Una Rapida Discesa Nel Buio

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L'inizio della fine del mio io maschile.
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Questo non è un racconto ma più uno sfogo personale, un segreto che non ho mai raccontato a nessuno e che sento il bisogno di condividere.

Ormai sono passati molti anni, ma lo dicono tutti che la prima volta non si scorda mai. Beh, in questo caso non è proprio la prima volta, ma andiamo con ordine.

Sono sempre stato scambiato per una ragazza sin da quando ho memoria. Non so bene perché, ma gli estranei me lo dicevano spesso. "Che bella bambina!" una frase che avevo sentito fino alla nausea e che da piccolo odiavo a morte. Ero pronto a litigare, a farmi valere, a far vedere che ero un maschio.

Questo fino alla pubertà, alle mie prime esperienze con le ragazze, alla prima fidanzatina, alla prima delusione amorosa.

A quel punto ho iniziato a farmi delle domande. Inconsciamente certo, capita a tutti i maschi di chiedersi "e se fossi nato donna? Come sarebbe il sesso?" ma senza accorgermene ero caduto in una spirale sempre più profonda da quale non avrei potuto più uscire.

Ad un certo punto la curiosità era troppa. Volevo sapere come ci si sentiva ad essere donna, ad essere desiderata dagli altri maschi. Avevo paura però. Così decisi di creare un profilo su un sito di incontri che all'epoca era abbastanza frequentato. Un nome di fantasia, una crocetta sul genere sbagliato e nessuna foto profilo.

Ero diventato una lei.

Qualche messaggio che mi facesse sentire appagato del mio inganno lo ricevevo, ma era perlopiù gente per nulla interessante e con la quale non avrei mai avuto il coraggio di incontrarmi dal vivo. Un paio di ragazzi mi avevano chiesto delle foto, che avevo inviato scaricandole da internet, ma in almeno due occasioni ero stato beccato e le discussioni erano terminate.

Il resto però era diventato una droga. Tornavo a casa da scuola e mi fiondavo sul computer in attesa di un messaggio da parte di quei ragazzi che non desideravano altro che conoscermi, che avermi, scoparmi. Il mio desiderio era troppo forte, ma il coraggio mi mancava.

Avevo rubato un paio di mutandine e un reggiseno dall'armadio di mia madre e li indossavo sotto i vestiti mentre i miei genitori erano fuori casa. Mi sentivo più eccitato, più donna, più felice di quanto non lo fossi mai stato quando mi comportavo nel ruolo di un lui.

Nel frattempo le chat diminuivano, le persone perdevano rapidamente interesse in una ragazza senza foto profilo. Non me la sentivo di mettere il viso di un'altra persona, ma dovevo fare qualcosa per impedire che questo mio piccolo svago dal periodo buio che stavo vivendo svanisse.

Così decisi di provarci. Ci impiegai tre ore ma alla fine ero soddisfatto del risultato: guardandomi allo specchio non riuscivo più a vedere quello che sarebbe dovuto essere un giovane uomo. A guardarmi dall'altra parte c'era una lei.

La camicia che fino al giorno prima indossavo di fronte ai miei amici sembrava un indumento diverso ora che il reggiseno la spingeva da sotto. Abbinata ad una gonna nera poi faceva sembrare i miei fianchi molto più larghi di quanto non fossero già.

Il rossetto, i lunghi capelli scuri acconciati con delle mollette rosa, l'eyeliner marcato... ero ancora io ma al tempo stesso non ero più io.

Ero bellissima, il tipo di ragazza che i miei coetanei si sarebbero cercati di portare a letto.

Ed ero entusiasta ed eccitato all'idea di camminare in giro così vestito.

Scattai delle foto in pose provocanti e ne scelsi una abbastanza candida da poter essere usata come immagine del profilo.

I messaggi in chat ripresero a fioccare, erano addirittura troppi da gestire. Dicevano tutti che ero bellissima, che avevo uno sguardo fantastico, che volevano conoscermi. E la mia confusione cresceva, la mia paura di essere scoperto diminuiva ogni giorno che passava.

Finché un mese più tardi non cominciò a scrivermi lui. Lo chiamerò Paolo.

Paolo aveva 30 anni più di me, abitava un po' lontano dalla mia città e mi riempiva di dolci parole. Normalmente un uomo del genere mi avrebbe provocato disgusto, ma nelle vesti di lei non riuscivo a non trovare eccitante la situazione di complicità che si stava creando.

Diceva che voleva conoscermi per un caffè o anche solo per chiacchierare sotto le stelle nella sua auto. Sarà stata la mia ingenuità o la mia eccitazione a credergli, non lo so.

Decisi di farlo.

Comprare un vestitino che mi stesse bene fu la cosa più imbarazzante della mia vita. Marinai la scuola per andare in qualche negozio che avesse prezzi bassi e pochi clienti. L'adrenalina riusciva a stento a coprire la paura di venire beccato con un indumento femminile in camerino. E in cassa? come avrei fatto in cassa?

Non ricordo cosa dissi alla cassiera ma ricordo benissimo la sensazione di rossore sulle mie guance mentre pagavo. Nascosi tutto nello zaino e attesi con ansia l'ora dell'appuntamento con Paolo, controllando ancora e ancora che tutto fosse in ordine e che non avessi dettagli fuori posto. Il mio piano era quello di uscire con un ragazzo, scambiarci parole dolci e magari un bacio, tornando a casa felice dell'esperienza.

Ci incontrammo poco distante da casa mia e salii nella sua auto con il cuore che batteva a mille. Per l'occasione indossavo un vestito rosso lungo fino alle ginocchia, coperto da una felpa che rendeva il mio fisico più femminile di quanto già non lo fosse. Mentre mi chiedeva se ero già uscita con altri ragazzi mi mordevo le labbra incapace di contenere la mia eccitazione nell'avercela fatta.

Quest'uomo, molto più grande di me, mi stava corteggiando come avrebbe fatto con una qualsiasi ragazza, una vera ragazza!

Da sotto alle bende che avevo usato per nasconderlo sentivo il mio pene indurirsi e fare male così bloccato in uno spazio ristretto.

Paolo fece qualche chilometro in auto prima di trovare un parcheggio isolato e fiondarsi sulle mie labbra. Non avevo mai baciato un uomo prima e quell'esperienza mi scioccò. Non rasava la sua barba da almeno due giorni e pizzicava sulla mia pelle, ma per il resto non era tanto diverso dai baci a cui ero stato abituato con le ragazze. Tranne che per il fatto che Paolo era molto più focoso e decisamente più voglioso.

La sua lingua si muoveva sulla mia mentre le sue mani mi prendevano per le spalle, scorrevano tra le mie braccia, mi bloccavano incapace di muovermi. Stavo esplodendo di gioia, una gioia che attendevo da tanto tempo.

Questo almeno finché le sue mani non iniziarono a scendere giù, verso le mie mutandine. Cercai di respingerlo ma senza successo, non ragionava più e ormai era chiaro cosa volesse da me.

Con la voce tremante e carica di paura gli chiesi di fermarsi.

"Perché?" chiese lui "Cosa c'è che non va?"

A quel punto glielo dissi

"Io... sono un ragazzo".

Mi aspettavo una reazione carica di rabbia e forse anche uno schiaffo o un pugno. Ero pronto a tutto, in fondo mi sentivo in colpa per aver mentito sul mio genere e pensavo di meritarmi una punizione simile da parte di un uomo che nemmeno conoscevo ma che era il doppio più grande di me.

"Lo sapevo già" rispose invece.

Non sapevo cosa dire, non sapevo cosa fare. Non era andata come mi aspettavo, non era per niente come mi aspettavo che fosse, ma tutto stava andando per il verso giusto.

Non tentai più di fermarlo e Paolo mi scostò la gonna ed entrò con le mani tra le mie mutandine, togliendole con maestria. Vide le bende e iniziò lentamente a toglierle dal mio inguine fino a svelare una volta per tutte il mio segreto.

Iniziò a scorrere su e giù, dapprima prendendomi con tre dita e poi una volta che mi indurii del tutto mi strinse forte con tutta la mano. Era doloroso ma anche piacevole.

"Vieni qui" mi disse slacciandosi la cintura. Sapevo cosa voleva da me, ma era difficile muoversi nell'auto dato il poco spazio.

Gli abbassai i pantaloni e poi le mutande ed iniziai a toccarlo. Mi vergogno ancora della mia inesperienza di quella volta, avrei voluto fare di più e meglio. Decisi così di provare quello che desideravo di più, drogato dall'eccitazione del momento.

Aprii le labbra e lo feci entrare nella mia bocca. Iniziò subito ad ingrossarsi e riuscivo a sentire il cuore di Paolo pulsare attraverso le mie labbra. Era una sensazione fantastica, qualcosa che non avevo mai provato prima e della quale non sarei più riuscito a fare a meno.

Il suo cazzo riempì presto tutto lo spazio che potevo dargli e la mascella iniziò a farmi male, ma volevo impegnarmi per far godere Paolo. Le sue mani scorrevano tra i miei capelli e mi impedivano di allontanarmi da lui.

Questo almeno finché non fu proprio lui a chiedermi di togliermi da lì.

Avevo paura di aver sbagliato qualcosa, ma capii subito che non era quello il caso. Voleva entrare dentro di me, farmi sua. E lì mi bloccai ancora.

"Rilassati" mi disse prima di iniziare a spingere con la punta cercando di entrarmi dentro.

E quando ci riuscì mi fece tanto, tanto male. Un dolore fortissimo che però veniva coperto dall'inaspettato piacere del suo cazzo che sfregava dentro di me.

Ce l'avevo fatta. Era la prima volta che un uomo mi scopava ed era bellissimo. Non riuscivo a trattenermi, ansimavo e gemevo così forte che per zittirmi mi poggiò una mano sulla bocca. Un gesto che mi eccitò ancora di più e che mi fece perdere ogni controllo.

Gli chiedevo di continuare, di sbattermi ancora, di riempirmi del suo sperma. Desideravo che quella sensazione continuasse, che lui continuasse finché non fosse stato troppo stanco per continuare.

Diversi minuti dopo il dolore stava lentamente superando il piacere, ma sapere di essere finalmente trattato come una ragazza e provare quello che si provava a fare sesso con un uomo rendeva persino quel dolore più dolce.

"Sto per venire" mi disse. Non aspettavo altro.

Gli chiesi di venirmi dentro e poco dopo provai la sensazione di qualcosa di caldo e viscoso dentro di me . Paolo crollò su di me ed io lo strinsi con le gambe e con le braccia per tenerlo più vicino a me.

"Sono andata bene?" gli chiesi dopo un po'.

"Benissimo, anzi, una delle volte più soddisfacenti della mia vita" mi rispose lui.

Non sapevo se credergli o meno, ma non mi importava che quella fosse la verità.

Avevo avuto molto più di quello che speravo, quella sera.

Restammo abbracciati per un po', le sue mani tra i miei capelli, a baciarci. A dirci quanto fosse stato bello.

Finché ad un certo punto non mi disse che doveva tornare a casa o la moglie si sarebbe insospettita.

Quelle parole mi colpirono molto per due motivi.

Il primo era che quest'uomo, di trent'anni più grande di me e sposato con un altra donna, frequentava un sito di incontri fondamentalmente per scoparsi le ragazzine.

Il secondo invece era che il suo bersaglio ero stato io, un ragazzo che di femminile aveva solo le fattezze.

Non sapevo come sentirmi finché mi portava verso il luogo dove ci eravamo incontrati. Lo salutai cordialmente, ma a quel punto non sapevo più cosa pensare di quella serata con lui. Volevo essere arrabbiato, volevo fare qualcosa per farlo sentire in colpa, ma la sensazione del suo sperma che colava tra le mie gambe mi oscurava la mente. Sentivo un legame malato con lui, mi sentivo responsabile del suo tradimento. Ma cazzo se mi era piaciuto farmi sbattere e riempire da lui!

Corsi in casa ancora con il trucco addosso ed il vestito sperando di non incontrare i miei genitori, che per fortuna quella sera erano a cena fuori. Mi feci una doccia per lavare via tutto ciò di negativo che avevo provato, ma per far smettere di colare il caldo seme di Paolo fuori di me servì più di mezz'ora.

Una volta che mi rivestii da ragazzo ed il mio cuore smise di battere all'impazzata, rimase solo la sensazione del sesso e dell'essere posseduta come una vera donna. Oltre che ovviamente il dolore della perdita della mia verginità.

Non riuscii più a rivedere Paolo, non so cosa ne sia stato di lui. Ma so che se non lo avessi incontrato non sarei quello che sono ora.

Perché Paolo è stato solo il primo, ma dopo di lui ne sono venuti molti altri.

E la mia ricerca di femminilità non si è placata neppure ora che ho iniziato a prendere gli ormoni.

Ma questa è un altra storia.

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