Transmigration

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... of bodies... from her husband into her son...
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... La morte

è solo il rivestirsi di cosa vecchia in nuova forma...

(Ovidio)

*

Finalmente venerdì. Lezioni finite, per quella settimana. Se ne sarebbe parlato lunedì. Certo che il primo anno di medicina non è facile.

Gianni tornò a casa allegro e fischiettando, come sempre di venerdì. Aveva anche deciso che per quella settimana niente sport. Solo casa, riposo, lettura, internet.

Aprì la porta di casa, entrò, richiuse.

"Ciao ma'!"

Lo disse ad alta voce. Come sempre.

Nessuna risposta, però.

La madre doveva essere in casa, la porta era chiusa solo con lo scatto della serratura. Forse era in bagno, sotto la doccia. Non aveva sentito.

Non si sentiva lo scrosciare dell'acqua. Tutto silenzio.

La porta della camera da letto era socchiusa.

Andò a guardare attraverso lo spiraglio.

Anna, la madre, era in sottana, sul letto, su un fianco, gli voltava le spalle, ma dai piccoli sussulti delle spalle si capiva che stava singhiozzando silenziosamente.

Gianni aprì lentamente la porta, si avvicinò al letto, si chinò, baciò la donna sui capelli.

"Ciao, ma'... come stai?"

Lei alzò le spalle senza rispondere.

Gianni rimase un po' a guardarla. Era dispiaciuto, rattristato ed anche preoccupato, per quel pianto silenzioso, quel non rispondere.

Anna era una gran bella donna, nello splendore dei suoi quarantaquattro anni, portati senza ostentazione, ma senza poter nascondere la bellezza e il fascino.

Un corpo statuario, di proporzioni ineguagliabili. Volto ovale, perfetto, capelli ancora nerissimi, lunghi. Era sempre curata e inappuntabile.

Perché piangeva in quel modo?

Gianni sedette sul bordo del letto, le carezzò i capelli, si chinò di nuovo a baciarli.

"Mammina?"

Lei si mise supina. Lo guardò, con gli occhi velati dal pianto, e gli sorrise con infinita tenerezza. Allungò la mano, lo carezzò.

"Niente... niente... bambino mio. Un momento di malinconia, un attimo di depressione..."

Lui le prese la mano e se la portò al viso.

"Posso esserti utile?"

"Tesoro altro che utile, tu sei il tutto della mia vita. Cosa sarebbe di me se non avessi te?"

"Non fare così, mamma. Ti voglio bene."

"Anche io ti voglio bene, bambino mio."

"Cosa ti manca, allora?"

Anna lo abbracciò.

"Tesoro, tu sei grande, sei un uomo... cosa mi manca? Da dodici anni mi manca tuo padre, il mio Mario, che abbiamo perduto d'un colpo, a causa della nebbia...."

Le labbra le tremavano.

Gianni passò delicatamente le dita su quelle labbra, si chinò a baciarla sulla fronte.

"Dai, mamma, non voglio vederti così!"

"Hai ragione, piccolo, ma immagino quando andrai via da questa casa... Pensa, Gianni, che a parte il tuo insostituibile affetto, i tuoi baci, i tuoi abbracci, che non cambierei a nessun prezzo... sono dodici anni che vivo sola... dormo sola... non ho mai avuto la benché minima carezza da un uomo. Non l'ho voluto io, d'accordo, ma come c'è un solo padre, per me c'è un solo marito, un solo compagno. E' pesante, però, pesantissimo... sempre più un tormento....

Scusami, Giannino, ma sono certa che tu mi comprendi.... Scusami....."

Gianni le carezzò dolcemente il volto, che ebbe un lieve sorriso, e scese sul braccio, sul fianco, sull'anca. A più riprese.

Quel tocco sembrava prodigioso.

Anna si riprese, lo abbracciò lo strinse a sé.

"Ma', ho pensato che andiamo al cine, poi da 'Nino', con una bella bistecca argentina..."

"Grazie, Gianni, grazie... ma tu avrai certamente di meglio da fare..."

Gianni la strinse, con vigore.

"Cosa può esserci di meglio che andare al cine e a cena con la più bella mamma del mondo? Via. Non posso dirti 'fatti bella' perché tu sei bellissima. Lo so che ti chiamano 'the sexy banker'. La Filiale che dirigi tu è sempre piena per merito tuo... e non soltanto professionale... Non perdere tempo, preparati. Io vado a rinfrescarmi..."

Le dette un'affettuosa pacca sul bellissimo sedere, la baciò, si alzò, uscì dalla camera.

^^^

Al cinema vicino casa proiettavano un film di qualche anno fa, 'Shakespeare in love', non lo avevamo visto, decisero di entrare.

Anna era bellissima, elegantissima, aveva ripreso il suo volto di sempre: sereno, incantevole. Anche ad essere malevoli, non le si sarebbero dati più di una trentina d'anni. Gianni era orgoglioso della sua deliziosa mammina.

Era più tenero e premuroso che mai, il ragazzo, voleva far dimenticare alla mamma la tristezza di prima.

Sedettero in una delle ultime file della platea in discesa. Si vedeva benissimo.

Appena spenta la luce, Anna prese la mano del ragazzo e se la portò in grembo. Poco dopo, però, la condusse lentamente sulla sua spalla. Voleva sentirsi abbracciata. Infatti, si accostò moltissimo al ragazzo, quasi con la testa sulla spalla.

Lei, senza tacchi, era alta un metro e settanta. Lui poco più.

'Proprio come Mario', pensò Anna, e si rannicchiò, ancora più vicina al figlio.

Discreto il film, con qualche scena erotica. Gianni, forse involontariamente, strinse a sé la donna in quei momenti, e sentiva che s'era chiaramente eccitato. Era bellissimo quel contatto, quel tepore....

'Nino', il ristorante, era quasi di fronte.

Un angoletto tranquillo. Due bistecche appetitose e succulente. Vi fecero onore. Un calice di 'rosso', di quello buono, e vollero solo un caffè, dopo. Null'altro.

Tra una cosa e l'altra, erano le undici di sera.

"Andiamo a casa, Gianni. Grazie di tutto. Sei stato veramente il mio toccasana. Ne avevo proprio bisogno. Sono andata lontano col pensiero... specie al cine..."

-un profondo sospiro- "...scusami... e grazie ancora...."

Tornarono a casa.

Gianni, appena richiusa la porta di casa, ancora nell'ingresso, abbracciò stretta la mamma e la baciò sulla guancia.

"Hai visto che è stato bello muoversi un po'? Da oggi dovremo farlo spesso."

Gli sorrise dolcemente.

"Si, tesoro, dovremo farlo spesso. Buonanotte."

E si avviò verso la sua camera.

Gianni andò nella sua, accese la TV, si rinfrescò, si preparò per la notte. Così, in pigiama, sedette in poltrona e si mise a guardare lo schermo. Non vedeva, però, le figure che vi passavano, non ascoltava i suoni, i rumori, le parole. Pensava alla mamma. Certo che una donna come lei.... Senza un uomo... E come gli era stata vicino al cine. Di quando in quando gli carezzava la mano.

E quelle scene erotiche... la sua eccitazione... ed era bello sentire la mano che lo carezzava.

La porta era aperta.

"Gianni?"

Si voltò. Anna era sulla soglia, in vestaglia, dalla quale uscivano i lembi della velata camicia da notte. Rosa. I capelli sciolti, sulle spalle, il viso senza segno di trucco. Ancora più bella così, acqua e sapone. E gli occhi, poi, com'erano splendenti, pieno di una luce meravigliosa.

"Cosa c'è, mamma?"

"Mi sento un po' agitata... scusa... non verresti di là un po'? non mi daresti la mano finchè non mi addormento?"

"Ma certo, mamma, starò con te finchè vorrai."

Spense la TV, si alzò, andò con Anna nella sua camera da letto.

Anna tolse la vestaglia.

Gianni fu come folgorato da quella visione. Incredibile. Non aveva mai vista la madre così. Sembrava nuda. Completamente nuda. La camicia da notte era trasparente. Il petto, bellissimo, non eccessivamente grosso, si ergeva quasi con prepotenza. Parimenti la curva dei fianchi, il tondeggiare dei glutei e... quando si voltò per sedere sul letto, uno scuro triangolo indicò dove terminava il ventre piatto e iniziava, lievemente in rialzo, il pube, il monte di Venere, nascosto in un bosco nero e riccioluto.

Un grosso sospiro, di Gianni.

'Certo... una donna così...'

Si sentì pervaso da un brivido, dalla testa ai piedi, e non riusciva a distogliere gli occhi da quello spettacolo ammaliante. Ecco, era proprio quella la parola giusta: 'ammaliante', affascinante, seducente.

Lei, intanto, s'era infilata nel letto, supina, e s'era tirata la copertina fin quasi sul petto. Non completamente, però. Le tette sembravano nude. I capezzoli si distinguevano chiaramente. 'Piccole deliziose ciliege', si disse tra sé e sé Gianni.

"Dammi la mano, Gianni."

"Forse è meglio se mi metto dall'altra parte. Tu spegni la luce. Quando dormirai me ne andrò, cercando di non far rumore, per non svegliarti."

"Grazie, tesoro mio. Sei proprio un amore."

Spense la lampadina del comodino. La camera era rischiarata da dalla luce che filtrava dalle tapparelle.

Gianni si distese, a sua volta, prese la mano della donna. Lei se la portò sul cuore! Col dorso sentiva il calore del seno. Percepiva la pelle, la carne, il rilievo del capezzolo, l'alzarsi e abbassarsi nel respiro.

Com'era bella la sua mamma... certo... senza un uomo...

Il respiro sembrò farsi regolare. Gianni tentò di liberare le sue dita, ma... Anna strinse forte la presa.

Cominciava a sentire un po' freddo, il ragazzo.

Con estrema cautela, riuscì a infilarsi sotto la coperta.

Anna, forse sempre dormendo, lasciò la mano, passò il braccio sotto il collo del ragazzo, lo attirò a sé, sulla sua spalla, col volto quasi sul seno.

Gianni era sul fianco. La testa sul braccio di Anna, e il suo corpo aderiva a quello di lei che gli trasmetteva un tepore prodigioso che andava lentamente spandendosi in lui, con un effetto sempre più eccitante.

Il sesso, ormai, era completamente eretto, e soffriva nel pantalone del pigiama. Lui pensò di sfilarlo l'ormai insopportabile indumento che lo stava torturando. Ci riuscì con una certa facilità. Si tenne, però, ad una certa distanza dalla donna. 'Per non infastidirla' col duro e irrequieto 'coso' che non sta fermo un momento!

Il braccio di Anna, invece, lo attirò ancor più a sé. Il robusto sesso dell'uomo premeva chiaramente contro il fianco di lei.

Gianni deglutì a fatica.

Una situazione dalla quale non sapeva come venirne fuori.

Ma che figura avrebbe fatto se la mamma si fosse svegliata con quel 'coso' puntato al suo fianco.

Era bello, però, e sempre più allettante, quel contatto. Provocante, addirittura. E' proprio vero, pensò, che l'appetito vien mangiando.

Allungò la mano, Gianni, incontrò la camicia di Anna, la sollevò lentamente. Ora la mano toccava il ventre... il pube... il pelo!

Oddio, il pelo... morbido, serico...

'Ecco, ora mi accosto di più... metto la mia coscia su lei, il ginocchio su quel cuscino morbido e caldo, e il 'coso'... il 'coso' è sulla sua pancia... devo star fermo... fermo.. qui c'è pericolo d'una improvvisa.. sbrodolatura... te la immagini la mamma se avvenisse ciò?'

Gianni stava impazzendo. La situazione era divenuta particolarmente difficile, forse era meglio andarsene, subito, immediatamente.

Il respiro di Anna era lungo e profondo.

Gianni si mosse un po'. Niente. La donna dormiva, serena, beata, e lui riuscì a scorgere un sorriso sulle labbra di lei.

Ma non poteva muoversi!

^^^

Anna sognava, beata.

Mario, il suo uomo, era accanto a lei. Lo sentiva.

Lui era solito mettersi così, col ginocchio sul suo sesso, e lo muoveva piano, carezzandolo teneramente, mentre il fallo le premeva sulla pancia. Sì, proprio così. A Mario piaceva sentire la piccola mano, le dita affusolate scendere a cercare il pene. Lei lo afferrava, lo carezzava un po'... Poi lui si poneva tra le gambe della moglie, sorreggendosi sulle ginocchia, in attesa che la piccola mano conducesse lo scettro fremente, caldo, palpitante, nel bosco che custodiva, nel fondo della valle del piacere, il prezioso scrigno delle delizie. E lo scettro entrava in quella custodia dorata, accolto con tutti gli onori...

Anna voltò il viso verso Gianni, lo baciò, gli lambì le labbra con la lingua... Intanto, la manina gli aveva afferrato il sesso...

Ma perché Mario non saliva su lei? Ogni tanto faceva il vezzoso il suo bellissimo uomo, come un bambino.

Sorrise la donna.

Quel bambinone... voleva essere 'tirato su'...

E lei, sorridente e desiderosa, impaziente, lo tirò su di sé, spalancò le gambe, le alzò, si poggiò sui talloni...

Meraviglioso il fallo di Mario... come sempre.

Le sembrava di riprovare le stesse sensazioni della 'prima volta'.

Quel vigoroso sesso, che tanta voluttà le donava, sembrava come ringiovanito. Era sempre gagliardo e nerboruto.

Perché esitava, Mario? Perché non la penetrava?

Inarcò il bacino, intrecciò le gambe sul dorso dell'uomo, lo attrasse a sé, in sé...

Da quanto tempo lo attendeva, quel momento...

Gli carezzava la schiena, lo mungeva avidamente. Gli sussurrava nell'orecchio: 'Mario.... Mario mio... perché mi hai fatto attendere tanto? Sei bellissimo, amore mio... più bello che mai... non mi hai mai dato un piacere così intenso, travolgente...'

Nell'istante in cui la punta del glande di Gianni toccò il caldo umido dell'ingresso palpitante della vorace e bramosa vagina della donna, il ragazzo percepì qualcosa di strano di diverso, come se una nuova, sorprendente linfa fosse entrata in lui, dandogli una strana forza, un vigore sconosciuto.

Com'era bello affondare in quel fremente rifugio!

La voce di Anna era divenuta roca. Il ventre sussultava, la vagina mungeva freneticamente il fallo che la stava energicamente pompando, sempre più in fretta...

Mario..... Marioooo..... Mariooooooooooo!

In quello stesso momento le dighe di Gianni cedettero, voluttuosamente, e un fiotto caldo la invase, travolgendola in un orgasmo incontenibile.... che la sconvolse, avvolgendola in un turbine di godimento sconosciuto, celestiale. Era inebriata, in estasi, ubriaca di piacere.

Mario... sei meraviglioso... più bello che mai... grazie.... grazie...

Gianni la guardava. Era trasfigurata... come in trance...

Non credeva a lui stesso.

Aveva scopato con la madre.

Scosse la testa, la parola 'scopare' non gli piaceva.

'No, ho fatto l'amore con mia madre. Amore... amore... insuperabile amore..."

Anna lo fissava, con occhi strani, quasi non lo vedesse.

Gli passò le mani sul volto. Dapprima uno sfiorare lieve, poi un toccarlo coi polpastrelli, come ad esplorarne i tratti. Si agitò, allungò la mano, accese la luce sul comodino, guardò il ragazzo che era su lei, in lei....

Occhi dilatati, espressione di sorpresa, di sgomento.

Gianni la sentì irrigidirsi, stringere le gambe, trattenere il respiro.

Poi, mentre si portava una mano sulle labbra, le uscì dalla bocca un lunghissimo "Oooooooooooooh!". Girò il capo, guardò la parte del letto dove di solito dormiva Mario, tornò a fissare Gianni. Non riusciva a rendersi conto della realtà della situazione.

Prese il volto di Gianni tra le mani.

"Dov'è tuo padre, Gianni... dov'è? Era qui, l'ho sentito, era qui... E tu? Tu..."

Non riuscì a dire altro.

Gianni si mosse appena, per togliersi da quella posizione, per sfilarsi da lei.

Anna lo trattenne, gli afferrò i glutei, lo strinse a lei.

Il ragazzo sentì di nuovo le contrazioni di quella splendida vagina.

La donna lo mungeva e lo guardava fissamente, lo scrutava.

Fu naturale che lui iniziasse a muoversi, non poteva resistere a quella sollecitazione. Il giovane e sempre desideroso fallo era pienamente rinvigorito. A mano a mano che il movimento aumentava, anche il corpo di Anna cominciò a rispondere, energicamente, lascivamente, a quell'incantevole sensazione che la stava nuovamente travolgendola.

Lo sguardo era sorpreso, sbigottito, sconcertato, turbato.

Scosse leggermente la testa.

"Ma non è possibile.... Non è possibile... Tu non sei Gianni, non sei mio figlio... tu sei Mario... Mario... Mariooooooooooooo!"

E tornò ad abbandonarsi ad un orgasmo più impetuoso e ardente del precedente, avvinghiandolo a sé, stringendogli il fallo, cingendogli i fianchi con le sue belle gambe incrociate. Il suo sesso fremé turbinosamente, si contrasse, spremendo in lei fino all'ultima goccia del balsamo ristoratore che sentiva distillare in lei. Golosamente.

Gianni non capiva più nulla.

Sentiva solo che stava provando sensazioni mai immaginate, e che quella femmina che si congiungeva a lui, così appassionatamente, entusiasticamente, avidamente, che lo stava voluttuosamente svuotando era.... si... era sua madre. Questo gli dava una forza nuova. E i colpi dei suoi reni divennero più energici, ricevendone eccitante accoglienza, e sentiva il suo sesso accarezzato, succhiato... Era stanco, malgrado la giovane età, ma non pago, avrebbe continuato all'infinito, e percepiva che anche lei, la femmina che era sotto di lui, non avrebbe mai cessato di strizzarlo in sé.

Anna aveva gli occhi luminosi, lo guardò, gli sorrise.

"Non lasciarmi, Gianni, stringimi a te, proteggimi, fammi addormentare tra le tue braccia.... Ti prego..."

Gianni, malvolentieri, si spostò. Molto lentamente. Il suo fallo lasciò piano piano quel meraviglioso e palpitante nido. Prima di farlo scivolare fuori del tutto, si fermò un attimo. La contrazione della vagina disse al 'coso' che anche a lei spiaceva sentirlo allontanare.

Il ragazzo si voltò su un fianco.

Anna si liberò della sottilissima camicia, che ormai era semistrappata, arrotolata da una parte, e così, completamente nuda, andò a rifugiarsi tra le braccia di lui. I tondi, sodi e magnifici glutei si poggiarono sulle gambe di lui, il fallo, a quello stimolante, allettante e invogliante contatto si imbaldanzì prontamente. Anna lo prese delicatamente con la mano, e così com'era, vischioso per i propri ed altrui umori, lo posizionò tra le magnifiche natiche che lo salutarono stringendolo sensuali e inebrianti. Poi, prese una mano di lui e se la portò sul seno, a contatto del piccolo ma turgido capezzolo assetato di carezze. L'altra la sistemò tra le gambe.

S'addormentò presto. Così pure Gianni, ancora sbalordito e confuso, per l'imprevisto susseguirsi degli eventi.

Giacquero così, abbastanza a lungo.

Fu Anna a ridestarsi per prima. Si allontanò un po'.

Gianni si pose supino.

La mano di Anna lo esplorò, curiosa e desiderosa di conoscere, interessata e indiscreta. Partì dagli occhi. Giù, sempre più giù.

Gli sembrava di carezzare Mario.

Ma si, anche il sesso ero quello, lo avrebbe riconosciuto tra mille, era Mario. Eppure, la ragione la richiamava alla realtà.

La realtà, però, era anche che quel fallo si ergeva spavaldo e audace.

Posò un tenero, dolce bacio sul glande, lo lambì delicatamente. Non voleva che si svegliasse. Tra le sue gambe il vellichio andava crescendo, diveniva bisogno, esigenza, smania.... Con lentezza e attenzione, cercando di non farlo svegliare, tenendosi sollevata sulle ginocchia, gli si mise a cavallo, prese il glande, con squisita maestria e grazia, lo avvicinò alla sua vagina, si impalò lentamente, molto lentamente, su di esso.

Gianni aprì gli occhi, ancora incerto, tra sogno e realtà.

Era realtà. Il suo sesso era di nuovo in quello scrigno palpitante.

La donna lo stava cavalcando con piacere rapidamente crescente, ritmo incalzante, occhi semichiusi, capo rovesciato indietro, capelli sciolti, seno sobbalzante.... Sempre più in fretta, sempre più avidamente, con movimenti ampi, lunghi, decisi. Si chinò un po' e portò un capezzolo verso le labbra di lui che l'accolsero e cominciarono a ciucciarlo con cupidigia. La vagina sembrava impazzita. Quasi di colpo, Anna si gettò su lui, col grembo tumultuoso, convulso, e un suono roco che usciva dalle labbra....

"O sì.... sì..... siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, sei mio tesoro, mio, miooooooooooooooo!"

E dopo un sussulto più forte degli altri, rimase in attesa di sentirsi di nuovo invadere dal balsamo della felicità.

Gianni le carezzava teneramente la schiena, i glutei.

Ci volle del tempo, perché il respiro di Anna tornasse normale.

Deglutì, alzò la testa, lo guardò, lo baciò sugli occhi, sulle labbra. Poi, come se vincesse con difficoltà la forza che la tratteneva in quella posizione, col fallo in lei, si mise in ginocchio, si alzò, scese dal letto.

"Vado a prenderti il caffè, tesoro... aspettami...."

^^^

La giornata trascorse in modo strano e disordinato.

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