La Forza Della Debolezza

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Mi alzai.

"Per favore, cammina verso la toletta... fermati... chinati toccando con le mani a terra... voltati... torna verso me... fermati... vieni qui... sdraiati sul letto..."

Eseguivo come una marionetta, ed ero felice che mi comandasse così, che i suoi occhi mi frugassero in tal modo.

Tuffò la testa tra le mie gambe. L'allontanò. Mi fece poggiare i piedi sui talloni, divaricare le cosce. Le mani sfiorarono i miei ricci, li carezzarono; le dita si soffermarono sulle grandi labbra, le separarono, andarono oltre, si soffermarono sul clitoride vibrante, lo titillarono, s'introdussero in me. Era bello, delizioso. Si abbassò per guardare meglio, alla scoperta di un mondo certamente nuovo per lui. Innegabilmente gli era nuovo questo, di sua madre.

Mi baciò le piccole labbra, la sua lingua s'intrufolò dentro, curiosa. Mi baciò ancora.

"Com'è bello lo scrigno che mi ha conservato, da cui sono venuto al mondo. Ma è stato ancora più bello rientrarvi..."

"Sei tu bello, Carlo. Il più bel ragazzo che esista."

"Ogni scarafone è bello a mamma sua."

"Sciocco, ogni tesoro è prezioso per chi può averlo, fosse anche per poco."

"Perché per poco, ma'?"

"Perché sono vecchia e tu un ragazzo bellissimo."

"Il tempo di smentirà, donna di poca fede."

"Utinam! Il cielo lo voglia!"

Sedette sul letto.

"Alzati, ma''"

Fui in piedi.

"Vieni qui, senza voltarti."

M'attirò a se.

Mise le mani sotto le mie natiche, mi sollevò, come fossi un fuscello, mi fece scendere lentamente, in modo che il suo glande violaceo incontrasse la vagina. Lo agevolai, dilatandola con le dita, e m'impalò quasi con sadica lentezza, perché sentiva che lo volevo il più possibile in me e al più presto.

Le sue mani s'alternavano nel tormentare tette e capezzoli e nel titillare il clitoride. La mia vagina lo stringeva in sé, ingordamente, insaziabile.

Era sempre bello.

Quello che mi meravigliava era come dopo cotanto pasto avevo più fame che pria, ed ancor più ammiravo l'instancabilità di Carlo.

Era sempre splendidamente eretto e gagliardo, malgrado gli svuotamenti impetuosi a cui l'aveva sottoposto il mio assetato sesso.

Quando giacqui seduta sulle sue ginocchia, ansante e con le sue mani strette al seno e sul grembo, mi voltai un po'.

"Bellissimo bambino. Ti fa lavorare la tua mammina, eh? Sei stanco?"

"Tu che dici?"

Incredibile, stava di nuovo rifiorendo in me.

"Sei un incantevole uomo d'acciaio."

"Ma anche di carne, no?"

"Voluttuosamente."

"Ora, ma', dobbiamo lavorare di fantasia."

Era solo un modo di dire, un allettamento, per farmi credere che fosse pura improvvisazione quello che forse era un piano.

Se si riferiva a quanto avevamo finora fatto, o a cosa improvvisata, o prevista, mi andava bene lo stesso, e come.

Salì sul letto, prese un cuscino e lo pose vicino alla testiera.

Mi tese la mano.

"Sali."

Salii.

"Poggia le mani sul cuscino."

Eseguii.

"Apri un po' le gambe."

"Obbedii."

"Ferma così."

Mi dilatò le natiche e con la punta del suo immenso 'carlone' cominciò una delicata spennellatura che partendo dal clitoride finiva dopo il piccolo buchetto che sussultava ad ogni passaggio.

Lui insisteva, con quel grosso arnese, ogni volta che incontrava il mio buchetto, e spingeva un po'.

Oddio, ma io quello non l'avevo mai fatto.

E se lui avesse insistito?

Sapevo che molti uomini ne andavano pazzi, era un bocconcino prelibati, e che piaceva anche ad alcune donne.

Ma come si faceva?

Mi sforzai a pensare che lo strappo dell'imene, cosa spesso presentata come un trauma doloroso, in fondo era stato il breve fastidio d'un momento, seguito da piacere più che compensativo.

Forse sarebbe stato lo stesso anche per il buchetto.

Non illuderti, mi diceva un'altra voce, la vagina è fatta per il coito e per il passaggio del neonato, ha un'apposita elasticità. Come può quell'altra parte, dilatare lo sfintere e accogliere un manganello di quel genere?

Vero, ma non sarei stata la prima, né l'ultima, a un tale esercizio.

Ma non c'era pericolo di lacerazioni?

E se mi fossi decisamente rifiutata?

Si, e se poi lui, proprio per questo, m'avesse definitivamente lasciata?

Era meglio attendere.

Ogni tanto spingeva. Anzi, una volta tolse il fallo e carezzò il buchetto con un dito. Ne provò la resistenza, carezzando, titillando, introducendolo dolcemente, massaggiando. Non era la fine del mondo, ma si trattava di un dito, tutt'altra cosa.

Ecco di nuovo il glande, ancora insistente, poi si indirizzò decisamente alla vagina e con una poderosa spinta, questa volta un po' selvaggia, la penetrò, fino in fondo. Accolto col piacere di sempre, ed anche maggiore per aver desistito da un'azione che, tutto sommato, m'inquietava.

Magnifica ulteriore scopata, con accompagnamento di tette e fica, e piccoli strappetti ai peli del pube.

Ancora un getto incandescente che sembrò salirmi fin nel cervello, attraversando e infuocando le ovaie, anche, se in effetti, s'era infranto sul collo dell'utero.

Poi giacemmo sdraiati, io riversa su lui, con una tetta sul suo petto, la gamba su 'carlone' e il mio sesso sulla sua coscia.

"Posso parlarti senza giri di parole, ma'?"

"Certo."

"Hai un sedere che è un portento, stuzzicante, due chiappette prensili che sembrano proprio fatte per indicarti il centro del piacere."

"Ho capito il tuo apprezzamento da certe manovre."

"Deve essere bellissimo farlo. Lo hai mai fatto?"

"No."

"Possibile che il vecchio Roberto abbia rinunciato a un bocconcino del genere?"

"Possibile."

La cosa mi irritava, che c'entrava Roberto. Glielo dissi.

"Scusa, ma'. E' che ne sono spasmodicamente attratto. Vuoi sapere la verità? Non l'ho fatto mai neanche io. Ma non per questo ci rinuncio. Specie ora che so di essere il primo..."

Non lo lasciai terminare.

"...ed eventualmente l'unico..."

"Mi farai questo regalo?"

"Lo devi meritare."

"Ti ho deluso finora?"

Mi strinsi a lui.

"No, ma il dolce, visto che tu lo consideri tale, si ha se si merita."

"Vedrai che lo meriterò, è solo un rinvio, ricordi il detto latino? Quod differtur non aufertur... rinviare non è rimuovere."

"Quando ti fa comodo lo ricordi bene il latino!"

"Vedrai che sarà bello per tutti e due."

Non ci accorgemmo d'addormentarci e il mattino ci colse, ancora abbracciati, pronti a rinnovare le amorose tenzoni.

^^^

Immagino di raccontare tutto questo a un gruppo di ascoltatori attenti.

Ho finito.

Intorno, volti attenti, qualcuno mostra d'essere disgustato, altri esprimono una certa perplessità. Tutti, però, manifestano curiosità.

Ecco, sono assalita da mille domande, alle quali rispondo:

- 'Ma poi...glielo hai dato?'

= Si.

- 'Hai provato dolore?'

(Questa è una domanda interessata...)

= Non più di tanto e solo un po' la prima volta, all'inaugurazione!

- 'Ti è piaciuto?'

= Ho goduto come non mai, è meraviglioso!

- 'Come è andata a finire, questa storia?'

= Non è finita. Dura da oltre quattro anni. La viviamo meravigliosamente, almeno io. Siamo una coppia perfetta, tenera e passionale, complementare non solo fisicamente, ma anche per pensiero, spiritualità, visione della vita.

- 'Come vi considerano amici e parenti?'

= Non ce ne siamo mai curati del loro giudizio.

- 'Come hai fatto a non restare incinta, hai usato profilattici fin dalla prima volta, prendi la pillola?'

= Nessuno 'sbarramento', ci godiamo come natura vuole, integralmente, in ogni modo possibile.

Nessuna pillola. Ci affidiamo al fato. Per me è stato benigno, e lo sarà, fin che dura, qualsiasi cosa accada.

Desiderarsi, amarsi, possedersi, donare e ricevere, non consente forzature o indirizzamenti.

Siamo Adamo ed Eva nell'Eden. E non temiamo d'essere scacciati.

Lo spero!

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