Sabato Mattina Allo Studio Legale

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Elena non si aspettava di trovare l'avvocato in ufficio...
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Il sole invernale filtrava attraverso il vetro del portone del vecchio palazzo, nel centro cittadino.

Elena guardo' la sua immagine riflessa e si senti' rassicurata.

Il giaccone di pelle scamosciato che la avvolgeva, fino alle ginocchia, e gli stivali di pelle nera che le fasciavano i piedi fino alle caviglie non lasciavano immaginare che sotto lei fosse completamente nuda.

Adesso sarebbe andata in ufficio a finire di rivedere la pratica che doveva discutere con l'avvocato

Formenti e un cliente lunedi' mattina e poi, per pranzo, sarebbe rientrata a casa, prima di partire per il weekend in montagna, come aveva deciso con Giorgio.

Sorrise allo stupido scherzo di Giorgio, nell'appartamento del quale aveva passato la notte.

Si era svegliato prima di lei , e uscendo, le aveva portato via tutti i vestiti, tranne quella giacca e gli stivali. Il biglietto diceva che avrebbe fatto consegnare gli altri indumenti da un corriere direttamente in ufficio. "Cosi' non perdi tempo a vestirti a casa."

Uno scherzo stupido, che l'aveva anche fatta arrabbiare, ma alla fine innocuo.

Sarebbe rimasto un piccolo segreto tra di loro, di cui nessun altro avrebbe saputo nulla.

Chiamo' l'ascensore, e mentre stava per entrare, senti' il cigolio del portone, dietro di se', che si apriva.

Era l'avv.De Luca, il socio piu' anziano dello studio, con cui Elena aveva raramente a che fare.

"Buon giorno, avv. Vanini." "Buongiorno" rispose Elena, per un attimo smarrita.

L'espressiona placida di De Luca e la sua sorridente cordialita' la rassicuro'.

De Luca si sarebbe rintanato nel suo ufficio e lei avrebbe potuto lavorare tranquilla.

Inoltre, se Giorgio aveva mantenuto la promessa, in breve si sarebbe potuta rivestire e la parentesi si sarebbe chiusa.

De Luca si avvio' verso il suo ufficio. Sul tavolo di Elena c'era gia' il pacco di Giorgio, in evidenza.

"Avvocato, puo' venire un attimo?"

"Certo" rispose Elena, pentendosi di non avere rimandato di qualche minuto, il tempo di rivestirsi.

Entro' nell'ufficio Di De Luca.

"Non si toglie il giaccone?"

"Nnno...ho freddo..." rispose Elena, senza convinzione.

"Vede, Avv. Vanini, parlavamo l'altro giorno con l'Avv.Formenti, ed eravamo d'accordo di trasferirle la pratica della Ambient Solutions. Ormai ha l'esperienza sufficiente."

L'avv. De Luca inizio' a spiegarle i dettagli della pratica, cominciando spiegandole le attivita' della societa' e i profili dei principali dirigenti.

"Ha ancora freddo?" "Si, non so come mai..." rispose Elena.

"Alziamo un po' il riscaldamento" rispose De Luca.

In breve la temperatura nel piccolo ufficio divento' tropicale : il volto di Elena era

arrossato, sentiva le cosce umide sfregare una contro l'altra e ad un tratto una goccia di sudore cadde dal volto di Elena sul documento che De Luca stava spiegando.

"Si sente bene?" chiese De Luca. "Ha bisogno del bagno?"

"Ecco... si'". Si avvio' verso la porta ma De Luca la fermo'.

"E' inutile che usi quello comune, puo' usare il mio, e' quella porta la'."

Elena si volto' a guardare De Luca, e per un momento ebbe il dubbio che avesse capito qualcosa, e che stesse giocando al gatto col topo.

"Ho bisogno di..." disse Elena, senza riuscire a trovare niente che le permettesse di

uscire dall'ufficio.

Passo' un momento di silenzio e poi De Luca ruppe il disagio:" Certo, mi scusi, vada pure.

Ah, gia' che c'e' mi puo' portare un caffe'? La macchinetta e' proprio li' vicino al

bagno..non voglio abusare..."

" Si figuri" disse Elena , felice di potersi liberare della presenza di De Luca.

Si affretto' velocemente verso la propria scrivania, afferro' il pacco, entro' in bagno

e si chiuse a chiave.

Si sfilo' il giaccone e scarto' rapidamente il pacco. Non voleva fare attendere De Luca piu'del necessario, si era comportata in modo strano, ed ora era il momento di recuperare.

Ma il contenuto del pacco gli riservava una sorpresa: invece del maglione e dei pantaloni di lana che aveva indossata la sera prima, dentro c'era una minigonna plissettata, che lasciava scoperte le cosce, fin ben sopra il ginocchio, ed una camicetta di seta, profondamente scollata, che si allacciava davanti con un solo bottone all'altezza del bacino.

Non c'era traccia di biancheria intima.

Si vesti' e si guardo' allo specchio: un minimo movimento del busto rivelava le forma delle mammelle, e dietro il tessuto leggero si intravedevano chiaramente i rigonfiamenti delle areole e dei capezzoli.

Certi movimenti facevano poi scivolare parte del seno destro fuori dalla scollatura.

Non poteva controllare allo stesso modo gli effetti della gonna: pero' provo' a voltare la schiena allo specchio e a chinarsi. Come sospettava, bastava poco perche' si intravedessero le due mezzelune delle natiche.

Si rimise il giaccone. Avrebbe dovuto inventare qualche scusa per De Luca, ma se la poteva ancora cavare.

La sorpresa del pacco le aveva fatto perdere piu' tempo del previsto. Si affretto' verso la macchinetta del caffe'.

Quando lo sfilo' dal distributore un movimento affrettato o distratto glielo fece versare pero' sul giaccone.

Rientro' in bagno. Era impresentabile; una larga macchia scura aveva sporcato tutta la parte superiore del giaccone.

Si ricordo' che nel cassetto teneva uno smacchiatore spray, proprio per queste occasioni.

Torno' rapidamente alla scrivania, apri' il cassetto.

Tiro' un sospiro di sollievo, lo smacchiatore era li' , proprio dove se lo ricordava.

Stava per ritornare in bagno, quando senti' la voce di De Luca.

"Dov'e' andata? Lasci perdere il caffe', venga subito."

Si volto' verso De Luca, smarrita, combattuta tra l'istinto di andare subito a rifugiarsi in bagno e l'impossibilita' di trovare una scusa plausibile per l'avvocato.

Lasciò il giaccone sulla scrivania e docilmente, a testa bassa si incammino' verso De Luca.

Quando fu dentro l'ufficio, alzo' lo sguardo arrossendo sull'anziano avvocato: stava esaminando il suo abbigliamento, senza dire nulla.

Incrocio' lo sguardo, e vi lesse una espressione seccata ed enigmatica.

"Vedo che non ha piu' freddo.E' meglio che prendiamo una boccata d'aria" commento' , e cosi' dicendo spense il riscaldamento e apri' la finestra.

Senti' la pelle d'oca salire sulle gambe nude;la brezza gelida che proveniva da fuori

le fece rizzare i capezzoli, premendo contro il tessuto leggero della camicetta.

"Puo' prendere il faldone? E' nello scaffale in alto. Vede? E' quello con Ambient Solutions scritto sulla testata."

"Certo" rispose Elena con un filo di voce.

Si avvicino' incerta alla libreria. Il faldone era a portata di mano, ma allungarsi avrebbe voluto dire che la gonna si sarebbe alzata di quel tanto che sarebbe bastato a scoprire il sedere.

Si volto' verso De Luca, che aspettava, imperturbabile dietro gli occhiali.

Non osando voltarsi, tese la mano verso il faldone guardando De Luca. Sentiva la gonna scivolare lentamente sulle cosce, sempre piu' in alto...con la coda dell'occhio vide che ce la stava quasi facendo, ancora pochi millimetri e sarebbe riuscita a sfilare il

faldone, fece un piccolo saltello , tenendo la gonna con una mano ed allungando l'altra.

Il faldone fuorisci' dalla fila, l'aveva in mano, quando alcuni fogli si dispersero sul

tappeto.

"Oh! Scusi avvocato" farfuglio' inchinandosi in una reazione istintiva per raccoglierli, senza rendersi conto che cosi' dava a De Luca la visione gloriosa del suo culo; appena il momento di rendersene conto, e si accovaccio', ma la gonna tendeva a raccogliersi nel grembo, scoprendola davanti,

specialmente quando si muoveva da un foglio all'altro.

Fini' per mettersi a quattro zampe, rincorrendo i fogli nella stanza , impacciata, con quel seno che ogni tanto si infilava nella scollatura e quasi ne fuoriusciva.

De Luca lascio' che continuasse.

Quando ebbe finito, Elena si avvicino' alla scrivania.

"Avvocato - inizio' De Luca, guardando negli occhi - credo che mi debba delle spiegazioni."

Il volto di Elena avvampo'.

"Ho sempre visto con favore la sua presenza in questo studio. Fino ad oggi ho pensato che fosse una ragazza seria, con delle capaci notevoli.

Oggi mi si e' rivelata in una veste ... o dovrei dire che si e' svelata?"

"Mi creda, le posso spiegare..." si affretto' a dire Elena.

"E allora mi spieghi." incalzo' De Luca.

Cosa dire? Elena si scopri' senza parole.

De Luca continuo'.

"Non credo che lo spettacolo di questa mattina fosse stato preparato per me.

Mi rifiuto di pensare che questo sia il suo comportamento abituale, anche se potrebbe spiegare il successo che gode tra i soci ed i clienti..."

"No, le assicuro..."

"Lasci perdere. Credo che questo studio non abbia piu' bisogno di lei. Nessuna assicurazione potrebbe cancellare l'impressione di quello che ho visto."

"Mi metta alla prova, le assicuro che c'e' un fraintendimento..."

"Credo che il fatto che lei va in giro seminuda per gli uffici sia incontrovertibile, e

non dia spazio a fraintendimenti.

Quanto alla sua proposta di "metterla alla prova" voglio credere che l'abbia detta con ingenuita', e non per tentare un uomo anziano..."

A questo punto, il telefono risuono' nella stanza.

"Puo' rispondere lei?" le chiese De Luca.

Si avvicino' al telefono e sollevo' la cornetta. Era Giorgio.

"Ciao Elena, ti e' piaciuto lo scherzo?"

L'anziano avvocato aveva nel frattempo sollevato la cornetta di un telefono su una

scrivania vicina.

"Nnnoo... e' stato uno scherzo stupido" esclamo' , col viso arrossato dalla rabbia Elena.

"Non ho tempo per parlarti adesso."

Mentre diceva cosi', pero' De Luca le fece cenno di continuare, e di non dire nulla della sua presenza.

Con la mano inizio' a sfiorarle la coscia, appena sopra il ginocchio.

"Dai, hai sempre detto che era una tua fantasia, andare in giro nuda sotto...dovresti

ringraziarmi."

"Sei un porco."

"Scommetto che hai i capezzoli piu' duri del marmo."

"Non e' vero..."

"Non ci credo...hai provato a toccarli? non deve essere difficile infilare una mano

in quella camicetta..."

De Luca le fece cenno di assecondare Giorgio , le prese un braccio e le infilo' una

mano nella scollatura.

Docilmente afferro' una mammella e la fece fuoriuscire.

In modo incerto, inizio' a giocare con un capezzolo, tenendolo tra pollice ed indice.

"Allora?"

"Cosa vuoi sapere? Lasciami in pace..."

"Ti sei messa i vestiti che ti ho mandato? "

"Si..."

"Non ci credo, come fai a lavorare con solo quella roba addosso?"

De Luca aveva intanto preso la grossa Montblanc con la quale firmava i contratti piu' importanti.

Approfittando del fatto che Elena era distratta dalla conversazione telefonica, inizio' a infilarla e sfilarla lentamente dall' apertura della vagina, quasi giocando.

Elena libero' un gemito , subito mozzato, poi cerco' di fermarlo, ma De Luca le blocco' la mano.

"Cosa c'e'? Ti stai toccando in basso? Sei bagnata? Non dirmi delle bugie,eh?"

Elena guardo' De Luca, guardo' in basso, la penna di metallo che usciva ed entrava

lentamente, luccicante dei suoi succhi.

De Luca la guardo' profondamente, severo, imponendogli una risposta, nella quale non poteva mentire.

"Si, sono bagnata." sussurro' al telefono.

"Lo sapevo...non puoi neanche aspettare...va bene, fammi sentire come vieni..."

De Luca sfilo' la penna e resto' a guardarla. Le sfioro' le spalle e le fece scivolare

la camicia , scoprendole il seno. Le prese la mano libera , e gliela porto' alla fica.

Intanto, lascio' che si sedesse sulla scrivania, inarcandosi all'indietro.

"Vieni...." le sussurrava Giorgio"...fammi sentire come godi senza di me..."

De Luca prima la fece sedere , poi avvicino' due sedie, in modo che appoggiasse un piede su ciascuna, e poi le allontano', in modo che le gambe restassero aperte, la gonna scivolasse sulle cosce, fino al grembo, la fessura esposta , chiaramente

visibile, il dito che entrando la apriva leggermente, per poi restare avvolto tra le

pieghe gonfie, e poi riuscire, lasciando intravedere la cavita', buia.

De Luca resto' in piedi, davanti a lei.

"Dimmi che stai godendo per me..."le disse Giorgio al telefono. De Luca annui'.

"Sto godendo per te..."

"Sei la mia porca..." "Sono la tua porca..."

"Vieni adesso, subito..." "Vengo, si'..."

L'orgasmo incomincio' con un grido strozzato, e la mano le scivolo' dal telefono.

De Luca prese la cornetta e gliela avvicino' alla bocca.

La mano si muoveva freneticamente, dentro e fuori, ed Elena inizio' a modulare un lungo urlo, un lungo urlo di piacere.

De Luca inizio' ad affondare una mano nel seno e poi con un altra la afferro' la vagina, la penetro', e, dopo averla esplorata a lungo, estrasse le dita, gocciolanti.

"Brava...brava..." le stava dicendo Giorgio. Elena resto' ancora al telefono, ansimante, per qualche secondo.

"Ci vediamo a casa mia, mi raccomando, vieni cosi' come sei...e' il nostro segreto..."

"Si..." sussurro' Elena, smarrita.

Dopo avere riattaccato il telefono, guardo' De Luca.

"Credo che abbia vinto lei, mi ha convinto a metterla alla prova.

Spero che valga la pena andare per una volta contro le mie convinzioni.

Si inginocchi sul pavimento."

Senza dir nulla, Elena esegui'.

"Apra la bocca, e la tenga aperta."

De Luca slaccio' i pantaloni e estrasse l'uccello, contornato dai peli biancastri.

"Non mi guardi, guardi l'uccello." disse De Luca, prendendola per i capelli e penetrandola.

"Si ricordi, la sto mettendo alla prova, come dice lei, mi faccia sentire come e' brava."

Nella voce sentiva il tono di scherno, il desiderio di umiliare, ma che cosa poteva fare?

Si mise a leccare e a succhiare, come se veramente dalla soddisfazione di De Luca dipendesse il suo futuro.

"Aspetti." De Luca si sedette sulla poltrona. "Riprenda il mio uccello in bocca.Alzi il culo. Lo muova. Mi sentirei di dire che come avvocato lei e' sprecato, mi permetta la battuta, vero?

Sente che sto per venire? Ancora poco. Mi raccomando, non perda nemmeno una goccia di sperma,

non vorrei sporcarmi i pantaloni..."

Il seme, concentrato ed acre, le esplose in gola.

"Non si muova adesso, le diro' io quando puo' lasciare ...la presa. La sborra di noi vecchi fa fatica ad uscire, esce pian piano...Permetta che dia un'occhiata a questo rapporto nel frattempo."

De Luca inizio' imperturbabile a leggere, mentre Elena gli restava tra le gambe, immobile.

Passo' qualche lungo minuto.

"Credo di avere finito. Si alzi."

Mentre de Luca si allacciava i pantaloni, Elena si alzo' e rimase in piedi, davanti alla scrivania, senza dire nulla, con gli occhi pieni di lacrime.

L'anziano avvocato la guardo'.

"si, ecco, avrebbe bisogno di un bel pianto. Ma prima si slacci la gonna. La lasci

cadere sul pavimento. Ha sempre il giaccone, no?"

Elena, a testa bassa, annui'.

"Ora se ne puo' andare dal suo fidanzato. Arrivederci."

Elena si volto' senza dire nulla e si avvio' verso la porta.

"Si muove con molta grazia." commento' De Luca."Intendo dire che muove il suo culo con molta grazia."

Elena si fermo' un momento , ad assorbire l'ennesimo commento umiliante.

Riflette' un momento, poi si volto' , e con gli occhi arrossati si rivolse all'uomo.

"Ho passato...la prova?"

"Eh? - De Luca sembro' stupito - ah, certo. Si ricordi, lunedi' alle 8 e trenta, per il

briefing con Formenti. Mi raccomando, si vesta in modo adatto all'occasione."

Elena annui'. Le restava tutto il weekend per pensare a cosa avesse voluto dire l'avvocato con quell'ultimo commento.

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