Ho Perso Mia Moglie Per Un Negro

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Da moglie in carriera a troia per negri.
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Libera traduzione del racconto breve 'From executive wife to black cock slut' di Dr. Bone pubblicato il 24 aprile 2008 su Dark Wanderer. Dr. Bone ha pubblicato fra il 2004 e il 2008 su Dark Wanderer circa 80 'stroke stories', stimolanti storie di facile lettura che aiutano e accompagnano nella masturbazione, non solo maschile.

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Guardavo lo stallone nero che si era scopato mia moglie mentre usciva da lei, con la sborra che colava sul tavolino. Lei si alzò e si infilò i pantaloni in poliestere della divisa da lavoro, mentre il suo grosso culo lasciava due macchie di sudore sul ripiano del tavolo. E pensare che solo un anno fa era dirigente in una società che operava nel mercato dell'energia e che non avrebbe mai pensato di indossare un capo in poliestere. Per non dire che non conosceva neanche una persona di colore. E adesso invece? Ma come era potuto succedere?

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Un anno fa mia moglie era rientrata a casa dall'ufficio prima del previsto, con uno scatolone di cartone fra le mani e con in cima la pianta che teneva sulla scrivania. Era pallida, e senza che dicesse niente, già immaginavo cosa era successo. "Non pensavo che mi avrebbero lasciata andare. Proprio me fra tutti. Hanno detto che il vertice della società era troppo carico di alti dirigenti." Si mise a piangere per un po' e le dissi di calmarsi. Aveva una laurea, la casa era già stata pagata, in più c'era il pacchetto della liquidazione, molto generoso, anche se, a causa della clausola di non-concorrenza, per un anno non avrebbe potuto lavorare nel suo settore per una società concorrente. Le dissi che ne saremmo usciti bene.

Dopo un mese aveva cominciato ad annoiarsi. Aveva provato a cercare un lavoro, ma era sovra-qualificata per questa o quell'altra mansione, ed i posti che avrebbe potuto ottenere non poteva averli a causa della clausola di non-concorrenza. Alla fine aveva deciso di andare a lavorare, fra tutte le opportunità disponibili, in un negozio che faceva parte di una catena di caffè. Disse che sarebbe stato piacevole prendersi una pausa da tutta la pressione che regna nell'industria finanziaria. Tutto andò bene per un certo periodo, fino a che non cominciai a notare alcuni cambiamenti.

Dal momento che non aveva più il vantaggio di poter utilizzare la palestra nello stesso edificio in cui prima lavorava, aveva messo su qualche chilo di troppo, anche, e soprattutto, a causa dei dolci che si mangiava al lavoro, e che finivano tutti nel sedere. Il suo culetto, una volta stretto e scolpito dall'aerobica, era adesso bello rotondo e dolcemente morbido, e anche il reggiseno, con mio grande piacere, era aumentato di una o due misure.

Perfino i suoi gusti musicali erano cambiati, a lei di solito piaceva la musica leggera del tipo di quella trasmessa in FM, ma adesso era il rap a prevalere nel suo lettore e negli stereo precompilati della vettura. Cercai di giustificare il tutto come un aggiustamento di abitudini, incluso il restare al lavoro fino a tardi con le altre ragazze, o uscire con loro dopo il lavoro. E per un po' le cose erano andate avanti in maniera tranquilla, fino a che non cominciai ad avere dei sospetti.

C'erano stati anche altri cambiamenti, si era messa quegli enormi orecchini a forma di batacchio, e si era fatta tatuare sul braccio il suo nome con dei caratteri bizzarri. Mi aveva detto che tutte le donne al lavoro li avevano e che potevo stare tranquillo. Fino a una certa sera in cui mi disse che aveva dovuto lavorare fino a tardi perché una delle sue colleghe, Sharon, non si era presentata; il che mi stava bene, solo che alcuni giorni dopo mi aveva raccontato una storia che coinvolgeva Sharon ed un cliente che si era arrabbiato, e la cosa era successa lo stesso giorno in cui Sharon non avrebbe dovuto essere al lavoro. Mi era venuta la tentazione di dirle qualcosa, ma non lo feci, forse si era sbagliata sulla data, d'altra parte se stava facendo qualcosa di strano non volevo metterla in guardia parlandole di quella svista.

Continuava a parlare di Jim, il direttore del negozio. Trovava il modo di inserirlo in tutte le conversazioni. "Oh, Jim ha fatto questo." oppure "Jim ha fatto quello!" Ciò che mi fece veramente insospettire fu quando cominciò a parlare della vita personale di lui, di come la sua ragazza fosse una tal puttana, e di come lei non lo capisse. I miei dubbi si fecero più profondi. Me ne stavo alla finestra indeciso se affrontarla o no. Alla fine, un bel giorno, i miei sospetti furono confermati. Mia moglie aveva chiamato per dirmi che avrebbe dovuto lavorare fino a tardi per preparare una promozione speciale. Mi disse di non aspettarla alzato. Mi ero preparato per andare a letto quando mi accorsi che avevamo finito il latte che di solito mescoliamo con il caffè, ironia della sorte. Invece di prendere la macchina, decisi di fare una passeggiata per alcuni blocchi e di comperarlo in drogheria. Mentre stavo rientrando, vidi un SUV di fronte a casa nostra, simile a quello di Jim. Mia moglie e lui erano dentro a parlare. Pensavo di avvicinarmi quando mi accorsi che lei era in una posizione strana, ad angolo rispetto a lui, e intuii che gli stava facendo una sega in macchina. Non potevo però vedere per esserne certo, a causa della distanza e dell'altezza del veicolo che oscuravano la mia visuale. Ma quello di cui fui sicuro fu il bacio che lui le diede mentre le strizzava un capezzolo attraverso la blusa gialla dell'uniforme che indossava. Poi lei si chinò in avanti e vidi la testa di lui che fissava il soffitto.

Non sapevo più che cosa fare. Affrontarli? Avrebbe potuto finire male, e poi l'intero vicinato avrebbe saputo cosa stava succedendo. Incaricare qualcuno di filmarli e poi passare per il divorzio? Non ero sicuro di voler buttare alle ortiche un buon matrimonio. E poi c'era la mia spaventosa erezione. Come mai mi trovavo ad essere così eccitato da una situazione come questa, cui non avevo mai neppure pensato? Mi vergognai nel riconoscere che ad arraparmi era il pensiero di mia moglie che succhiava il cazzo di un altro uomo, per di più un negro.

Respinsi la tentazione di dare un'altra occhiata e mi incamminai lungo l'edificio per entrare in casa attraverso l'uscita posteriore. Misi il latte in frigorifero con cura, mi svestii ed entrai in camera da letto. Arrivai a letto appena in tempo per sentire la porta che si apriva.

Non dissi e non feci nulla per circa una settimana o quasi, ma la cosa mi cresceva dentro. Avevo dei pensieri, pensieri che sapevo non avrei dovuto avere, di mia moglie che montava il cazzo di quell'uomo fino a farlo godere. Queste visioni diventavano sempre più dettagliate, me la immaginavo mentre faceva venire con un pompino lui e poi i suoi amici, lei che faceva sesso di gruppo, e lei che si faceva mettere incinta da lui. Questi pensieri mi eccitavano; cercai di non masturbarmici sopra. Come se, facendomi una sega, avessi potuto gettare un qualche incantesimo su tutta la faccenda. Ma alla fine fu troppo anche per me e cominciai a menarmelo, e una volta cominciato non riuscii a fermarmi. Non riuscivo a togliermi dalla testa le immagini di mia moglie e del suo amante nero. Mi masturbavo 3 o 4 volte al giorno, una volta lo feci anche al lavoro.

Alla fine io e il mio cazzo indolenzito non ne potemmo più, e la affrontai rinfacciandole quello che avevo visto. Mi disse che non era stata sua intenzione di avere una relazione, solo che era così depressa per aver perso il lavoro, e Jim e lei avevano lavorato insieme ed insieme era cresciuta la loro intimità. Poi fece scoppiare la bomba e mi disse che avevano scopato parecchie volte.

Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Lei non sapeva più cosa dire, fino a che non vide il mio cazzo che cominciava a rizzarsi. "So che sei arrabbiato, però vedo anche che il cazzo ti sta diventando duro. Ti fa arrapare il pensiero di me e Jim insieme? Di me che gli succhio il cazzo." Si fermò, fece una pausa mentre si chinava per afferrarmi il pisello e disse "Il suo cazzone nero. Abbiamo sempre usato il preservativo." Lo disse per cercare di rassicurarmi che non ci sarebbero state complicazioni con quello che stava succedendo. "A meno che tu non voglia che me lo infili dentro a pelle nuda." disse mentre mi apriva la cerniera dei pantaloni e mi tirava fuori il cazzo.

"Oh, Signore, guarda com'è duro." Fece una pausa per un momento e poi disse "Almeno, per una cosa da bambino così piccola." Il cazzo mi tradì diventando ancora più duro. Gli diede qualche colpetto su e giù. "Un po' più piccolo di quello cui sono abituata, ma vedo che apprezza le attenzioni." Sogghignò mentre continuava a menarmelo.

"Ce l'ha più grosso del mio?" Le feci la domanda che tutti i cornuti fanno alle loro mogli. Mi guardò diritto negli occhi e disse "Molto più lungo. E più grosso. Adoro avere il suo grosso cazzo nero dentro di me." Lo disse senza smettere di guardarmi negli occhi.

Accorgendosi che stavo per venire, si aprì il top della camicetta dell'uniforme, si slacciò il reggiseno si chinò con il seno sulla punta del cazzo dicendomi quanto piaceva al suo amante succhiarle le tette. Venni copiosamente contro le sue tette e lei mi pompò il cazzo fino all'ultima goccia mentre si spalmava la sborra su tutto il seno.

Salimmo di sopra e ci facemmo la scopata più torrida e sfrenata di tutto il nostro matrimonio.

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"Allora?" mi disse mia moglie alcune settimane più tardi. "Ho una sorpresa per te. Jim sta venendo qui stasera a prendermi e dopo il lavoro usciamo insieme, ma prima di andarcene mi scoperà, proprio qui davanti a te. C'è solo una cosa su cui tu hai il diritto di dire qualcosa, se vuoi può scoparmi senza protezione, in effetti è qualcosa che lui desidera, ma tu conosci i rischi, potrebbe mettermi incinta. Così, la decisione è tua."

Qualche ora più tardi Jim venne a prendere mia moglie. Lei si girò verso di lui e gli disse,

"Rilassati, è d'accordo", poi lo baciò profondamente, fece una giravolta e lasciò cadere i pantaloni in poliestere dell'uniforme mentre si posizionava a quattro zampe sul tavolino da caffè. Jim mi diede uno sguardo di condiscendenza mentre si tirava fuori il cazzo, già in piena erezione e di dimensioni mostruose, e si mise dietro a mia moglie come se fosse una sua proprietà. "Sei sicura che sia OK?" disse con la mano in tasca come se stesse per tirarne fuori un preservativo, e lei rispose di sì. Tirò fuori la mano dalla tasca e spinse il suo grosso cazzo nero nel buco di mia moglie. Lei mugolò e vidi la figa che si allargava per far entrare il suo cazzo massiccio. Qualche mese prima era una dirigente in carriera, con un corpo magro e snello, e adesso guardavo il suo culone che tremolava mentre lui cominciava a spingere dentro di lei.

"Oh cazzo, sì! Ti piace guardarmi mentre mi faccio scopare, non è vero porco?" Le dissi di sì.

Lui lo tirò fuori e le fece togliere i pantaloni, poi la fece coricare sul tavolino da caffè, glielo rimise dentro con una spinta e cominciò a scoparla con un tale vigore al punto che pensai che i vicini avrebbero chiamato la polizia o che il tavolino si sarebbe rotto.

"Vieni dentro! Vienimi dentro!" lei gemette. Quando lui venne lei gridò che poteva sentire la sua sborra arrivarle fin dentro ai capezzoli, in modo così violento che pensai le avrebbero bucato la camicetta. Poi, dopo averlo tirato fuori, lei restò lì un attimo per riposarsi, mentre il seme gocciolava fuori sul tavolino. Quando si fu ripresa abbastanza da potersi alzare, il suo culo lasciò due macchie di sudore sulla tovaglia di plastica che copriva il tavolino.

Lo baciò in modo così profondo ed appassionato che mi sentii come un intruso nella mia stessa casa. Si infilò i pantaloni dell'uniforme dicendomi che stasera doveva lavorare nell'ultimo turno e che sarebbe rientrata lunedì mattina. Sapevo già che non serviva a niente discutere con lei. Mi diede un bacio profondo e se ne andarono ridacchiando. Ancor prima di sentire il motore della loro macchina, già avevo tirato fuori il cazzo.

Non la risentii fino a domenica notte. Ci fu una email, un breve messaggio video. Nervosamente lo aprii e attesi per quello che mi parve un secolo mentre il documento si caricava; lei si trovava in un magazzino inginocchiata fra due negri nudi. Guardò verso la fotocamera mentre li faceva venire con la mano dentro una tazzina da caffè posata su un tavolino di legno di fronte a lei. Poi si bevve il caffè fino all'ultima goccia in un solo sorso e disse "Mmmm! Buono, fino all'ultima goccia." Il messaggio venne troncato, ma già sapevo che cosa stava per dire.

Rientrò a casa lunedì sul tardi. Feci fatica a riconoscerla. Aveva i capelli tutti arruffati. Si tolse l'uniforme macchiata di sborra e di sudore e ricevetti il mio secondo grande shock. I suoi capezzoli erano stati perforati con degli anelli enormi, e c'era un tatuaggio sul seno sinistro negli stessi caratteri di quello con il suo nome. Esso diceva "Amo i neri!".

Mi disse che doveva dormire, si spogliò nuda e se ne andò a letto lasciandomi sulle spine fino al mattino dopo. Le portai la colazione a letto. Dopo averla divorata avidamente mi raccontò del suo fine settimana passato a scopare nel retro del magazzino, di essere stata condivisa da altri negri, amici di Jim, e di aver perfino leccato la figa di una delle amanti bianche di quegli altri stalloni.

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Questo tormento erotico andò avanti per mesi, con mia moglie che spariva durante i fine settimana e rientrava a casa con tante storie oscene da raccontare. Alla fine potei perfino guardarla mentre si faceva scopare da un gruppo di negri che la presero a turno per tutta la notte.

Una sera che eravamo in casa, mi si sedette vicino sul letto, mi prese in mano il cazzo e cominciò a menarmelo. "Ti ricordi di quando ti parlavo sporco e una delle cose che ti piaceva sentirmi dire era di chiedere al mio amante di mettermi incinta. Bene, è successo." Sentii che il sangue mi si trasformava in acqua. Non potevo crederci. Per anni avevamo tentato di metter su famiglia, e adesso questo super stallone ci era riuscito. Mi guardò diritto negli occhi e disse che lo avrebbe tenuto. "Beh, hai voluto che appartenessi a un negro e adesso è così. Come ci si sente?" Con mia vergogna mi si era rizzato il cazzo al sentire di quest'ultimo e definitivo segno di infedeltà.

All'inizio potei osservare il suo ventre mentre cominciava a mostrarsi, e le sue tette che diventavano più grosse. Pensavo che la maternità avrebbe rallentato la sua libido; neanche a dirlo, l'aveva rinforzata come non mai. La guardavo dai piedi del letto mentre il suo amante la scopava, succhiandole le grosse tette.

Nel secondo trimestre gli aveva fatto spesso dei pompini mentre era nuda e lo stesso faceva con i suoi amici, lasciando che le ciucciassero le tette che crescevano con sempre più latte. Oppure la scopavano fra le tette usando il suo stesso latte come lubrificante. In seguito, negli ultimi tre mesi, si arrangiò a farli godere usando le mani.

Quando arrivò il momento del parto, disse a tutti la verità. Ne fui umiliato con i vicini, i colleghi di lavoro, e anche con la mia famiglia. La famiglia di lei non volle più parlarle.

La cosa ironica successe dopo che lei aveva ripreso il suo posto di lavoro nella vecchia società. Un giorno rientrai a casa e mi ritrovai la sorpresa che se ne era andata. Mi aveva lasciato una lettera dicendo che voleva stare con lui e che era meglio per tutti. Bah, non posso biasimarla. Da quando era tornata a lavorare in ufficio, non aveva fatto segreti del suo amante nero.

Dovetti lasciare la città. Non potevo sopportare l'umiliazione di vivere nella stessa casa in cui avevo visto mia moglie tradirmi con l'amante per il quale mi aveva lasciato. Col tempo incontrai un'altra donna, Kelly. Lei era ancora più riservata di quanto non fosse stata mia moglie; e anche se la nostra vita sessuale va bene, ogni tanto mi chiedo: come sarebbe se anche lei si facesse scopare da un nero?

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