Solitudine

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The burden of solitude.
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Strano, ma Ugo non si era accorto di nulla.

Eppure c'erano state discussioni, forse anche scenate, pianti... ma niente era trapelato, tutto sempre corretto, almeno in apparenza, e la solita formalità nel salutarsi, quando uno dei due usciva di casa, facendo cenno col capo all'altro.

Marta, è vero, aveva il volto un po' tirato, ma alla richiesta di Ugo, il figlio, se tutto filasse liscio tra lei e il marito, Nico, la risposta era stata in un certo modo rassicurante.

Marta sorrise al figlio, e disse che 'tutto andava come doveva andare'!

Era, ormai, piena estate. Tempo libero per lei, che insegnava a Lettere, e vacanza anche per Ugo, iscritto al primo anno di medicina.

Quella sera Ugo tornò a casa, salutò la madre. Un lungo affettuoso abbraccio, come al solito. Chiese del padre e gli fu risposto che non c'era.

Andò a fare la doccia, dopo il tennis, però gli era sembrato notare un'espressione tesa nel volto della madre.

Marta era una gran bella donna, e i suoi 45 anni erano portati splendidamente. Ugo ne era orgoglioso, e sapeva bene quanta ammirazione la donna riscuoteva, ovunque andasse.

La cena fu abbastanza silenziosa. Ugo aiutò a sparecchiare e mettere tutto a posto.

Marta disse che andava a letto, aveva un po' di mal di testa.

"Ma', se ti serve qualcosa chiamami... e papà, quando torna?"

Marta stava andando verso la sua camera da letto. Si fermò, si voltò, guardò fisso il figlio.

"Credo che non tornerà!"

"Come?"

"Adesso, caro, vado a letto, ne riparleremo, ciao..."

Andò nella sua camera.

Ugo restò perplesso, non sapeva se avesse compreso bene le parole della madre, e soprattutto cosa volessero significare. Accese la TV ma fissava lo schermo senza seguire quanto andava svolgendosi. Decise che si sarebbe preparato per la notte. Si recò nella sua camera, si spogliò completamente, indossò i pantaloncini del pigiama, ma non la giacca. D'estate preferiva dormire così, in libertà. Passando dinanzi alla porta della camera dei genitori vide che la luce era accesa. Sua madre era sveglia. Bussò pian, aprì la porta.

Marta era a letto, coperta dal lenzuolo, e fissava il soffitto, con gli occhi lucidi.

"Mamma!"

La donna lo guardò, gli tese le braccia..

"Vieni qua, Ugo, stringimi tra le braccia ..."

Il ragazzo si avvicinò a letto, sedette sulla sponda, abbracciò la mamma. Marta si mise a sedere e si avvinghiò al figlio, col capo sulla spalla di lui. Alzò il capo lo guardò con espressione implorante. Lo avvinghiò forte.

"Non lasciarmi, Ugo, ti prego... non lasciarmi... almeno tu... stammi vicino..."

Ugo sentiva il tepore e il profumo della mamma che, come era sua abitudine, indossava solo una leggera camicia di batista. Alle mani di Ugo sembrò toccare la pelle nuda della mamma. Era una sensazione piacevolissima. Le carezzò il volto, le baciò la fronte, gli occhi, le gote.

"Tranquilla, mamma, non ti lascio, sono con te. Ma mettiti giù, così sei scomoda..."

"Si...si...mi metto giù ma non andartene, tienimi stretta... aiutami.. difendimi..."

Senza sciogliersi dall'abbraccio che la legava al figlio, cercò di sdraiarsi. Ugo mosse i piedi, lasciò cadere i sandali, si coricò a fianco alla donna, tenendola tra le sue braccia.

Lei si voltò su un fianco, alzò una gamba, la pose sul figlio, il ginocchio all'altezza dell'inguine, e il pube, quasi del tutto scoperto perché la camicia s'era sollevata, premeva sulla coscia del ragazzo.

Quel contatto, inatteso e improvviso, il tepore, il profumo... insomma... tutto contribuì a far eccitare Ugo. Il ginocchio della mamma pesava proprio sul suo fallo che era divenuto duro come il ferro. Il ginocchio si mosse un poco, come se Marta volesse rendersi conto di cosa fosse! Si strinse ancora di più a lui. E Ugo sentì chiaramente, sulla sua coscia nuda la serica cresposità dei folti peli del pube materno. Ebbe come un sobbalzo. Doveva controllarsi, dominarsi. Ma non era facile.

Marta alzò appena il capo.

"Spegni la luce, per favore... voglio cercare di dormire, così dimentico tutto... ma non lasciarmi..."

E si strinse ancor più a lui. Lo baciò sul viso, di sfuggita le sue labbra sfiorarono quelle di lui. Erano calde, tumide.

Gli poggiò la testa sul petto e si assopì mormorando: "...mi ha lasciato sola... mi ha lasciano sola..."

Ugo la carezzava teneramente e le sussurrava che non era sola, c'era lui. L'abbracciava stretta, quasi cullandola. E sentiva quel boschetto caldo... quel ginocchio sul suo sesso... Non riusciva a dormire. Pensò alla sua bella mamma, al velo leggerissimo della camicia da notte... che era del tutto sbottonata, e ora sollevata...

Allungò cautamente la mano... una tetta era quasi del tutto fuori dalla camicia e posava sul suo petto nudo. La carezzò, dolcemente, sentì il capezzolo, lungo, duro... rabbrividì, quello era il seno che lo aveva allattato... mosse un po' il fianco.. e quello era il grembo che gli aveva dato la vita...

Si sentì pervaso da un lungo irrefrenabile fremito.

Com'era bella la sua mamma e com'era attraente. Non solo. Nella sua mente si agitava una parola: "desiderabile"!

Sì, quello che era affiorato a tratti, in passato, ora esplodeva in tutta evidenza: la madre era attraente, seducente, appetibile... Lui aveva gli occhi spalancati e la mano era divenuta nervosa nella carezza... gli venne in mente il termine inglese che designava certe donne, certe madri, MILF, "Mother I'd like to fuck". Ed era proprio così! In quel momento non pensava ad altro, pur rendendosi conto del tabù che avrebbe voluto violare. Scosse lievemente la testa, ma che tabù e tabù, la natura non conosce divieti!

La tensione non accennava ad attenuarsi. Il respiro regolare di Marta, con la testa sul suo petto, il calore del morbido seno, il turgore del capezzolo e soprattutto quel caldo umido e deliziosamente setoloso che lo stava facendo impazzire, non gli consentivano tregua, riposo.

Non si accorse nemmeno di assopirsi, e il sogno era confuso, come vivere una realtà avvolta da una nebbia che non lasciava chiaramente comprendere quanto andava accadendo. Una percezione vaga, una sensazione paradisiaca, voluttuosa, sconosciuta... qualcosa di nuovo, mai sentito, che lo carezzava... gli carezzava il sesso, lo stringeva con tenerezza e nel contempo con voluttà. Era bello, meraviglioso, non avrebbe voluto svegliarsi mai...

Aprì lentamente un occhio: buio totale. La donna era nella stessa posizione, sembrava profondamente addormentata, il respiro un po' irregolare, rotto da brevi intervalli, come se singhiozzasse... Era agitata, Marta. Quello che premeva sul sesso di Ugo era il ginocchio della mamma, che si muoveva... strisciando lentamente, ma con energia, sul fallo rigido come acciaio, in tal modo scoprendo e ricoprendo la pelle del glande... provocando al ragazzo quella lasciva e voluttuosa sensazione che lo stava portando rapidamente all'esplosione delle sue seminali. Lei era agitata, sì, e andava sempre più appassionatamente strofinandolo sulla coscia di Ugo il cespuglio setoso che fioriva tra le sue gambe. Ugo percepiva nettamente la forma delle grandi labbra, il caldo umido delle piccole e la lieve sporgenza del clitoride turgido che strusciava sulla sua carne... la mano di Marta si aggrappò al suo collo, il movimento divenne convulso, il respiro di lei affannoso, e improvvisamente la donna si avvinghiò a lui, freneticamente, sobbalzando disordinatamente, gemendo... gli afferrò il fallo, con vigore, mentre il seme di lui stava per uscire impetuosamente...

La voce era implorante, roca, quasi incomprensibile, andava sussurrandogli all'orecchio di non abbandonarla, anche lui, di non lasciarla.

Ugo la strinse a sé, le carezzò il volto... era terribilmente eccitato, il suo fallo impazziva, forse doveva fare in modo, qualsiasi modo, per... liberarlo ...

Marta deglutiva in continuazione, era agitata, smaniosa... sembrava aver caldo... improvvisamente si mise seduta sul letto, il ragazzo ne scorgeva a mala pena il profilo nella poca luce che filtrava dalle persiane. Ma cosa stava facendo?

La donna prese i lembi della camicia, alzò le braccia, la tolse completamente, la gettò sul pavimento. Ugo scorse la linea del seno... Incredibile... sua madre s'era denudata... Lei si volse verso il volto del figlio...

"Scusa... scusa... ma non riesco a sopportarla... mi sembra la camicia di Nesso... mi soffoca... ho bisogno d'aria..."

Ugo sedette anche lui, era preoccupato per la madre. Cosa significava quel sentirsi mancare il respiro... L'abbracciò...

"Mamma... mamma.. cosa hai? Come ti senti?"

Marta s'abbracciò al ragazzo...

"Niente... tesoro... niente... basta che mi tieni stretta..."

Lui le bacò gli occhi, le gote... le labbra... e fu istintivo, invincibile, lo slancio che lo portò a baciarle il seno... a prendere tra le sue labbra il tumido capezzolo e ciucciarlo...

Marta gli carezzò i capelli.

"Sei cresciuto... sei diventato un uomo... ma sei sempre lo stesso... come quando poppavi il latte, un succhio prepotente, avido, lungo... il mio bambino... sei bellissimo amore della mamma.... ma.. cerchiamo di riposare... abbracciami..."

Con tenerezza gli prese il volto tra le mani, lo allontanò da lei... si sdraiò e così fece fare a lui... Ugo era supino, col fallo penosamente compresso nel pantaloncino che era sceso con l'elastico quasi al pube, e quell'elastico gli straziava il sesso. Con la mano spinse il pantaloncino ancora più giù, sulle gambe.

La mamma si girò di nuovo sul fianco, stretta a lui. Una mammella era sul petto di lui, un braccio intorno al collo, la gamba sul pube... no... incontrò prima la prepotente erezione del fallo... allora, abbassò la mano, afferrò quell'asta vibrante, quasi una carezza, e la mise sotto la sua coscia calda...

Ugo pensò che da un momento all'altro il suo seme avrebbe impiastricciato dappertutto.

Marta gli baciò la guancia e disse che così era bello riposare.

Sì, pensò il giovane. Riposare un cacchio! Io sto morendo e questa non lo capisce, crede che sono di ferro... e s'eccitava ancora di più ricordando il sapore di quel capezzolo tra le sue labbra!

Riuscì, con tanta fatica e a stento, a rilassarsi in parte e per fortuna la tensione cedette lentamente alla stanchezza... si addormentò. Un sonno profondo, anche se agitato... sentiva come un peso... voleva svegliarsi, respirare meglio...

Uscì stentatamente dalla sonnolenza... Marta era, quasi completamente su di lui ... il seno sul petto di lui, le labbra sul collo... poggiava le ginocchia sul letto, il bacino era appena sollevato, con due dita aveva preso il glande di Ugo e lo aveva avvicinato all'ingresso caldo e fremente della vagina... si impalò lentamente, molto lentamente, e l'eccitazione rendeva difficoltosa la penetrazione... non voleva svegliare il figlio... Finalmente... era riuscita... il suo ventre poggiava su quello del ragazzo, il fallo era completamente in lei, sentiva il glande contro la cervice...

Cercava di restare ferma, con quel meraviglioso scettro custodito nel suo grembo... ne avvertiva l'imperiosa necessità... gli serviva, che fosse del figlio o di un altro... l'essenziale era averlo... D'un tratto sentì due mani che le carezzavano la schiena, le natiche, la stringevano... e il pube di Ugo si sollevava...

"Mamma!?"

Lei era quasi immobile, un leggero dondolio, come se il suo grembo volesse carezzare quello del ragazzo, ma il suo interno era in tumulto, i muscoli della vagina mungevano freneticamente il fallo di Ugo. Il sesso di lui era vigorosamente eretto, come fosse affetto da priapismo temporaneo, ma nel contempo godeva da pazzi, e solo a tratti la mente era attraversata dal pensiero che quella favolosa femmina che lo aveva accolto in lei e stava prodigandogli simile voluttà, era la sua mamma, la sua meravigliosa mamma, sognata, anche, vagheggiata, bramata, ma sempre considerata una interdizione sacra, un veto assoluto. Ora lei lo stava possedendo con avida concupiscenza.

Il respiro di Marta diveniva sempre più affannoso, il lieve gemito che le sfuggiva dalle labbra dischiuse, si stava trasformando in un urlo soffocato, roco, mentre il ventre, era sconvolto da un avanti-dietro sempre più convulso. Si poggiava sulle mani, la testa rovesciata indietro, gli occhi incantati, il volto estatico...

Ugo sobbalzava, le andava incontro... quel suono gutturale aumentava...

"Si... amore mio... si... così... cosììììì... devi tenermi così... sempre..."

E l'orgasmo la travolse, sembrava in preda a una accesso isterico, incontrollato... quasi gridava...

"Tesoro bello... bellissimooooooo...."

E il fallo era sempre eretto.

".....infinito.... inesauribile.... Ooooooooooooh!"

E si accasciò sul figlio, sempre energicamente impalata sulla robusta virilità del ragazzo, con la vagina che stentava a placarsi.

Respirava con affanno, Marta, era sudata, rossa in viso, le nari dilatate, ma emanava godimento, appagamento, sensualità, passione, da ogni poro.

"Tesoro... tesoro... non lasciarmi..."

Ugo le carezzò il volto.

"Sei meravigliosa, sorprendente, strabiliante, mamma... Marta... sta sicura, non ti lascerò... mai..."

ULISSE
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1 Commenti
AnonymousAnonimoquasi 15 anni fa
cazzata

peggio di così

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