potuto constatare, nei momenti in cui l'ho intravisto, e dagli occasionali e fugaci palpeggiamenti, ben sodo. Credo che sia una 'quarta'. Fianchi in proporzione, glutei alti, ed anch'essi ben compatti. Ve lo posso assicurare.

Del resto, da chi avrei ereditato i miei 185 centimetri di altezza e i miei 76 chili di peso?

Per fortuna sono nato dopo Susy, altrimenti sarei stato accusato di aver preso 'tutto io'. Ma forse è stata lei, Susy, a non abusare, ed a lasciare una più abbondante razione per me, suo fratello.

Susy è una bambolina, la nostra dolly. Pesa 45 chili, è alta un metro e sessanta, ha piccole graziose tettine –massimo una 'seconda'- e un culetto a mandolino, di quelli del tipo cosiddetto prensile.

Ha due anni più di me, Susy, ma è come se fosse la più piccola. Ha sempre bisogno di coccole, carezze. Ha un istinto felino, cerca di lisciarsi a qualcuno per essere lisciata, ma solo come e quando vuole lei. Altrimenti sa come adoperare le unghiette. E' anche abbastanza astuta, guardinga, e alquanto sospettosa. Non di me, certamente. Si fida di me, ciecamente.

Giochiamo spesso a badminton, nel prato dietro casa, il nostro prato, con allegre partite, specie dopo un tuffo nella nostra piscina.

In bikini, ha un personalino che ti affascina. A me, poi, è capitato spesso di vederla 'starkers', completamente nuda. Capita quando si vive nella stessa casa, e si adopera la stessa doccia. Perché io e Susy abbiamo un bagno, in due, che sta tra le nostre camere-studio.

Stagione delle vacanze. Periodo scolastico finito abbastanza bene, sia Susy, che a ventuno anni ha portato brillantemente a termine il secondo anno di 'lingue straniere' superando il giro di boa (ne ha da fare altrettanti), sia io che, però sono solo al primo dei miei cinque anni di polytechnic.

HT, come noi la chiamiamo, Head Teacher, è ancora alle prese col suo lavoro, e già programma partecipazioni a congressi, ed altro. Ha il pallino della didattica formativa, della quale spesso ci parla, anche se, per la verità, non è che le prestiamo eccessiva attenzione. Comunque non mancano sfide triangolari, in piscina, a badminton; e non è facile fare un tempo migliore di Mory, Mommy Mary, a nuoto. Ogni tanto facciamo vincere Susy. Io credo che lei lo capisca, ma è così naturale e spontanea la sua gioia che è bello vederla far festa, e per me è ancora più bello sentire come viene ad esprimere il piacere della vittoria tra le mie braccia, attaccandosi al collo, baciandomi, stringendosi a me, canzonandomi... " t'ho battuto fratellone... t'ho battuto...!"

E per sentire così, aggrappata al mio collo, le tettine appuntite sul mio petto, mentre le mani che la sostengono serrano le solide tonde chiappette... la farei vincere mille volte.

Ogni tanto mi guarda con quei suoi occhi dolci, profondi, nei quali mi perdo, e mi sussurra: "E' bello farmi abbracciare da te, fratellone...!"

Oddio, non è che, più o meno scherzando, io non mi prenda qualche... libertà...

Un delicato stringere, tra indice e pollice, dei suoi capezzolini... e... "sono proprio due belle fragoline..." Oppure, una carezza-pacca sul sedere e... "questo sì che è granito, dolly..."

Lei sorride, e sembra compiaciuta.

Poi, a volte, diviene teneramente materna, assume il ruolo della sorella maggiore... di ben due anni! Mi carezza, mi coccola, ma per farlo viene a sedere sulle mie ginocchia, o, addirittura, si mette a 'cavalluccio', e le piace che io la faccia 'trottare', come si fa coi bambini. Solo che quel contatto, quel movimento, non è privo di... conseguenze.

Già sento qualche commento.

'Ma allora sei proprio un groper, Petr. Un pomicione, ti piace palpare ... constatare... tattilmente, oltre che de visu!'

Non posso negarlo, ma devo precisare che tale fortissima attrazione, irresistibile richiamo carnale e sensuale, che non è privo di una certa concupiscenza e bramosia, si scatena soprattutto, se non esclusivamente, nell'ambito familiare. Sarà attrazione dovuta alla comunanza di stirpe.

Infatti, questo fascino, questa capacità di attrarre, emana anche, e in misura maggiore, da quel capolavoro della natura che è HT, Mory, donna fascinosa, incantevole, ammaliante!

Feeling, sentimento, intesa, sintonia. Non so descrivere esattamente cosa provo...

Ma sono convinto che sia vicendevole. C'è qualcosa che ci unisce, impalpabile, lieve, vaga, indefinita... ma crescente...

^^^

HT è in facoltà.

Susy ed io, dopo nuoto, abbiamo fatto la doccia, ci siamo preparati un brunch, abbiamo perfino bevuto una birra, ed abbiamo deciso che era meglio un pisolino. Forse avremmo potuto convincere HT ad andare tutti fuori a cena. Lei non sarebbe rientrata prima delle sei del pomeriggio.

Io mi ritirai nella mia camera. Mi misi in libertà, infilai i soli pantaloncini del pigiama, mi sdraiai sul letto.

Sentivo Susy gironzolare nella sua camera, andare nel bagno, scendere in cucina, risalire... venne ad affacciarsi alla mia porta. Aperta per il caldo.

Lei aveva un cortissimo baby-doll, abbastanza trasparente, che lasciava chiaramente intravedere che, sotto, indossava un microscopico slip, e null'altro.

"Ciao Pete, hai sonno?"

"No..."

"Cosa pensi?"

Non so perché, ma, forse dettatomi dal subconscio, mi venne in mente di dire che pensavo all'antico Egitto.

Venne vicina a me. Mi guardò con occhi sgranati. I suoi occhi profondi e luminosi. Aveva i capelli sciolti. Uno spettacolo magico.

Il tono era sorpreso, meravigliato.

"All'Egitto?"

"Si, a tante cose..."

"In particolare?"

"Ai Faraoni, al loro convincimento di essere una specie privilegiata, permeata dell'essenza divina che doveva essere trasfusa ai posteri, e che ciò si potesse tradurre in realtà solo se tale 'essenza' fosse rimasta tra loro, in famiglia..."

Susy s'era seduta sul mio letto. Mi guardava, incuriosita, divertita.

"Quindi..."

"Si. Questa trasmissione avveniva attraverso unioni tra membri della stessa famiglia, che garantivano il passaggio dell'essenza divina ai propri figli."

"La storia dice qualcosa in proposito?"

"Certo. Cleopatra, Regina d'Egitto dal 51a.C., sposa successivamente due suoi fratelli secondo l'usanza dell'antico Egitto che i Tolomei seguivano."

"Ma come mai sei andato a pensare agli egiziani antichi?"

"Sto leggendo un vecchio libro, trovato, per caso, rovistando nello scaffale chiuso del grosso mobile che è in salone."

"Qual'è il titolo?"

"Sinhue, l'Egiziano. E' la vita di un vecchio medico, nei tempi antichi..."

"Interessante?"

"Non nascondo che mi avvince."

"Leggi ad alta voce, qualche pagina. Mi hai incuriosito."

Susy mi spinse un po' più in là, si sdraiò accanto a me. Mise il mio braccio intorno alle sue spalle, vi si appoggiò sopra.

Mi sporsi, per prendere il libro, sul tavolino da notte, E fu naturale poggiarmi un po' su lei, sentire le sue tettine col mio petto nudo.

Cominciai a leggere.

E mi sembrò... del tutto... naturale, cominciarle a carezzare, quelle deliziose tette, coi capezzolini che s'ergevano prepotenti sotto il velo della camiciola. Velo inutile, pensai, e la mano vi si infilò sotto. Ora era ancora più bello. Come stringevo quelle fragoline rosa tra le dita, sentivo che Susy non stava ferma, si stringeva a me. Si mise su un fianco, con la gamba sulla mia coscia, e il minuscolo slip sembrava inconsistente, io percepivo chiaramente il suo sesso che si strofinava piano contro di me.

Leggevo meccanicamente, e mi andavo sempre più agitando.

Susy aveva gli occhi socchiusi e non mi sembrava che ascoltasse quello che andavo leggendo.

Lasciai cadere il libro. Senza allontanarla da me, mi voltai anche io e la strinsi con tenerezza ma sempre più decisamente... La baciai sugli occhi chiusi, sulla fronte, sulle labbra... le dischiuse lentamente, sentii saettare la sua linguetta, cercare la mia, trovarla, e lambirla, quasi attorcigliandosi...

Ero eccitatissimo...

Le carezzai la schiena... lentamente... più giù... le piccole natiche, tonde e sode... lisce come una pesca vellutata.... Alzò di più la gamba... le dita erano nel solco... vicine al suo buchetto palpitante... non fu molto facile, perché non volevo perdere quella posizione che mi dava sensazioni meravigliose, ma riuscii, grazie anche alla sua indecisa collaborazione, ad abbassare completamente lo slip... ora la collaborazione era risoluta... lo sfilò del tutto... erano i suoi folti riccioli di seta che sentivo vicino alla mia coscia, le labbra tumide del suo sesso... il tepore caldo... umido...

La mano andò lì... decisamente... e mi sembrò che fosse attesa... desiderata...

Sempre muovendomi piano piano, per non rompere quell'incanto... la feci sdraiare... supina... dopo ogni piccolo movimento... mi fermavo un po'... attendevo la reazione...

Ci fu!

Alzò le ginocchia, spalancò le gambe... ero su di lei, sostenendomi sulle ginocchia e su una mano... con l'altra la carezzavo, tra le gambe, titillavo il piccolo clitoride impazzito, spingevo un dito in lei, nella sua calda e rorida vagina... aprì gli occhi... la guardai... capì... un piccolissimo cenno, e il mio glande fu vicino a quel paradiso, e cominciò ad entrarvi, fremente, e appassionatamente accolto, quasi aspirato... Sentii che avevo toccato il fondo del sesso della mia piccola bambolina, della mia adorata e bramata Susy, la mia deliziosa Dolly...

Fu una unione voluttuosa, appagante, e quando sentii che stava dimenandosi sempre più nell'orgasmo impetuoso che la stava travolgendo, ebbi timore che non avrei più saputo controllarmi e.... Ero pronto per ritirarmi...

Ad un tratto Susy incrociò le gambe sulla mia schiena, arcuò il bacino, mi attrasse a sé... non capii più nulla, ogni diga fu travolta, e sentii che la inondavo, senza interrompere quello stantuffare che, dopo un istante di rilassamento, da parte sua, fu accolto con foga, freneticamente, e nel suo volto leggevo l'estasi, l'ebbrezza.

Non dava alcun segno di cedere... sentivo, e certamente anche lei, il cik ciak... dei nostri liquidi che stillavano lentamente dalla sua frenetica, convulsa, impetuosa, smaniosa, delirante, bramosa vagina... fino a quando non si abbandonò completamente, gambe e braccia larghe, occhi chiusi, respiro affannoso, ma sentivo ancora il suo sesso palpitare e stringere il mio, mungendolo, sempre più lentamente...

Rimasi così, in lei, sorreggendomi sui gomiti, guardandola, contemplandola... aprì gli occhi...

La baciai, le sussurrai chiedendole scusa... che non avevo saputo controllarmi...

Mi sorrise, teneramente, dolcemente...

"Sciocco... volevi abbandonarmi proprio allora... ne sarei morta... ti avrei ammazzato..."

Le sue nari fremevano, il suo ventre si contraeva...

"Ma... senza nessuna cautela...."

Scosse leggermente il capo...

"Pillola.... Amore.... Pillola...."

E non fu facile deciderci ad alzarci... dopo un'altra ancor più voluttuosa esperienza...

Ma dovevamo riparare al disordine del mio letto... e rimuovere ogni traccia di quanto era accaduto...

In questo Susy fu più pronta, decisa, rapida... prese lenzuola... baby-doll...pantaloncini e li mise nella lavatrice...

Dopo un po' eravamo, insieme, sotto la doccia...

E quando HT rientrò, ci trovò in salotto, sul divano, a leggere, o meglio a far finta di leggere, una rivista...

Mamma era, come sempre, uno schianto.

Susy era vicinissima a me.

"Dimmi, Pete, ma nell'antichità lo facevano anche madri e figli?"

"Come adesso, piccola."

Mi guardò.

"Ma lo facevano anche prima?"

"Ascolta, al tempo dei Faraoni i rapporti sessuali tra madre e figlio erano consuetudine.

Ma questo avveniva anche nell'epoca dei Romani.

Narra Cluvio che Agrippina, quando col vino e i cibi cresceva la foia di Nerone, si offriva e univa a lui ubriaco, seducente e libidinosa, vogliosa e smaniosa, e non si curava dei presenti per ricoprire il figlio con baci lascivi e carezze sensuali e concupiscenti per condurlo alla copula."

Seguitava a guardarmi. Con espressione maliziosa e furba.

"Pete... tu... tu... insomma, tu te la 'faresti' mamma?"

Dovevo scegliere immediatamente. Forse poteva costarmi l'odio della mia sorellina e la fine dell'inizio... Del resto sarebbe stata evidente la bugia di un'eventuale mia risposta negativa.

Forse avevo trovato un compromesso.

"Come puoi immaginare che un maschio non desideri un rapporto sessuale con una femmina del genere. Certo che me la 'farei'. Ma sono sicuro che non vale la millesima parte di te!"

E la strinsi a me.

La risposta l'aveva soddisfatta. O almeno fece finta di esserlo.

Alzò il suo delizioso faccino verso me, protese le labbra, e ci sfiorammo con un bacio.

^^^

Da quel momento, però, la vaghezza nebulosa che aleggiava nella mia mente, cominciò a trasformarsi in attese meno chimeriche.

'Te la faresti'?

Allora, lei, Susy, considerava la cosa possibile.

Perché, dunque, non potevo considerarla realizzabile anche io?

Non era sufficiente, però, il desiderio e il proposito.

Da dove dovevo iniziare? Come? Quando?

E, soprattutto, come avrebbe reagito?

Ero a letto, occhi al soffitto, mente in subbuglio, ed eccitazione al massimo.

Stavo cercando di elaborare uno 'studio di fattibilià'. E sorridevo al pensiero di considerare quel 'mio problema', come un evento che richiedesse uno studio del genere. Mi venivano alla mente le parole del docente quando per la prima volta ci disse che per realizzare un progetto è indispensabile analizzarlo in dettaglio per individuarne le soluzioni possibili.

Prima idea. Glielo dico chiaramente: 'Ma', ti desidero, ti voglio, non ne posso più'.

Credo che chiamerebbe lo psichiatra.

HT, Mory, o come vogliamo battezzarla, insomma Mary, e mi piace pensarla così, col suo nome, è una donna, una femmina. E ciò non deve essere dimenticato, né trascurato.

Altro elemento: io sono stregato da lei; ma può benissimo darsi che lei non mi veda proprio, se non come il suo 'piccolo tulipano' come mi chiamava quando mi faceva il bagnetto. Lei, precisamente, me lo diceva in francese, forse perché è più chic, meno inelegante: Mon adoré petite tulipe! E' chiaro a cosa si riferisse, solo che adesso, pur essendo io regolarissimo anche lì, dovrebbe chiamarlo Gros battant, grosso batocchio.

Comunque, conclusi, se il mio batocchio vuole suonare quel po' po' di campana, deve seguire la strada dell'avvicinamento progressivo.

Secondo me, il discorso filava. Mi addormentai.

L'indomani, domenica, avrei cominciato a percorrere la lunga strada...

Mi sorpresi a canticchiare la canzoncina in voga tra gli inglesi nella prima guerra mondiale:

It's a long way to Tipperary, It's a long way to go.

It's a long way to Tipperary, To the sweetest girl I know!

It's a long long way to Tipperary, But my heart's right there.

Si, é lunga la strada da percorrere per raggiungere la ragazza più dolce che io conosco.

Si, la strada é lunga, ma il mio cuore è proprio là!

Attesi che fosse in tinello per la colazione. Come sempre in vestaglia, e spesso sotto aveva solo la camicia da notte.

Andai alle sue spalle, le alzai i capelli, la baciai sul collo. Alzò la testa, mi sorrise. La baciai sulla guancia, proprio all'angolo delle sue labbra rosse e carnose. Nel contempo l'abbracciai. Con una decisa ma ben dissimulata strizzata di tette, Sodissime, come sempre. Alzò di nuovo il volto, sorridendomi, e mi baciò. Quasi sulla bocca.

Come primo round non mi potevo lamentare.

Le chiesi se volesse fare una passeggiata.

Mi rispose che preferiva un tuffo in piscina, crogiolarsi un po' al sole, leggere... non fare nulla.

"Posso farti compagnia, Mom?"

"Sono sempre felice quando sei con me, ma non hai appuntamenti?"

"No, Susy va con Meg, la sua amica, allo stadio dove c'è un incontro di calcio tra la squadra del suo college e non so chi... io, se non ti disturbo, rimarrei con te.."

"Grazie caro. Sei sempre il mio tesoro. Meriti un bacio."

E questa volta le nostre labbra s'incontrarono.

Ci siamo tuffati... qualche bracciata.

Lei è uscita dall'acqua, si è tolta la cuffia, ha scrollato la testa per far scendere i lunghi capelli sulle spalle, si è sdraiata sul lettino prendisole, coi capelli cadenti.

Andai sul tavolo dov'era il suo beautycase, lo aprii, presi la spazzola, mi inginocchiai dietro il lettino dov'era lei, cominciai a spazzolarle i capelli. Lentamente... lungamente.

Aveva gli occhi chiusi.

Dopo un po', rimanendo immobile, mi sussurrò che ero un tesoro, e che la stavo viziando troppo. Alzò la mano, la poggiò sul mio collo, mi attirò a lei... mi baciò... ci baciammo... non proprio come madre e figlio.

Chissà cosa pensava di me, la splendida Mary.

^^^

Mary, distesa sul lettino, godeva un completo relax, deliziosamente accompagnato dal lento passare della spazzola sui suoi capelli.

Pensava al suo ragazzo, inginocchiato alle sue spalle, che la coccolava.

Era sempre più affettuoso, il suo Pete... più che affettuoso, premuroso... era tenero, dolce... e la guardava con certi occhi... sembrava adorarla... ma in un certo modo... e poi quel bisogno di carezzarla... baciarla... toccarla! Sì, toccarla... sarebbe più esatto dire palparla... Ma forse era la sua fantasia che, più o meno, inconsciamente stava suggerendole idee distorte, travisate... le induceva a certe interpretazioni...

In effetti c'era qualcosa di diverso, di nuovo...

Ma era proprio insolito il comportamento di Pete, o era lei che lo stava leggendo in una certa chiave?

Comunque, qualcosa di imprevisto, inimmaginabile fino a quel momento, le sembrava di sentire anche in lei.

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