Santa Gorizia

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"Sono Elena Blasi, ho prenotato telefonicamente."

L'uomo digitò qualcosa sulla tastiera del computer, guardò sul monutor.

"Si, una matrimoniale, vero signora Blasi?"

Elena mi guardò con timorosa apprensione, stringendo ancor più la mia mano. Mi lesse negli occhi, sorrise.

"Si" -disse- "matrimoniale."

III

Ci facemmo servire la colazione in camera.

Gli occhi di Elena erano incantevolmente splendenti e languidi, come assorti in un sogno. La voce carezzevole, come nel suo sussurrare appassionato tra le mie braccia.

"Ci prepariamo?"

Annuii con la testa.

Riponemmo in auto il nostro piccolobagaglio, in gran parte rivelatosi superfluo.

Mi prese sottobraccio.

"Il nostro peregrinare oggi diviene mariano, dal Sacrario al Santuario.

Qui, a Grado, ad aquas gradatas per il dolcissimo declivio della spiaggia, sul Campo dei Patriarchi si affaccia Santa Maria delle Grazie, che con la Basilica di Santa Eufemia, antica Cattedrale, e al Battistero, forma un prezioso insieme di edifici vivacemente incastonati nel cuore della città vecchia, il castrum.

Santa Maria delle Grazie risale al IV secolo e nel suo interno una iconostasi ricostruita con parti dell'antica pergula, recinge l'altare. Al livello inferiore si scorge il mosaico pavimentale originale della prima chiesa e l'abside centrale.

Ma noi vi daremo solo un rapido sguardo, la nostra mèta é Barbana."

Eravamo a piedi, avevamo lasciato l'auto nel parcheggio dell'albergo.

Lentamente raggiungemmo il pontile, quasi all'inizio della strada che congiunge la città alla terra ferma.

Il motoscafo si staccò lentamente dalla riva.

Sedemmo sul sedile di poppa. Elena poggiò la testa sulla mia spalla.

Costeggiammo un giardino, passammo sotto un ponte, poi tra due isolotti, e dopo pochi minuti fummo a Santa Maria di Barbana. Il motoscafista ci disse di far tutto con comodo, ci avrebbe attesi.

Il Santuario ha più di 14 secoli.

150 anni dopo il suo inizio, San Gregorio III, Papa, assegnò l'edificio e i suoi beni alla Chiesa di Grado. Il nome deriverebbe da Barbano, che viveva qui, con pochi altri eremiti, e sembra che il luogo servisse anche per la quarantena di chi proveniva dall' oriente.

Entrammo nella Chiesa,

Elena bagnò le sue dita nell'acquasantiera di pietra e me le porse.

Si fece il segno di croce.

La imitai.

Mi parlò sottovoce.

"Il Santuario fu voluto da Elia, Patriarca di Grado. E' stato oggetto di numerosi rifacimenti, specie per i danni inferti dal mare. Si sono alternati Barnabiti, Benedettini, Francescani Conventuali.

Vieni."

Mi prese per mano e andammo verso l'altare maggiore, in marmo policromo.

Le labbra di Elena erano vicine al mio orecchio, ne sentivo il tepore.

"La statua della Madonna col Bambino, di grandezza naturale, é in legno dipinto. Non si conosce l'autore. Vedi, é incoronata, é Maria Regina e Madre della Chiesa.

Nel 582, durante una furiosa tempesta, la Madonna venne galleggiando sulle acque sedò gli elementi della natura, salvando Grado e Barbano, e andò a fermarsi tra i rami di un albero. Quella pianta fu portata via a pezzetti, come reliquie. Sul luogo, a ricordo, fu costruita un'edicola, successivamente sostituita dall'attuale Cappella dell'Apparizione.

Famoso é il Perdon di Barbana, che si celebra dal 1237 la prima domenica di luglio.

La processione parte da Grado. Un grandioso corteo d'imbarcazioni guidato dal Vescovo. Nel santuario si celebra la Messa solenne, e poi si ritorna a Grado. E' un gesto di ringraziamento per la liberazione di Grado dalla pestilenza del 1237.

Altre manifestazioni analoghe si ripetono il 15 Agosto e l'8 Settembre, tra pochi giorni."

Fuori del Santuario andammo alla Domus Mariae, a bere qualcosa al bar della foresteria, la casa del Pellegrino.

"Ora" -disse Elena- "torniamo a Grado e in auto andiamo ad Aquileia. Non é in provincia di Gorizia, appartiene a Udine, ma non possiamo ignorarla, dal momento che l'attraversiamo."

La Via Giulia Augusta ci portò ad Aquileia omnium sub occidente urbium maxima, come la chiamò Giustiniano, fondata intorno al 180 a.C., e già Capoluogo della Venetia et Histria.

Città ricca di vestigia del tempo antico: l'anfiteatro, il foro, il sepolcreto, gli oratori paleocristiani, il circo, la Via Sacra lungo gli scavi del porto....

Giungemmo al Cimitero dei Caduti, tomba di 10 Militi Ignoti fra i quali fu scelto quello deposto sull'Altare della Patria, a Roma.

Lasciammo l'auto nei pressi.

E fummo alla Basilica.

Elena si fermò dinanzi al grandioso edificio romanico.

"La facciata, come vedi, é unita da un portico a quella che é detta la chiesa dei pagani e ai ruderi del Battistero, che é del V secolo. Il campanile è dell'XI secolo, e la parte superiore di 500 anni dopo.

La Basilica fu fatta costruire dal Patriarca Poppone ampliando una chiesa preesistente che, a sua volta, era sorta su un edificio cristiano del IV secolo.

Vieni, entriamo."

Ripetè il gesto di Barbana: mi porse le sue dita bagnate nell'acquasantiera.

Si avvicinò a me.

La sua voce era dolce e suadente.

"Queste tre navate hanno archi acuti che appartengono al restauro gotico. Il soffitto, a carena, é del 1526.

Guarda il pavimento a mosaico con le belle figurazioni allegoriche, e l'altrettanto bella tribuna.

Sotto al presbiterio v'é la cripta, con affreschi del XII secolo.

Sono tanti i Padri della Chiesa che sono stati in questa Chiesa, da Sant'Ambrogio a San Gerolamo."

Sostammo a lungo, ammirando la ricchezza delle opere, in un'atmosfera di austero e mistico raccoglimento.

Scendevano le prime ombre del tramonto quando uscimmo dalla Basilica.

Elena mi guardò sorridendo.

"Allora? Che ne dici?"

"Tutto interessante, bellissimo, indimenticabile. L'essere stato qui vale una vita, soprattutto per..."

Non proseguii.

"Per...?"

"Per averti incontrata."

Si strinse a me.

"Lo dici a tutte le tue.... guide?"

"Ho cominciato oggi."

"Lo ripeterai spesso? "

"Dipenderà da te."

Fece un profondo respiro.

"Andiamo, si fa sera."

Prese la Via Giulia Augusta, ma dopo poco girò a destra. La targa indicava che era la strada per Monfalcone. Al piccolo paese di San Valentino voltò ancora.

"San Valentino" -disse- "il Santo degli innamorati."

"E' il tuo?"

"Oggi si."

"Solo per oggi?"

"Dipenderà da te. "

E mi guardò.

Dopo l'Isonzo la targa indicava Gorizia.

Traversammo Turriaco, Fogliano, Gradisca.

Improvvisamente lasciò la strada e prese quella che, come diceva la segnaletica, portava a Cormòns.

"Non torniamo a Gorizia?"

"No" -rispose- "A Cormòns c'é il santuario di Maria Santissima Rosa Mistica."

" Ma a quest'ora sarà chiuso."

"Certo."

"E allora?"

"Domattina sarà aperto."

"E' lontana da Gorizia?"

"Si, più di dieci chilometri!"

Si accostò al lato della strada, frenò.

"Vuoi tornare subito a Gorizia?"

Mi avvicinai e le sfiorai le labbra con un bacio.

Ripartì.

* * *

L'Albergo, non grande, era comodo e ospitale.

La cena era stata deliziosa.

Poltrivamo deliziosamente, più beati che in paradiso.

"Sai, Roberto, ho sempre desiderato trasferirmi nella tua città, ma mi hanno detto che é difficilissimo trovare una bella casa in fitto. E' vero?"

"Niente di più falso."

"Perchè, tu ne conosci qualcuna?"

"Si, comoda e accogliente, in una delle zone più belle e silenziose di Roma."

"Potrei mettere i miei disegni alle pareti?"

"Certamente."

"Chiedono molto come fitto?"

"Si, moltissimo."

"Credi che sarei in grado di permettermelo?"

"Si."

"Conosci il proprietario?"

"Si, lui ci abita in quella casa."

"Come si chiama?"

"Roberto."

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