Confessione

BETA PUBBLICA

Nota: puoi modificare la dimensione del carattere, il tipo di carattere e attivare la modalità oscura facendo clic sulla scheda dell'icona "A" nella finestra delle informazioni sulla storia.

Puoi tornare temporaneamente a un'esperienza Literotica® classica durante i nostri beta test pubblici in corso. Si prega di considerare di lasciare un feedback sui problemi riscontrati o suggerire miglioramenti.

Clicca qui

"Allora?" "Allora... dobbiamo riflettere. Ora prepariamoci per uscire.!"

^^^

Quindi, eravamo al 'dunque', al bivio. La scelta non era facile, però, electa una via ad altera non recurrere. Scelta una strada non tornare sull'altra. Del resto, non sarebbe stato possibile.

Mi vestivo lentamente, frastornata. Marco era stata chiaro, evidente. 'E non poter...' Questo m'inorgogliva, mi affascinava. Mi sentivo presa in un vortice che mi dava le vertigini... mi sembrava di essere tra le braccia di Marco, di sentirlo mio, solo mio, in me... Mi accorsi che stavo scuotendo la testa... No, non potevo rinunciare a lui. Era una vita che lo attendevo!

Un lungo sospiro e finii di prepararmi.

Saremmo usciti, andati a spasso, avrei guardato le vetrine, con lui che certamente sbuffava, lo avrei invitato a prendere un aperitivo, lo avrei invitato a pranzo... saremmo tornati a casa...

Avevo preso la mia decisione. Il dado è tratto... alea iacta est.

Mi avviai verso il salotto. Passando dinanzi alla sua camera gli dissi che ero pronta. Mi rispose che scendeva subito. Mi raggiunse dopo qualche secondo; bello, elegante nella sua semplicità: pantaloni ingualcibili, camiciola che lo accompagnava perfettamente. Era un po' pallido, col volto tirato.

"Prendo l'auto, ma'? La potemmo lasciare al parcheggio..."

"Meglio il taxi, Marco. Saremo più liberi e... più vicini... Lo chiamo."

Chiamai il taxi e ci avviammo giù, al portone, per attenderlo.

Ci facemmo portare a Piazza di Spagna. Non eravamo molto loquaci, ma quando scendemmo dall'auto mi prese sottobraccio ed era bello sentire la sua mano vicina al mio seno. Lo guardai con un sorriso che, almeno nelle mie intenzioni, voleva fargli comprendere la mia decisione. Non so se ci riuscii, ma lui mi strinse il braccio.

Percorremmo Via Condotti, curiosavo nelle vetrine. Ad un certo momento vidi una vaporosa e trasparentissima camicia da notte. L'avrei voluta acquistare, ma con lui... Inventai che avevo una certa necessità e che sapevo che in quel negozio c'era una ottima toilette... lui avrebbe potuto attendermi... forse era meglio che andava al Caffé Greco, dove avremmo preso l'aperitivo, del resto era quasi di fronte. Marco alzò le spalle, e mi disse 'OK'. Entrai nel negozio, mi feci mostrare la camicia, l'acquistai, ne feci fare un minuscolo pacchetto che misi nella mia borsa, abbastanza grande. Dopo pochi minuti lo raggiunsi al Caffè, nell'ultima sala. Si alzò nel vedermi entrare, mi chiese se andava bene quel tavolino. Sedetti. Ordinammo gli aperitivi, quelli della casa. Cercavo di portare la conversazione su argomenti futili, su quelli seri, mi rispondeva quasi a monosillabi.

"Marco, sei un po' musone, oggi... e pensare che ti volevo invitare a mangiare il filetto speciale al Roof Restaurant dell'Hotel Hassler..."

"L'ultima cena del condannato a morte?"

"Io sapevo che un filetto del genere mette sangue e forza..."

Mi guardò in un certo modo.

"OK, ma', va benissimo il filetto.... E dopo? Andiamo al cine a vedere i cartoni animati o mi porti al Luna Park?"

Era evidente il suo sarcasmo.

"Dopo... andremo a casa..."

^^^

Ed eravamo a casa.

Il taxi ci aveva depositato al portone, avevamo preso l'ascensore.

Eravamo a casa.

Nella mia borsa c'era il pacchetto con la vaporosa camicia da notte.

Perché l'avevo comprata?

Piccola vanità femminile. Desiderio di apparire desiderabile, di mostrare e celare per far indovinare. Ma era quello che voleva Marco? Mi stavo comportando come una seduttrice da strapazzo o una giovincella al suo primo.... In effetti era come se fosse la mia prima volta. La mente spaziava... forse potevo gettare GR.... No, lo dovevo conservare, 'li' dovevo conservare, per un senso di gratitudine. Ma non è che mi stavo perdendo nella fantasia?

Eravamo nell'ingresso. Marco non mi aveva chiesto il perché di quel ritorno che poteva sembrare perfino frettoloso.

"Cosa facciamo ma'? O cosa fai tu? Così, tanto per sapermi regolare."

Gli detti una carezza sul volto, lo baciai, sulla guancia, sulle labbra. Di sfuggita. "Io vado a mettermi un po' in libertà, perché non lo fai anche tu. Devo parlarti, dirti qualcosa... Fra un po' ti chiamerò..."

Avevo cambiato programma. Niente approccio patetico-sentimentale; niente indumenti sexy. Andai nella mia camera, mi spogliai, completamente, gettai borsa e pacchetto nell'armadio, mi struccai, mi profumai appena, dove dovevo, indossai un negligè, mi guardai nello specchio. Io ero così. Non avevo bisogno di belletto né di messa in scena! Mi avvicinai al letto, lasciai sulla poltrona l'unico indumento che indossavo e mi infilai nel letto. Chiamai Marco.

Bussò alla porta, al mio 'avanti' entrò. Pantaloncini e camiciola aperta.

"Mi hai chiamato, mamma?"

"Si, siedi qui, sul letto, accanto a me..."

Sedette.

Lo guardai negli occhi, seriamente, senza una particolare espressione del volto. Presi l'angolo della leggera coperta sotto la quale ero sdraiata e la scostai di colpo. Tutta.

"E' così che mi vuoi?"

Balzò in piedi di colpo, rosso in viso, con gli occhi sgranati, un'espressione sul volto, tra sbalordita e incredula, allungò timidamente una mano... tremava...e mi sfiorò il seno....

"Oh... ma'... mi vuoi far morire..."

Misi la mia mano sulla sua.

"No, sciocco... voglio farti vivere.... Vivere io... vuoi? Spogliati... vieni vicino a me..." Seguitava a guardarmi, annuii sorridendogli... Si staccò un momento da me, si spogliò. Aveva una erezione prepotente. Si avvicinò al letto titubante, come se temesse di esserne scacciato, si sdraiò accanto a me, di fianco. Pose il capo sul mio seno...

^^^

Qui, lo so, si attende la minuziosa descrizione del 'poi', come se non si sapesse le cose come si svolgono in situazioni del genere, nei momenti così particolari, specie tra chi, per certi innaturali tabù, non dovrebbe trovarvisi.

Il bacio di Marco al mio seno, divenne presto un succhiare lungo e goloso, mentre la sua mano non si stancava di carezzarmi, di cercarmi. Si avvicinava, quasi timida, al mio grembo, sfiorava i miei riccioli, ogni volta più insistentemente. Dischiusi un po' le gambe... le sue dita si intrufolarono, sentirono l'umido che avevo distillato. Erano impacciate. Io, intanto gli carezzavo delicatamente il fallo, lo sentivo fremere, sempre di più, e sapevo che la sua eccitazione non avrebbe resistito a lungo... il suo seme dilagò violentemente, mentre seguitava a baciarmi, a suggermi, ad afferrarsi ai miei riccioli... "Scusa, ma'.... Scusa... non volevo.... non volevo..."

"Tesoro mio, lo volevo io... buono... buono... sta vicino a mamma tua.... Così..." Lo asciugai, e mi asciugai, alla meglio, col lenzuolo, e ripresi a carezzarlo... era più eccitato di prima. Con dolcezza, lo feci sdraiare, supino. Sorreggendomi sulle ginocchia, fui su di lui, con le gambe divaricate, la vagina fremente e impazzita. Presi dolcemente il glande e vi avvicinai il mio sesso... Marco mi guardava con occhi fiammeggianti...

"Non ti immaginavo così, ma'.... Sei splendida... meravigliosa...." Stavo per impalarmi sul suo splendido obelisco di carne palpitante. Ecco, era in me quanto ne potevo ricevere... una voluttuosa invasione. Le mie natiche erano sulle sue cosce. Il mio corpo era quasi immobile. Solo il grembo ondeggiava, e la vagina lo avvolgeva, lo stringeva, lo carezzava, come se stesse ingurgitando gli ovoli ambrati di GR, ma con una ebbrezza indescrivibile. Il mio sesso lo succhiava, avidamente, golosamente.

Il suo respiro diveniva sempre più affannoso, come il mio, le sue mani erano aggrappate alle mie natiche, ogni tanto si spostavano a stringermi il seno. Scuoteva lentamente la testa, con una espressione estatica, rapita. Sentivo che stava per raggiungere il piacere e lui percepiva l'avvicinarsi galoppante di un orgasmo senza precedenti.

"E' un sogno, ma'..... è un sogno.... Una cosa sbalorditiva, fantastica, meravigliosa... è un prodigio... una magia... una stregoneria, un incantesimo.... Stavamo entrambi all'acme del godimento, incredibilmente insieme.... Non riuscivo a trattenere i gemiti, sempre più forti che si impadronivano di me, né a controllarmi, ora anche io ero squassata dall'orgasmo che ci travolse, nello stesso istante, e il mungere quel nettare fu quanto di più voluttuoso io abbia mai provato...

^^^

Ecco, ora ho anche rivelato queste sfumature, mi sono svelata, ho messo a nudo i miei sentimenti più intimi, di cui sono gelosa. Ho parlato di me, della mia vita. Mi sono, direbbe qualcuno, confessata.

Per amore della sincerità, devo dire che quello fu solo l'inizio!

^^^ ^^^ ^^^

12
Per favore, dai un voto storia
L’autore apprezzerebbe un tuo feedback.
Condividi questa Storia