Eva

Informazioni sulla Storia
What a grandma!
  • January 2005 monthly contest
4.9k parole
4.31
35.4k
00
Storia non ha tag
Condividi questa Storia

Dimensione del Font

Dimensione Carattere Predefinita

Font Spaziatura

Predefinito Font Spaziatura

Font Face

Carattere Predefinito

Tema di Lettura

Tema Predefinito (Bianco)
Devi Login o Registrati per salvare la tua personalizzazione nel tuo profilo Literotica.
BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui
ULISSE
ULISSE
18 Seguaci

Lo chalet di Eva era uno dei tanti dell'elegante ed esclusivo comprensorio, certo era il più bello e quello che meglio era inserito nella bellezza del luogo. Appartato, circondato da verde ed alberi, a tutela della privacy, ma nel contempo non lontano dagli impianti societari: la piscina, che in inverno di poteva coprire, campi per il tennis, il basket, la palla a volo, un maneggio con scuderie ben tenute e pulite. E il 'Club', con ristorante, bar, sale da intrattenimento e giuoco.

Non c'era da stupirsi per il come si distingueva la villetta di Eva. L'ideatore e realizzatore di quel complesso era stato suo suocero, e il marito, Franz, lo aveva completato. Purtroppo, però, non ne aveva goduto per molto perché un infarto fulminante lo aveva stroncato. Inimmaginabile in un uomo di quel fisico e con quella attività sportiva, e con quella meticolosità che poneva anche nel sottoporsi a periodici accertamenti sul suo stato di salute.

Franz era il figlio del migliore amico di famiglia, il giovane aitante che bazzicava per casa quando lei era ancora una crisalide. Alla vigilia della maturià le aveva detto che l'avrebbe sposata subito dopo, per completare, affermava la splendida maturità di quella che era divenuta un fiore di ragazza. Fu così che prima ancora dei venti anni, aveva avuto una figlia. Bella come lei, e come lei precoce nel matrimonio –un altro architetto!- che le regalò subito uno splendido nipotino, Adam, che aveva ereditato simpatia e bellezza dei nonni e dei genitori.

Adam era con lei, a trascorrere qualche settimana di riposo dopo un pesante anno scolastico conclusosi lusinghieramente.

Dimostrava molto più della sua età, ed era già adocchiato, malgrado non fosse ancora diciassettenne, dalle ragazze del Club e soprattutto da molte delle sempre allupate mammine. Lui, però, fino a quel momento, non era stato assalito dal problema sesso. Gli piacevano, le donne, certo, e come. Ma riteneva che ogni cosa dovesse accadere a suo tempo.

Eva era alta, snella, ottimamente in forma. Lo sport era il suo passatempo preferito, dall'equitazione al nuoto, al tennis.

Adam aveva sentito quei due, non certo giovanissimi, che ammirando Eva intenta a bere una bibita, al bar, s'erano scambiati dei pareri:

'Certo che Eva è sempre una bella gnocca...'

'Per non parlar del culo...' –intervenne l'altro-

'Chissà chi se l'incavalla...'

'Mah, da quando è morto Franz non è stata vista con nessun uomo...'

'Che fa, la spreca? Ci saranno nate le ragnatele... Hai visto sembra che non metta nemmeno il reggipetto.. Eppure deve avere quasi una quarta...'

'Vorrei proprio accertarmene...'

Giù una risata, e via, verso i campi di tennis.

Adam si sorprese che stava analizzando Eva, percorrendola da capo a piedi con gli occhi, soffermandosi sulle parti che erano stato oggetto delle battute: natiche, tette e... in mezzo alle gambe. Concluse che quegli uomini, pur se nella rozzezza degli apprezzamenti, non avevano torto.

"Adam, che ne diresti di una bella nuotata?"

Il ragazzo sembrò uscire da un incantesimo, si alzò e, con Eva, s'avviò agli spogliatoi. Di solito entravano insieme, lui si cambiava, senza alcuna difficoltà, ed usciva per attendere che Eva facesse altrettanto. Quella mattina si muoveva con una esasperante lentezza, rimase pensoso, così nudo com'era, e il pensiero lo portava ad eccitarsi. Eva si volse a guardarlo. Scosse le spalle, iniziò a spogliarsi, tolse il vestito sportivo, chemisier, e rimase in slip. Dunque, era vero. Non indossava reggiseno, e le tette erano ben cricche. Non immaginava, Adam, che potessero essere così quasi a sessanta anni. Il suo fallo andava ergendosi, era anche difficile indossare le mutandine da bagno. Si mise a sedere sullo sgabello, con le mutandine, appunto, sulle sue gambe. Certo, Eva aveva un gran bel culo, l'esercizio sportivo la manteneva in perfette condizioni. Le gambe sembravano quelle di una ragazza, tornite e snelle, appena nervose. Eva non si rendeva conto (o si?) di quella lentezza e decise di mettersi in costume. Usava quello olimpionico, tanto comodo per nuotare. Si voltò di spalle ad Adam, lasciò cadere lo slip, mostrando quel magnifico fondo schiena che, allorché alzò una gamba per infilarla nel costume, lasciò scorgere parte del nero boschetto che dal pube andava terminando tra i glutei.

Adam la fissava turbato: Eva gli appariva sotto un aspetto che non aveva mai considerato: era una femmina, e che femmina. Ma, riconobbe tra sé, lui una donna adulta, completamente nuda, non l'aveva mai vista, tranne, qualche volta e di sfuggita, la mamma. A ben pensarci, però, Eva era stata sempre disinibita nei suoi confronti. Sì, non era la prima volta che ne vedeva il seno, il procace sedere, solo che non si era mai soffermato a contemplarla come femmina, e per di più appetibile.

"Adam, mi avvio, ti aspetto ai bordi della piscina, sotto un ombrellone."

"OK, faccio presto."

Doveva smaltire la sua eccitazione.

Eva era sulla sdraio, sotto l'ombrellone.

Ma cosa stava accadendo ad Adam? Si era accorta dell'eccitazione del ragazzo. Per lei, era sempre lo stesso bambino, quello al quale faceva il bagnetto, insaponava il pipì, lo asciugava, lo incipriava. No, ora era un ragazzone ben cresciuto, e per quello che aveva potuto vedere anche ben dotato, eccome. Non che avesse argomenti di comparazione, oltre suo marito non aveva conosciuto nessuno. Lo sport l'aveva aiutata a superare, sia pure con molta difficoltà, le sue problematiche sessuali. Non poteva nascondersi, però, che nata in lei una qualche curiosità, o interesse?

Mentre era così meditabonda, Adam le si avvicinò, sorridendo, disteso.

"Tutto bene Adam?"

"Benissimo, grazie. Ci tuffiamo?"

"Pro a tuffarmi e se vedo che l'acqua mi piace di faccio cenno di raggiungermi."

"Si alzò, andò al margine della piscina, alzò le braccia...

Uno spettacolo incantevole.

Sì, rimuginava Adam, era proprio un bel tocco di gnocca, per non parlare del culo e delle tette. E pensava anche ad Eva... incavallata!

La donna s'era tuffata, alzò il braccio per far segno al ragazzo di raggiungerla. Adam si gettò in acqua, le andò vicino. Fecero qualche vasca, senza fretta, sempre appaiati. Uscirono ed Eva andò a sdraiarsi al sole, su un telo che aveva portato da casa. Adam le era accanto, non le staccava gli occhi da dosso. Il costume, bagnato, aderiva come una pellicola. Il seno eretto, il ventre piatto, la lieve protuberanza del pube, le lunghe gambe abbronzate. Sì, chissà chi se l'inc......!

Eva allungò la mano, prese quella del giovane.

"Cosa stai pensando Adam?"

"Ti stavo contemplando."

"Non mi hai vista mai?"

"Si, ma oggi mi sembri un po' diversa dal solito."

"Invecchiata? Decadente?"

"Non dire sciocchezze, se mostri la metà della tua età!"

"Bontà tua, caro, agli occhi tuoi. La verità è ben altra..."

Trascorsero qualche minuto in silenzio.

"Che ne dici, Adam, rientriamo?"

"Vuoi che vada a prenderti il copricostume in cabina?"

"No, preferisco cambiarmi, anche perché se sei d'accordo andrei a pranzare al Club."

"Per me va benissimo."

"Andiamo?"

Si alzarono, Adam raccolse il telo, lo ripiegò. Si avviarono alla cabina.

Sembravano pensierosi. Non scambiarono parola. Adam si chiese se doveva attendere fuori. Eva aprì la porta, entrò.

"Non vieni Adam?"

"Si, eccomi."

Entrò a sua volta, andò a sedere sul solito sgabello.

Eva aveva abbassato le spalline del costume ed armeggiava con un telo di spugna per asciugarsi.

"Posso aiutarti?"

"Grazie, Adam."

Gli porse l'asciugamano.

Il giovane, ben più alto della donna, le era alle spalle e la sovrastava col suo corpo atletico. Cominciò a passarle delicatamente la stoffa sulle spalle, lasciando che un dito sfiorasse la pelle. Era liscia, vellutata. Sembrava quella di un'adolescente. Spostò verso il basso il costume e andò asciugando anche i fianchi. Il petto di Eva era quasi del tutto scoperto. Ancora un gesto di Adam. Il costume era sceso, stava scendendo ancora, cadde in terra. Eva se ne liberò facilmente. Adesso asciugamano e dita, erano sui suoi glutei, tra essi.

"Se ti volti posso terminare di asciugarti."

Eva si voltò come un automa, era di fronte ad Adam, e notava che lo slip del ragazzo era ben rigonfio, ed aumentò ancora quando lui cominciò a detergerle le tette, la pancia, più giù... e, certo per agevolargli il compito, allargò un po' le gambe e sentì che la stoffa e le dita, ma soprattutto le dita, la strofinavano lì, proprio lì, dove non ricordava più quando aveva avuto l'ultima carezza.

La sua voce era roca quando lo ringraziò; e si allontanò da lui, dalla incontenibile erezione che inutilmente Adam cercava di nascondere e che lei avrebbe voluto contemplare, e godere, in tutta la prepotente magnificenza.

Qualcosa, quel giorno, li aveva invasi, tutti e due. Ognuno guardava come il rappresentante dell'altro sesso. Erano un maschio e una femmina.

Infilò le mutandine, indossò il vestito. Adam era riuscito a chiudere la zip dei pantaloni...

Al Club si svolse tutto come al solito.

Un pranzo leggero, piacevole.

Adam rifiutò il caffè, disse che per lui ci voleva la camomilla.

Tornarono a casa.

Decisero che era il caso di un riposino. Ognuno si ritirò nella propria camera.

Adam rimase a lungo con gli sbarrati verso il soffitto, a rimuginare. Poi vinse il sonno e s'addormentò, indossando solo i pantaloncini corti del pigiama.

Quando Eva, con passo felpato e prudente, aprì la porta, lui era supino, russando lievemente.

Si avvicinò al letto, restò a guardarlo. Indiscreta, alzò un lembo del pantaloncino. Ecco, era là, imponente pur nello stato di relativa quiete. Allungò appena la mano, per sfiorarlo. Tremava a quel contatto,e dire che gli aveva fatto il bagno centinaia di volte,anche quando già era grandicello. Ora, però, era un uomo, vigoroso e villoso. Indugiò qualche istante, abbozzò una carezza. Adam si mosse appena, sempre immerso nel sonno, e sembrò mugolare qualcosa. Il suo fallo andava dilatandosi, sempre di più fino a dimensioni che Eva considerò smisurate. Un pensiero le attraversò la mente: 'speriamo che non cresca più, con l'età, altrimenti povera la sua donna. (Povera o beata? Mah?)' Adam certamente sognava, e il suo volto esprimeva godimento sentendo le mani della donna stringersi appena intorno al suo sesso, carezzarlo delicatamente.. Doveva fermarsi. Lui poteva svegliarsi improvvisamente. Ma cosa stava facendo.. Si disse che era una vecchia pazza, una spudorata, impudica, invereconda, lussuriosa, libidinosa, dissoluta, e soprattutto immorale. Depravata. Che schifo, Eva, rimestava dentro di sé, eccitarti con questo giovanetto, con tuo nipote, alluparti come una cagna infoiata! Vinse quell'attrazione morbosa, diede un'ultima carezza, sfilò lentamente la mano, ma non resisté alla bramosia di baciarlo, sfiorarlo con la sua lingua umida e calda. Adam ebbe un sussulto. Eva si allontanò, in fretta, prima che la sua insistenza non conducesse il ragazzo alla conclusione del suo intenso piacere che stava rapidamente sopraggiungendo, scolorandogli il volto.

Qualcosa era cambiato in Eva, Adam se ne accorse subito, anche se non ancora comprendeva in cosa quelle manifestazioni, sempre affettuose come al solito, erano variate. Eva lo guardava in modo diverso, se lo carezzava si attardava a ritirare la mano, gli era sempre vicina, lo riempiva di premure, si preoccupava dei suoi desideri, aveva infinite ragioni per toccarlo, accertarsi se aveva caldo, freddo..altro.

Gli eventi gli vennero in soccorso per chiarire le cose.

***

Erano andati a cavallo, un piccolo trotto, una galoppatine, qualche salto. Al rientro, Eva notò che Adam zoppicava un po', gliene chiese la ragione.

"Niente...niente."

"Come niente, stai zoppicando."

"Forse un movimento sbagliato, una cattiva ricaduta sulla sella, un piccolo strappo."

"Ti fa male?"

"Un po'"

"Dove?"

Adam arrossì, senza rispondere.

"Allora, Adam, non farmi preoccupare."

"Ma no, ti dico che non è niente. Un indolenzimento... un indolenzimento del... del testicolo sinistro che si diffonde all'inguine... Cose da nulla."

"Adesso, a casa chiamo il medico."

"Ma no, non serve, domani sarà passato tutto."

"Chiamo il medico."

Paolo Palmeri conosceva la famiglia di Eva da sempre, aveva visto nascere Adam e lo aveva curato quando trascorreva i periodi di vacanza con Eva. Era già lì, dopo pochi minuti. Fu sorpreso, ma non più di tanto, quando la donna non si mosse dal letto del ragazzo che, del resto aveva aiutato a spogliarsi e a coricarsi.

"Allora, Adam, vediamo."

E senza attendere risposta abbassò il lenzuolo, sotto il quale Adam giaceva, indossando la sola giacca del pigiama. I pantaloncini gli davano fastidio tra le gambe.

Aveva indossato i guanti. Palpò il basso ventre, si soffermò all'inguine, prese delicatamente tra le dita il testicolo sinistro, lo palpò delicatamente, mentre Eva seguiva attentamente la visita e Adam la scrutava incuriosito.

Palmeri riabbassò il lenzuolo.

"Allora, Paolo?"

"Niente di grave o di rotto, cara Eva. Un piccolo sforzo non controllato e una irritazione locale che dobbiamo combattere subito per far regredire la modesta tumefazione del testicolo e il risentimento dell'inguine. Una pomata specifica, anzi uno gel, e un antidolorifico, Fra ventiquattro ore dovrebbe scomparire tutto. Attenzione, però, di limitare il gel alle sole parti dolenti ed evitare che queste zone entrino in contatto col... resto, capito?

"Perfettamente, Paolo."

"Allora, ti mando il preparato con la mia infermiera. Niente paura Adam, è veramente una sciocchezza."

Un quarto d'ora dopo l'infermiera portò il gel, della garza, un rotolo di strisce cerottate, parlucchiò con Eva e se ne andò.

Eva si accostò al letto del ragazzo.

"Pronti per la medicazione, eroe?"

"Si, grazie, lascia sul comodino che mi arrangio..."

"Ma che vuoi arrangiarti, fantino invalido, sta buono che ci penso io. Tu sta giù e fermo. Prima, però, vado a togliere questo vestito stretto che ho indossato per ricevere il medico."

Tornò in vestaglia.

Abbassò il lenzuolo, prese il tubo del gel, preparò le compresse di garza e il rotolo.

"Non calzi i guanti?"

"Non preoccuparti, ho lavato accuratamente le mani e le laverò dopo."

Si chinò su Adam con fare professionale.

"Ecco dunque dove il bimbo ha la bua. Apri le gambe che devo mettere il gel all'inguine."

Premette il tubetto, pose su due dita parte del medicamento e cominciò a spalmarlo attentamente e accuratamente dove il medico aveva prescritto. Il movimento faceva muovere il pene e lei, per impedirgli di toccare la parte unguentata, lo prese garbatamente con l'altra mano e lo tenne distante. Sentì che il fallo di Adam andava crescendo e notò il disagio del ragazzo. Impassibile seguitò a spalmare e nel contempo a stringere sempre più quel poderoso scettro che impugnava sempre più strettamente. Era china sul letto, e le tette meravigliose erano lo spettacolo che faceva ancor più eccitare il già esuberante ragazzo.

"Sta fermo, Adam, che ora devo ungere il testicolo."

Aveva mani leggerissime, dal tocco delicato che, in ogni modo, fecero sussultare lo scroto di Adam ed aumentare l'erezione.

"Ora, come ha detto Palmeri, dobbiamo impedire il contatto... Se tu restassi sempre così... non ci sarebbe nessun pericolo di... contatto... credo, però, che sia opportuno prevedere un ritorno alla normalità (e –pensò Ada- se la normalità di Adam fosse questa?). Ci vuole una bella fasciatura."

Pensò che doveva mettere la garza molto più alta del prepuzio. E fece cos', mentre i toccamenti vari stavano facendo effetto sul giovane, Fissò il tutto con una striscetta di cerotto.

"Vediamo se funziona."

Scappellò il prepuzio, turgido, rosso, che sembrava scoppiare da un momento all'altro, poi ritirò su la pelle, e ancora giù... e su... Il collaudo sembrava non aver termine e Adam pensava che quella manovra l'avrebbe presto condotto alla eiaculazione...si.... Non riusciva a frenarsi, era una cosa meravigliosa e terribile nel contempo... cosa avrebbe detto la donna? Che vergogna farlo così....

Eva era in cosciente attesa dell'evento, e raccolse il frutto di quelle sue carezze nelle garze che aveva precauzionalmente preparato, ma dovette ricorrere a... rinforzi, tanta l'esuberanza di quel giovane che, ormai, giaceva con gli occhi chiusi e il respiro pesante. La donna asciugò tutto, attese che il sesso di Adam iniziasse a placarsi, lo abbassò teneramente, rialzò il lenzuolo. Uscì.

Doveva lavarsi le mani. Lo aveva detto. Ma prima non resisté a spalmare la sua vulva col vischioso frutto della sua manovra.

Da quanto tempo non provava una sensazione del genere.

Tornò da Adam, che era ancora ad occhi chiusi. Sedette sul letto, accanto a lui.

"Quando vuoi che cambi la medicazione al tuo... pisellino (...ino???) dimmelo."

"Quando vuoi tu."

Le mise una mano sulla coscia, nuda, perché la vestaglia s'era aperta. D'istinto salì, verso il cespuglio setoso che nascondeva le grandi labbra ancora appicicaticce del suo seme, ma lui non lo sapeva, né sapeva che il suo succo s'era fuso con la linfa che era distillata dalla vagina della donna. In queste cose la barriera dell'età, se non imposta dalla natura, è solo una insignificante convenzione sociale.

Eva s'alzò, si avviò verso la sua camera. Si voltò al ragazzo.

"Credo sia meglio che non ti alzi, ti porterò qualcosa a letto, per mangiare."

"Ma no. Sto già molto meglio, anzi bene. Sono certo che potrò alzarmi facilmente ed essere a tavola con te."

"OK, ma niente affaticamenti."

"OK"

Eccola, in camera, in poltrona, abbandonata, accasciata, avvilita, demoralizzata prostrata, umiliata ed esaltata nel contempo. Intuiva di essere su un piano inclinato avviata al precipizio che doveva (ma non voleva) evitare. Come, però? S'era scatenato qualcosa in lei che non avrebbe mai immaginato. Non era regolare, no. Si sentiva in preda a un raptus, che le impediva d'essere razionale. Che sconcezza, alla sua età. Dopo tanti anni di astinenza sessuale e, obbrobrio, era suo nipote, un ragazzino, l'oggetto della sua folle mania. Dove era andato a finire il suo equilibrio, il suo controllo.

Era con la testa bassa, le mani unite e serrate tra le gambe, rigida, tesa, con un nodo che le serrava la gola.

La doccia doveva attenuare l'eccitazione. Quando l'acqua tiepida carezzò il suo corpo e lambì il suo ventre, allungò la mano per lavarsi, l'appiccicaticcio che incontrò la eccitò d'improvviso, nuovamente, e andava lisciandosi lascivamente come quando era adolescente, Si riscosse, respirò profondamente. L'arido deserto della sua vagina implorava una goccia d'acqua, anche una sola goccia.

Adam giaceva supino, frastornato per quanto era accaduto. Non riusciva a crederci. Incredibile e imprevedibile. Eva che, confessiamolo, lo aveva consapevolmente e deliberatamente masturbato! E a lui era piaciuto. Aveva fatto fatica a trattenersi dall'abbrancare una tetta, stringerle il capezzolo, ciucciarlo. Dove stava sfociando quell'anormale modo di comportarsi? E lui, era veramente bramoso di possedere quella femmina, o era soltanto l'impazienza di avere il primo rapporto sessuale? Ma con chi! Con una che non era più giovane, certamente, che conosceva dalla nascita. E se tutto fosse solo una sua fantasia? E se Eva, una volta lui fattosi avanti, fosse scoppiata in una sonora risata, dileggiandolo, irridendolo? Doveva trovare una soluzione. Ci voleva una ragazza. No, meglio una professionista alla quale avrebbe candidamente confessato che era la sua prima volta.

Il pranzo fu consumato senza particolari scambi di idee. Si parlò di salute, di cavalli...

Eva chiese alla cameriera di servire il caffè nell'angolo-salottino, dove andarono a sedere tutti e due. Rimasero a guardare la televisione, senza seguire il contenuto della trasmissione. Erano vicini. La coscia della donna premeva contro quella di Adam, e lui non era indifferente a quel tepore. Il suo sesso, pur avvolto nella garza, andava dimostrandolo. Eva seguiva, di sottecchi, cosa stava accadendo e non poteva nascondere di sentirsi profondamente lusingata nel constatare come il ragazzo si eccitasse per la sua sola vicinanza.

ULISSE
ULISSE
18 Seguaci
12