BETTY GODIVA

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ULISSE
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"Posso, Piero?"

Sobbalzai, strana quella domanda.

"Certo!"

Alzò una sedia e venne a sedere di fronte a me. Tese le mani, afferrò le mie e le tenne sollevate.

"Credo di aver sbagliato tutto, Piero, scusa...!"

Alzai le spalle.

"Sbagliato cosa?"

"Forse invitarti a venire qui, con me... alla tua età hai bisogno di vedere, frequentare, ragazze della tua stessa età... e certamente ho commesso un errore facendomi aiutare in quella dannata depilazione... che mai mi fosse venuto in mente di farla... ma... scusami, tesoro della zia... come potevo immaginare... solo supporre... come dire... una certa reazione... ti conosco da sempre... mi conosci da sempre... sono la tua vecchia zia..."

Deglutii a fatica, e strinsi le mani che tenevano le mie.

"Ma cosa dici, zia Betty...... ma scherzi...? Certo, ti conosco da sempre ed è da sempre che ti guardo con ammirazione che ti contemplo che resto affascinato dalla tua bellezza, dai tuoi capelli.... Da tutto... scusami tu, piuttosto, mi sento a disagio, vorrei sprofondare sotto terra, ho fatto veramente una figura meschina... scusami..."

Intanto, però, la guardavo, i miei occhi scorrevano sul suo corpo splendido, sentivo ancora quella sensazione paradisiaca sotto le mie dita... e l'eccitazione cresceva di intensità... non potevo far nulla per nasconderla...Strinse le mie mani.

"Sai, Pierino, è bello accorgersi che, malgrado gli anni qualcuno ancora mi giudica così come... amorevolmente fai tu? Una donna, non più giovanissima è fiera di tale apprezzamento, specie se viene da un giovane prestante e piacente... come te... Devo confessarti una cosa, Piero caro... come le tue dita mi hanno toccata volevo gridarti di smettere, di andar via.. e invece.. invece quel tocco, quella specie di carezze hanno destato qualcosa di cui devo profondamente provare vergogna... mi sono turbata... mi piaceva... e non ho pensato a nulla, solo a godere quei momenti... non immaginavo che avremmo oltrepassato quello che per me doveva essere un confine invalicabile..."

Cercai di sorriderle.

"Allora, Piero, pace?"

Che domanda strana, come se fossimo stati in guerra.

Si alzò, si chinò su me e mi baciò sulle guance.

Spiai nella sua vestaglia, non indossava il costume, ma il reggiseno e, certo, le mutandine che, però, non s'intravedevano. Presi il suo volto tra le mie mani, lo allontanai un po' da me, lo fissai intensamente.

"Sei fantastica, Betty Godiva, fantastica."

Le sfiorai la bocca con le labbra. Sorrise, ma scosse dolcemente il capo.

Si raddrizzò, si avviò verso la porta. Si fermò un momento, si voltò verso me.

"Preferisco non recarmi alla spiaggia... se vuoi puoi andarci tu... io farei un giro in bici, ce ne dovrebbero essere due al pianterreno... sono quasi nuove..."

"Vado a vedere se sono in buono stato, zia, anche io gradirei andare in centro a prendere un gelato."

---

Trovai le bici perfettamente funzionanti, senza polvere in quanto accuratamente avvolte in teli cerati, ed erano anche ben lubrificate.

Ci avviammo lentamente verso il centro, in fila. Betty dinanzi a me. La visione delle sue natiche, perfettamente disegnate dalla stoffa tesa del vestito, che si muovevano ritmicamente per il pedalare era uno spettacolo affascinante, provocante e si può immaginare cosa metteva in movimento... in me!

Non c'era molto traffico. Al bar ordinammo due gelati alla frutta, andammo a sedere sulla panchina di fronte al mare, gustandoli in silenzio. Zia lo assaporava lentamente, ed era un tormento vedere la sua lingua lambire ripetutamente il contenuto del cono, golosamente... Era una tortura, sentivo brividi corrermi lungo la schiena... Stavamo seduti vicinissimi, le nostre cosce si toccavano, sentivo il suo calore. Volutamente non ci guardavamo, davamo a intendere di essere tutti presi dal gelato...

Mi venne un'idea.

"Zia Betty, assaggia un po' quello che ho preso io..."

Le porsi il cono. Avvicinò le sue labbra al mio gelato, le schiuse, la sua lingua uscì ad assaporare il rosso fragola. Ebbi la sensazione che non lambisse il gelato, ma me! Intanto, distrattamente, un po' di gelato dal cono di zia cadde nel suo grembo. Mi affrettai a prendere il fazzoletto dalla tasca e lo passai delicatamente sulla sua gamba... molto vicino... moltissimo... all'inguine...

Mi guardò e sorrise.

"Non so più nemmeno mangiare il gelato.... Grazie.... È buono quello che hai scelto tu, la prossima volta lo prenderò anche io. Adesso... sono proprio una sbrodolona... a casa devo subito lavare il vestito.... Questi capelli, però, così raccolti... mi danno un fastidio... ti spiace se torniamo a casa?"

Betty mi chiese di attendere un momento, doveva andare in farmacia. Era proprio li di fronte. Riprendemmo le biciclette, pedalammo piano, per non sudare, riponemmo le biciclette al loro posto, salimmo verso le nostre camere.

Zia andò nel bagno, vicino alla vasca, accostò la porta, ma... fortunatamente in quella casa c'erano sempre correnti d'aria! Il ponentino che veniva del mare la riaprì. Lei non se ne accorse, tolse il vestito e restò in reggiseno e mutandine. Rosa. Parevano carne... Restai incantato, sulla soglia. Lei, rapidamente, sciacquò il vestito, specie dove era caduto il gelato, e si avviò al balcone, per sciorinarlo, si voltò... mi guardò, sorpresa...

"Cosa fai là, Piero?"

"Mi chiedevo se potessi esserti utile..."

"Ma sono quasi nuda... come si è aperta la porta? Ah, il vento... Grazie, caro, non mi serve nulla...."

Mi passò accanto per andare nella sua camera. Non resistetti al desiderio di posare lievemente le mie labbra sulla sua spalla.

"Giorgetto... non fare il monello... "

"Scusa zia, ma sei così bella, e i tuoi capelli...poi..."

"E' per loro che mi chiami Betty Godiva...vero?"

Annuii, allungai le mani, presi i capelli, mi li avvolsi al collo, a mo' di sciarpa... li baciai...

"Non fare in questo modo, Piero... lasciami andare a vestire come devo!"

"Per me va benissimo così..."

"No, caro, così non può andare!"

La guardai fisso, ma sgomento. La mia voce era bassa, indecisa.

"Vuoi che me ne torni a casa? Che vada via?"

Trasalì, mi strinse a sé, con forza, al suo petto caldo, sentivo il suo grembo, sempre coi lunghi capelli intorno al mio collo, tremava... Io, a quel contatto, stavo impazzendo per l'eccitazione...

"Cosa dici, Piero... vuoi lasciarmi?"

I nostri volti erano vicino, molto vicini, posai le mie labbra sulle sue.... Le carezzai la schiena... e le mani scesero verso il basso... che natiche!

Solo qualche secondo in specie di bacio, ma l'abbraccio durò ancora. Mi carezzò teneramente il viso...

"Non lasciare la tua zietta, Piero..., non puoi... non devi..."

"Ma sto soffrendo il supplizio di Tantalo, zia Betty... non posso..."

"Non andare via... ora cerchiamo di ragionare... con calma..."

Dolcemente si sciolse da me, riprese i lunghi capelli, si avviò verso la sua camera... Si voltò, dicendomi che avremmo cenato quello che aveva preparato Marina. Rientrai nella mia, con evidenti segni di eccitazione, sentivo il bisogno imperioso di... scaricarmi... riuscii a malapena a trattenermi... tornai nel bagno, misi la testa e i polsi sotto l'acqua fredda. La porta di zia Betty era chiusa.

Tornai di nuovo da me, e sedetti sulla poltrona. Aveva detto che dovevamo ragionare, con calma! Ma che c'era da considerare? E a me chi l'avrebbe data la calma, la distensione? Alzai le spalle, respirai profondamente. Il mio sesso mi angosciava, non mi dava pace!

Cenammo quasi in silenzio. Di quando in quando mi guardava sorridendomi.

Poi le venne in mente di giocare a scacchi.

Ero distratto, sbagliavo in continuazione.

Non era tardi quando disse di sentirsi stanca e andava a letto, prima, però, avrebbe preso alcune gocce, per aiutarsi a dormire.

Sicuramente ne avrei avuto bisogno anche io!

---

L'indomani mattina ero nel tinello. Marina aveva apparecchiato per la colazione.

Zia Betty apparve sulla porta, all'improvviso. Sempre con i lunghissimi capelli che la fasciavano tutta. Aveva una vestaglia blu elettrico, lunga, e non riuscivo a comprendere se l'atteggiamento del volto manifestasse severità o indecisione. Non sorrideva, era seria, enigmatica.

Si avvicinò lentamente, compassata, come se si accingesse a pronunciare un verdetto, a celebrare un rito. Mi guardò, con occhi che non conoscevo, quasi socchiusi.

Si rivolse a Marina, dicendole che una volta rimesse in ordine le camere poteva andare via, era libera fino l'indomani.

Facemmo colazione. Tornò nella sua camera e ne uscì solo dopo che Marina era andata via.

Ero nel soggiorno, in poltrona, leggevo il giornale portato da Marina.

"Dovremmo parlare, Piero... vuoi?"

Annuii, non riuscivo ad articolare parola. Le tesi la mano.

La prese e, in silenzio, spingendo indietro i capelli, venne a sedere sulle mie gambe. Ero attonito, smarrito.

Le sue calde, rotonde, sode natiche, poggiavano sulla mia patta, il gonfiore che non riuscivo a controllare si sentì accolto, accettato tra quei glutei che stavano facendomi perdere la cognizione della realtà. Forse sognavo.

Betty spostò indietro i capelli, li fece ricadere sulle mie spalle. Passò un braccio sul mio collo. Mi fissò! Non sapevo dove tenere le mani, la carezzai...

I suoi occhi, ora, erano lucidi... due grosse lacrime le rigavano le gote. Fu istintivo avvicinarvi le mie labbra, berle. Respirò profondamente.

"Piero, forse sto per commettere il più grande errore della mia vita, mi sto rendendo ridicola, meschina; ti apparirò insensata, folle, ma... non andartene... resta..."

Mi strinse freneticamente a sé. Ricambiai l'abbraccio, le baciai le labbra turgide e calde. Le sue restarono serrate, ma vibravano.

Ero sul punto di afferrarla, con frenesia, impeto, strapparle la vestaglia... ma in quel momento mi venne in mente il vecchio detto latino 'Festina Lente' --affrettati piano-! La precipitazione, l'impazienza, avrebbe potuto distruggere tutto. Ovidio, nella sua ars amatoria chiede al tempo di non andare in fretta, nei momenti dell'erotismo, e prega i cavalli della notte di correre lentamente....

Le sue natiche, però, non stavano ferme, si muovevano piano piano, molto lentamente, e il malloppo che soffriva compresso nei miei pantaloni, chiaramente accolto tra esse, non resisteva al calore e allo stimolo di quel voluttuoso continuo sfiorare... non ce la facevo più! Tra il mio sesso e la sua carne solo leggeri tessuti che la fantasia aveva fatto svanire, mi sembrava che il fallo fosse direttamente tra i suoi meravigliosi glutei... sì... era proprio così.. così... la strinsi freneticamente, quasi mordicchiando le sue labbra, mentre un interminabile fiotto caldo prorompeva dal glande...

Mi bagnò tutto... la bagnò tutta... lo sentì nettamente, strinse le natiche, come a volerlo mungere, strizzare, mi abbracciò stretto, molto stretto... poi... delicatamente, alzò il sedere e controllò con la mano cose era accaduto... Aveva le sue labbra vicino al mio orecchio. La voce era appena un sussurro...

"Che sciupio...."

Le sue dita afferrarono l'ancora rigido e impiastricciato responsabile di tale guazzabuglio...

Fu lei a giustificarsi.

"Non volevo, Giorgetto, non volevo... scusa... dovevo immaginarlo... ma anche io... scusa... va a rimetterti in ordine...." Si passò ancora la mano sul sedere. "... e anche io...." Scosse la testa. "Che spreco!"

Quelle parole, quei gesti, furono come una rivelazione, per me. Betty era pienamente consapevole, anzi partecipe, e ciò mi apriva possibilità fino ad allora insperate. Forse ci sono, pensai, e corsi nel bagno.

---

Quando rientrai nel tinello Betty era sul sofà. Aveva un'altra vestaglia, come la precedente, ma di altro colore.

Mi fece cenno di sedere vicino a lei. Mi prese la mano, la portò sulla sua gamba.

"Bello di zia... bello mio... non dovevo sedermi sulle tue ginocchia... ma è stato istintivo, impulsivo, farlo. Stavo così bene!"

"Allora, zia Betty, torna a sederti ancora..."

Mi guardò con infinita dolcezza. Scosse lievemente la testa,

"No, Paolino, no. Sei un giovane esuberante... lo capisco..." Alzò un po' le spalle. "... e stai facendo sentire giovane anche me..."

La interruppi.

"Ma zia, cosa dici, tu sei giovane, giovanissima... ho solo qualche anno meno di te... e tante altre... tante... alla tua età non sono neppure fidanzate..."

Vidi i tratti del suo volto indurirsi.

"....ed io sono vedova... con un figlio...."

Avevo sbagliato, avrei dovuto mordermi la lingua.

Le passai il braccio dietro le spalle, l'attirai a me.

"Dai, Betty... devi reagire... devi vivere... vivere..."

Le sfiorai la guancia con un bacio, si voltò verso me e... ci baciammo sulla bocca... era il momento di azzardare... mentre l'abbracciavo azzardai una lenta e lunga carezza sul suo seno. Era sodo, sodissimo, e percepii il turgore del capezzolo... Si abbandonò a me, col capo sulla mia spalla. Restammo così, a lungo. Dopo un profondissimo sospiro, tornò lentamente seduta, vicino a me. Non mi guardava.

"Non so come dirtelo, mi sento a disagio, dovrei vergognarmi nel confessarti certe cose, ma tu mi dai sicurezza, protezione, fiducia... e io, che ti ho visto nascere, che ti ho cullato quando era piccino, ti ho fatto il bagnetto... cambiato i pannolini... ti ho visto crescere, divenire un giovane prestante, bello, attraente fino al punto di aver pensato addirittura... certe... cose... pur essendo sposata... non posso negare che sentirti vicino, molto vicino, mi entusiasma, mi esalta... sì... mi eccita... mi fa impazzire... e non è certo estranea, a tutto ciò, la lunghissima, troppo lunga, castità che mi sono... mi ero... imposta dopo quanto è accaduto."

Mi carezzò il volto.

"Non è vuota retorica, Piero, ma ero piombata nelle tenebre. Vedovanza, lutto, tutto cupo, tetro, come il colore delle gramaglie... E quando ogni cosa era più nera del nero... appari tu... appari... proprio una apparizione... come il sole che squarcia le tenebre... il raggio che spunta tra i nembi scuri... E il sole dà calore...è vita..."

Ancora una carezza, un bacetto sulla gota, poi mi prese il volto tra le mani e mi baciò sulla bocca, ardentemente... Non indugiai, mentre le nostre lingue, vogliose, si cercavano e si intrecciavano, la mano l'afferrò il seno, bramosamente.

Quando, a fatica, ci staccammo, mi guardò con un dolcissimo sorriso.

"Forse sbaglio tutto, e me ne pentirò amaramente... ma..."

"Non sbagli e non ti dovrai pentire di nulla, Betty Godiva..."

I suoi lunghi capelli erano tra noi, su noi.

La mano s'infilò sotto la vestaglia, sentì la coscia nuda, salì, decisa... mutandine di seta... delicatamente le scostai... finalmente.... Il palmo sentì la sericità dei suoi lungi riccioli, le dita s'inserirono tra le carnose e sode grandi labbra, colsero l'umido tepore dell'ingresso della vagina, la carnosità vibrante del piccolo clito... Lei inarcò la schiena... Bastarono poche carezze perché fosse travolta da un orgasmo incontenibile, interminabile...

La sua voce sembrava una implorazione...

"Oddio Piero... oddio... non riesco... non riesco... oooooh...."

Si abbandonò del tutto, come avesse perduto conoscenza...

Ancora qualche carezza, lunghi baci.... E il mio 'coso' stava morendo di desiderio.

Non tornò subito in completo possesso del suo controllo, ci volle alquanto per riprendere a respirare quasi normalmente, la mia mano seguitava a sfiorarle appena il vellutato rorido groviglio tra le gambe ancora leggermente dischiuse.

Aprì gli occhi, mi guardò.

Scosse il capo.

"Non così, tesoro, non così..."

Tentò di alzarsi, non riuscì al primo tentativo. Mi tese le mani, restò in piedi, di fronte a me.

"E' una cosa seria, Paolino, tremendamente importante, forse anche rischiosa... ma...."

Scosse di nuovo il capo, e la lunga chioma l'avvolse del tutto.

Mi fissava, con le narici frementi... Mi strinse forte le mani....

"Va nella mia camera... aspettami là...."

Quasi in fretta si avviò verso il bagno.

Andai nella sua camera, era in penombra. Che dovevo fare? Mi venne un'idea. Se fosse stata quella sbagliata sarei ripartito la sera stessa. Mi denudai completamente, mi misi nel suo letto, col lenzuolo che mi copriva fino alla cintura, le ginocchia leggermente sollevate per nascondere l'erezione.

Non attesi molto. Si affacciò sulla porta, si avvicinò al letto, dalla parte dove ero io, lasciò cadere la vestaglia, rimase vestita solo dei suoi lunghissimi neri capelli!

Ero completamente affascinato. I capelli lasciavano intravedere il rosa del seno cosparso di venuzze azzurre, lo scuro delle areole, il bruno dei capezzoli... il ventre piatto... l'ombelico... il triangolo nero del pube e...

Fu più forte di me, mi levai di scatto, scesi dal letto. Ero nudo anche io e il fallo svettava come un boma impazzito... mi accostai a lei, abbracciandola stretta... sentivo sulla pelle i suoi capelli, il suo seno, e il mio sesso era tra me e la sua carne. Pulsava frenetico. Smanioso...

Volevo chiederle se 'le' facessi male, mi venne in mente da chiamarlo "Tiny", piccoletto!

Sentii che s'irrigidiva tra le mie braccia... la baciai sulle labbra, cercai la sua lingua, si avviticchiarono, golose, avide... le afferrai le natiche per accostarla di più, come volessi così entrare in lei... mi teneva il volto tra le mani, vibrava, respirava forte, abbassò una mano, 'lo' afferrò... 'lo' strinse...

Sciolse le labbra dalle mie. Era roca, affannata... Scivolai sulle ginocchia, presi a baciarle il seno, a suggere i capezzoli.... Il suo gemito accrebbe. Con la mano m'ero intrufolato tra le gambe....

Puerilmente, scioccamente, le chiesi se quel "Tiny" le desse fastidio...

Mi sorrise seducentemente.

"Altro che 'Tiny, amore... ma mi piace questo nome... lo chiamerò sempre così..."

E gli diede una energica strizzata.

Mi prese per le mani, mi fece alzare, con tanto di struscio di 'lui' lungo il suo corpo.

"Sdraiati, Piero... sdraiati...."

Mi distesi, con quel benedetto obelisco che sembrava addirittura cresciuto. Lentamente, salì sul letto, si mise a cavallo, coi capelli sparsi dappertutto... Poggiava sulle ginocchia. 'Lo' prese, con infinita dolcezza, quasi stesse rispettando un rituale sacro.... Mi guardava fissa negli occhi... si abbassò lentamente, molto lentamente, e 'lo' portò all'ingresso caldo e umido della sua vagina palpitante... seguitò ad abbassarsi... era incredibilmente stretta... 'lo' accoglieva con lunghe e frementi contrazioni... una sensazione sconosciuta.... Fin quanto poté accoglierne... Posò le sue seducenti sode rotondità sulle mie cosce... Si fermò, ma il suo ventre ondulava, il grembo ondeggiava... respirava a fatica e deglutiva in continuazione....

Era roca la sua voce, bassa... irriconoscibile....

"Per favore, Piero... non muoverti.... Ti sento... oh come ti sento... sto esplodendo per il piacere.... Sto godendo..."

Mosse appena il bacino, con movimenti lenti.... aumentarono d'intensità... sempre di più, aveva le testa rovesciata indietro... le labbra e gli occhi socchiusi... si udiva un lungo gemito, profondo... e d'un tratto sentii che la sua vagina 'lo' mungeva furiosamente.... 'lo' irrorava con qualcosa di tiepido e viscido...

"Aspetta tesoro.... aspetta... non... non... aaaaaaaaaaah!"

E dopo una contrattura più forte delle precedenti, si gettò su me, esausta... con movimento non facile, ma risoluto, energico, riuscì a farlo uscire da lei proprio nel momento in cui le mie seminali, troppo a lungo trattenute, espulsero con violenza una serie di fiotti che si sparsero tra i nostri due corpi, un po' dovunque...

Betty era su me, respirava forte....

"Scusa caro, scusa.... ma... ma... vedrai... troveremo rimedio..."

Restammo così a lungo, e la mia erezione non accennava a placarsi.

Betty seguitava ad avere le sue labbra vicino il mio orecchio.

"Paolino bello... non potevo fare diversamente... adesso... abbi pazienza... se sapessi come mi è stato penoso ..."

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