E' Figlio Di Un "Signore"

Informazioni sulla Storia
He is the don of a gentleman.
4.6k parole
4
8.2k
00
Storia non ha tag
Condividi questa Storia

Dimensione del Font

Dimensione Carattere Predefinita

Font Spaziatura

Predefinito Font Spaziatura

Font Face

Carattere Predefinito

Tema di Lettura

Tema Predefinito (Bianco)
Devi Login o Registrati per salvare la tua personalizzazione nel tuo profilo Literotica.
BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui
ULISSE
ULISSE
18 Seguaci

Domenico era un buon uomo, sempre allegro, al lavoro era il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire. Preciso, anche un po' pignolo, ma per un bravo tipografo questo era un pregio. Era sposato da alcuni anni, con Lucia, una bella ragazza, non molto alta, magrolina, ma con riempiture giuste ai posti giusti, e i capelli nerissimi, corvini, lunghi fino alle ginocchia, che erano il suo vanto e ostentava orgogliosa. Avevano messo al mondo due figli, Giovanna, che frequentava la seconda elementare, e il piccolo Marcello, ancora all'asilo.

Lucia teneva moltissimo alla casa, ai figli, ad apparire una brava moglie che curava il marito e gli assicurava camicie pulite e vestiti stirati. Lei cercava di essere sempre in ordine e non usciva mai senza l'approvazione dello specchio al quale, con un'occhiata chiedeva: "Come sto?"

Abitavano nel nuovissimo quartiere delle case popolari. Begli edifici, fatti come si deve, con qualcosa di civettuolo nell'aspetto, nella disposizione dei vani. Lei assillò Domenico perché dovevano riuscire a farsi assegnare un appartamento in qual complesso, il più grande, e per aumentare il punteggio si mise a carico i genitori e la sorella più giovane.

Il proprietario dell'azienda editrice dove lavorava Domenico. uno dei maggiorenti del paese, ottenne facilmente che a un suo capo-operaio fosse destinato uno dei migliori alloggi. La gioia di Lucia fu immensa, ma emerse il problema del canone di locazione, enorme in confronto al quasi nulla che pagavano nella vecchia casupola. Lei, inoltre, voleva qualche mobile nuovo, logicamente da comprare a rate. Cominciò col ringraziare genitori e sorella, rimandandoli alla loro antica abitazione. Ora, però, il modesto bilancio familiare era aggravato dall'affitto e dalla rata dovuta al mobiliere.

Domenico aveva confidato il suo problema ad un compagno di lavoro, mentre erano al bar, e fu sorpreso, all'uscita, di essere avvicinato dal giovane forestiero, che pur incontrava spesso, trasferitosi da qualche tempo in quella città per motivi di lavoro.

"Scusate se v'importuno, ma ho ascoltato quello che avete detto al vostro collega, e permettetemi un suggerimento. Perché non vi aiutate, almeno per un po' di tempo, affittando una camera?"

"Si, anche mia moglie ha avuto la stessa idea, ma a chi? Sapete, ho una moglie giovane, due bambini piccoli..."

"Si tratta di trovare la persona giusta.

"Sareste voi, per caso?"

Il giovane sorrise e gli batté, confidenzialmente, una mano sulla spalla.

"No, io sto qui con mia moglie e il piccolino. Però c'é il mio nuovo direttore, che attualmente vive in albergo, in cerca di una sistemazione del genere per il periodo che rimarrà in questa città."

"Che tipo é?"

"Una persona molto seria, a modo. É il miglior capo che io abbia mai avuto."

"E' vecchio?"

"Non credo, ha qualche anno meno dei quaranta."

"Ah!?

"Perché ah!?"

"Niente, niente..."

"Che fa, se lui é d'accordo lo conduco da voi?"

"Ma si, proviamo, io sarò a casa domani dopo le sei del pomeriggio."

"A domani, allora."

^^^

Davide Simoni, il Direttore provinciale, e Rino Sposetti, uno dei suoi collaboratori, suonarono alla porta di Domenico nello stesso istante che l'orologio del Comune batteva le sei del pomeriggio. Sulla lucida targa d'ottone, in corsivo inglese, risaltava il nome Domenico Venosta.

La porta s'aprì su un ingresso abbastanza vasto e ben illuminato, e Domenico li invitò ad entrare, li precedette nella stanza da pranzo, uno dei recenti acquisti, dov'era anche un lungo e comodo divano.

"Prego, accomodatevi."

Sposetti fece le presentazioni.

Lucia, dopo essersi accuratamente esaminata allo specchio, apparve sorridente. Indossava un semplice vestito verde smeraldo, sul quale risaltavano i lunghi capelli, lisci, appena tenuti da un nastrino dello stesso colore.

Domenico si rivolse ai suoi ospiti.

"Questa é Lucia, mia moglie."

Davide s'alzò per salutarla.

"Prego, prego" –disse la donna- "restate comodi."

"Prima di tutto" –cominciò Domenico- "vorrei mostrarvi la camera che vorremmo affittare. Lucia, va ad accendere la luce."

Si alzò e invitò Davide a seguirlo. Anche Rino si unì al gruppetto, preceduto dalla donna.

Anche i mobili della camera erano fiammanti. Un letto ad una piazza, un armadio, con specchio interno, comò, comodino, un tavolino due sedie. Tutto molto funzionale, senza eccessive pretese.

Davide dette un'occhiata, Sposetti si soffermò su tutto, meticolosamente.

"E qui" –disse Lucia, aprendo una porta, nel corridoio- "il bagno."

Spazioso, pulitissimo, con sanitari lucidi.

Tornarono nella sala da pranzo.

Lucia chiese il permesso di allontanarsi per preparare un caffè, fatto in casa, logicamente, aggiunse.

Davide chiese dei figli, Domenico gli disse che erano andati dalla nonna.

La donna apparve poco dopo, con un vassoio sul quale era una caffettiera moca, una zuccheriera, tre piattini e tazzine. Versò il caffè nelle tazzine e porse la prima a Davide.

"Quanto zucchero, dottore?"

"Niente, grazie, preferisco non alterare il sapore originale della bevanda."

Assaggiò il caffè, fece i complimenti a Lucia.

"La camera é di mio gradimento. Logicamente, dovrete gentilmente pensare voi alla biancheria da letto e da bagno. Che pigione chiedete?"

Lucia s'affrettò a rispondere.

"Penserò io a tutto e, se occorre, anche a lavare e stirare la vostra biancheria personale. In quanto alla pigione..."

"Richiese qualcosa in più del loro canone di locazione.

Domenico la guardò cercando di nascondere la sua sorpresa, ma la donna, con sorriso smagliante sulle labbra, fece finta di non accorgersene.

"Molto bene" –disse Davide- "pagherò in anticipo. Quando potrò venire?"

"Potete restare anche adesso."

S'affrettò a rispondere Lucia.

"Bene, farò portare le mie cose, tra poco, e verrò dopo cena."

"Se volete cenare con noi ne saremo lietissimi."

Aggiunse, quasi precipitosamente, la donna, sempre più sorprendendo il marito.

Davide, sorrise, ringraziò, ma disse che aveva già un invito, ma che non avrebbe fatto tardi. Dal portafoglio trasse una certa somma che pose sul tavolino.

"E' quanto vi devo per i prossimi due mesi."

Domenico ringraziò, aggiungendo che non era necessario affrettarsi.

Lucia si rivolse al suo nuovo inquilino.

"Dovete andar via subito? Di dove siete? Avete famiglia? Ma, voi che siete il Direttore, comandate tutta la Provincia? E chi é il vostro superiore?"

E, forse, sarebbe andata avanti nel porgere domande se Domenico non l'avesse interrotta.

"Lucia, mi sembra che tu sia indiscreta, non devi importunare il dottore."

Davide sembrava divertito.

"Nessuna indiscrezione, sono legittime informazioni su chi si accetta di ospitare nella propria casa. Cercherò di rispondere a tutto. Dunque...vediamo. Allora, non devo andar via subito, l'appuntamento per una frugalissima cena é tra circa due ore. Poi... ah... sono nato nel Veneto ma vivo da tempo nel centro d'Italia, sono sposato e ho due figli, sono responsabile di tutta la Provincia, dipendo dal Direttore regionale. Se avrete altre domande, fatele pure, credo che ne avrete il tempo e io spero di poter soddisfare la vostra curiosità."

Luci scosse un po' la testa, quasi con aria sbarazzina.

"Siete avvocato?"

"No, sono economista, ho un incarico all'Università del Capoluogo di questa Regione, e anche in alcune strutture pubbliche."

"E quanti stipendi prendete?"

"Uno solo, purtroppo, qualche gettone di presenza e il rimborso delle spese che sostengo per svolgere i compiti affidatimi."

"Lucia, per favore, stai diventando scorretta."

Domenico era rosso in viso.

"No, no, nessuna scorrettezza. Per favore... Sono lieto per queste domande e grato alla signora che me le fa."

Rino, che era rimasto silenzioso tutto il tempo, ricordò che era opportuno passare per l'ufficio, prima della cena, e che si doveva anche ordinare all'albergo di far portare le valige a casa dei Venosta.

"Interessatevi voi della cosa, per favore, non voglio dare subito il mio nuovo indirizzo."

"Benissimo, dottore."

Si alzarono e presero commiato dalla coppia.

Sulla porte, Davide strinse la mano a Lucia, le sorrise.

"Signora, se un dubbio vi tormenta, v'assale, oppure no, ebbene, interrogatemi, io vi risponderò."

Fece un cenno col capo e uscì.

Appena furono soli, Lucia si rivolse al marito.

"Tutto risolto, Domé, hai visto?"

"Si, ma la tua faccia tosta non la supera nessuno."

^^^

I rapporti tra Davide e quelli che chiamava i suoi padroni di casa erano molto cordiali, improntati a una certa familiarità. Lucia aveva la tendenza alla confidenzialità. La mattina, uscito il marito, che prima di raggiungere il luogo di lavoro accompagnava i bambini a scuola, bussava alla porta di Davide per dirgli che il caffè era pronto, sul tavolo della cucina. Una mattina gli chiese se voleva che glielo portasse lì e, senza attendere risposta, bussò appena ed entro nella camera dove lui era ancora a letto, sfogliando il giornale. Gli porse piattino e tazzina e sedette sulla sedia ai piedi del letto. Un po' scarmigliata, con la vestaglia, non completamente abbottonata, sulla camicia da notte. Dalle larghe maniche uscivano due braccia, deliziosamente disegnate, che, muovendosi, lasciavano scorgere i fitti cespugli neri delle ascelle.

Lucia si accorse di come Davide le guardava l'attaccatura delle braccia.

"Vi sarete accorto che non uso depilarmi, non mi sono mai depilata, mai."

Quasi con aria di sfida maliziosa, aggiunse che neppure quando andava al mare era usa rimuovere quelli che molti consideravano peli superflui. Se la natura ce li aveva messi, concluse, dovranno pur servire a qualcosa.

"Credete che sia indice di scarsa pulizia? Io mi lavo sempre e scrupolosamente. Sentite."

S'alzò e andò a mettere una sua villosa ascella sotto il naso dell'uomo, premiandolo, comunque con la affascinante visione di una soda tettina dal roseo e turgido capezzolo.

Davide le guardò le gambe. Belle, snelle, lisce e senza alcun accenno di peluria.

Lucia poggiò un piede sul letto.

"Non mi depilo neanche le gambe, sono così di natura. Toccate."

Lui passò lievemente la mano sulla pelle serica, seducente. Gettò uno sguardo sotto la vestaglia, sotto la camicia. Gli sembrò di scorgere, o volle immaginare di vedere, un crespo groviglio di riccioli neri.

Lucia non ritrasse subito la gamba, scrutando l'espressione del volto dell'uomo. Visibilmente turbato, Davide alzò le ginocchia. Forse per nascondere la sua eccitazione, pensò lei.

Tornò a sedere ai piedi del letto.

"Posso portarvi il caffè in camera, la mattina?"

"Ne sarò felice, grazie. Ma sedete un po'. Ditemi un po' di voi, se volete, desidero conoscervi meglio. Mi fate parlare tanto, state lungo ad ascoltarmi, a lungo, sugli argomenti più disparati, di economia, religione, politica, sui rapporti col prossimo. Ma voi parlate poco, perché?"

"Mi piace ascoltarvi, sentire la vostra voce, le vostre parole così precise, chiare. Sto imparando tante cose che ignoravo. Non avevo mai conosciuto una persona così colta..."

"Non prendetemi in giro, signora Lucia, del resto gran parte della mia attività consiste nel parlare, nell'esaminare problemi, cercare di spiegarli ad altri e di risolverli. Specie all'Università."

"Non chiamatemi signora, mi sembra che vogliate tenermi a distanza. Il mio nome é Lucia. Ma ditemi, voi credete che i genitori trasmettano ai figli le proprie caratteristiche?"

"Non vedete come spesso i figli somiglino ai genitori?"

"Non intendo fisicamente, mi riferisco alle altre qualità, al carattere, all'intelligenza, alle attitudini."

"Sono convinto che anche questo si trasferisca da padre a figlio, poco o molto non so, ma sono certo che un genitore dia parte delle proprie qualità, buone o cattive che siano, alla propria prole."

"E' vero che Gesù aveva natura divina perché era il Figlio di Dio?"

Con la sedia s'era spostata verso la testiera del letto, e aveva poggiato le mani sulla leggera coperta stesa su Davide. Lui le prese la mano, sorridendo.

"Ricordate il Credo, Lucia, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. La sostanza del padre, quindi, passa al figlio."

Lei lo guardava con gli occhi lucidi, come incantata, ammaliata.

"Lo immaginavo, ora lo so."

"Sapete cosa?"

"Che il figlio acquisisce le stesse caratteristiche del padre."

"Dal vostro interesse mi sembra comprendere che é cosa molto importante, per voi."

"Essenziale."

"Avete un segreto, in proposito?"

"Forse."

"Non lo posso conoscere?"

"A suo tempo. Ora, scusatemi, ma mi attendono le solite faccende, e scusate per le chiacchiere, e se vi ho importunato."

"Grazie a voi, Lucia, per l'ottimo caffè e la compagnia che mi avete fatto. Come sapete, e vedete, sono abbastanza solo."

"A proposito, dottore, grazie per il buono omaggio relativo a un trattamento completo al Beauty Center del Capoluogo di Regione, ma non é facile, per me, recarmici. Voi quando contate di andarvi?"

"A voi non serve un trattamento del genere, giovane e bella come siete. Comunque, io andrò domani alla Direzione regionale. Volete profittare e venire con me?"

"Non si seccherà il vostro autista?"

"Perché dovrebbe?"

"Potrei davvero venire con voi?"

"Certo."

"Grazie, ne approfitterò."

"Io starò fuori tutto il giorno, come farete coi bambini?"

"Ci penserà mia madre."

"E Domenico?"

"Lo stesso."

"A domani, allora."

"A che ora?"

"Partirei dopo le dieci. La mia riunione é alle quattordici."

"Sapete che orario osserva il Beauty Center?"

"Orario continuato dalle nove alle diciotto."

"Ma come avete avuto il buono omaggio?"

"Il proprietario é un mio caro amico."

"A domani, comunque, alla solita ora vi porterò il caffè."

Uscì canterellando, e andò in cucina.

Davide prese le sue cose e si chiuse nel bagno.

^^^

Lucia cercava di riordinare i mille pensieri che le affollavano la mente. Davide l'affascinava. Coi suoi modi, con la voce, con le sue mani forti ed eleganti nello stesso tempo. Era attratta dalla sua intelligenza, dalla cultura, dal modo di spiegarle le cose. Sarebbe rimasta per ore, accoccolata ai suoi piedi, ad ascoltarlo, poggiandogli la testa sulle ginocchia che avrebbe ammantato con la lunghissima chioma.

Non era riuscita ad evitare un confronto col sempre sorridente Domenico, il padre dei suoi figli, pur rendendosi conto della disomogeneità dei termini di paragone.

Lei, che era riuscita appena a terminare la scuola media, figlia d'un povero bracciante e moglie d'un modestissimo operaio, si sentiva la Cenerentola ammaliata dal principe. Era consapevole che a mezzanotte, comunque, tutto sarebbe finito, ma fino a quell'ora potevano accadere tante cose che avrebbero certamente lasciato un indelebile ricordo in lei.

Il suo turbamento le aveva provocato un senso di repulsione verso il marito. Le dava fastidio perfino il tono della voce, il suo modo di muoversi. Aveva simulato un'insolita lunghissima durata del suo ciclo mensile, lamentato disturbi vari, immaginata un'inesistente visita medica, nella quale sarebbe stata riscontrata una flogosi vaginale che richiedeva un periodo d'astensione assoluta dai rapporti sessuali. Domenico la guardava con una certa meraviglia, notava un certo cambiamento nel comportamento della moglie, e attribuiva tutto, anche l'esagerata igiene personale e cura del corpo, a quella infiammazione che proprio non ci voleva.

"Lucietta mio, io ti desidero."

Le diceva, a letto, il trascurato consorte.

"Abbi pazienza, Domé, quando sarò guarita ci rifaremo del tempo perduto."

Gli volgeva le spalle e fingeva di dormire, con le mani strettamente serrate tra le gambe.

Davide era il suo dio e signore.

L'indomani avrebbe viaggiato con lui. Chissà, forse lui avrebbe occupato il posto accanto all'autista, e lei sarebbe stata dietro, sola.

Aveva detto a Domenico che andava a farsi fare una visita di controllo presso un primario suggeritole da un'amica. Per non affaticarsi eccessivamente, salendo e scendendo da mezzi pubblici, avrebbe profittato che il dottore andava alla Direzione regionale. L'autista l'avrebbe accompagnata alla clinica universitaria e sarebbe ritornata a prenderla prima del ritorno in sede.

Domenico si strinse nelle spalle, senza dire nulla.

L'indomani s'alzò per tempo, poltrì nella vasca da bagno dove aveva disciolto dei costosi sali profumati, spazzolò a lungo i capelli, poi, in accappatoio, allestì la colazione al marito e ai figli, svegliò tutti, li preparò per uscire, attese che se ne andassero. Allentò la cintura dell'accappatoio, riempi di caffè una tazzina, s'avvicinò alla porta di Davide, bussò appena e, senza attendere risposta, entrò accendendo la luce.

"Buongiorno, dottore. Le ho portato il caffè."

Davide, ancor assopito, si svegliò del tutto e si mise a sedere. Lucia gli si avvicinò e gli porse la tazzina. Nel movimento, l'accappatoio le si aprì quasi del tutto, offrendo l'incantevole spettacolo del piccolo corpo perfetto, proporzionato in ogni suo particolare, col minuscolo ombelico deliziosamente disegnato, e il nero e folto triangolo del pube. Resto lì, come in mostra, fingendo di non accorgersi di come Davide la fissava, la percorreva col suo sguardo avido e goloso. Riprese la tazzina vuota, che l'uomo le porgeva, e con la massima indifferenza si voltò e uscì.

Quando fu pronto, Davide uscì dalla sua camera, andò in cucina, per salutare Lucia, ma non c'era nessuno.

"Signora Lucia?"

Gli giunse la voce dal bagno.

"Sono qui."

Lui s'avviò per dirle qualcosa, restando dietro la porta.

L'uscio era aperto, Lucia, completamente nuda, era sulla bilancia, pesandosi, volgendogli la magnifica schiena, le rotonde ed eccitanti natiche appena coperte dai lunghi capelli corvini.

"Scusatemi, Lucia."

"Scusate voi se ho lasciato la porta aperta."

Prese un asciugamano e lo avvolse intorno ai fianchi, cercando di raccogliere il seno scultoreo nelle sue piccole mani.

"Volevo dirci che faccio un salto in ufficio e sarò qui tra un'ora."

"Grazie, mi troverete pronta."

Davide uscì e, senza affrettarsi, s'avvio verso il vicino ufficio, con negli occhi la visione di quel corpicino incantevole ed allettante. Più la vedeva, specie nelle insperate condizioni di quelle ultime volte, e più si sentiva preso dalle grazie di quella piccola incantevole donna. Forse si stava montando la testa, equivocava involontarie disattenzioni.

Lucia l'attendeva affacciata alla finestra. Vide fermarsi un'auto vicino al portone e scenderne Davide. Non era quella dell'Ufficio, e la guidava Davide stesso, che alzò gli occhi e le sorrise, facendole cenno di andare giù. Lei annuì col capo, si ritirò, chiuse la finestra. Poco dopo apparì sul portone. Blusa di seta écru sulla lunga gonna blu, abbottonata davanti, di cotone setificato, grossa borsa e scarpette con tacco sportivo, tutto intonato alla gonna. Era proprio elegante, Lucia, e molto bella.

L'uomo aprì lo sportello, la fece sedere, richiuse, andò dall'altra parte, salì.

"Indossiamo le cinture, per favore."

Lei eseguì. Lo guardò interrogativamente.

"Questa non é l'auto di servizio."

"No, é la mia. Preferisco così."

"Guidate voi?"

"Perché, non vi fidate?"

"Assoluta fiducia. Forse é malato l'autista?"

"Sta benissimo, ed é in regolare servizio. Forse non gradite che siamo solo noi due?"

"Anzi, così se ho da dire qualcosa non devo star a pensare ad altri che mi ascoltano."

Si era avviato verso l'uscita della città, guidando senza fretta. Stavano imboccando la strada per il Capoluogo regionale. Il traffico non era eccessivo.

"Volete andare più velocemente, o sta bene così."

"Va benissimo. Grazie."

"Sapete che siete molto elegante, Lucia, certo che non so proprio cosa ci andate a fare in un centro di bellezza, forse potrete fare da modella. Siete così giovane che penseranno che sia vostro padre."

ULISSE
ULISSE
18 Seguaci
12