Ma & Mi

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Il suo culetto sembrava impazzito ancheggiava lascivamente, e ad ogni mio colpo rispondeva il suo "ooooh...ooooh" che ritmava il piacere che andava invadendoci... soprattutto montava rapidamente in lei....

"Eeeeeeeccoooooo!"

E non fu facile seguirne lo scotimento quando l'orgasmo la travolse.

Pipo disponeva ancora di risorse seminali, e le sparse generosamente in lei.

Rallentai le carezze, divennero un delicato e tenero sfiorare.

Quando riuscì a riacquistare il controllo di sé, era di nuovo sudata e coi capelli in disordine.

"Questo, poi... questo... non lo avevo mai fatto così! Sei un fenomeno! E' meraviglioso... ma chi te lo ha insegnato...!"

Si distese sul letto, a pancia sotto, ed io sopra, con Pipo in lei.

Fummo colti dal sonno, mentre la luce invadeva sempre più la camera.

D'un tratto, zia Marta sobbalzò. Guardò la sveglietta sul comodino.

"Giorgino, dobbiamo alzarci, devo fare un po' d'ordine, e la donna non deve vedere le mie lenzuola conciate così. Metterò la biancheria nel mastello, con acqua e sapone....

Un forte abbraccio, sempre con Pipo che svettava, e tornai nella mia camera per lavarmi e vestirmi.

Quando scesi giù, la donna era già arrivata, il tavolo del tinello preparato per la colazione e zia Marta in una semplice ma elegante vestaglia che, però, mortificava, coprendole, le sue belle forme. Per me, comunque, era come se fosse nuda, seguivo i suoi movimenti ed era come se non indossasse nulla.

Dopo un po' mi chiese se volessi fare, con lei, una passeggiata nel boschetto poco lontano o se preferissi accompagnarla nel solaio che era stato trasformato in un pollaio.

"Andiamo a vedere le galline, zia Marta, e vediamo se hanno fatto le uova..."

Prese un cestino, col manico, mi tese la mano e si avviò verso la scala.

Quando entrammo nel lungo solaio, dal tetto spiovente, chiuse accuratamente la porta, si voltò verso me e mi guardò sorridendo.

"Sono una vecchia matta...vero?"

Le cinsi la vita.

"Né matta e tantomeno vecchia... sei un fenomeno... una meraviglia... sei bellissima... caldissima... appassionata..."

L'abbracciai, la baciai sulle labbra, ricambiò con voluttà stringendosi a me, facendomi sentire il desiderio del suo grembo palpitante.

Ci staccammo per riprendere fiato.

Zia Marta andò verso la paglia, c'erano tante uova.

Ne prese una, e la mostrò, sorrise.

"Io la bevo... mi piacciono così... prendine anche tu..."

Ne presi una, battei il guscio sull'angolo del tavolo, ne bevetti il contenuto, quasi in un sorso.

Ci guardammo ancora, e fu di nuovo tra le mie braccia.

"Forse è il mio canto del cigno, Giorgio, è troppo bello... perché possa durare..."

La baciai sugli occhi.

"Questa volta la sciocchina sei tu...."

Le avevo afferrato le natiche, ma volevo sentire la sua pelle viva. Le sollevai il vestito, salii lungo le gambe le cosce... mi fermai e la fissai, sorpreso: era nuda, non indossava mutandine.... La mano corse subito al morbido batuffolo di seta tra le gambe e Pipo si inalberò con prepotenza... La sua mano lo carezzò, cercò di sbottonarmi i pantaloni, e ne sortì quella specie di boma vibrante che reclamava la sua parte!

Alzai il davanti del suo vestito, la sollevai per i glutei. Fu lei ad accompagnare Pipo all'entrata della sua umida vagina, e la penetrazione stava quasi per farmi piegare le ginocchia tanto era il piacere.

Zia Marta s'era abbracciata al mio collo e aveva intrecciato le gambe dietro al mio dorso. Accompagnato dalle mie mani, quel culetto perfetto e fantastico cominciò una danza che andava lentamente aumentando d'intensità... feci un passo indietro, sempre sorreggendola, e mi poggiai al tavolo...Lei seguitava, andando e venendo, gemendo, baciandomi il volto, appassionatamente... il glande batteva in lei, nel fondo, e quel contatto era particolarmente inebriante, lascivo... Mi mungeva... si muoveva con bramosia...

"Mi fai morire...amore... morire...di piacere.... aaaaaah.... aaaah.... oddio.... oddio... siiiiii....muoiooooooo."

E con un gorgoglio roco si abbandonò all'orgasmo... Non era facile tenerla così... anche perché...Pipo decise di irrorare generosamente quel fuoco, col suo liquido denso e caldo che, però, sembrò alimentare e non domare l'incendio che divampava nel grembo di zia Marta.

Nella mia vita, anche se molto giovane, avevo incontrato femmine bramose, anche allupate, ma gli orgasmi di zia Marta erano fenomenali, fantastici, incredibili.

Rimase aggrappata a me, col ventre palpitante...

Quando, lentamente, tornò coi piedi in terra, si guardò intorno... poi prese un pugno di paglia pulita e se lo infilò tra le gambe... con un altro po' di paglia deterse con delicata tenerezza Pipo... mi sorrise...

"Sono sbalordita, Giorgetto bello, meravigliata, perfino turbata... un piacere sconosciuto... e ieri, in quel modo... da dietro... Ma come ho vissuto fino ad oggi..."

"La strinsi forte.

"Quindi, zietta splendida... viviamo...."

"Si, amore... sì... ma... per quanto tempo?"

"Per sempre..."

Tornammo lentamente a casa, dopo aver raccolto le uova e messe nel cestino.

Le camere ci attendevano per rimetterci in ordine.

Girovagando nei dintorni, parlando di cose inutili, giungemmo all'ora del pasto.

Zia Marta disse alla donna che poteva ritenersi libera fino all'indomani. E aggiunse: "non troppo presto".

Mangiammo allegramente, del pollo con patatine, sapientemente rosolato. Il solito vinello fresco, frutta e... ci guardammo, sapendo cosa ci attendeva.

Salendo le scale mi sussurrò nell'orecchio che doveva rinfrescarsi un po', e che mi attendeva tra un quarto d'ora.

Anche io utilizzai quel tempo per lavarmi i denti ed anche qualche altra parte del corpo. Pantaloncini corti e...via! Bussai alla porta, al suo invito entrai.

Camera in penombra, lei provocatoriamente nuda, supina, sul letto.

Mi avvicinai e le baciai gli occhi, le labbra, i capezzoli, il ventre... scesi con la lingua che, indiscreta, lambì le grandi labbra... era rigida... con le mani, pian piano, le feci divaricare le gambe... così la lingua ebbe modo di seguitare il suo programma, di assaporare il nettare lievemente asprigno che distillava da quella fonte meravigliosa... le piccole labbra, il clitoride, l'orifizio... e la lingua che proseguiva...

Cominciò a sussultare...lievemente... le sue mani erano sul mio capo...

"Giorgio... Giorgetto... cosa stai facendo... ma sei proprio un monello... un meraviglioso fanciullo sbarazzino che ne sa una più del diavolo... ma come sei bravo... tesoro... bravissimo... che cosa bella... "

Si muoveva sempre più, gemeva e stringeva la mia testa...

"Giorgio... Giorgio... incredibile amore mio... incredibile... ooooh .... aaaaaah... sto godendo da matta... sì...sìììììììììì"

E sentii la linfa che distillava da lei insaporire la mia lingua.

Quando si chetò, mi misi accanto a lei, nudo ovviamente, e Pipo si pose sul suo fianco.

Si voltò dalla parte mia, afferrò Pipo.

Mi guardò con occhi accesi estasiati.

"Non credevo che tu, il bambino che ho cullato tra le mie braccia quand'era piccino, potessi svelarmi sensazioni e un mondo a me sconosciuti...."

La stringevo a me, le carezzavo piano le tettine.

"Vuoi farmi credere che con tuo marito..."

"Non voglio farti credere niente... è proprio come ti dico... con lui... ogni tanto... una bottarella e via... e sempre nello stesso modo..."

"Cioè nella posizione del missionario?"

"Sarebbe?"

"Tu sotto e lui.."

"Sì, proprio così..."

"Scusa... ma tu...ieri... ti sei messa a cavalcioni a me... hai..."

"E' stato spontaneo, impulsivo e...la prima volta che lo facevo."

"E non ti ha mai... come dire, baciato... la tua fantastica cosina come ho fatto io?"

"A malapena sfiorata, raramente, da qualche rapida e fugace manata... nemmeno carezza..."

"Povera zietta... cosa hai perduto..."

La strinsi forte.

"Proprio così!"

"Vieni qui, piccola zia, vieni qui!"

Mi misi seduto sul letto, con Pipo in tenuta da combattimento, la feci mettere a cavallo delle mie gambe, col suo sesso a breve distanza dal mio.

"Avvicinati piano, zia..."

Nel contempo avevo preso il glande e lo puntavo nel centro del suo boschetto delizioso.. incontrò subito l'ormai noto calore umido della sua vagina.

Le presi sotto le natiche, la sollevai appena e l'attirai a me.

Entrò tutto, ma lentamente, per assaporare il piacere.

Chinai la testa e afferrai un capezzolo tra le labbra. Ciucciai.

Rabbrividì, con un tremito che trasmise alle pareti vaginali.

E fu lei a cominciare un andirivieni sensuale, ritmato dalle carezze al mio collo. Cambiai capezzolo.

Le sussurrai nell'orecchio che era bellissima, stavo godendo...

"Anche io tesoro... senza fine... senti? Sono tua amore, tua, solo tua tuaaaaaaaaaaaaaa"

In quel momento Pipo versò nuovamente in lei il suo caldo carico...

Restammo abbracciati.

Un pensiero che mi folgorò. E se zia Marta restava incinta? Per ora meglio non metterle la pulce nell'orecchio.

I giorni che passai in montagna furono di sfrenatezza sessuale. Ero sorpreso e meravigliato per la resistenza di Pipo sempre pronto alla bisogna, ed anche un po' stupito per l'insaziabilità di zia Marta.

Provammo tutte le posizioni possibili, ma non ebbe mai l'impulso di accoglierlo nella sua calda bocca, malgrado le avessi ripetuto, più volte, che Pipo sarebbe impazzito di piacere se avesse potuto essere al posto della mia lingua che lei ciucciava con tanta passione.

Ormai la mia permanenza volgeva alla fine, e zia Marta era tutta intenta a un incredibile rush finale che sembrava non giungere mai alla conclusione.

Quella mattina entrai nella sua camera credendo di trovarla intenta a pettinarsi. Non c'era nessuno. Sulla toletta un foglio di carta con la sua grafia. Mi avvicinai, curioso e indiscreto, vi gettai lo sguardo.

Scriveva allo zio, al marito. La frase mi colpì: ...devo informarti che le mie regole mensili non sono comparse da tempo...

Uscii rapidamente dalla camera.

Il giorno dopo zia Marta era distrutta, mi guardava cogli occhi pieni di pianto...

"Ti ricorderai della tua zietta, tesoro? Tornerai a trovarmi?"

La rassicurai e le giurai che non avrei potuto vivere senza lei.

"E tu, zietta, mi ricorderai?"

"Non c'è dubbio...per tutta la vita..."

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Ora mi attendeva zia Mimma, al mare.

Purtroppo, però, non pensavo che non mi avrei trovato la calorosa e avida passione di zia Marta a deliziare la mia permanenza.

Mentre il treno si avviava al mare, mi accorsi che scuotevo il capo pensando che, forse, sarei dovuto restare da zia Marta e trovare una scusa con zia Mimma. Mi ero abituato a una vita sessualmente meravigliosa: coccole e scopate senza limite! Il treno stava entrando in stazione. Scesi.

Zia Mimma era ad attendermi, pimpante, allegra. Mi fece cenno con la mano.

Certo che era ben diversa da zia Marta.

Alta quasi quanto me (che sono tutt'altro che basso) e con forme da capogiro, anche se molto nascoste nell'ampio vestito di cotone che indossava.

Quasi non me la ricordavo così.

Era di forme perfette, armoniche, e mi venne in mente la sua figura, alcuni anni prima, quando aveva vinto la qualifica regionale alle gare di nuoto.

Si, zia Mimma era una gran.... E ora mi veniva incontro, si fermò a un passo da me.

"Però.. Giorgetto.. sei proprio un fusto... non posso più chiamarti Giorgetto..."

L'abbraccio fu energico, e le rigogliose tette si strinsero al mio petto.

Quando ci staccammo, mi venne in mente di ricambiare il complimento.

"Tu, zia Mimma, sei più bella che mai... va a finire che tra noi sarò io il meno giovane..."

"Hai capito... il mio nipotino, oddio...nipotone, cerimonioso, galante e anche adulatore!"

"Nessuna adulazione, zietta, è una gradevolissima constatazione. E tu lo sai che sei uno favola..."

Si mise sottobraccio e disse all'uomo che era con lei di prendere la mia valigia.

Fuori ci attendeva l'auto che aveva noleggiato. La villetta era in riva al mare, a un paio di chilometri dalla stazione.

Disse che le avevo fatto un vero regalo, ma che, vedendomi, s'era resa conto che mi aveva chiesto un sacrificio...allontanarmi dal mio harem!

Scossi la testa e risposi che non avevo nessuna ragazza.

Si strinse a me, con una mano sulla spalla...

"Facciamo finta di crederci... vedrai qui come ti punteranno le squacquette della spiaggia."

Mi venne da sorridere. Le giovani ragazze le aveva battezzate in quel modo, con dileggio.

A casa attendeva Claudio, con la tata, Rosetta, che era la vecchia balia di Luciano. Abbondante e simpatica, tra i 55 e i 60 anni.

Claudio, che non vedevo da almeno un anno, mi accolse affettuosamente, mi abbracciò e baciò e mi chiese subito se fossi disposto a portarlo in barca.

Lo rassicurai.

Giornata abbastanza calda, appena mitigata da una leggera brezza marina.

"Giorgio, va pure su, hai il bagno adiacente, fa quello che vuoi, pranzeremo tra un'ora. Io vado a mettermi comoda."

Rosetta mi accompagnò nella camera. Dopo una rinfrescatina, indossai pantaloncini, camiciola e sandali e scesi.

Zia Mimma era seduta sul divano di vimini, con cuscini sotto al sedere e per la schiena: indossava una corta vestaglia a fiori rossi, abbottonata sul davanti, e il tessuto leggero lasciava intravedere l'elastico del reggiseno, e non nascondeva del tutto le mutandine che sicuramente erano rosse.

Inutile dire che Pipo reagì. A suo modo. Mi disse di sedere accanto a lei.

Belle cosce carnose. Mi sarebbe piaciuto carezzarle, forse è più esatto dire 'palpeggiarle'. Lo meritavano proprio.

Mi chiese dei miei, dello studio, dei propositi, e si informò se mi piacesse sempre nuotare.

"Certo, zia, ma preferisco in piscina, che non al mare."

"Hai ragione, caro, ma qui non abbiamo piscina!"

Forse m'ero montato la testa, m'ero presuntuosamente sentito un dongiovanni, in ciò spinto dalla recente vicenda vissuta con zia Marta, ma mi sembrava che zia Mimma mi guardasse con un particolare interesse.

Fu lei a rompere il silenzio.

"Come sta zia Marta?"

"Bene, grazie."

"Lei, se non sbaglio, ha qualche anno più di me... come si conserva? È sempre magrolina?"

Mi sembrò che in 'magrolina' ci fosse un'intonazione dispregiativa.

"Beh... no... sembra molto più giovane della sua età, ha un personale armonioso, proporzionato, sodo...."

Mi morsi la lingua. Quel 'sodo' non dovevo proprio dirlo. Infatti.

"Sodo? Te ne sei accertato di persona?"

Era mordace. Avevo notato un certo fremito delle narici mentre parlava così.

"Che vuoi, zia, anche da un abbraccio di sfuggita, da qualche contatto fortuito può trarsi un giudizio..."

Cercai di sorridere, le misi la mano su una coscia.

"Vedi, il tuo affettuoso e deliziosamente caloroso saluto in stazione ha confermato tutto il tuo splendore, la consistenza di quel ben di dio che la natura ti ha prodigato, la mia mano, ora, ne verifica la riprova e non vorrebbe mai lasciarti..."

La carezzavo leggermente.

Mi guardò sorridendo, mi carezzò di sfuggita il volto.

"Va là, nipote mio, che sei proprio un gran lusingatore, sai sviolinare da dio."

La mia mano seguitava a carezzarla e cercava, con una certa noncuranza, di avvicinarsi all'inguine.

Lei posò gli occhi sulla mia mano, scosse la testa, e mi sorrise, con una certa connivenza.

"Sei proprio un gran bel ragazzo, lo sai e te ne approfitti..."

"Perché mi dici questo?"

"Perché ti voglio bene, tesoro mio, e sono compiaciuta di avere un nipote così, felice che tu abbia accettato di trascorrere qualche giorno con me, e non posso nascondere il piacere di sentirti vicino... Non voglio essere patetica e ancor meno lamentosa e svenevole, ma... sai... la mia gamba non ha una carezza da quando Luciano non c'è più...."

Cercava di sorridere, ma aveva gli occhi pieni di pianto.

Devo ammettere che mi piaceva carezzarla, ma in quel momento sentii tanta tenerezza e non frenai l'impulso di prenderle il volto tra le mani e baciarla sugli occhi... poi... soprattutto con dolcezza, con tanta delicatezza, posi le mie labbra sulle sue. Tremavano, erano calde, morbide. La cosa durò qualche secondo, ma mi sconvolse. Possibile che con le zie io mi comportassi così?

Zia Mimma mi sorrise teneramente.

"Sei un amore, tesoro. Ricordi quando eri piccolo e baciavi la tua zietta? Pretendevi baciarmi sulle labbra... sei sempre lo stesso..."

Avvicinò il suo volto al mio e la sua bocca sfiorò la mia. Pensai che se questo era l'inizio... Entrò Claudio, correndo...

"Mamma, ho fame...."

Venne verso me, saltò sulle mie ginocchia.

"Ciao, papà!"

Zia ed io ci guardammo sorpresi e sconcertati.

Zia Mimma, prese la manina del bambino.

"Ma Claudio, lui è Giorgio, mio nipote. Puoi considerarlo un cugino..."

"No, è papà!"

Mi fissò con una certa durezza nello sguardo.

"Vero che sei papà?"

Zia Mimma tagliò corto.

"Andiamo a pranzo."

Ci avviamo verso la tavola imbandita.

Dopo pranzo Claudio fu portato a letto da Rosetta.

Zia Mimma ed io andammo a prendere il caffè al bar dello stabilimento balneare, quasi di fronte casa.

Sedemmo in un angolo. C'era parecchia gente. Molti si voltarono a guardare zia Mimma che, in effetti, era un vero godimento degli occhi. Si comprendeva, anche nel vestito, il corpo statuario, maestoso, magnifico.

Le sussurrai nell'orecchio che chissà quanti mi invidiavano. Posa la sua mano sulla mia e rispose che erano le donne a invidiare lei: una tardona con un fusto del genere! Ridemmo tutti e due. Le dissi che, in ogni caso, per farli morire di invidia dovevamo mostrarci molto affettuosi.

"Ma lo siamo, affettuosi, Giorgetto... ci vogliamo bene... come zia e nipote..."

La fissai interrogativamente. Le proposi di andare alla ringhiera che affacciava sulla spiaggia. Si alzò, ci avviammo. Così, poggiando sulla ringhiera e guardando il mare, la cinsi col braccio.

"Avvicinati, zietta...creperanno..."

Si strinse a me. Bastò appena sollevare la mano per cogliere il calore del suo seno. Rigoglioso, incantevole e sodo...veramente sodo.

Si vede che la mia...esplorazione era stata indiscreta, perché, senza allontanare la mia mano da quel posto delizioso e inebriante, mi chiese se potessi dichiararmi soddisfatto... dall'accertamento. Mi sentii colto in flagrante. Borbottai qualcosa e feci per ritirare la mano. L'afferrò.

"Meglio lasciarla li...chissà...altrimenti dove ti verrebbe in mente di...trasferirla."

Aveva perfettamente ragione. La rotondità evidente del suo fondo schiena era un richiamo seducente e irresistibile. Mi avvicinai al suo orecchio.

"Sei crudele... se non fossimo in pubblico ti darei una sonora pacca sul sedere..."

Mi bisbigliò che fin quando eravamo in pubblico non potevo farlo. Pipo esultò dalla gioia. Non saremmo restati sempre li! Venimmo a parlare di Claudio, sul suo insistere a chiamarmi papà. Zia Mimma mi disse che il bambino ogni tanto le chiedeva quando avrebbe avuto il papà.

"Bada, Giorgio, non dice 'un papà' ma 'il papà'."

"E tu zietta, non vuoi contentarlo?"

Strinse la mia mano a sé.

"Se non fossi tanto più vecchia di te, e se, soprattutto, fossi da te accettata, a Claudio lo darei subito un papà. Dovrebbe essere come te. Hai visto come è saltato al tuo collo, quando sei arrivato? Come ti chiedeva sempre qualcosa, a tavola, quasi monopolizzando la tua compagnia... piccolo caro Claudio..."

Non sapevo cosa rispondere, mi vennero in mente frasi banali.

"Ma tu sei giovanissima, zietta, sei un bocciolo di donna... altro che vecchia... e se non fosse per la malignità della gente altro che se ti sposerei, sarei l'uomo più felice della terra...."

"...con una donna che ha quasi quindici anni più di lui..."

"...con la più bella di tutte le donne..."

Un lungo respiro, di zia Mimma.

"Forse è meglio che torniamo a casa, Giorgio... cosa dici?"

Tornammo a casa, in silenzio, ma tenendoci per mano. Decise di andare riposare un po' anche lei. Sul corridoio, dinanzi alle porte delle nostre camere, l'una di fronte all'altra, mi augurò buon riposo e si avvicinò a me, per darmi un bacio sulla guancia. La strinsi forte, sentendo il suo seno premere sul mio petto, e la mano andò diritta al suo ammaliante sedere. Non una pacca, no, ma una appassionata carezza. Scosse un po' la testa, mi sorrise.